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Autore: Bakyura_    19/06/2012    4 recensioni
«Spostarsi fino a Seoul era stato traumatico, e l'eccitazione iniziale era scomparsa sin da quando aveva sentito la rauca e scura voce di quello che sarebbe stato il suo capo di lavoro. Beh, non era il massimo, ma a quanto pareva fare la cameriera in un albergo era la miglior cosa che quella città poteva offrirle. Era un albergo di lusso almeno, per quanto potesse suonarle consolatorio. In quel posto , luminoso e splendente, dalle decorazioni brillanti, lei era la gentaglia, quella che la reception cercava di tenere il più lontano possibile per evitare che la sua molesta presenza turbasse l'umore dei prestigiosi ospiti.
Non conosceva nessuno di loro, forse era per quello che, nonostante l'incidente, avevano accettato di prenderla a servizio tuttavia poteva affermare d'aver visto tipi alquanto originali,come a esempio un'eccentrico ragazzo dai capelli bicolore e un ragazzino con la testa a forma di ghianda scolorita. Chi sa chi erano, probabilmente attori, o simili, ma non le importava, anzi, forse sì dato che sarebbe dovuta sicuramente passare dalle loro stanze. Sperava che fossero civili, almeno quello. Si preannunciava una lunga giornata... »
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Key, Nuovo Personaggio, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Caro diario …..    
Oggi ti scrivo perché sono in cerca di una soluzione, e ho ben pensato di ascoltare un consiglio datomi la scorsa mattina. Così eccomi qua, a imbrattare le tue pagine ingiallite e stropicciate. Suppongo che ora ti chiederai, in qualche sconosciuta maniera, perché io ti stia scrivendo proprio in questo momento,dopo chissà quanto tempo  passato da gettato sotto quel mobile nella mia stanza, e circa alle sette del mattino prima di andare a scuola col rischio di perdere il Pullman. Beh, per tua informazione, ti darò la tanto attesa spiegazione. Semplicemente, non avevo un cazzo da fare in  questi pochi minuti e mi scocciava pensare  a far qualsiasi altra cosa. Credo di fare già fin troppo, ed è anche questo uno dei motivi per il quale ho deciso di tentare questa emerita idiozia. Tu pensi che sia possibile ridursi in uno stato ancora più miserabile di questo?

 

«Ma che diamine sto facendo!» Esclamò improvvisamente, lanciando via il quadernetto, che fino a qualche minuto prima aveva tenuto tra le mani per scriverci placidamente sopra.
Sospirò affranta, battendosi una mano sulla fronte coperta dai capelli scuri.
Ma perché aveva deciso di dare ascolto a Deb, come diavolo le era saltato in mente anche solo di provare, visto che i risultati non sarebbero stati chissà quanto soddisfacenti se non completamente inutili. Ok, era meglio dire solo inutili .
Sarebbe stato molto più sincero.  Un idea simile avrebbe dovuto allontanarla sin dal primo momento, ossia rendere presente la totale inutilità dello sforzo che la sua migliore amica aveva compiuto, nella speranza d’evitarle il ricovero per via di un esaurimento nervoso.
Alla fin fine avrebbe anche potuto iniziare a vederlo come una maniera gentile per dimostrarle affetto, peccato che tutte le volte si dimenticasse puntualmente di buona parte del suo carattere.
«Sempre la solita.» Mormorò tra se, con fare quasi totalmente rassegnato mentre si avvicinava alla porta bianca della sua stanza, facendo per uscire. Quella mattina sembrava fare più freddo del solito, nonostante fossero solo a metà settembre, anche in una città già abbastanza gelida come Hanover. Vivere nel New Hampshire non sempre aveva dei privilegi, anche se a dirla tutta il periodo veramente glaciale doveva ancora arrivare e secondo la sua opinione personale di privilegi ce n’erano pochi sempre e comunque. 

