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Autore: ElloinIlBardo    18/06/2012    0 recensioni
La Guerra delle Anime sta per concludersi, lasciando il mondo nel caos più totale, gli elfi sono ormai esuli dalle loro patrie, e i cavalieri di Solamnia non sono mai stati così deboli. Il popolo di Ansalon, prostrato dalla terza guerra in meno di un secolo, necessità di ordine e giustizia. Un cavaliere delle Tenebre dal cuore nobile sa che al momento solo l'oscurità può riportare la pace nel mondo e metterà tutto se stesso nelle mani del male più profondo per realizzare questo suo desiderio. La storia ruota attorno a quattro personaggi originali, sullo sfondo della guerra delle anime e il periodo subito successivo, mescolando ambizione, battaglie, introspezione e amore!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chiedo perdono per questa lunga assenza ingiustificata, ma sono stato bloccato da innumerevoli ed insormontabili avversità, che si possono brevemente sintetizzare con: esami universitari (tanti e difficili) e con la morte prematura del mio portatile, con cui se ne sono andati anche i capitoli che avevo già scritto. Ora spero di riuscire, salvo imprevisti, che tanto ci sono sempre, di riuscire a tornare a pubblicare con cadenza settimanale. La storia sta per entrare nel vivo, continuate a seguire ‘L’Onore nell’Oscurità’!

