Drink from the bottle
Quando
Effie entra in casa sua zoppicando, con un tacco rotto e la parrucca
storta sulla testa per aver corso, lo trova con un bicchiere di whiskey
in mano, circondato da decine di bottiglie vuote.
Lo trova sempre
in quello stato, ubriaco o svenuto, ma stavolta è diverso,
stavolta è lei ad aver perso la testa.
- Hai saputo dell'Edizione della Memoria? -
-
Sì, dolcezza, ho saputo. -
Haymitch ridacchia, poi beve un lungo sorso, continuando a sostenere
il suo sguardo.
-
Haymitch. -
Effie si avvicina, il passo malfermo cose se fosse poco sobria, e tende
le
braccia verso di lui.
Uno strano istinto, forse un vecchio residuo dei Giochi, lo costringe a
restare vigile, in allerta, quasi si trattasse di un nemico pronto a
fargli del male: per un po'
crede che Effie voglia
infilzargli quelle unghie laccate di rosso nel
collo, e i suoi occhi
sgranati, resi ancor più grandi dalle ciglia finte, lo
spaventano a morte. Si
chiede se sia il caso di spaccarle una fiaschetta di bourbon
in testa,
giusto per renderla inoffensiva.
- Haymitch. - Effie cerca di ripeterlo, ma la sua voce si incrina come il
vetro
di una bottiglia e l'eyeliner inizia a colarle lungo le guance,
disegnando
trame colorate sulla sua pelle.
Spera davvero che non sia colpa delle lacrime; non sopporta quando la
sua
collaboratrice piange, sembra sempre che stia recitando in una di
quelle ridicole soap opera che vanno tanto di moda nella
Capitale.
- Ferma dove sei, dolcezza. - intima, perché adesso si
accorge che le unghie scintillanti di Effie,
puntate contro di lui, sono spropositatamente lunghe.
Ma lei non si ferma, quella testarda e impertinente e svitata di
un'Effie
Trinket, e prima che possa dire o fare qualunque cosa gli stringe le
braccia intorno al collo. L'uomo si sorprende quando le sue dita non lo
graffiano, ma gli
accarezzano la
pelle sudata e la barba tagliata male, o quando la sua
collaboratrice poggia la testa sulla sua spalla, lasciandovi impresse
piccole chiazze d'ombretto scuro.
Poi i singhiozzi rompono il
silenzio e anche dentro di Haymitch qualcosa si spezza.
Non vuole vederla frignare in quel modo, gli sta macchiando tutta la
camicia. E non
vuole tornarci
là dentro, nell'arena.
Vuole restare qui,
affogare i dispiaceri
nell'alcol o nei capelli di Effie, che profumano allo stesso modo. Ma
non può, maledizione, proprio non può.
Haymitch dà piccoli colpetti sulla sua schiena, come si fa
con i
bambini, e
quando finalmente lei smette di tremare e torna a guardarlo, ammicca
alla bottiglia di whiskey
ancora piena
sul tavolo.
- Sicura di non volerne nemmeno un bicchiere? -
Stavolta Effie annuisce, cogliendolo di sorpresa.
- All'edizione della memoria? - si sente parecchio stupido quando prova
a farle l'occhiolino.
-Assolutamente no, no,
no. -
Sta per chiederle a cosa brindare, allora, se a Capitol City o alla
fortuna sempre a loro sfavore, ma all'improvviso dimentica
ciò che voleva dire.
Si limita a fissarla sbalordito, perché per la prima volta
in tutta la sua vita
da perfetta educatrice, Effie Trinket ha bevuto dalla bottiglia.
-Hey, dolcezza, - sghignazza, - devi essere davvero sconvolta.
-
Ultima cosa, ringrazio le persone che hanno recensito/preferito/ricordato la mia ultima fanfiction su The Hunger Games, soprattutto Charly, perché ogni volta che parlo del bourbon penso a lei.