Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Segui la storia  |       
Autore: __Aivlis    18/06/2012    1 recensioni
Brian Haner non ha mai avuto grosse ambizioni, gli è sempre bastata una chitarra e i suoi amici per arrivare in alto. Ma anche uno come lui - a tratti introverso e riservato, a tratti l'opposto di se stesso - nasconde una storia colma di malinconia e sentimenti.
In cerca di un'identità dopo la scomparsa del suo migliore amico, trova rifugio nelle braccia di una donna, Casey, anche se la sua pelle liscia contro la propria non è mai riuscita a consolarlo del tutto. Ma l'inizio di una nuova era, la pubblicazione dell'ultimo Cd e un nuovo tour europeo da affrontare, lo ricondurranno proprio alle sue origini per cercare di capire chi è davvero Brian Haner e come tutto questo era iniziato.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
© 18/06/2012

Avvertimenti: Finire questa fanfiction sta diventando più difficile del previsto. Ma credo che questo sia il penultimo capitolo.


***



Era una di quelle situazione che con il tempo diventano quasi stancanti. Giocare a rincorrersi non faceva più per loro. Non c'era più lo stesso clima, non era più la stessa cosa. Questo era evidente.
Emily stava sdraiata nella sua cuccetta con l'aria un po' assonnata e un cruciverba in mano. Erano le tre, e il bus sembrava stranamente silenzioso. Probabilmente stavano tutti dormendo, o se n'erano andati in giro per la città. Era caldo, e lei non era proprio in vena di passeggiate rumorose.
In realtà stava ancora riflettendo sulla sera prima e su cosa fosse successo. Niente, si disse. Effettivamente non era successo niente di concreto o visibile. Ma dentro di loro sì, glie lo aveva letto negli occhi.
Quando si era avvicinata a Brian aveva avuto paura, non faticava ad ammetterlo. Il tour stava per finire, e questo avrebbe significato mettere la parola fine a tutto il resto. O almeno questo era quello che aveva in testa ormai da un po'. Una convinzione. Ed era per questo che di concreto non era successo niente. Ma aggrapparsi ai ricordi a volte fa male come riviverli col senno di poi. E' lacerante. Straziante.
Lei non aveva mai capito cosa voleva davvero dalla vita. Era sempre stata così: indecisa fino all'ultimo, istintiva fino all'ultimo. E nella consapevolezza di un comportamento sbagliato su tutti i fronti, commetteva errori, uno dopo l'altro, senza possibilità di fermarsi a ragionare perché non era nelle sue capacità. Eppure ora ci stava provando, stava davvero provando a dare un nome ai sentimenti, a dargli una spiegazione. Ci stava provando con tutta se stessa, a cambiare, a rendersi migliore.
Non era amore. Non lo era più. Ma non ne era sicura. Quello che sapeva era che quando una passione si consuma non si riaccende, e come un fiammifero, non arde due volte.
Ma allora cos'era? La bellezza di un ricordo? La necessità di riprendersi qualcosa che ci si aspetta torni da te?
« Emily » sentì qualcuno sussurrare appena fuori dalla cuccetta.
Scostò la pesante tendina blu e vide Brian in piedi accanto a lei.
« Cosa ci fai qui? Non sei con gli altri? »
« Sono andati a fare una passeggiata, non ne avevo voglia. Su, fammi spazio che c'entriamo anche in due » disse, imponendo la sua presenza nella cuccetta come se fosse di piccola statura.
« Brian, non c'entriamo, non c'entriamo! » si ostinò a dirgli, senza risultato.
Si ritrovarono ammassati uno vicino all'altro, stretti in un abbraccio improbabile.
« Cosa stavi facendo? » le chiese.
« Un cruciverba » rispose Emily, con noncuranza.
