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Autore: IamChimera    18/06/2012    3 recensioni
Un estivo sabato pomeriggio. In un'anonima cucina, Ral strinse i pugni. Era sul punto di scoppiare: riusciva a stento a trattenere la frustrazione. E soltanto perché Jesse non ne voleva sapere di staccare gli occhi da quel maledetto gelato.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicato a Burning, mia cara amica.

Frutto dell'ispirazione avuta da un gelato U.U

 

CHOCOLATE ICE-CREAM CONE

 

Un semplicissimo, innocente cono gelato al cioccolato.

Non avrebbe dovuto strappargli quel basso ringhio frustrato -appena trattenuto-, o quelle occhiate minacciose. E tantomeno fargli nascere in corpo una rabbia sorda, talmente opprimente da spingerlo ad afferrare quel maledetto cono, ridurlo in poltiglia, ridere in modo maniacale alla vista delle briciole della cialda sparse sul pavimento o del gelato al cacao appiccicato alle piastrelle gialle della cucina. Sentiva il corpo irrigidirsi ad ogni breve sbirciata.

Suvvia... si disse ...è solo un maledetto cono gelato...

Conscio di essere sul punto di impazzire, si passò una mano fra i capelli ribelli, stringendo le nocche. Lasciò vagare lo sguardo sul bancone di quarzo, sulla lampada del soffitto, sul calendario appeso al muro e sul quadro accanto alla finestra.

Dannazione. La sua attenzione tornava sempre .

Su quelle mani che stringevano quasi possessive la causa del suo tormento.

<< Mi hai ascoltato ? >> ringhiò allora, sbattendo un pugno sul tavolo.

Jesse sobbalzò.

Interruppe per un attimo la sua contemplazione alle gocce di cioccolato che picchiettavo il cornetto. Solo per un attimo lo degnò del suo sguardo.

<< Certo, Ral >> assentì, raccogliendo con la punta del polpastrello la goccia di cacao caduta sul legno chiaro << Io ti ascolto sempre >>.

Ral dischiuse le labbra, quando Jesse si portò il dito alla bocca, suggendolo con un'espressione d'estasi e tornando poi a guardare l'altro.

<< C'è qualcosa di cui volevi parlarmi ? >> si tradì, sorridendo mentre aggrottava la fronte.

Ral si alzò di scatto, rovesciando la sedia, che emise un cupo rumore sordo.

<< Stai calmo, Ral >>.

<<Visto ?! Visto ?! Non mi stavi ascoltando ! >>.

Jesse mantenne la sua facciata calma, l'ombra di un sorriso nascosta tra i lineamenti di quel viso angelico. Angelico fino ad un certo punto... pensò Ral, guardando in cagnesco quelle perle azzurre che aveva per occhi, e la morbida cascata di capelli dorati.

Un principino viziato seduto comodamente nella sua cucina.

Con uno scettro in mano, per di più...

<< Mi sarò distratto per un attimo >> convenì Jesse, con un gesto stizzito.

Ancora una volta, la sua attenzione fu attirato da un pezzettino di nocciola caduto sul legno.

Lo raccolse, se lo portò alle labbra, racchiuse il dito fra quei petali di rosa.

<< Lo schiuma party ! >> ruggì Ral << Stasera >>.

Da secoli attendeva quella serata !

Come se non avesse sentito, Jesse si chinò a scribacchiare qualcosa sul cruciverba, arricciando il naso in un modo che Ral conosceva bene. Il principino era contrariato.

<< Sai che non mi piacciono questo genere di cose ! >> borbottò infatti, dando un altro piccolo morsetto al gelato. Ral sbuffò, raccogliendo la sedia caduta, tirando le tendine bianche quel che bastava, nel vano tentativo di intrappolare la luce al di fuori della cucina.

Era un afoso sabato pomeriggio di luglio.

Fuori scottava il sole, le farfalle volteggiavano tra i fiori, gli uccellini cantavano e... bla bla bla.

