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Autore: Airaly    20/06/2012    0 recensioni
"John sorrise, ed anche il Templare sollevò un'angolo della bocca. Era proprio diverso da come lo immaginava. Certo, aveva appena tagliato la mano ad una donna, e chissà di quanti altri crimini si era macchiato in passato, ma ora che lo stava osservando, ora che stavano parlando come se Assassini e Templari non fossero mai esistiti, John capì che quel ragazzo non era cattivo. Quegli occhi azzurro-ghiaccio erano troppo sinceri e limpidi per essere quelli di un killer spietato."
Genere: Azione, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Sherlock (BBC), Assassin's Creed.
Rating: Giallo.
Avvertimenti: Nessuno, solo un pò di sangue qua e là ;) NON l'ho scritta pensando a slash e pre-slash, non scrivo mai pensando a slash e pre-slash (proprio non mi piace) ma se preferite siete liberi di vedercelo.
Dsclaimer: Nessun personaggio citato mi appartiene.

 

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You're not like them

Il vento soffiava forte, correndo rumoroso fra le stradine acciottolate della città addormentata. Le lanterne appese nei vari angoli della città dondolavano pacatamente, alcune spente, altre che ancora lottavano proteggendo la debole fiammella all'interno, che irraggiava tutt'intorno una spavalda aura arancione e tremolante.
Se non fosse stato per la figura immacolata e sinistra accucciata sull'angolo più sporgente di un tetto, quello sarebbe stato sicuramente uno scenario tranquillo e riposante.
Ma su quell'angolo stava una figura, solitaria, a scrutare i tetti scuri ed i comignoli fumanti della città.
John Watson aveva un freddo cane lassù. Si strinse ancora di più nel mantello leggero, che svolazzava placido alle raffiche di vento. Si rannicchiò verso l'interno del tetto, in modo che dalla strada sottostante non fosse possibile vederlo guardando in alto. Anche se la sua divisa, bianca come il latte e screziata da strisce rosse come il sangue, era decisamente visibile nella notte senza luna, oscurata dalle nubi. E John Watson non era proprio il tipo abile a nascondersi.
Certo, quando sei un'Assassino è qualcosa che devi imparare a fare, spontaneo quasi come mangiare, bere e dormire, ma per John Watson era sempre stato difficile.
Confondersi tra la folla, sgattaiolare nel covo nemico senza farsi sentire, sfruttare ogni angolo come un possibile nascondiglio, al biondo ragazzo proprio non riusciva. O meglio, ogni volta dava il meglio di sé, ed ogni volta miseramente falliva, facendosi scoprire dalle guardie Templari e costringendo i fratelli a rimediare ai suoi errori.
Era per quello che il Mentore aveva deciso per lui un'altro ruolo nella Confraternita.
"Un soldato che combatte all'ombra può essere più decisivo in battaglia di un soldato che combatte alla piena luce del sole" aveva detto il Mentore.
"Maestro, tutti noi Assassini combattiamo all'ombra anziché al sole, fa parte del nostro Credo".
"Hai ragione, ma il buio spesso nasconde moltissimi angoli in cui iniziare una guerra".
E così era finita. Adesso John Watson si occupava di raccogliere informazioni per conto della Confraternita, inoltre era il medico ufficiale della stessa, e non si sarebbe potuto trovare meglio.
A quanto pare era molto più abile ad origliare le conversazioni delle guardie, a fare amicizia con mercenari e ladri e ad estrarre punte di freccia conficcate nelle carni mentre steccava una brutta frattura ad una tibia. Era perfino riuscito a garantire agli Assassini la collaborazione dei maggiori Ordini sociali in città, i ladri, i mercenari ed i medici, integrandoli come soldati operativi sul campo, di cui era il coordinatore principale dopo il Mentore.
Riusciva molto bene a raccogliere informazioni, pagando guardie corrotte e inviando chi più abile di lui a nascondersi ed origliare importanti conversazioni.