Quella vicinanza era pericolosa, e se ne rendeva conto. L'ultima cosa che voleva era creare complicazioni, fare qualcosa senza esserne completamente sicura. Avrebbe significato mandare all'aria tutti i buoni propositi.
Il problema è che non riusciva a guardarlo con occhi oggettivi. Forse lo conosceva meglio di quanto conosceva sua madre. Stavano insieme da così tanto tempo che la visione che aveva di lui era distorta. E ora si trovava combattuta tra la sofferenza e la paura che aveva provato quando, mesi prima, di punto in bianco, era sparito, e la gioia del suo ricordo, di quello di Jimmy, di un tempo che voleva a tutti i costi far tornare.
Lo guardò negli occhi per cercare di capire cose stesse succedendo dentro di lei, con la speranza di trovare le risposte che cercava in quel marrone scuro che conosceva a memoria.
Non era mai stata una debole, e vedersi così, ora, la distruggeva.
« Sei cambiata » le disse Brian, guardando il soffitto della cuccetta.
Lei ci pensò un po', e si disse che sì, era cambiata, e forse era colpa sua.
« In cosa sono cambiata? » gli chiese, spinta dalla curiosità.
« Non lo so, sei meno tu, sei meno rifinita. E poi caratterialmente sei l'opposto di quella che eri prima. Prima eri forte, tenace, sapevi ciò che volevi e come ottenerlo. Adesso no, e io non so neanche più come comportarmi. Mi sembra che ogni passo falso sia in grado di distruggerti »
La verità di quelle parole le fece capire cosa ci fosse che non andasse in lei.
« E credo che un po' sia colpa mia » continuò, lui.
Sì, Brian. E' colpa tua.
« Sai. Quando mi hai lasciata, non ho passato un bel periodo, questo mi sembra ovvio. Mi sentivo abbandonata, tradita dal mondo. Poi senza Jimmy la situazione non faceva che peggiorare. Devi capire che mi sono ritrovata da un giorno all'altro senza più niente per cui valesse la pena andare avanti. Ho vissuto nel ricordo, e credo che io lo stia facendo anche adesso. Ho cercato di cambiare ma non ci sono riuscita. Quando Matt mi ha chiesto di venire in tour sono diventata la persona più felice della terra. Ho rivisto Zacky e tutti gli altri. Mi hanno tirato su il morale, in un certo senso. Poi ho rivisto te, mi sono ricordata di Casey e di come anche quell'amicizia fosse finita. E mi è semplicemente caduto il mondo addosso per la seconda volta. Se prima il ricordo anestetizzava, in quel momento feriva. »
Osservò lo sguardo di Brian puntato su di lei. Vedeva che non aveva il coraggio di dire niente, né di interromperla. Semplicemente stava lì e l'ascoltava come non faceva da anni.
« E ora, in mezzo a tutto questo casino, sono più confusa di prima »
« Credimi, non sei l'unica » disse lui
Stette un po' in silenzio prima di continuare.
« Io sto per sposarmi, e sono davvero convinto di quello che sto facendo »
« E allora perché continuiamo a farci così tanto del male? »
« Perché agli uomini piace fare così. Ci piace farci del male ed esserne consapevole, e nonostante questo non smettere di farlo » disse lui, con voce bassa.
« Parli come se ci avessi capito tutto di quel che sta succedendo »
Lui si voltò di nuovo verso il soffitto.
« E invece... ne so meno di te »
« Oh, ne dubito »
Ultimamente entrambi non erano troppo abituati a dirsi le cose in faccia. Perché è più facile fare finta di niente e fare quel che ci pare, piuttosto che affrontare le situazioni.
Le acque sembravano essersi calmate, e la passione sembrava volare via col tempo, lentamente. Era surreale come sempre, come tutti i tour, ma Brian era convinto che sarebbe finito tutto appena avessero messo piede ad Huntington Beach di nuovo. O forse era una speranza, più che una certezza.



