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Autore: somochu    19/06/2012    1 recensioni
[Fem!Gale/Fem!Peeta post epilogo]
Il peso sullo stomaco che non ne voleva sapere di andarsene era lì a farsi sentire come se avesse ingoiato un mattone; con le mani tremanti una sopra l'altra, cercava con lo sguardo l'unica che persona che sapeva avrebbe capito.
Affetta/o da Shipping compulsivo, partecipo all'iniziativa del forum « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Altri, Gale Hawthorne, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Somochu
Titolo: To come down
Personaggi: Fem!Gale; Fem!Peeta; il figlio di Finnick e Annie
Genere: Sentimentale, generale, Malinconico
Avvertimenti: FemSlash; One-shot; Post epilogo
Note: Mm.
Parto dicendo che è TUTTA COLPA DI BABI. Io non c'entro, davvero. Lei mi sfidò con una Fem!Gale/Fem!Peeta, ambientata nella casa di Haymitch e con la presenza del figlio di Finnick (che io ho amabilmente chiamato Sebastian, sia perché amo il nome sia perché è il granchio della sirenetta e mi ricordava il mare e quindi Finnick <3) e post epilogo. Dunque sono stata costretta e...
Questo è il risultato. I due trasformati in femmine: rispettivamente Abigail e Peetricia – tra l'altro per la scelta dei nomi c'è stata una dura lotta in cui sono arrivata a considerare di chiamare Peeta Bob. Volevo che fosse Angst etc e invece ogni volta scrivevo i loro nomi ridevo mentalmente come un'idiota. Come arrivo nel fandom è stato piuttosto pesante e vergognoso, povera me...
Ora vado a gettarmi in pasto ai ghepardi – e prima ad uccidere Jup.



 

 

 

 

 

To come down

 

 

 

 

 

 

 

La casa volgeva nella penombra. L'unica fonte di luce erano delle flebili candele poste qui e là sopra i mobili, le quali a stento lasciavano intravedere i volti dei presenti.

Panem di quel periodo era così fredda, che, se solo nel Distretto 13 ci fossero stati animali, sarebbero sicuramente morti congelati e tanto che tutti gli abitanti, ad ogni loro respiro, vedevano una nuvoletta d'aria lasciare la loro bocca e avevano le dita talmente indolenzite che senza opportune coperture rischiavano di staccarsi del tutto.

Peetricia era seduta su una sedia all'angoletto della stanza, lontana dal chiacchiericcio concitato a condensare in silenzio il suo dolore.

Il peso sullo stomaco che non ne voleva sapere di andarsene era lì a farsi sentire come se avesse ingoiato un mattone; con le mani tremanti una sopra l'altra, cercava con lo sguardo l'unica che persona che sapeva avrebbe capito.

Abigail era poco lontana da lei, mentre si versava dell'acqua in ligio silenzio: aveva gli occhi spenti e i gesti lenti di chi era già stanco di vivere.

Era giovane, non meritava di morire.”

La voce – falsamente affranta – di Effie la costrinse a riportare lo sguardo sugli altri presenti.

Si chiese, in un momento di rabbia improvvisa, se Effie avesse davvero conosciuto Katniss in vita: se sapesse a memoria ogni sua espressione, ogni singola sfumatura di quel viso a memoria come invece faceva lei.

Nessuno, nessuno tranne forse Abigail, poteva capire cosa lasciava Katniss nel suo arrivo; che effetto faceva.

E solo Abigail – forse – aveva a sua volta quel peso orrendo sullo stomaco.

 

 

I suoi pensieri vennero stroncati dall'arrivo di Sebastian, il quale gli posò una mano sulla spalla, sorridendogli.

È una fortuna che Haymitch abbia deciso di offrirci casa sua per la celebrazione, vero?”

Peetricia gli sorrise, le lacrime che non ne volevano sapere di scendere. Sebastian era sempre stato un ragazzo dall'incredibile senso dell'umorismo: tutto suo padre, Finnick. Se non fosse morto quando lui era solo un neonato, forse sarebbero stati una coppia di comici incredibile.

