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Autore: Inessa    19/06/2012    11 recensioni
Ogni tanto si diceva che Erano uomini, che diavolo!. Non avevano bisogno di... lucchetti alla porta, per dirla con una citazione colta (sì, be', la roba ridicolmente romantica piaceva pure a lui, e quindi?).
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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WARNING: E' DA CARIE. Non mi prendo responsabilità per questo, vi ho avvisati XD


Ah, e sì, ho cambiato nick! Adesso sono Inessa. Perché... perché sì, mi andava, era da un sacco che volevo farlo, ma non ne avevo trovato uno che mi convincesse. E questo qui, oltre ad avere la stessa iniziare del mio nick precedente, è pure legato alla mia terra, che fa sempre bene :)




Ridiculously Romantic



Merlin guardò la scatola di velluto blu davanti a lui e poi il volto serio di Arthur. Poi di nuovo la scatola. Poi di nuovo Arthur.

Quindi eccoci qui, pensò iniziando a sentire le mani che gli sudavano.

Non aveva fatto altro che scervellarsi durante le ultime settimane e adesso che - forse - l'oggetto dei suoi pensieri gli era stato presentato davanti, non sapeva se esserne felice o meno. Di certo era molto imbarazzato.

- Questo è il motivo per cui sei stato così sfuggente in questi giorni, no? - domandò Arthur tranquillo, incrociando le mani davanti a sé, seduto sulla poltrona di fronte a lui.

Merlin prese un respiro. Sì, era quello il motivo e l'essere stato scoperto gli bruciava parecchio. Non tanto per il fatto in sé, quanto perché era stato molto, molto infantile, e ne era consapevole.

- Arthur... - disse incerto, sollevando una mano nella sua direzione.

Arthur cosa? Hai frainteso?, Arthur, fammi spiegare?

Non c'era niente da spiegare, Arthur aveva capito benissimo.

Quella non era la prima scatola in velluto blu che Merlin vedeva nelle mani di Arthur, però era l'unica per cui non fosse stato chiamato in aiuto al momento della scelta. E di scelte ce n'erano state ben cinque, una più dolorosa dell'altra, se qualcuno fosse stato interessato al suo punto di vista.

L'anello per Sofia era stato la cosa più pacchiana che gli fosse mai stata messa davanti, a suo modesto parere. E Arthur ai tempi era ancora troppo asino per capirlo o per dargli ascolto, quindi aveva comprato quella cosa tanto brilloccolosa, che poi era stata restituita al gioielliere nel giro di una settimana.

L'anello per Vivian era stato molto sofisticato, ma la scelta abbastanza facile. Era bastato scegliere in base al prezzo. Quello più alto, naturalmente.

L'anello per Elena era stato pure perfettamente in linea con la persona che lo avrebbe ricevuto, in senso positivo, però. Era stato così perfetto che quando Arthur aveva capito che non sarebbero mai andati da nessuna parte, lo aveva direttamente messo in tasca a Gwaine, dicendogli che lui avrebbe avuto di certo più fortuna. E così era stato, anche se Merlin aveva stressato Arthur molto a lungo per essere stato un asino totalmente privo di tatto. Ma Gwaine non aveva un soldo e non si faceva problemi. Era solo un simbolo, no?

Poi c'era stata Gwen, e Merlin aveva sperato (o forse temuto) che quello fosse l'ultimo anello della lista. Era elegante e semplice, contrariamente alla situazione goffa e complicata in cui lei, Lancelot ed Arthur si sarebbero cacciati di lì a poco. La sensazione che aveva provato accompagnando Arthur dal gioielliere (Arthur, anche se non lo avrebbe mai ammesso, sperava di tenere in piedi la dignità che credeva di aver perso scegliendone sempre uno diverso) per la restituzione Merlin non l'avrebbe mai dimenticata. E forse nemmeno il senso di colpa per essersi sentito così sollevato.

L'anello per Mithian nemmeno se lo ricordava, eppure, era stato lui stesso ad andarlo a cercare, dopo essere uscito, nudo, dal letto di Arthur, per riportarlo al gioielliere. Quando era tornato ed Arthur gli aveva chiesto dove fosse mai andato al mattino così presto, Merlin non gli aveva fatto nemmeno finire la frase. Lo aveva spinto indietro sul letto, gli si era seduto a cavalcioni sui fianchi, e gli aveva causato un'amnesia permanente baciandolo allo sfinimento.