Quando Brian uscì dalla cuccetta, tutto poteva aspettarsi meno che ritrovarsi uno Zacky dall'aria decisamente confusa davanti. Si rendeva conto da solo che la situazione poteva essere definita ambigua senza pensarci troppo sopra, ed era per questo che non riusciva a trovare un modo plausibile per spiegargli che non era come sembrava.
« Non è come sembra » sussurrò, cercando di non farsi sentire da Emily che nel frattempo si era richiusa la tendina alle spalle.
Zacky rispose alzando un sopracciglio. Aveva l'aria di uno che non avrebbe bevuto una tale risposta.
Brian alzò una mano come a mandarlo a quel paese e si diresse in cucina.
« Stasera ci guardiamo un film? » chiese Matt agli altri, appena Brian li raggiunse.
« Non siamo più quelli di una volta. In questo tour abbiamo guardato almeno una decina di film senza stancarci... il karma sta cercando di dirci qualcosa » disse Johnny, con un'espressione in volto che poteva significare mille cose.
Matt Barry rispose dandogli uno schiaffo sulla nuca, risvegliandolo così dai suoi pensieri.
« Ma stai zitto, va! Giusto il karma... »
« Comunque per me va bene » intervenne Brian, aprendosi una confezione di popcorn.
« Metti giù quella roba, servirà per stasera, se vogliamo guardarci questo film » lo rimproverò Matt.
Brian, in risposta, si limitò ad aprire lo sportello della dispensa e a mostrare l'infinita riserva di schifezze che si erano portati dietro. Era ovvio che un pacco di popcorn in meno non avrebbe fatto differenza.
« Cosa state dicendo? Film? » chiese Zacky entrando in cucina seguito da Emily. Vide i suoi occhi di  ghiaccio posarsi sui suoi con un'espressione decisamente poco rassicurante.
Non sapeva cosa passasse per la testa di quel ragazzo, ma aveva quasi paura.



Vide Emily e Adam allontanarsi dal bus uno accanto all'altro. Li stava spiando dal finestrino da appena dieci minuti, e gli erano bastati per intuire le intenzioni entrambi.
Se qualcuno gli avesse chiesto di spiegare cosa stesse provando in quel momento, lui avrebbe risposto “niente”. E questo non significava che vedere Emily insieme a qualcun altro non lo facesse ingelosire, ma solamente che non si sentiva in diritto di poterlo essere. Voleva il meglio per lei, perché se c'era qualcosa che quel tour gli aveva insegnato, era che le voleva bene nonostante tutto, e che non voleva farla soffrire ulteriormente.
A prescindere da tutto, lui amava Casey, e se anche quella ammissione avesse comportato il costringersi a soffocare un sentimento che apparteneva ad un tempo diverso, lo avrebbe fatto. Avrebbe fatto finta di niente. Perché si trattava solamente di scelte.
Li osservò sparire dietro ad un edificio, e per la prima volta si chiese se fosse questo quello che anche lei voleva.




La conversazione con Brian, alla fine, aveva portato a tutto e a niente. Era riuscita se non altro a dirgli come stavano le cose, aveva provato a spiegare come si era sentita quando l'aveva lasciata sola, anche se facendolo aveva riaperto una ferita ormai chiusa da un po'. Faceva male ripensare al dolore e a quanto tempo le era servito per rimettersi in piedi, ma ora quello di cui sentiva di avere bisogno era aria fresca. Ed era per questo che c'era Adam accanto a lei.
Adam era questo ragazzo di qualche mese più piccolo di lei, con il volto da uomo adulto e una lunga cresta rosso fuoco sparata in aria. Le piaceva, le era sempre piaciuto.
Era un ragazzo semplice, senza troppe pretese. Sincero e simpatico. E estremamente timido. Uno di quelli che quando devono fare qualcosa cercano di estraniarsi dal contesto per trovare il coraggio di farla, uno di quelli che se ti devono chiedere di andare a prendere un gelato insieme lo fanno senza guardarti negli occhi per evitare di iniziare a balbettare. Ma era tenero, e ad Emily piaceva passare del tempo con lui.
Erano quasi arrivati alla loro meta: la gelateria.
In realtà non era un vero e proprio appuntamento. Erano stati mandati lì da Matt e dagli altri, lui aveva solo un po' forzato le cose a suo favore.
Lui non era come Brian, questo era sicuro. Per quanto ancora lo potesse amare, Brian non era un di quelli su cui appoggiarsi troppo a lungo, non era uno di quelli di cui fidarsi per troppo tempo. O perlomeno aveva dimostrato di non esserlo.
« Ecco la gelateria! Ti ricordi che gusti hanno detto di volere? » chiese Adam.
« Tutti tranne il fiordilatte, ma lo prendiamo lo stesso perché è l'unico gusto che mi piace »
Adam si voltò verso di lei con gli occhi allargati al massimo.
« Cosa hai detto? »
« Che vogliono tutti i gusti meno il fiordilatte »
« No. Dopo... »
« Che mangio solo il gelato al fiordilatte » disse di nuovo, ridendo.
« Ok, io ho una teoria sulle persone, e una sui gelati. Anzi, a dire il vero è la stessa teoria.. »
« Dai, sentiamo »
« Più gelato una persona mangia, meglio so se posso fidarmi di lei »
« Ma io mangio molto gelato, solo che lo mangio solo al fiordilatte »
Adam arricciò il naso, scettico.
« Non so se è lo stesso »
« Eddai! » esclamò Emily spingendolo un po' in là.