Finalmente, si disse John, era riuscito a trovare il posto giusto all'interno della Confraternita. Temeva quasi di aver fatto uno sbaglio, a fidarsi di quell'uomo cordiale ed incappucciato di bianco che gli aveva salvato la vita in passato, uccidendo le guardie, che poi aveva saputo essere Templari, che avevano attaccato e distrutto la sua casa e la sua vita.
Un movimento rapido nell'ombra fece ricordare all'Assassino il vero motivo per cui si trovava lì.
Una spia, inviata da John ad ascoltare una conversazione importante fra due massime autorità Templari (per l'occasione l'Assassino aveva passato ore ed ore a selezionare il ladro più abile, furtivo e intelligente) era rientrata solo poche ore dopo l'inizio della missione, farfugliando parole tra il sangue che gli sgorgava dal naso, la voce scossa dal dolore provocato da un'evidente frattura al braccio sinistro.
Il pover'uomo, una volta medicato ed aiutato da un bicchiere di forte vino rosso, aveva raccontato ciò che era riuscito a sentire e vedere.
All'incontro delle due autorità era presente un terzo uomo, completamente vestito di nero, guanti di cuoio a coprirgli le mani, il lungo abito scuro che scopriva, dal polpaccio in giù, un paio di stivali leggeri e adatti alla corsa. Perfino il viso era coperto, un copricapo, nero anch'esso, nascondeva i capelli ed una maschera  a forma di becco impediva di scorgere il volto.
Ma il tratto che aveva spaventato di più la spia era il drappo bianco che campeggiava sul petto dello sconosciuto. Recante l'insegna dell'Ordine dei medici, indicava un grado di potere ed abilità massimi in una qualsiasi delle discipline mediche, dall'anatomia all'alchimia, fino alla chirurgia, solo pochissimi dottori erano stati in grado di ottenerlo.
John Watson strinse i pugni a quelle parole, lui stesso ambiva a quel massimo riconoscimento, quel semplice drappo bianco era molto importante per lui e per la Confraternita.
Per quanto concerneva il dialogo, le uniche cose che il poveretto era riuscito a sentire prima che l'uomo mascherato lo aggredisse, riguardavano l'intervento da parte di un sicario Templare in un bordello della città, con lo scopo di rapire alcune prostitute.
John Watson non aveva perso tempo. Da tempo, pensava, le prostitute della città potevano costituire un nuovo e valido aiuto per gli Assassini. Moltissime autorità Templari se ne servivano, e con una tale vicinanza, i bordelli potevano diventare un'eccellente metodo per raccogliere informazioni, vista l'influenza che quelle donne potevano esercitare su qualsiasi uomo, Templare e non.
Quindi quella sarebbe stata un'ottima occasione per avvicinarsi all'Ordine delle prostitute, ne era certo.
Dall'alto del suo nascondiglio aveva intravisto un movimento, proprio nel viottolo adiacente all'edificio, che assomigliava allo svolazzo di una veste. L'Assassino pensò immediatamente allo sconosciuto. Era certo di non aver visto alcun lampo di bianco nella notte, ma se quel drappo era l'unica cosa che permetteva allo sconosciuto di frasi scoprire, probabilmente se ne era liberato per l'occasione. A meno che non fosse così presuntuoso da non poter fare a meno di toglierselo.
Con un pò d'incertezza il biondo saltò sul bordo di un'altro tetto, rischiando di far schiantare a terra una tegola. La recuperò per un pelo, si maledisse per la sua goffaggine, ed avanzò il più silenziosamente possibile, fino a trovarsi sopra al viottolo buio.
Tese la testa, scrutando l'ombra sotto di lui, cercando di afferrare il minimo accenno di un suono od un lamento.
Gli ululati del vento gli impedivano di concentrarsi sui rumori, ma in quel momento udì distintamente la porta secondaria del bordello spalancarsi, quella che si trovava sul retro dell'edificio.
Corse febbrilmente verso il retro, inciampando qua e là sulle tegole scivolose. Gli si gelò il sangue nelle vene quando vide arrancare fuori dalla porta una giovane prostituta, che si lasciava dietro una striscia di sangue, nero e lucido nella notte.