Iniziò a scendere lentamente la scalinata principale di casa, quella che portava poco vicino l’entrata e che dava verso la cucina, guardandosi intorno di tanto in tanto. Sperava seriamente che suo fratello quella mattina se ne restasse a letto a dormire.
La mattinata non solo non era iniziata bene, ma sarebbe andata anche e peggio, bastava riflettere sull’orario giornaliero per sentire un nodo salire su per la gola e diventare lentamente insopportabile..
Se ne avesse avuto la possibilità, le sarebbe piaciuto tornarsene dritta in stanza e buttarsi come un sacco di patate sul letto, in modo da potersi dedicare ad un’attività molto, ma veramente molto, più importante di qualsiasi altra. Una sana e ristoratrice dormita, visto che la nottata precedente non era stata granché piacevole.
Passare praticamente mezza della propria serata fino a notte inoltrata nella vana speranza di poter studiare in modo decente letteratura era decisamente uno spreco di energie, senza contare che i risultati sarebbero restati comunque molto scarsi. Ah, essere delle liceali dell’ultimo anno era meno piacevole di quanto non avesse mai immaginato al primo anno.
Si metteva a ridere quando solitamente sentiva qualche primina parlare, o forse sarebbe meglio dire ciarlare in maniera decisamente spropositata, su quanto le sarebbe piaciuto volare direttamente all’ultimo anno.
Perché poi? Beh, probabilmente per inseguire quei sogni  fantastici da Telefilm. Sogni che naturalmente non appartenevano al mondo reale, o semmai, non al suo.
« Andy, vuoi sbrigarti?» Esclamò una voce femminile, chiara, e tremendamente decisa. Come al solito la presenza di sua madre ogni prima mattina non poteva mancare in nessuna maniera. Altrimenti come avrebbe fatto ad arrivare non innervosita a scuola, sarebbe stato assolutamente improbabile.

« Deborah ha chiamato a casa. Ha detto che ti sta già aspettando al solito posto e che oltretutto sei molto in ritardo. Non avevi compito oggi poi? Pretendi farti cacciare fuori per l’ennesima volta e prendere un brutto voto solo perché sei un … »si bloccò non appena vide la figlia fare la sua comparsa davanti la porta. Dall’espressione,  e sopratutto dal portamento, sembrava un misto tra lo Yeti e Big Foot.
Una specie di ibrido nato dai due che aveva plasmato una nuova specie animale, o nemmeno.
«Ho capito, ci sono, ci sono»Borbottò  più a se stessa che a lei, avanzando con fare trascinato e finendo poi col lasciare malamente il proprio zainetto sul pavimento, proprio accanto al tavolo.

Sei già vestita?»domandò la donna, concentrandosi sul sandwich che stava preparando molto probabilmente per quell’impiastro di suo fratello minore.
Non lo vedi?» Chiese retoricamente e con una certa ironia, rivolgendole un mezzo sorriso mentre strappava un acino d’uva  da uno dei grappoli presenti nella coppa che si trovava proprio di fronte a loro, mettendoselo in bocca con una certa calma.

«Uhm, in realtà si, ho compito … »continuò a dire con la bocca piena «Però ci vado piuttosto tranquilla»spiegò con nolachance, cercando di ingoiare, rischiando quasi di strozzarsi, quando nel farlo l’acino le andò di traverso.
Tossì un paio di volte, rumorosamente.
«Questo succede perché non stai mai attenta..»l’ammonì la madre,  calma e per niente all’armata, dopo averle dato qualche pacca sulla schiena, per placare l’attacco di tosse.
Aveva notato subito come non si  fosse  trattato di niente di grave, altrimenti non si sarebbe comportata a quel modo. Andy le sorrise quieta,  nascondendo una sfumatura ironica dietro un’espressione velata da una falsa innocenza.
«Sei sempre così amorevole, mamma cara»scherzò, usando quel perenne tono sarcastico, che pareva celare  una forma di affetto particolare. Che il loro rapporto fosse sempre stato strano ormai era noto a buona parte della popolazione di Hanover, che per di più non era nemmeno chissà quanto numerosa. Sorrise al pensiero,  ricordando quanto nel suo modesto insieme quella piccola città fosse comune.

«Di nulla»ribatté la donna, mettendo finalmente nello zainetto blu del figlioletto il panino che aveva finito di aggiustare con cura , chiedendo poco dopo alla maggiore se ne volesse uno, ricevendo come risposta un sì secco.
I Sandwich a scuola erano l’unica ragione di vita che la spingevano ad andare avanti dopo ore talmente terribili da poter spingere al suicidio, o anche solo al vano tentativo,  pure il migliore degli studenti dell’istituto, e di bravi se ne potevano trovare a bizzeffe nella scuola, proprio com’era semplice trovare una baraonda di idioti d’altra parte.
Quelli sarebbero stati sempre ovunque, inutile, in qualsiasi paese del mondo e in qualsiasi scuola. Si riproducevano all’impazzata come delle cellule patogene fuori controllo, lì  pronte  a sostituire quelle buone fino ad ucciderle. Bah, niente da fare, la melodrammaticità era nell’aria quella mattina.