E loro erano fra quelle quattro mura, con Jesse tutto concentrato su una rivista di enigmistica, che Ral aveva abbandonato per caso sul tavolo -motivo in più per darsi una mossa e diventare il tipo perfetto e ordinato-, e su un cono gelato che il ragazzo aveva commesso il terribile errore di offrirgli.

Se poi si aggiungeva anche che Fabrizio e gli altri erano in piscina, non era così scontato che il povero Ral riuscisse a mantenere la calma, o almeno ad intrattenere in modo socievole il suo amato ospite. Perchè Jesse non ne aveva voluto sapere di acqua, ombrelloni e cocktails alla frutta.

<< E allora come dovremo trascorrere il nostro sabato sera, piccolo elfo ? >> chiese Ral, dopo essersi avvicinato da dietro e avergli alitato sulla guancia.

La mano corse ad afferrargli i capelli biondi.

Jesse non si scompose: depose una leggera leccata al gelato e si sistemò meglio sulla sedia.

<< Uhm, non lo so >> replicò, facendo spallucce << Pensavo a qualcosa di tranquillo... una passeggiata nel parco con Amber e gli altri... una panchina... una gelateria... >>.

<< NIENTE GELATERIA ! >> Ral scattò come punto da una vespa.

<< E perchè ? >> chiese incredulo Jesse, sorpreso suo malgrado dal tono apparentemente furioso del ragazzo.

<< Perchè lo dico io >> lo sfidò Ral << Niente gelateria >>.

<< È ridicolo >> sbottò il principino << Alla fine ci andremo >>.

Il suo respiro fu bruscamente spezzato dalla reazione del ragazzo, che aveva stretto fra i denti la pelle esposta della sua gola bianca. Aveva sempre attacchi aggressivo, il povero Ral.

Che bisogno c'era di azzannargli il collo come un vampiro ?!

Jesse sospirò.

Fra i due il terzo gode. Litiganti.

Contrari al buon costume. Immorali.

Jesse fu costretto ad appoggiare la matita.

<< Mi stai facendo male >> mormorò.

<< E sei fortunato che non ti abbia preso la bocca, per non sentire quel... sapore disgustoso... >> sibilò Ral, tornando a morderlo.

Fa di tutto per amore. Spasimante.

<< Ti ricordo che me l'hai... offerto tu... >>.

<< E allora ?! >> con un gesto brusco, Ral spazzò via tutto ciò che c'era sul tavolo.

La rivista e le penne si riversarono sul pavimento, così come la carta scintillante del cono.

<< Era nel tuo congelatore ! >> squittì Jesse << Cosa li tieni a fare, se nemmeno ti piacciono ? >>.

Gli erano sempre piaciuti, quei coni.

Almeno, era quello che avrebbe sostenuto fino a dieci minuti prima.

In altre parole, fino a quando Jesse l'aveva preso in mano, riservandoci tutta la sua attenzione.

E ancora lo contemplava, ignaro del pericolo che stava correndo !

La sua lingua si muoveva a scatti sul cacao, le palpebre leggermente dischiuse e il viso reclinato all'indietro. Estasi.

E non a causa sua !

<< Lo fai di proposito, vero ? >> sussurrò Ral.

<< Cosa ? >> il principino si voltò ad incontrare quelle iridi scure, animate da un fuoco nero.

<< Mangiare il gelato in quel modo ! >>.

Ral si vergognò profondamente di quel pigolio.

<< In quel modo come ? >> inconsapevole della dipendenza che alimentava in lui, il piccolo elfo sgranò gli occhioni, spostando lo sguardo tra il gelato ancora invitante, anche se ormai squagliato, e un Ral decisamente famelico. Ma non di gelato.

<< Come se ti stessi gustando un amante ! >> esclamò quest'ultimo, le guance ormai arrossate.

Jesse rimase basito per un attimo, prima di tornare alla sua formale compostezza.

<< Quello che stai cercando di dirmi è che sei... geloso di un gelato ? >>.

Conosceva Ral da anni, ed era al corrente dei suoi drastici sbalzi d'umore, neanche avesse avuto la familiare settimana ketchup, come le ragazzine.