Qualcosa era cambiato. Come se una volta raggiunto l'obiettivo non ci sia più nulla di cui parlare, nulla su cui discutere o da cercare di risolvere.
Tutto cambia. Ma quelli erano sentimenti inspiegabili. Quella era la vita reale. Non è come nei film, dove tutto ha il suo posto ed è logico. La mente umana non è logica, ed è molto più complicata di quello che uno pensa.
Si portò la sigaretta alla bocca con noncuranza, pensando che il fumo era un di quelle cose che l'aveva cambiata.
Perché uno inizia a fumare? Per insicurezza? Se era per quello, tutto filava.
Era diventata insicura, ecco cosa. Questo era cambiato.
« Birra? »
Si voltò e vide Matt con due birre in mano.
Annuì allungando una mano verso una delle due bottiglie.
Lo vide passarle davanti e sedersi sulla sedia dall'altra parte del tavolo.
Era notte, e il piccolo tavolino esterno era illuminato solo dalle luci gialle che filtravano dalle finestre del bus.
« Come stai? » le chiese.
Lei lo guardò sospettosa, perché l'aveva presa in contropiede.
« E' che non te lo chiedo da un po' » si affrettò ad aggiungere.
Emily sembrò pensarci un po'. Come stava?
« Bene » disse, secca.
« Io non so come stanno le cose con Brian, ma so che è difficile »
« Se ti consola non lo so neanche io come stanno le cose tra me e Brian »
Matt prese un sorso della sua birra e guardò un po' il cielo terso e pieno di stelle.
« Sai come funziona? Me lo aveva detto una volta un mio amico, poi non so quanto possa essere vero. Ma era uno che era andato in terapia per molto tempo, in seguito a un divorzio un po' difficoltoso. Beh, lui mi disse che quando esci da una delusione d'amore, la prima persona da cui viene attratta è l'ultima che ti ha fatto battere il cuore. E di solito è questo che frega tutti quelli che si decidono a mettere la parola fine ad una storia. Allora siamo tutti convinti di essere troppo deboli per farlo, siamo tutti convinti di non farcela, di essere stupidi. E invece no, è il nostro cervello che è programmato per farlo. E non chiedermi come, perché non ne ho idea »
Nella testa di Emily, quelle parole sembravano avere un senso. Sembravano spiegare tutto, renderlo liquido e chiaro come non lo aveva mai visto prima.
Forse era davvero così che funzionava il cervello, e l'unica cosa di cui un uomo necessitava era la forza d'animo per mettere la parola fine a qualcosa. Forze anche lei ne aveva bisogno.
Quel tour l'aveva destabilizzata. E il fatto che stesse per finire era forse un bene per entrambi.
« Tu sai qualcosa di troppo, vero? »
« Diciamo che ci sono persone in tour che non sanno tenersi ciò che vedono per sé, ecco »
« Zacky... quell'uomo è un ficcanaso di prima categoria »
« Non prendertela con lui, si vedeva lontano un chilometro che c'era qualcosa che non andava »
« E comunque se vuoi saperlo non è successo niente »
Matt annuì osservandola alzarsi e entrare nel bus.  Si ritrovò a pensare che la vita stava scorrendo senza briglie per tutti, in quel periodo. Era come se senza Jimmy non ci fossero più barriere di contenimento, come se la sua assenza fosse una presenza struggente, in realtà. Tutti avevano bisogno di imparare a vivere di nuovo in un mondo che non sembrava più quello di prima, nonostante tutti facessero sempre finta del contrario.
Era un mondo strano, e lo divideva con persone ancora più strane. Ma andava bene così. Continuava ad essere un mondo terribilmente giusto, se ne rendeva conto ogni volta che alzava lo sguardo al cielo e vedeva gli occhi di Jimmy vegliare su di lui.


***



Note: Come ho già detto, credo che questo sia il penultimo capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate lasciandomi una recensione qua sotto ^^
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: __Aivlis