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Autore: Gre_Leddy    20/06/2012    1 recensioni
"Luke non ebbe più dubbio: nonostante cercasse di nasconderlo, quella ragazza era proprio come un pulcino bagnato." Ispirata alla canzone "Naive" dei The Kooks.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You're so naive

Just don't let me down


Lei era lì, così vicina che se avesse allungato il braccio sarebbe riuscito a sfiorarle le labbra carnose. Coperta da un leggero lenzuolo bianco, la canottiera verde che lasciava intravedere il seno piccolo, svuotato. Sembrava così esile… eppure un tempo quella pelle un po’ rovinata e un po’ morbida doveva essere piena di carne giovane, florida, pulsante. Ma Luke non riusciva ad immaginarsela. Per lui quella ragazza era così: magra, selvatica, incattivita nell’anima e nel corpo, con due occhi scuri talmente grandi che a guardarli avresti potuto perdertici dentro. Si alzò dal letto facendo attenzione a non svegliarla ed aprì la finestra, lasciando entrare un po’ d’aria. La stanza puzzava di sudore e alcol e sesso, ma aveva anche un profumo sconosciuto –il profumo della sua pelle. Muschio, more, spezie, fiori, corteccia… un mix letale che gli aveva fatto perdere la testa.


Quando l’aveva incontrata al pub, una settimana prima, le era parsa come un pulcino bagnato: si guardava intorno arrogante, con le gambe accavallate e un bicchiere di birra in mano, riservando occhiate cariche d’astio ai ragazzi che, passando, le fischiavano. Ma era sola.
Luke aveva deciso di avvicinarsi.
-Una birra scura per la signorina- aveva ordinato al barista.
Lei non aveva risposto: si era limitata ad afferrare il bicchiere e a bere metà del contenuto in una sola sorsata.
-Luke- si era poi presentato il ragazzo, che continuava ad osservarla apertamente con quei suoi occhi azzurri di un azzurro più azzurro del cielo.
-M’inquieti- aveva risposto lei. –Grazie per la birra-. E se n’era andata, barcollante, facendo dondolare i lunghi capelli a ritmo di musica.

La sera dopo Luke l’aveva vista di nuovo, e quella dopo, e quella dopo ancora. Aveva scoperto il suo nome –Dawn, “alba”. Non aveva niente che l’accomunasse all’alba. Se avesse dovuto associarla ad una parte del giorno, Luke l’avrebbe sicuramente paragonata alla notte più nera… la notte più nera rischiarata qua e là dal bagliore argenteo della luna.
Il fatto che fosse sempre ubriaca ma non ridesse mai lo aveva incuriosito. Lo aveva spinto a chiederle come fosse possibile. Lei aveva alzato le spalle e si era concentrata nuovamente sul bicchierino di rum.

Dopo una settimana o poco più di conoscenza, i due si erano ritrovati a letto insieme. Durante il sesso gli occhi di lei, solitamente così spenti e offuscati da chissà quale ricordo, si erano illuminati. Godeva: godeva davvero, di gusto, senza pudore. Gli affondava le unghie nelle braccia e urlava mentre lui, preda dell’eros, spingeva sempre più a fondo. Luke si era sentito soddisfatto, dopo essersela scopata. Ma gli era rimasto un gusto amaro sulla lingua, un borbottio nel ventre che non prometteva nulla di buono.


Il ragazzo si accese una sigaretta, sedendosi sul davanzale e infilando una mano nella foresta di boccoli castani che aveva in testa. La osservò ancora: anche mentre dormiva sembrava sofferente come un animale in gabbia, con le sopracciglia aggrottate e un broncio da bambina sul viso. Però era bella.
E quando lei aprì finalmente gli occhi, guardandolo stranita e un po’ imbarazzata con quei due pozzi scuri, Luke non ebbe più dubbio: nonostante cercasse di nasconderlo, quella ragazza era proprio come un pulcino bagnato. E, decise Luke, da oggi in poi sarebbe stata il suo pulcino bagnato.
Sei così ingenua.

 
  
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