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Autore: Vitriolic Sheol    19/06/2012    1 recensioni
Due strade completamente diverse trovano il modo di incontrarsi, prima o poi.
Si affiancano, corrono parallele, si intrecciano; a volte una di queste irrompe nel percorso dell’altra stravolgendone il percorso, per poi andarsene altrettanto bruscamente.
A volte con conseguenze inimmaginabili.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Xigbar
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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(consiglio la lettura, ascoltando "Interpretation of a nightmare" degli About Wayne)

* Embers and Ashes *


Erano trascorsi tre mesi dal primo incontro tra Xigbar ed Elizabeth.... tre mesi in cui la "relazione" si era solidificata, tanto da spingere l'uomo a presentarla ai propri compagni; essi avevano messo da parte gli inutili, quanto stupidi, pregiudizi sul grande divario d'età tra i due e l'avevano accolta nella loro "famiglia".... Era raro vedere Xigbar, il loro Xigbar, così legato ad una persona e, per questo, non avevano potuto far altro che dare la loro benedizione.
Ma un'altra importante novità si era profilata... Xemnas aveva accolto nel loro clan un altro ragazzo, di nome Zexion, che trasmetteva sempre la sensazione di essere sospeso tra il mondo terreno e qualcosa di invisibile. Nulla si sapeva di lui, tranne che era orfano dalla nascita e che aveva avuto un trascorso disseminato di continue visite al carcere per droga.

Agosto, settembre, ottobre.... la ruota del tempo era trascorsa placidamente fino ad arrivare a novembre.

E proprio in uno dei quei giorni, arrivò alla porta del loro rifugio una cassa. Una grossa cassa di compensato chiaro, di quelle ordinarie, canoniche, inoffensive. Mosso dalla curiosità, Axel fu il primo ad aprirla, fantasticando su quello che avrebbe potuto trovarvi all'interno.


Ma appena divelse il coperchio di legno ed ebbe dato un'occhiata al contenuto, trovò istintivo retrocedere di qualche passo, lasciando andare le braccia lungo i fianchi, lo sguardo smeraldino fisso su un nodo del legno.

"Allora, cosa c'è dentro questa cassa?" gli domandò Saix, avvicinandosi.

"Saix, dì a Xemnas ed agli altri di venire subito qui.... credo si stia profilando un grande problema."

***********

Il rollìo della metro la faceva quasi addormentare, aveva già cambiato linea tre volte e quest'ultima l'avrebbe ricondotta a casa, a Twilight Town. Dal secondo "scalo" però, aveva la fastidiosa sensazione di essere osservata; più volte (memore del primo incontro con Xigbar) si era guardata attorno, non trovando nulla di sospetto...

Con la testa poggiata al finestrino, si trovò a pensare alla sua famiglia... ma poi, alla fine, ne aveva mai avuta una? O si era trattato solo di un gruppo di persone che, incatenate da intrecci biologici e genetici, si era ritrovata costretta a vivere sotto lo stesso tetto?
Abbandonò nel tram quei pensieri, scendendo alla propria fermata ed incamminandosi verso l'uscita tra una brulicante massa nero-grigia di gente.

"Di nuovo quella sensazione... sto diventando paranoica..."

Svoltò l'angolo, ancora pochi metri la separavano dalla luce calda ed aranciata della città.

"Devo tranquillizzarmi....cosa vuoi che succ... AH!!"

Una morsa d'acciaio le si avvolse all'improvviso attorno al collo, spezzandole per un attimo il respiro e sollevandola da terra... con occhi febbrili per la paura, vide tre individui incappucciati che la stavano aggredendo.
Cominciò a scalciare alla cieca, quando si sentì inondata di un liquido gelido a partire dalla testa: uno dei tre uomini, forse cercando di "sedarla" le aveva rovesciato in testa un'intera bottiglia di birra.

"Che fai, provi a reagire stronza?!" le disse uno di loro, malevolmente ironico.

Istintivamente affondò più che potè i denti nel braccio dell'energumeno che la stringeva, il quale, in risposta al dolore sentito, la scaraventò contro il muro, facendole sbattere la fronte contro la parete. La ragazzà barcollò ma riuscì a non cadere, si voltò di scatto e riuscì a centrare con un calcio, le parti intime dell'uomo, che si afflosciò a terra. La vittoria ebbe però poco fulgore, perchè un pugno tremendo le arrivò in viso, colpendola ad uno zigomo. Mille fuochi d'artificio le esplosero davanti agli occhi.