Elloise tornò con due tazzine ed una teiera ricolma, le appoggiò sul tavolo e si sedette davanti al cavaliere oscuro, che indossava ancora le braghe da donna.
‘Mi spiace che lei mi giudichi male per l’ordine a cui appartengo . . .’ iniziò lui,
‘Io non la giudico male!’ lo interruppe lei, ‘ sono solo prevenuta, come è giusto al giorno d’oggi. E poi, è colpa del suo ordine se mio padre è morto.’
‘Mi spiace . . . ma non ci sono state guerre contro Solamnia negli ultimi decenni.’, replicò Dumat,
‘Infatti, non siete stati voi a ucciderlo, ma Kellendros, il  drago dominatore blu, ciò che avete fatto voi è stato assecondare il suo regno, avreste dovuto combatterlo, e invece raccoglievate tributi per lui!’
‘Se non lo avessimo fatto avrebbe distrutto Palanthas, abbiamo solamente protetto la popolazione, non avevamo la forza per combatterlo.’, replicò il cavaliere, non voleva che si mettesse in discussione l’onore del suo ordine.
‘Non è vero, ho studiato la storia, avevate le dragonlance e le lance abissali, avreste potuto combatterlo ad armi pari, non l’avete sfidato poiché vi crogiolavate nel potere che vi faceva gestire a nome suo.’
‘Noi abbiamo sempre agito solo per la pace!’ ringhiò Dumat,
‘L’importante è esserne convinti . . .’ sospirò Elloise, non sembrava aver molta voglia di continuare discutere, come se avesse già sostenuto una conversazione simile.
‘Avrei due domande per lei, se non le spiace’, il mezz’elfo puntò a cambiare discorso, una Solamnica non avrebbe mai capito le motivazioni dei cavalieri oscuri,
‘Chieda pure, basta che non si tratti di domande troppo . . .ehm, private’, sorrise lei,
‘Mi chiedevo per quale motivo non vi concentriate sulla ricerca mistica anziché guarire i vostri pazienti solo con unguenti, erbe e punti di sutura, i poteri mistici di guarigione vi tornerebbero molto utili nella vostra professione, oppure potreste pregare la dea Mishakal, ho sentito che recentemente gli dei sembrano essere ritornati su Krynn . . . poi mi chiedevo per quale motivo un medico tenga un quadro di Raistlin Majere nel proprio salotto?’
‘Ah, penso di poterle dare una sola risposta per entrambe le domande,’ la ragazza sembrava sollevata, come se si fosse aspettata un’altra domanda, ‘deve sapere che io, prima che un medico, mi considero una studiosa, non mi concentrerei mai su esperienze totalizzanti come quella mistica o religiosa, ridurrebbero troppo il mio campo di conoscenze, e l’unica divinità che penso sarei capace di adorare, il Dio Supremo, non dona poteri ai suoi seguaci, per rispondere invece alla domanda sul quadro, diciamo che vedo Raistlin come un maestro, lui abbandonò tutto, amici, famiglia, il suo stesso ordine per ricercare la conoscenza (e il potere) supremi, mi piacerebbe davvero tanto conoscerlo di persona.’
‘Ma Raistlin è morto da decine e decine di anni!’ il cavaliere non credeva possibile che una studiosa non sapesse una cosa così banale,
‘Questo pensa la maggior parte della gente, so che è stato visto diverse volte dopo la sua presunta morte nell’abisso, e iniziò a dubitare che esista davvero qualcosa capace di ucciderlo!’
Dumat decise di lasciare la ragazza della sua illusione, il famoso mago era stato comunque umano e se non fosse stato un nemico ad ucciderlo, di sicuro la morte naturale doveva averlo già raggiunto da un pezzo, sorseggiò il suo tè senza risponderle.
Fece una smorfia, accorgendosi che il tè non era per niente zuccherato, Elloise se ne accorse e arrossì un poco, imbarazzata, ‘Mi spiace, ma ho finito lo zucchero! Non sono solita avere ospiti, e non sono abituata a zuccherare il tè.’,
‘Non fa niente’ rispose il ragazzo, ma in cuor suo pensò che non sarebbe potuto rimanere un giorno di più in una casa in cui non c’era lo zucchero per il tè, ‘Ora comunque penso di averle dimostrato di essermi rimesso del tutto, spero sia così gentile da restituirmi i miei vestiti e il mio equipaggiamento.’
Elloise fece una smorfia, era restia ad ammette quella guarigione che sembrava miracolosa, ma ormai il cavaliere sembrava davvero in ottima forma, ‘Va bene, ti lascerò andare’ si arrese.
‘Oh, la ringrazio, allora ripartirò oggi stesso per Palanthas
La ragazza spalancò gli occhi, ‘Ah, quindi sei di Palanthas tu?’ la sua voce si alterò tutto d’un tratto, perdendo la contenuta calma che aveva mantenuto fino a quel momento, le parole fluirono come un fiume in piena ‘Come è la città? E la grande biblioteca? Ho sempre sognato di andarci!’ sembrava un bambino a cui avessero detto che l’uomo che aveva davanti veniva dal paese dei balocchi.
‘Beh, in realtà dentro la biblioteca non ci sono mai entrato, ma la città è bellissima, se vuoi venire un giorno potrei anche ospitarti a casa mia.’, Dumat era un poco spaventato dalla repentina eccitazione della ragazza,
‘Davvero? Te ne sarei eternamente grata!’ i suoi occhi brillavano di una strana luce, non sembrava affatto spaventata di andare a dormire a casa di un cavaliere delle tenebre.
‘Non preoccuparti, consideralo come pagamento per le cure.’, in effetti il mezz’elfo, senza un soldo, si stava chiedendo da diverso tempo, come avrebbe potuto ripagarla,
‘Va bene’, sorridendo felice la guaritrice gli diede un bacio sulla guancia.

Finirono di bere il tè, anche se Dumat si limitò a sorseggiarlo per finta, dopodiché Elloise riconsegnò al mezz’elfo i suoi vestiti, che aveva accuratamente lavato, il giustacuore dei cavalieri di Neraka, il tascapane e la sua spada dall’impugnatura d’ossidiana, gli donò poi alcune monete con cui comprare una cavalcatura economica a Solanthus, e qualche razione di cibo per il viaggio.
Il cavaliere la ringraziò ancora per le cure mediche e le disse di chiedere di ‘Dumat Spellstriker’ al quartier generale dei cavalieri oscuri, nel caso l’avesse raggiunto a Palanthas, dopodiché si accomiatò, augurandole di rivedersi presto.
Ma in cuor suo sapeva, mentre si allontanava camminando dalla piccola casa, che era probabile che non si sarebbero più rivisti, poiché lui aveva un piccolo conto in sospeso con un drago blu.