«Non ci hai messo la mostarda vero? »Domandò improvvisamente,  alzando una delle due sottili fettine di pane, dopo aver completamente aperto l’involucro di carta che ricopriva il cibo. Odiava la mostarda. 
«No, non ci ho messo la mostarda» Affermò annoiata .
La conosceva fin troppo bene per commettere un errore così banale, e poi non era mica una povera donna anziana priva di memoria per poter dimenticare un particolare che ormai la figlia le ripeteva all’incirca da diciotto anni abbondanti.
«Molto bene»-Esclamò la ragazza, rimettendo tutto in cartella, e osservando la madre uscire velocemente dalla cucina.
«Matt! » Sentì urlare sua madre per la seconda volta, mentre batteva un piede su quello che sarebbe sicuramente dovuto essere uno dei gradini della scalinata che portava al piano di sopra.

«Matt! Scendi. Farai tardi! Non farmi venire su, sia chiaro. » Minacciò dal piano inferiore, facendole sfuggire una risatina.
Certo, suo fratello sicuramente doveva ancora star facendo il suo lungo e bel viaggio nel mondo dei sogni, d’altra parte era persino più notturno di lei, con l’unica differenza che il suo tempo di notte preferiva passarlo giocando ai videogiochi piuttosto che a dormire.
«Matthew!» Tuonò, per l’ennesima volta, la voce sempre più acuta di sua madre che ormai pareva davvero prossima a perdere le staffe. 
Essere chiamati per nome completo non era mai assolutamente conveniente, e più tempo trascorreva e più Andy comprendeva come  vivere una mattinata tranquilla in quella casa  fosse pressoché impossibile. Avrebbe dovuto iniziare a farsene una ragione, eppure ogni  giorno  non riusciva a far a meno di rifletterci e di ridere ad ogni scenata fatta da sua madre, che in preda a una crisi isterica, sopratutto dovuta al forte carico di lavoro sia domestico che esterno da sopportare, aveva un limite di pazienza davvero basso.

Iniziò a farle il verso, a bassa voce, e in maniera scherzosa, muovendo la labbra a tempo con le sue parole e prendendo a gesticolare in maniera piuttosto evidente, provando ad imitare quelle che sarebbero dovute essere le movenze di sua madre.
« E non costringermi a toglierti tutti i videogiochi!»concluse alla fine, in coro con la donna,  che ormai esasperata, dopo aver ricevuto un brontolio come risposta dal figlio minore, se ne era tornata in cucina più sconfitta che trionfante.
«Hai davvero intenzione di sequestrargli ogni cosa?»chiese con una certa curiosità, senza provare a diminuirla, anche solo per mostrare un briciolo di discrezione, che evidentemente non le importava .
La donna non disse nulla.
«Va bene, ho capito, lascio stare» Decretò la ragazza, mettendosi lo zainetto in spalla con un movimento veloce delle braccia. 

La salutò con la mano sinistra, dirigendosi verso l’uscita e incontrando così proprio nel corridoio quella peste diabolica sotto false spoglie.
«Sorella» disse il più piccolo, guardandolo nella sua imponenza da un metro  e cinquantacinque. Per quanto fosse bassa almeno vedendo lui poteva consolarsi.
«Fratello» Ricambiò il saluto nello stesso identico modo, sfoderando un enorme sorriso soddisfatto a trentadue denti.
Urlò l’ultimo saluto una volta vicina all’uscio di casa, ricevendo una serie di tipiche e già sentite raccomandazioni. “Guarda quando attraversi”, “Non parlare con gli sconosciuti”, “Non accettare passaggi”, “Comportati in modo decente a scuola”.
Tra tutte quante la peggiore le sembrava proprio l’ultima.
Quel giorno era sicura che come al solito un salto in sala punizione  lo avrebbe dovuto fare comunque, volente o  nolente, ma c’era anche da aspettarselo visto l’imminente incontro con la Professoressa Cornwell.
Già, mai che le prendesse un raffreddore, una febbre da cavallo, un qualsiasi cosa che potesse metterla K.O per un solo fottutissimo giorno, ma niente.