Il ragazzo fu sul punto di afferrare quel maledetto cono gelato, pronto a sbarazzarsene, riservandogli la fine che si meritava: diritto nel lavello, o sul pavimento se il lancio non fosse stato abbastanza equilibrato. Una morte assai crudele, ma che il braccio lesto di Jesse fu in grado di evitargli.

Prima che Ral riuscisse solo a sfiorare la cialda, il piccolo elfo gli aveva già imbrattato la guancia e la gola, scendendo sulla spalla, ricoprendo noncurante anche la spallina della cannottiera nera.

Tapezzò la sua pelle di panna, cacao, nocciole e chissà cos'altro.

Abbandonò poi quel che rimaneva del cono sul bancone, girandosi e scoppiando a ridere di fronte all'espressione buffa e incredula del suo ragazzo.

<< Questa me la paghi >> sussurrò Ral, sollevando una mano per ripulirsi il peggio.

Decisamente, non avrebbe più voluto sentir parlare di coni gelato per un po'.

O forse un bel po'.

<< Non farlo >> ghignò Jesse << Altrimenti non funziona >>.

<< Non funziona ? >>.

Il piccolo elfo si era alzato, e visto che Ral era di qualche spanna più alto di lui, lo costrinse a sedersi con una debole ma decisa spinta.

<< Non ti muovere >> gli ordinò tremendamente compiaciuto.

E anche se Ral era orgoglioso, anche se era sempre lui quello delle idee perverse, anche se di solito era Jesse il suo cucciolo e mai il contrario, anche se c'erano centinaia di altre ragioni che lo avrebbero indotto a protestare, rimase immobile come Jesse pretendeva, lasciandogli l'inestimabile onore della prima mossa.

E quando avvertì la sua morbida linguetta lambirgli l'incavo fra il collo e la spalla, seppe di aver scelto bene. Talvolta ne valeva la pena, di fargli prendere l'iniziativa...

Si abbandonò alle sue carezze gentili, lasciando che lo ripulisse da quello stesso gelato che aveva maledetto e rimaledetto, minacciandolo perfino di morte orribile e distruzione.

Jesse rise piano e gli si sedette in grembo. Mille brividi attraversarono il corpo di Ral.

<< Così non hai più motivo di esserne geloso >> lo rimbeccò, prendendosi per un attimo le sue labbra macchiate di bianco, e suggendo poi il mento.

<< Stupido >> sospirò Ral, stringendogli i fianchi.

<< Stasera, allora ? >> riattaccò il principino, seguendo con un dito la linea del suo zigomo, poi attorno all'occhio, sulla fronte corrucciata e sul naso perfetto.

Terminò sulla bocca ora rosea, che si schiuse al suo passaggio.

<< Niente schiuma party ? >> domandò con un sorrisino Ral.

<< Niente schiuma party >>.

<< Che ne dici di una commedia romantica, un divano e un ventilatore ? >>.

<< Che ne è stato del nostro sabato ? >>.

<< Ne è stato che saremo io e te. Da soli >>.

<< Cose molto perverse in programma ? >>.

<< Nah... giusto un pochino >>.

<< D'accordo >> Jesse si alzò << Vado a casa per una doccia, al supermercato e torno qui >>.

<< Al supermercato ? A fare che ? >>.

<< A comprare tonnellate di gelato in vaschetta >>.

Ral rise.

<< Cioccolato ! >> gli urlò dietro, quando il piccolo elfo chiuse la porta.

Poi si guardò attorno, scoprendo che ovunque posasse lo sguardo c'erano tracce di lui.

Sul tavolo, sul pavimento, sul bancone.

Anche sul suo corpo.

Cioccolato ovunque.

Così com'era cominciata, riprese a maledire quello sventurato cono, quelle nocciole, quella panna.

E continuò a farlo, con la scopa in una mano e lo straccio nell'altra.

 

Fine

 

Angolo dell'autrice: *piccola piccola, fa capolino da dietro il muro* grazie a tutti quelli che sono arrivati fin qui ! Grazie anche a quelli che lasceranno un piccolo commentino, e a quelli -ahimè- che passeranno dritti :):) alla prossima !

   
 
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