Impiegò molti giorni per attraversare quella che era stato un tempo il grande stato di Solamnia, Elloise le aveva detto che si trovavano a Kyre, a sud di Solanthus, la ex-capitale del regno, quindi Dumat inizialmente puntò a nord per comprarvi una cavalcatura, accontentandosi di un piccolo cavallo a malapena addestrato, dopodiché si preparò al lungo viaggio verso nord-ovest, che l’avrebbe portato alla splendida città di Palanthas, un tempo gioiello di Solamnia, ma ora sotto il controllo dei cavalieri delle tenebre.
Il viaggio fu irto di pericoli, poiché il dominio dei grandi draghi e la guerra delle anime avevano portato scompiglio ovunque e numerosi mostri e banditi avevano invaso le rigogliose pianure, a volte riuscì a cavarsela con la diplomazia, spiegando che non possedeva nulla che valesse la pensa essere rubato, ma altre volte dovette combattere, ma infine, esausto e affamato, riuscì a giungere alla sua destinazione.

La sentinella che lo avvistò non appena fu all’orizzonte, da una delle torri costruite dopo la presa della città, non poteva credere ai suoi occhi, poiché tutti avevano dato per morto il mezz’elfo dopo l’accidentale caduta dal dorso del drago, corse subito da Lady Nightshield per darle la notizia, che ne risultò piacevolmente sorpresa e diede l’ordine di scortarlo da lei.
Non ce ne fu però bisogno, poiché Dumat, senza fermarsi a riposare o a darsi una ripulita puntò dritto verso il quartier generale per parlare con la sua signora.
Ne attraversò gli ampi saloni con passo svelto, e, quando arrivò nella stanza del giudizio si inchinò con un movimento fluido davanti alla donna mascherata, ‘Sono tornato per servirla.’, esordì,
‘Sono davvero felice che tu sia riuscito a tornare tanto presto, avevo divinato che ti trovavi in un punto sperduto tra Kyre e Solanthus qualche giorno fa, Squall ha affermato che eri caduto accidentalmente per la rottura della sella . . .’ sulla faccia della ragazza si dipinse un malefico sorriso di vittoria, ‘comunque sono felice di annunciarti che sono stata eletta Signora della Notte, dopo la triste scomparsa della giovane Mina e la fuga del generale Dhoga da Silvanesti, che sembra sia stata conquistata dai Minotauri, ti sei perso una magnifica cerimonia di investitura.’
‘Che piacevole notizia’ Dumat alzò lo sguardo, adorante, verso la signora di Neraka, ‘Ora la strada verso la realizzazione del suo sogno è spianata!’
‘Certo, mio fedele Spellstriker, ma è ancora molto lunga, e da sola non potrei mai percorrerla, senza una forte braccio a sostenermi,e quel braccio sarai tu’, a udire quelle parole Dumat sgranò gli occhi, non si aspettava di poter ricevere un simile onore, e di certo non se ne reputava degno,
‘Io . . . io non sarei forte abbastanza . . .’
‘Osi forse rifiutare la mia generosa offerta?’, lo interruppe la donna, senza alcuna traccia di sentimento nella voce, anche se le parole parevano proprio quelle di una minaccia,
‘No, io . . . mai, sa quanto io le sia fedele, e mai mi è stato fatto onore più grande . . . ma prima, avrei una questione personale da sistemare, per riacquistare la mia dignità di cavaliere’
‘Immagino che desideri sfidare il drago che si fa chiamare Squall, non si preoccupi, non glielo impedirò, capisco simili questioni di onore’, il mezz’elfo annuì, ‘ma devo avvisarla, anche se l’avrà già capito benissimo da solo, che non è affatto un avversario facile, persino per uno stregone capace come lei, e che ha elevate possibilità di morire’,
‘Ne sono assolutamente consapevole, ma non mi farò sconfiggere, glielo giuro sul’ordine della Spina’ Dumat si batté il pugno sul petto,
‘Allora va, e dimostrami che so scegliere bene i miei collaboratori!’