Sospirò affranta, ormai giunta in strada, alzando gli occhi scuri al cielo e notando così i minacciosi  nuvoli che le si spostavano sul capo, guidati dal vento. Persino il tempo sembrava far da presagio a quello che sarebbe giunto dopo.
«Che schifo.. »Borbottò Andy tra se e se, accelerando il passo, sempre più timorosa di ricevere una bella strigliata da parte della sua migliore amica e magari anche una doccia fredda visto che cominciava a credere che da lì a poco avrebbe potuto iniziare a far un bel temporale, e una doccia fredda non era quello che più desiderava. 
Nel muoversi si guardò più volte  intorno, cercando di analizzare il paesaggio che la circondava.
Non c’era niente di speciale da poter guardare in una fredda mattina d’inverno da terribilmente in ritardo. 
Una volta percorso un certo tratto di strada poté finalmente ritenersi arrivata quando, davanti a se, non vide, poco distante, il pullman, di quel giallo visto e rivisto in qualsiasi Telefilm americano, famoso come non mai per quell’insulso particolare, spezzava brutalmente l’aspetto smorto del paesaggio , spiccando all’orizzonte.  


Lo fissò per qualche secondo, notando immediatamente come fosse prossimo a partire. Sbarrò gli occhi, agitata. Di Deborah vicino la fermata, ormai deserta oltretutto, non c’era traccia, segno che doveva già esser salita.
Si affrettò, iniziando a muovere il braccio nella speranza che Gordon, l’autista, si accorgesse di lei prima di mettere in moto e partire. Sarebbe stato un disastro arrivare tardi quella mattina, l’avrebbe segnata prima ancora del suo vero inizio .
«Aspetti! Aspetti! » Urlò, rischiando di scivolare per via di qualche residuo di neve, divenuta ghiaccio.
bRaggiunse lo sportello,  quasi chiuso, infilandoci il braccio per fermarlo, facendo sussultare dallo spavento il povero conducente che non si aspettava di veder spuntare qualcuno in quel modo.
«Ma che…..» brontolò confuso, premendo il bottone opposto a quello di chiusura, aprendo lentamente lo sportello.
Andy tirò un sospiro di sollievo, notando soprattutto di avere ancora il gomito attaccato al resto del braccio.
–«Grazie, Signor Sanders» Cantilenò, salendo i due grandi scalini all’entrata, sorreggendosi al primo posto davanti a lei. Una volta su, si guardò intorno , ancora,  intravedendo una mano muoversi in aria e indicare un posto, proprio a metà bus.  
Peccato che non fosse l’unica a muoversi.
Si chiedeva come certa gente potesse essere così attiva alle sette del mattino, mah.  Sarebbe rimasta nell’indecisione, se poi non avesse notato i capelli neri e lunghi dell’amica spiccare tra quelli di tutti gli altri per via di un accecante fermacapelli rosso. Per fortuna che amava i colori sgargianti.

Riprese a camminare, anche perché spronata dalle parole stizzite di Gordon- o il Signor Sanders -che con lei in piedi era impossibilitato a continuare la partenza.
Scivolò velocemente tra i posti, andando finalmente, con suo grande conforto, a sedersi su quel benedetto sedile, notando immediatamente gli occhi scuri dell’amica fissarla con fare leggermente severo.

«Sei. In. Ritardo.» Scandì per bene, mettendo le braccia conserte al di sotto del petto, e assumendo così un’aria ancora più seria. Le ricordava tanto sua mamma. Tirò fuori lo stesso sorriso innocente che aveva sfoderato qualche minuto prima.
« Mi dispiace, tanto tanto tanto »Fece, rammaricata, battendo appena le ciglia «Ma ho fatto il possibile, sia chiaro» le diede una pacca sulla spalla. Quella sospirò affranta, incapace di prendersela per così poco, ed Andy lo sapeva fin troppo bene. D’altra parte si conoscevano dalle medie.
« Lo sai che odio dover starmene da sola sul Pullman, mi agito! » Esclamò stressata gesticolando con le mani. L’altra sorrise divertita.
« E per l’ennesima volta ti chiedo il perché. Hai paura di incontrare Hannibal Lecter?» scherzò , ruotando appena gli occhi in aria. Come avrebbe fatto poi quando avrebbero dovuto dividersi,  il college ormai incombeva.
« Ha.Ha » rise falsamente la mora. «Sia anche cosa mi da fastidio, e so anche cosa stai per farmi notare, perciò, non farlo »Ordinò con serietà, puntandole contro l’indice.
Andy rise, alzando le mani in segno di resa .
«D’accordo,  d’accordo, non dirò nulla.» Concesse, guardando davanti a se il Pullman che si non chissà quanto velocemente per le strade poco trafficate.
br>Spostò appena lo sguardo, osservando con la coda dell’occhio la compagna, intenta a sistemare i libri contenuti nel suo  lo zainetto bianco , perfettamente pulito, privo di macchie.
Sempre precisa pensò divertita,  aumentando il sorriso che le era comparso prima. Forse quella che non c’è l’avrebbe fatta senza di lei non sarebbe stata solo Deborah.
Di certo al College non avrebbe trovato qualcun altro disposto a prendere il Pullman in ritardo con lei, e a tenerle il posto, ah già, forse non avrebbe nemmeno dovuto prenderlo un Pullman in quell’occasione, ma erano particolari superflui; le bastava ricordare che una volta cresciuta avrebbe dovuto salutare molte cose che forse in quel momento le apparivano banali, quotidiane, ma che era certa che poi le sarebbero mancate. Come avrebbe potuto provare il contrario.