Stava per fare la stupidaggine più grande della sua vita, iniziando a calarsi per soccorrere la donna, quando si accorse di una figura dietro di lei. Un'ombra altissima e nera torreggiava su di lei, e quando la poveretta se ne accorse, iniziò a barcollare, cercando di scappare.
L'Assassino vide solo in quel momento che alla giovane era stata amputata una mano, ed era proprio dal suo braccio che proveniva la strisciata di sangue dietro di lei.
John si accorse di essere troppo lontano per salvare la prostituta dal suo destino imminente, stava per gettarsi a capofitto nella piazzetta sottostante, sperando in un Salto della Fede almeno decente che gli avrebbe lasciato intere le gambe, quando la figura dietro alla donna lo stupì. Scattò in avanti, scostando bruscamente la ragazza, fuggendo nel buio della notte.
John era indeciso sul da farsi, rimanere a soccorrere la donna o inseguire il Templare? Stava per rinunciare, quando lo fulminò l'idea che se fosse riuscito ad acciuffare lo sconosciuto avrebbe evitato altri eventi come quello cui aveva appena assistito.
Rapidamente discese dal palazzo, portò la donna all'interno, dicendo alla matrona di rivolgersi alla sede della Confraternita più vicina per trovare aiuto, poi uscì all'aperto, imboccando la stessa via che aveva preso il Templare.
Corse per parecchi minuti, cercando di muoversi il più silenziosamente possibile (cosa che, per quanto si sforzasse, non gli riusciva proprio) ma poco dopo si fermò, abbattuto.
Non c'era traccia dello sconosciuto. Fermandosi ad aiutare la prostituta, John gli aveva permesso un sacco di vantaggio, non c'era bisogno di essere uno stratega per capirlo.
Si accasciò contro un muro, ansimante, continuando a maledirsi.
Aveva fallito su entrambi i fronti. Non era riuscito a salvare la vittima (probabilmente sarebbe morta per infezione) e non era nemmeno riuscito a prendere il Templare. Non sapeva come fare a tornare al covo, a guardare negli occhi il Mentore e gli altri confratelli.
Poi qualcosa lo destò dai suoi tristi pensieri. Una goccia tiepida piovve dal cielo, rotolando placida dai suoi capelli sul viso sudato. Gli ci vole qualche secondo per registrare l'evento. Lentamente toccò la traccia di liquido sulla sua guancia, poi si guardò le dita. Il liquido era rosso, era tiepido, era sangue.
Immediatamente aderì il più possibile al muro del palazzo, nascondendosi sotto il cornicione, che gli impediva però di scorgere oltre ad esso.
Un barlume di speranza si accese nella sua testa. E se la donna fosse riuscita, qualche modo, a ferire il Templare? Forse per questo aveva deciso di fuggire, forse perché da ferito non poteva agire. Sorrise fra sé e sé, ringraziando tutti gli dei del mondo per quel piccolo miracolo.
L'Assassino aggirò furtivamente il palazzo, cercando un'appiglio che gli permettesse di salire sul tetto. Lo trovò poco dopo, grazie ad una piccola pozza di sangue che luccicava sul ciottolato. Salì sulla cassa poggiata al muro, e di lì si arrampicò su di una balaustra, poi sulla cornice di una finestra, e da lì sul tetto.
Mentalmente preparò la sua lama celata a scattare, poi si issò sulla superficie di tegole rosse e scrostate.
L'area era apparentemente deserta (cosa che, in teoria, rappresentava la normalità, ma John aveva avuto moltissime prove contro questo luogo comune, i tetti erano quasi più affollati della piazze del mercato), ma il medico non abbassò la guardia. Nella sua rigida posizione di difesa si sentiva quasi ridicolo, ma non si permise nemmeno una distrazione. Vide, tra le fessure del tetto, svariate goccioline di sangue. Le seguì con lo sguardo fino ad un massiccio comignolo in muratura, e lì John, se possibile, si irrigidì ancora di più.