Dumat si recò in primo luogo al tempio del Teschio, dove un mistico oscuro utilizzò volentieri i suoi poteri per curare il cavaliere dalle ferite e dalla stanchezza del viaggio, la notizia della sfida imminente era  infatti dilagata rapidamente, e Fratello Morte, come era chiamato dai suoi compagni per la sua crudeltà in battaglia e la sua insofferenza verso il più classico compito del suo ordine, cioè la cura dei feriti, aveva già puntato diverse monete d’acciaio sulla sua vittoria.
Quando il mezz’elfo giunse, quindi, nei pressi degli alloggi dei draghi blu che ci affacciavano sul campo di addestramento, una piccola folla si era già radunata, e Squall, più maestosa che mai, con le scagli lucenti con tante piccole fiamme azzurre alla luce del meriggio, torreggiava su di loro attendendo il suo sfidante.
‘Eccoti finalmente, mi dicono le voci che cadendo hai sbattuto molto forte la testa, e che ora ti sia venuta il malsano desiderio di morire sotto i miei artigli’, il drago blu mostrò le zanne scintillanti e affilate, in quello che poteva essere considerato un sorriso,
‘Tu sai quale è il mio sogno, ma da solo non potrei mai realizzarlo, per cui sto cercando un alleato con la forza e lo spirito adatti, e tu mi sei sembrata davvero perfetta a questo compito, nobile drago’, l’azzurra scoppiò in una risata fragorosa, ‘Io, aiutare te? Il tuo è un sogno da stupidi, la guerra non potrà mai portare la pace, ma solo altra guerra, io seguo voi cavalieri perché siete tutti tanto stupidi da non capire questo semplice concetto, e la guerra e la distruzione sono il mio pane quotidiano’,
‘Io ti dimostrerò il contrario!’, la voce di Dumat si fece risoluta, mai si era sentito così sicuro di sé prima di allora, seppure in cuor suo sapesse che si stava gettando tra le braccia della morte, ‘Io ti sfido Squall, spirito della tempesta, se vincerò, mi farai l’onore di divenire il mio drago e di accompagnarmi nella realizzazione del mio compito?’
‘Io mi chiedo se tu sia sordo o davvero solo scemo, ma va bene accetto, non hai alcuna possibilità contro di me, e quando vedrò il tuo sangue bagnare questo campo, sarò sollevata, perché vorrà dire che ci sarà un pazzo in meno al mondo ’.