«Mi stavo quasi per dimenticare...ho saputo una cosa» Fece improvvisamente l’altra, risvegliandola da suoi pensieri con un movimento leggero del capo. La spronò a parlare.
« Se devi parlarmi delle intenzioni del Professor Larns sulla vivisezione delle rane allora preferisco restare nell’ignoranza, ne ho le scatole piene di quel discorso» chiarì, vedendo la bocca dell’amica chiudersi lentamente in un’espressione priva d’entusiasmo.
« No, non devo parlarti di quello»Ribatté come se fosse ovvio, ricevendo un via con un segno sfogliato di una mano. Riprese:
Ho saputo che il nostro caro Professor Sputo Mortale è  stato momentaneamente, e non so dirti precisamente per quanto, sostituito …»
A quell’affermazione Andy sgranò gli occhi e successivamente alzò un sopracciglio. Non era minimamente al corrente di quel fatto.
« E tu come diavolo fai a saperlo?»chiese incuriosita, battendo appena le ciglia, più volte. Deborah sorrise, scostandosi una ciocca dei lunghi capelli neri dal volto.
« Ieri ero impegnata col club di arti drammatiche, e mentre stavo parlando del possibile prossimo spettacolo, ho sentito il preside  Millers , casualmente ovviamente, parlare con la Professoressa Sanchez, e stavano discutendo di un incidente e cose simili, ma non mi sono concentrata su quello, mi ha colpito solo la notizia »Spiegò con calma. Entrambe sembravano essere decisamente felici d’aver ricevuto la piacevole novità , che magari, per quanto banale, avrebbe movimentato un po’ la vita di un  liceo fin troppo banale. 
Andy,  obbiettivamente parlando, sperava che il supplente, almeno quella volta, nel ricordo delle sostituzioni precedenti non particolarmente piacevoli, fosse un buon professore, o una buona professoressa, quello era indifferente. –

«Beh, speriamo non sia un parente della Cornwell, ti vedi qualcun altro di simile a lei gironzolare per i corridoi della scuola?-»Domandò, avvertendo un brivido di puro orrore salirle su per la schiena, facendola sussultare. Deborah rise per la reazione dell’amica.
« Wow,  in questo caso allora potremmo già ritenerci spacciate, anzi, ora che mi ricordo, hai studiato per il compito vero?-»Le chiese, alzando un sopracciglio incuriosita.
Col tempo aveva imparato a conoscere la tenacia dell’amica, ma ogni volta che si tirava fuori l’argomento “Letteratura” la vedeva mutare in una delle persone più arrendevoli del mondo.

« Vero?»ripeté nuovamente, marcando bene la parola. Il sorriso sfoggiato da Andy fino a un secondo prima, con sicurezza, iniziò ad affievolirsi sempre più, fino a sparire completamente, sostituito da un’espressione affranta, quasi colpevole «
Ci ho provato.» disse conseguentemente, sbuffando , scatenando la possibile ira dell’altra. Era da più di una settimana prima che la raccomandava, ripetendole in continuazione sempre le stesse e identiche cose come, impegnati, studia, fa del tuo meglio, ecc ecc.