"Prendi questo, brutta troia!"

"Ora sei un pò meno spavalda, eh stronza?!"

Elizabeth però reagì; riuscì a dare un pugno al secondo individuo, ma fu bloccata dal terzo che le tirò una ginocchiata tanto forte allo stomaco, che cadde bocconi a terra, incapace di muoversi.... avvertì la mano di uno di loro afferrarle i capellli, storcendole dolorosamente la testa all'indietro e mormorandole qualcosa che non riuscì a capire.... un secondo, tremendo colpo alla testa la fece sprofondare nell'incoscienza.

***********

Erano tutti lì, attorno a quella cassa di cui nessuno era ancora riuscito a toccare il contenuto. Erano attoniti, addolorati, forse un pò spaventati... ma sapevano che quella, trasmessa con quel gesto, era la dichiarazione di guerra pù terribile che avessero mai avuto.

***********

Buio. Cosa. Sonno. Rumori. Sonno. Dormire. Fastidio. Voglio dormire. Rumori. I vicini, forse. Voglio dormire. Ancora rumori. Non voglio svegliarmi. Quali vicini. E' buio. Ancora rumori. Ancora buio. Che ore sono. Presto. Tardi. E' buio. Rumori. Xigbar. Sei tu.
Voci. Voci. Buio. Sonno. Non voglio svegliarmi. Troppo buio. Quante voci. Zitti. Zitti vi prego. Sto dormendo. Buio. E' ancora notte. Dormire. Cos'è stato. Ladri. Ci sono i ladri. Xigbar. Solo sonno. Notte. Voglio dormire. Buio. Sonno. Notte.

Axel. Sei tu?. Cos'è. Morbido. Xigbar. Sto dormendo. E' tardi. Devo alzarmi. Sonno. Troppo. Axel. Svegliami. Deve essere tardissimo. Basta sonno. Mattina buia. Che silenzio. Devo alzarmi. Troppo buio. Luce. Dove. Comodino. Luce. No. Dove. Cosa c'è qua. Pesante. Sono sveglia. Xigbar.  Devo alzarmi.  Cos'è. Uno scherzo. Alzarmi. Luce. Luce. LUCE.

DOV'E' LA LUCE. NON CI VEDO. SOFFOCO! VIA! FATEMI USCIRE! XIGBAR! DOVE SEI! DOVE SIETE TUTTI! XIGBAR! XEMNAS! E' TUTTO BUIO!

LUCE! LUCE! LUCEEEEE!

**************

Gli uomini erano impietriti. Non sapevano cosa dire, cosa fare, cosa pensare.... ogni sicurezza era stata strappata loro via con quella "cosa".
Per la prima volta erano spaventati.... storditi... impreparati.

**************

"Devo stare calma. Oppure mi metto ad urlare. Ma se comincio non finisco più. Non voglio urlare. Devo stare calma. Anzi, voglio svenire. Non sentire più nulla. Non vedere più nulla. Perchè non posso svenire? Non ce la faccio. Eppure dentro di me sto urlando. Come in una poesia che abbiamo studiato al liceo. Ecco, concentrati sulla poesia. Non pensare ad altro. Sei nella poesia. La poesia dice che urlo in una calma strana. Ecco. Lo sto facendo. Concentrati sulla poesia. Non pensare ad altro. Fai finta di scriverne una.

Vedi e descrivi. Cosa vedi?

Una cella. No, non è proprio una cella. E' una stanza. Davanti a me c'è qualcosa. E' buio. Non vedo.

Concentrati. Non perdere il ritmo. La poesia. Stai scrivendo una poesia. Allora, c'è una stanza. Coraggio.

Io sono dentro a questa stanza.

Continua.

Io sono dentro a questa stanza. E intorno tante cose lunghe e nere.

Cosa ti sembrano? Catene?


No. Non lo so.

Concentrati meglio.

Ricordo qualcuno che mi ha buttato in questa stanza.

Qualcuno chi?

.......

Qualcuno chi.


Non voglio rispondere.



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* Angolino dell'autrice *

Vi prego non uccidetemi. Q.Q so che doveva essere il capitolo conclusivo, ma mi trovo costretta a dividerlo in due parti!  Posso tranquillizare dicendo che arriverà presto? Giuro! I ringraziamenti ovviamente, li metterò nel prossimo capitolo :)

Grazie miille per la comprensione e scusate ancora!







  
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