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Autore: PiccolaEco    18/06/2012    4 recensioni
La tua immagine viene riflessa nelle iridi di ghiaccio della mostruosa creatura davanti a te; e tu, Androide 18, non hai forse le iridi di ghiaccio come lui? In fondo, siete pur sempre figli di una comune mente perversa, come potrebbe essere altrimenti?
–Un peccato, un vero e proprio peccato…- continua a ripetere quella voce così dannatamente smielata, attorcigliando la lunga e viscida coda al tuo corpo e puntandoti il pungiglione alla gola –Tanto carina, tanto tenace, eppure tanto ingenua…
Con uno scatto improvviso il pungiglione recide parte della tua carotide; un taglio profondo ma non mortale: che senso avrebbe, infatti, assorbire un corpo morto? Questo non gioverebbe certamente alla creatura bisognosa delle cellule, delle tue in special modo, come l’ossigeno per un essere umano.
Grosse stille di sangue vermiglio gocciolano a terra, mescolandosi a quelle di sudore. Vuoi ancora combattere? Sì che lo vuoi, fino alla fine.
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: 18, Cell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Never give up

Sei con le spalle al muro, in tutti i sensi. Ormai non ti resta più un sol briciolo di forza, tutta quella che avevi l’hai sprecata a correre per salvarti, per cercare almeno una via di fuga. Piccole stille di sudore cadono sull’arido terreno, goccia dopo goccia, quasi a scandire il tempo che ti resta da vivere.
La vista inizia ad annebbiarsi, non riesci più a distinguere ciò che ti circonda: le forme, i lineamenti, i contorni, i colori; solo macchie sbiadite di colore.
Puoi sentire la sua aura nera e malvagia a un palmo dal tuo naso, eppure non puoi fare niente. Sei impotente. Per la prima volta tu, C-18, non puoi fare nulla per salvare i circuiti. Ma, in fondo, arrivata a questo punto che cosa potresti fare?
Lunghi e affilati artigli neri ti prendono il viso, ti voltano da un lato, poi dall’altro. –Che peccato…-. Una ventata d’aria fetida ti inonda le narici, mentre la voce ipocrita e smielata del tuo nemico ti frastorna –Se solo non fossi stata così carina…-
–Mi avresti risparmiato la vita?
–No, ma sicuramente non avrei fatto tanta fatica a farti fuori, bambolina
La lingua viola e viscida del mostro lascia una traccia indelebile sulla tua pallida guancia. Al sentire pronunciare quell’ultima parola, unita poi al disgustoso gesto ne segue, a stento trattieni un conato di vomito. Facendo appello alle ultime forze che ti restano, tenti un ultimo, disperato tentativo di divincolarti da quella morsa, ma quanto più cerchi di sfuggire a quei dannati artigli, tanto più quegli stessi ti costringono con le spalle al muro.
–Sei tenace per essere una che è in fin di vita, i miei più sinceri complimenti! Ammetto che ti avevo sottovalutata: credevo che con te sarebbe stato facile quanto con il tuo caro fratellino… 
La tua immagine viene riflessa nelle iridi di ghiaccio della mostruosa creatura davanti a te; e tu, Androide 18, non hai forse le iridi di ghiaccio come lui? In fondo, siete pur sempre figli di una comune mente perversa, come potrebbe essere altrimenti?
–Un peccato, un vero e proprio peccato…- continua a ripetere quella voce così dannatamente smielata, attorcigliando la lunga e viscida coda al tuo corpo e puntandoti il pungiglione alla gola –Tanto carina,  tanto tenace, eppure tanto ingenua… 
Con uno scatto improvviso il pungiglione recide parte della tua carotide; un taglio profondo ma non mortale: che senso avrebbe, infatti, assorbire un corpo morto? Questo non gioverebbe certamente alla creatura bisognosa delle cellule, delle tue in special modo, come l’ossigeno per un essere umano.
Grosse stille di sangue vermiglio gocciolano a terra, mescolandosi a quelle di sudore. Vuoi ancora combattere? Sì che lo vuoi, fino alla fine.
Senza nemmeno tu sapere da quale misteriosa forza, spari un ultimo, micidiale colpo verso la ripugnante creatura verde, sperando con tutta te stessa di farlo fuori una volta per tutte. Ma la sorte, purtroppo, non sembra parteggiare per te.
In un attimo, l’androide semi-perfetto è di nuovo a un palmo dal tuo naso: due paia d’occhi di ghiaccio, dove gli uni riflettono l’immagine dell’altro.
–Maledetta sgualdrina!
Ti senti afferrata per le braccia e incastrata alla parete rocciosa alle tue spalle. Basta, C-18, sei arrivata al capolinea.
Alzi appena lo sguardo sopra di te: qualcosa di grosso pende sopra la tua testa.
–Mi spiace che il tuo amichetto non possa godersi lo spettacolo, sai?
Già, perché lui non è qui?
E’ questione di un secondo: tutto si oscura, una forte corrente d’aria ti trascina verso l’alto; resisti, ma la corrente è più forte. Basta così, C-18, hai lottato e sei arrivata al capolinea.
Dopodichè, il buio.

*Angolo dell’autrice*:
E poi..boh, ti esce fuori una cosa del genere. Mentre stai dormendo, per giunta, quindi non puoi nemmeno affidarti a carta e penna per memorizzare il tutto. Come sempre, la one-shot è completamente diversa da come me l’ero immaginata (doveva essere un flashfic, pensate un po’!). Sì, ok, lo so che non è il massimo del romanticismo scrivere qualcosa sul momento in cui la bella androide viene assorbita dal lucertolone, ma che volete farci: ho la mente contorta, io!
Spero comunque che abbiate apprezzato, fatemi sapere, ci conto! ^^
Un abbraccio PiccolaEco

  
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