«Questo vuol dire che lo hai fatto..o no?»domandò senza troppi giri di parole, arrivando dritta al punto. Andy avrebbe preferito parlare di qualsiasi altra cosa che non fosse stata direttamente ricollegabile alla loro scuola, ormai comparsa in lontananza, e facilmente visibile si all’orizzonte visto che , nel frattempo naturalmente, il mondo non si era di certo fermato, o forse sarebbe stato meglio dire che Gordon non si era di certo fermato, ma insomma, stavano lì.

« Sì che l’ho fatto, alla meglio, ma non posso garantirti il risultato» l’avvertì con la stessa schiettezza, rischiando quasi di catapultarsi fuori dal sedile insieme a mezzo pullman quando all’improvviso il caro Signor Sanders si dilettò in una splendida manovra inaspettata, frenando con la grazia di un elefante.
Fu talmente forte da far volare via il ferma capelli rosso a Deborah, che indispettita, cercò di prenderlo, alzandosi e sporgendosi in avanti.
«Ho appena visto tutta la mia vita passarmi davanti a gli occhi … » commentò ironicamente, osservando con fare placido gli studenti presenti alzarsi in piedi e iniziare a scendere, mentre la sua cara compagna continuava a muovere la mano all’impazzata nella speranza di raccogliere ciò che aveva perso. Inarcò un sopracciglio
« Vuoi una mano?»fece, e senza neanche darle il tempo di rispondere si alzò in piedi,  notando nel farlo come già tutti si fossero affrettati ad andarsene,  raggiungendo il cortile,  quel piccolo spazio verde che precedeva l’inizio del grande campus, luogo dal colore smorto almeno quanto il cielo grigio che lo sovrastava.
Non aveva ancora imparato ad apprezzare quel marrone scuro unito a quel bianco, e forse non l’avrebbe mai amato del tutto.

Sospirò, spostando gli occhi verso la grande scritta che si notava chiaramente sulla  facciata principale dell’edificio: “Hanover High School”, lesse mentalmente .
Una scuola dal carattere interessante,  ma dai colori pessimi,  e circondata da altrettanto modeste e semplici casupole dal tetto spiovente. –
«Benvenuti nel New Hampshire» Bofonchiò sarcasticamente tra sé, risvegliandosi dai suoi pensieri quando sentì la voce spazientita di Deborah ringraziarla per l’aiuto mancato.
«Scusa» Ribattè la morettina, scavalcando il sedile e percorrendo il piccolo tratto del Pullman, salutando, ancora una volta, Gordon con un “Stammi bene Gordy”, in maniera tutto tranne che formale.
Beh, erano rimaste solo loro due, poteva anche permettersi di scherzare, d’altra parte anche lui lo conosceva dalle medie, era un autista secolare, almeno quanto uno degli alberi che si trovava regolarmente tra il marciapiede , grigio anche quello, e l’inizio del cortile della scuola.

Scese in fretta i due gradini che la separavano dall’asfalto, piombandoci sopra con entrambi i piedi, seguita poi dalla compagna, che sorridendo l’affiancò.
« Sei pronta?»Le domandò divertita,  spostando più volte gli occhi scuri sui diversi studenti d’età differenti avvicinarsi ai loro gruppi prestabiliti. Gli sportivi con gli sportivi, le matricole con le matricole, quelli importanti con quelli importanti….e lei, beh, lei con Andy.
«Prontissima….»rispose quest’ultima, stringendo le mani sulla fascia sinistra dello zaino che aveva in spalla, preparandosi ad entrare. Non sarebbe stato facile, ma dovevano pur dar inizio a quella giornata. ..in qualche modo.

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Bene, finalmente dopo mesi e mesi di lavoro eccomi qua con una nuova Fiction, sebbene le altre da me scritte siano ancora in corso.  Questa è la prima long fic che mi diletto a scrivere  con Fandom, se così lo posso definire, sugli  SHINee, perché di solito mi sono sempre dedicata a personaggi in 2D XD, sapete com’è, però spero che possa interessarvi e piacervi. Mi sto impegnando molto, soprattutto ora che la scuola è finita (Yeee ).  Dunque,  concludo ringraziando tutte le persone che mi hanno incoraggiato a scriverla, e quelle che hanno aspettato di vederla,  vorrei sapere cosa ne pensate ^^ magari lasciando una recensione, se vi va, se non vi va..e va beh, pazienza xD, me ne farò una ragione.  Naturalmente questo è solo il prologo , tenterò di mettere il prossimo al più presto.





   
 
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