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Autore: universe_coda_scientist_    19/06/2012    0 recensioni
Sam, ormai diventata un donna adulta, legge come storiella della buona notte alla sua nipote più piccola, le pagine della sua vita, scritte in precedenza in preda alla nostalgia.
E' tutto sotto forma di diario della protagonista. Le sequenze sono per lo più dialogiche e il racconto è tutto un flashback. E' una storia inventata anche se un po' di reale c'è, iniziando dal fatto che i personaggi sono soprattutto i Beatles: cosa molto strana questa infatti, è tutto un'immaginazione di colei che l'ha scritto (ossia io, Universe).
La parte vera della storia sono gli altri protagonisti, che coincidono nella mia vita reale; i nomi ovviamente sono inventati ma c'è qualcosa di vero anche in quelli.
La maggior parte degli eventi riguardanti i Beatles sono davvero accaduti, mentre quelli riguardanti Sam, hanno riferimenti alla mia vita personale: purtroppo, devo dirlo, riferimenti a fatti e persone non sono puramente casuali. Vi sembrerà un presa in giro, ma se vi piace, leggetela! Spero vi possa catturare! A pubblicarla sarà la mia amica Scientist.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro diario,
in questi giorni cercherò di raccontarti la mia vita a partire da quei fantastici 17 anni  e da quella serata che mi cambiò del tutto!

Prima parte - Gioventù.
1 - 1960.

Era la mia prima sera ad una festa. Ero lì a ballare con Meg la mia migliore amica, Shelia e Julia, altre due compagne di scuola. Io all’epoca ero di statura media, capelli marroni e occhi altrettanto, grandi e come quelli di un cerbiatto. Avevo il naso un po’ a patata e le labbra piuttosto carnose. Meg invece era poco più bassa di me, magra con i capelli e gli occhi anch’essi marroni. Poi c’era Shelia, capelli biondi come i raggi del sole, occhi verdi, un po’ bassa come Meg e piuttosto magra con un sorriso che ti lasciava senza fiato. Julia anche aveva un bel sorriso, con i capelli marroni gli occhi anche e un bel fisico. Lei indossava una gonna bianca lunga e una camicia viola, io avevo una gonna a fiori e un maglioncino rosa, Meg una gonna lunga scura e un maglioncino celeste, mentre Shelia anche lei una gonna con una camicia a fiori.
Ci annoiavamo un po’ perché la musica non era un granchè, ci muovevamo poco battendo le mani, il clima non era dei migliori: in un angolo c’erano 4-5 papere che ti squadravano e ridevano dei vestiti come solo le papere possono, (non che i loro fossero bellissimi!) , poi i ragazzi si avvicinavano come zecche e cercavano di toccarti dappertutto o di alzarti la gonna = insopportabili! Tutto ciò fino a quando non arrivarono cinque giovanotti, mi sembrava di averli già visti da qualche parte ma quando iniziarono a suonare, cominciai a credere che fossero stranieri, erano troppo bravi. Le canzoni non erano del tutto Jazz, erano più movimentate e fantastiche; certo i componenti della band erano uno più carino dell’altro! Non avevo idea del loro nome e non volevo saperlo in quel momento tanto mi stavo emozionando ed eccitando. Ora le solite cornacchie della scuola ci invidiavano perché i ragazzi del gruppetto guardavano quasi sempre noi e ci sorridevano. Purtroppo finì tutto dopo neanche un’ora e dovemmo tornare a casa a causa del troppo chiasso che facevano gli stupidi che si bagnavano con le birre.
La mattina dopo mi svegliai con un gran mal di testa, andai comunque a scuola e sopportare quelle inutili ore di lezione. Io e Meg parlammo di tutto e decidemmo di passare la giornata insieme. La sera ci avviammo sulla strada di un piccolo locale di cui non ricordo neanche il nome e passammo a prendere alcune amiche. Arrivate al traguardo era pieno di ragazzine e poi c’erano loro, straordinari! Fortunatamente riuscii ad avvicinarmi al palchetto e attirò la mia attenzione un chitarrista, iniziai a guardarlo e lui mi faceva sempre occhiolini, ogni volta che si girava verso di me, così pensai avesse un tick, ma effettivamente era troppo bello per averlo!
Durante una breve pausa, il ragazzo sceso dal palco, si avvicinò a me e a Meg, gli altri lo incoraggiavano a farsi avanti, mi guardava come per dire “Ehi bambola, vieni qui!”..ricordavo quello sguardo, certo! Era lui quello che con gli amici si piantava fuori dalla scuola a fare niente e disturbare noi ragazze.. erano dei cretini!
  
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