Una cosa aveva accomunato però tutti gli anelli di Arthur. Li aveva comprati dopo esattamente sei mesi dall'inizio delle varie relazioni. Perché Arthur era un asino con manie di pianificazione, ed apparentemente nessuno ci aveva fatto caso tranne Merlin. Era a questo che portava finire insieme al tuo migliore amico, no? Forse lo conoscevi molto meglio di quanto fosse mai stato umanamente consigliabile.

Eppure Merlin non lo aveva fatto apposta. Era stato naturale, all'approcciarsi del loro sesto mese di relazione, iniziare a diventare nervoso. All'inizio quasi non se n'era accorto, poi avevano trasmesso in TV Se scappi ti sposo e lui davvero non voleva paragonare Arthur a Julia Roberts. No, davvero. Tipo. No. Anche perché questo avrebbe fatto di lui il Richard Gere della situazione, e lui proprio non ci si vedeva. Eppure tutti i pezzi erano ritornati al proprio posto ed aveva iniziato a chiedersi coscientemente se presto sarebbe toccato a lui ricevere un anello. E lui lo voleva. Lo voleva perché era un insicuro, perché non voleva essere da meno rispetto alle precedenti relazioni di Arthur e, se l'acquisto di un anello era di una qualche indicazione, lui aveva bisogno di una rassicurazione.

Dall'altra parte, gli diceva la sua parte razionale, visti i precedenti, forse non avere nessun anello non era una cosa poi così negativa.

E man mano che il sesto mese si avvicinava e poi la prima e la seconda settimana successive alla data X scivolavano lente, lui diventava sempre più insicuro, tanto da essersi allontanato involontariamente da Arthur. Stava per iniziare a pensare che le relazioni di Arthur avessero davvero una qualche "maledizione del sesto mese". Ogni tanto si diceva che Erano uomini, che diavolo!. Non avevano bisogno di... lucchetti alla porta, per dirla con una citazione colta (sì, be', la roba ridicolmente romantica piaceva pure a lui, e quindi?).*

Eppure, quando pensava ad Arthur, a quello che erano stati e a quello che erano diventati, sentiva un tale groviglio di sentimenti che persino essere razionale gli riusciva difficile e, in fondo, aveva solo così paura.

- Aprila, - gli disse Arthur facendo un cenno verso la scatola.

Lui lo guardò nervoso e deglutì. Be', era il momento della verità, no? Magari dentro quella scatola c'era un piercing da capezzolo e tutto si sarebbe concluso con una risata. No, eh?

Allungò la mano sinistra verso il tavolino, incapace di nascondere il tremore. Poggiò il gomito sul ginocchio e si aiutò con la mano destra per aprirla, attento a non farla cadere. Serrò gli occhi. Si sentiva un fascio di nervi, come se quella scatola fosse stato un vado di Pandora e adesso che l'aveva in mano forse avrebbe preferito non averla, perché, insomma, lui non voleva finire per restituirla al gioielliere nel giro di qualche giorno.

- Non essere idiota, Merlin, apri gli occhi! - gli intimò Arthur con il suo immancabile tatto.

Eseguì l'ordine ed osservò attento la banda argentata dal taglio ovviamente maschile (cosa si aspettava? un brillocco?) che gli luccicava davanti agli occhi. Sopra aveva un intreccio che spiccava su uno sfondo nero.

Okay.

- Decisamente non un piercing da capezzolo, - disse a se stesso.

A giudicare dalla risata e dall'Idiota! di Arthur, non doveva averlo detto soltanto a se stesso.

Era troppo largo per essere un piercing da capezzolo, continuò a pensare incoerentemente. Anzi, a guardarlo bene era troppo largo pure per una qualunque delle sue dita e... no, non abbastanza largo per quello (ehi, Arthur era un pervertito, si sarebbe aspettato di tutto!). L'ultima sperò di non averla pensata ad alta voce, perché sarebbe stato molto imbarazzante.

- Prima che ti vengano in mente strane idee, Merlin, - oddio, lo aveva davvero pensato ad alta voce? - Quell'anello non è per te.

- Scusami? - domandò immediatamente più irritato che confuso, sollevando lo sguardo verso la stupida faccia di Arthur.