Il drago spalancò le ali e la zanne, mostrandosi in tutta la sua maestosità e rilasciando attorno a se la sua aura di terrore, il cavaliere però non si fece intimidire, per quanto  nella sua mente sapeva che l’unica cosa intelligente da fare sarebbe stata fuggire con le ali ai piedi, sfoderò la sua fidata spada e si lanciò alla carica.
L’azzurra, vedendo che la drago fobia non aveva travolto il mezz’elfo, passò alle maniere forti, tentando di lacerarlo con i suoi artigli, se fosse fuggito l’avrebbe risparmiato, forse, ma ora, in un duello leale, non avrebbe dimostrato nessuna pietà.
Dumat schivò il colpo con una capriola che lo portò sotto al ventre del drago, avrebbe concluso l’incontro con un solo fendente pensò, Squall non era però certo una sprovveduta, per cui si spostò rapidamente di lato e lo colpì con una spazzata di coda. Il cavaliere, colpito al fianco, crollò in ginocchio per il dolore, e riuscì solo con un enorme sforzo di volontà a sollevare la spada per bloccare il colpo successivo dell’avversaria.
L’arma magica penetrò a fondo nella carne della coda spinosa del drago, che ruggì per il dolore, ma l’impatto impedì al mezz’elfo di mantenere la presa su di questa, che gli sfuggì di mano. Il drago blu sbatté più volte l’estremità al suolo, cercando di liberarvi la spada dall’impugnatura d’ossidiana, fino a quando non si staccò con uno schiocco, il sangue fluì copioso dalla ferita profonda.
Lo stregone sfruttò quegli attimi di tregua per riprendere il fiato e rimettersi in piedi, la spada ormai era troppo lontana perché lui riuscisse a raggiungerla senza finire tra le grinfie della sua avversaria, ma questo di certo non avrebbe fermato uno stregone, facendo fluire l’energia magica attraverso il suo braccio fece materializzare nella sua mano una spada di pura energia.
La dragonessa guardò negli occhi il mezz’elfo, l’aveva sottovalutato, era un avversario  degno di lei, anche se i suoi ideali erano poco più che sogni infantili, la sua stupida motivazione lo rendeva davvero pericoloso, sarebbe stato davvero un combattimento divertente . . .finalmente, dopo tanto tempo.
Inspirando profondamente, riempì i suoi polmoni di aria, caricandola così con l’energia del fulmine che pervadeva il suo corpo, rilasciandola poi sotto forma di un turbine di elettricità diretta contro il nemico.
Dumat si gettò di lato, ben sapendo che se il colpo l’avesse raggiunto sarebbe morto carbonizzato, ma Squall aveva previsto lo spostamento, e così fu colpito di striscio, mentre l’elettricità gli pervadeva il corpo, intorpidendogli i muscoli e causandogli una momentanea aritmia cardiaca che lo lasciò senza fiato. Ma l’adrenalina del combattimento ebbe la meglio e così rapidamente corse verso il drago, caricando la spada per un colpo dal basso verso l’alto, mentre schivava con agilità un’artigliata, lacerandole, con un colpo poderoso, la carne tra la spalla e il collo, mancando la carotide per un soffio.
Nessuno dei due contendenti si sarebbe arreso facilmente e il combattimento proseguì tra colpi laceranti e schivate, fulmini dalle fauci e palle di fuoco, fino a quando, esausti, il drago e il cavaliere non si allontanarono l’uno dall’altro di qualche passo, sapevano, dalle ferite da cui il sangue fuoriusciva a fiumi,  dal fiato ormai cortissimo e dai muscoli doloranti, che il prossimo sarebbe stato l’ultimo colpo, per entrambi, il colpo che avrebbe decretato il vincitore, ma Squall sapeva anche che quel colpo non lo avrebbe sferrato lei. Il mezz’elfo, nel suo snello e piccolo corpo, era molto più agile dell’enorme drago, e avrebbe potuto colpirla con facilità, non appena lei avesse abbassato la guardia per attaccare, e così, mentre si muovevano in cerchio, scrutandosi per trovare una debolezza nell’altrui difesa, Squall si fermò, ‘Hai vinto ’,  ammise, prima di cadere al suolo, incapace di reggersi sulle quattro zampe, Dumat la fissò, con lo sguardo stravolto dalla fatica e dall’adrenalina del combattimento appena terminato,
‘Forza, finiscimi ’ implorò la femmina di drago ‘Dopo la sconfitta, vi è solo il nulla’, Dumat alzò la spada,
‘Dopo la sconfitta, vi può essere ancora la gloria, amica mia’ le sorrise, mentre le appoggiava la spada sul capo, in segno di vittoria, ‘una gloria da condividere assieme, se mi farai l’onore di divenire la mia compagna di battaglie’.
A queste parole dalla gola del drago fuoriuscì un suono rauco e gorgogliato, a causa del sangue che le invadeva i polmoni, che crebbe d’intensità, fino a quando non si riuscì a distinguerne una fragorosa risata, di quelle che provengono dal cuore. Squall sentiva qualcosa dentro, un calore, immagini di battaglie, di gloria, a fianco di un valoroso cavaliere, le scorrevano davanti agli occhi,
Sargonas il Vendicativo, mi fulmini’,  gorgogliò lei, tentando di alzare gli occhi per fissare Dumat, ‘accetto la tua richiesta, d’ora in avanti saremo alleati’ prese un attimo una pausa, osservando l’espressione di trionfo negli occhi del mezz’elfo, ‘In fin dei conti, un idiota come te, e con il tuo potenziale, ha bisogno di una persona con un po’ di sale in zucca che lo badi’. Squall chiuse gli occhi, e per la prima volta dopo tanto tempo, quello che percepì, non fu il niente a cui si era ormai abituata, e che aveva tentato inutilmente di colmare con la distruzione, ma una piccola goccia, non sapeva di cosa, aveva iniziato a riempirlo. Sarebbe vissuta, per aspettare e capire, la sua nuova vita iniziava quel giorno.


 

 

  
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