Il dopo guerra - che aveva mietuto sin troppe vittime – era così oscuro senza quelle piccole cose.

Ogni tanto si rende utile.”

E ridacchiarono entrambi, per quanto per Peetricia era possibile ridere con ancora quel peso a gravargli sullo stomaco.

Improvvisamente l'atmosfera si fece tesa, mentre Sebastian tornava serio.

Non avresti potuto far nulla, per lei, davvero,” gli sussurrò. “Era malata già da tempo.”

Era un tentativo di consolazione piuttosto scadente, ma Peetricia apprezzò ugualmente.

Grazie, Sebastian, davvero.”

Da quando Katniss si era ammalata le cose si erano fatte difficili: lei le stava lontana perché Katniss non voleva contagiarla e Peetricia ricordava ogni singolo giorno lontana da lei come una lenta tortura.

Ricordava il suo corpo martoriato e il sangue sul pavimento, ricordava che ogni qualvolta la spogliava notava qualche altro segno violaceo o la pelle raggrinzita che sembrava quella di una anziana, ricordava la sua voce che diventava sempre più roca fino a sparire del tutto. Ricordava Katniss divenire pian piano l'ombra di se stessa.

Di niente, Peetricia,” Sebastian strinse la presa sulla sua spalla. “Condoglianze.”

Già, condoglianze.

Seguì con lo sguardo Sebastian che si allontanava con passo sicuro, prima di notare Abigail che s'infilava di soppiatto nella stanza da letto di Haymitch.

 

 

 

Abigail era lì seduta sul letto, lo sguardo perso contro il muro.

Sapeva perfettamente quali erano i suoi pensieri.

Non sei sola,” non riuscì a trattenersi dal dirle.

Non sapeva se Abigail l'avesse sentita o se il suo sussurro si era perso tra le mura della casa di Haymitch.

Non sapeva neanche perché gli aveva detto quelle cose, in realtà.

Abigail era sempre stata la sua rivale in amore e entrambe avevano amato Katniss – in vita – come nessuno aveva fatto. Entrambe si erano contese le sue attenzioni e entrambe portavano quel peso che non le avrebbe lasciate andare mai. Mai.

Abigail però non le rispose, alzandosi dal letto e allontanandosi da Peetricia come se avesse visto un fantasma; era sempre così schiva, lei.

Ma Peetricia non ce la faceva a vederla così: forse era il senso di giustizia o solamente perché si sentiva empatica nei suoi confronti. O forse perché sembrava così debole, spaventata e sola, in quel momento, mentre la penombra non nascondeva dovutamente il calore sul suo viso.

Quel viso così bello...

Non sei sola, Abigail,” ripeté, stavolta sicura di venir ascoltata.

Abigail abbassò gli occhi, e stavolta la degnò di risposta.

Non sono sola, è vero, ma non ho Katniss,” poi si corresse, “anche se non l'ho mai avuta davvero.”

Peetricia sì, e lo sapevano entrambi. A quelle parole seguì uno strano silenzio, che nessuno dei due seppe interpretare.

Hai me,” bisbiglio Peetricia, non sicura neanche delle sue stesse parole. “Senza Katniss la mia vita non ha motivo di esistere, la tua neanche. Beh, forse le nostre insieme potrebbero avere un senso.”

Era sempre stata pura di cuore, Peetricia, ma aveva bisogno davvero di essere amata. Disperatamente. Senza più quel peso a fargli rivoltare lo stomaco.

Spero che anche Abigail si sentisse così.

È iniziata la celebrazione,” rispose invece Abigail, uscendo dalla stanza a passo svelto.

Fu il suo turno di abbassare lo sguardo.

 

 

 

E che possa sempre riposare in pace, come in vita non ha potuto...”

Le parole di Effie andavano avanti – era sempre stata così scenica, quella donna – ma Peetricia non la ascoltava.

Era troppo occupata a sentire il cuore che saliva in gola a causa della mano di Abigail che, mentre nessuno guardava, era finita lentamente sulla sua.

E quel peso sullo stomaco che finalmente si allentava.









Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome? GOD SAVE THE SHIP! I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »
   
 
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