- Eh? No, no! - rispose l'asino mettendo le mani davanti al petto in gesto di difesa, - Oddio, perché devi rendere sempre tutto così complicato?

Merlin sollevò un sopracciglio scettico.

- Ascolta, fammi finire, okay? - chiese Arthur sporgendosi verso di lui.

Portò le mani attorno alle sue, che ancora avvolgevano la scatola e un sorriso gli distese il volto.

- Se ci ho messo tanto, stavolta, non è perché penso che la nostra relazione sia inferiore alle mie relazioni precedenti, nonostante le tue stupide insicurezze, - disse con un sorriso ironico.

Merlin decise di concedergli altri dieci secondi prima di alzarsi e mandarlo a quel paese.

- Solo che... proprio perché noi siamo di gran lunga al di sopra di qualsiasi altra cosa mi sia capitata nella vita, seguire il solito schema vuoto non avrebbe avuto alcun senso e non avrebbe avuto nemmeno senso aspettare sei mesi. Siamo noi, Merlin, non abbiamo mai avuto bisogno di definizioni per esserlo.

Merlin gli sorrise ed Arthur in risposta mosse le mani sopra le sue in una carezza.

- Poi ci ho pensato e... non azzardarti a fare battute, non sei l'unico ad essere nervoso, qui! - gli intimò prima che potesse dire qualsiasi cosa, - Ed ho deciso che stavolta avrei comprato un anello perché fossi tu a metterlo a me.

Merlin chiuse gli occhi, mentre un'ondata di qualcosa di indefinibile gli saliva in gola. Abbassò la testa fino a toccare con la fronte la scatola e le mani di Arthur, intenerito.

- Perché la verità è che io ho bisogno di schemi per sentirmi al sicuro, e questo tu forse lo sai meglio di me. E se una cosa rientra negli schemi, mi illudo di poterla controllare. Nella mia mente regalare un anello alle persone con cui stavo era un modo per tentare di legarle a me, di farle promettere a me, di non farle fuggire, come se questo potesse bastare... e invece io non voglio controllarti. Non voglio tenerti legato a me solo perché lo dice un pezzo di metallo. Io... ti prometto me stesso, di mia spontanea volontà...

Si interruppe, riempiendo il silenzio con una risata nervosa.

- E penso che dovrai accontentarti, perché è tutto quello che posso davvero prometterti.

Seguì qualche secondo di silenzio, e Merlin finalmente risollevò la testa per trovarsi gli occhi incredibilmente blu di Arthur che lo guardavano incredibilmente sinceri e indifesi.

Senza dire una parola, Merlin sfilò l’anello dalla scatola, afferrò la mano sinistra di Arthur e fece passare lentamente il suo dito indice all’interno della banda argentata.

- Be’, se deve essere un simbolo che ci appartiene, tanto vale fare le cose per bene, - disse sorridendo all’espressione perplessa di Arthur.

- Dio, - sussurrò infine, come in un respiro liberatorio. Spinse Arthur verso la spalliera della poltrona e gli si sedette a cavalcioni in grembo.

Gli infilò le mani tra i capelli e lo attirò a se, facendo incastrare le loro labbra. Gliele morse e lo baciò famelico; gli sfilò la camicia dai pantaloni, passandogli le mani sul petto, incoraggiato dalla risposta accalorata di Arthur. Poi si staccò da lui, bisognoso d’aria, e rimase lì, con la fronte contro la sua, tentando di riprendere fiato.

- Tu sei… - tentò di dire tenendolo stretto a sé.

- Meraviglioso? Stupendo? Bellissimo? Immensamente sexy? – offrì Arthur accarezzandolo lungo la schiena.

Merlin rise, sussurrandogli solo un Incredibile! a fior di labbra. Poi lo baciò di nuovo, lentamente, assaporando solamente il momento e quella sensazione indescrivibile ed inebriante che lo aveva colto mentre faceva indossare il loro anello ad Arthur. Che non aveva a che fare con quello di Sofia o quello di Vivian o Elena o Gwen o Mithian. Se non altro, perché stavolta Merlin glielo avrebbe fatto tenere stretto.



Fin.




* and ** sono ovviamente citazioni del buon Brian Kinney (QaF). Perché diciamocelo, questa roba è parecchio mielata e lui non sarebbe orgoglioso di me per questo, però magari se lo cito è un buon compromesso, no?

   
 
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