Il Templare stava appollaiato in coma alla massiccia colonnina, dava le spalle a John e stava in una posizione che l'Assassino avrebbe trovato scomodissima (comunque dubitava si potesse stare effettivamente comodi sul comignolo di un tetto).
Fece un'altro passo avanti, talmente silenzioso che quasi non si sentiva nemmeno lui stesso, riuscendo a vedere l'intera figura dello sconosciuto.
John vide che stava osservandosi la mano destra, priva del pesante guanto in cuoio descritto dalla spia. Senza di esso il medico poté vedere una mano esile, affusolata, di un chiarore quasi cadaverico, screziata da un profondo taglio, sbieco e sanguinante sul dorso.
Decise di muovere un'altro passo verso di lui, ma non si ricordò di guardare dove metteva i piedi. Con lo stivale calciò qualcosa a terra, che rotolò rumorosamente giù per le tegole, schiantandosi infine al suolo con un suono cristallino.
Il medico si maledisse per l'ennesima volta, quel giorno.
Ma con sua immensa sorpresa, il Templare non si voltò, ed anzi, iniziò a parlare.
"Una mossa estremamente efficace, John Watson" disse, una voce chiara e profonda che spezzò il rumore del vento in quella sera.
L'Assassino sussultò a sentir pronunciare il suo nome, ma prima di poter dire qualsiasi cosa, si accorse che lo sconosciuto non indossava la maschera con il copricapo descritta dal ladro, ma da quella posizione riusciva a vedere soltanto una massa ribelle di capelli scuri.
"C-come sai il mio nome?" disse flebilmente John. Il Templare parve non averlo sentito.
"Hai rotto la mia maschera" aggiunse con un tono che assomigliava molto al dispiacere "mi piaceva quella maschera, anche se ho sempre detto a mio fratello che era un pò troppo fragile da portare in giro."
"Maschera?"
"L'oggetto che hai fatto cadere grazie alla tua delicatezza, pari a quella di un macellaio."
Il Templare continuava a scrutare la ferita, che dal canto suo continuava a sanguinare allegramente.
"Se non ti curi quella ferita ti finirà in cancrena la mano" disse il medico, senza sapere da dove provenisse quello slancio di preoccupazione per il nemico.
"Ah si, giusto. Tu hai delle garze, dammele" ordinò questo.
John si irrigidì aggiungendo:
"Perché dovrei darti le mie garze? E come diavolo fai a sapere che ho delle garze???"
Finalmente il Templare si voltò a guardarlo.
Avrà avuto si e no una trentina d'anni, forse meno. John si ritrovò letteralmente scandagliato da un paio di occhi grigi-azzurri, incorniciati da quella massa di capelli scuri frustati dal vento visti prima. Il ragazzo sorrise appena:
"So che hai delle garze nella bisaccia posteriore destra, tra l'altro appena comprata, come so che ti chiami John Watson e fai parte della Confraternita degli Assassini da più o meno quattro anni. Inoltre svolgi la funzione primaria di medico e sicuramente di qualcos'altro che però non include missioni in campo aperto, non sei adatto a quel genere di missioni, sei goffo, impacciato, poco furtivo, le uniche armi bianche che sai usare sono la tua lama celata e la spada corta. Non sei abile con il combattimento corpo a corpo, ma non te la cavi male con balestre ed affini, anzi, in passato hai usato molto un'arco e lo usi tutt'ora, ma sicuramente non te lo sei portato dietro stasera perché insieme alla faretra ti avrebbe rallentato. Posso avere quelle garze adesso?"
Il cervello di John rimase inattivo per qualche secondo, il ragazzo aveva snocciolato metà della sua vita in pochi secondi, quasi senza riprendere fiato. Poi si ridestò con un'esclamazione.
"Tu mi hai spiato! Bastardo d'un Templare, se non sei stato tu hai mandato qualcuno a farlo! Non è possibile che tu sappia tutte queste cose di me, come diavolo avresti fatto?!"
Finalmente il ragazzo si decise a scendere dal suo scomodo trespolo, e sospirando si avvicinò all'Assassino.
Il medico notò che rispetto a lui era decisamente più alto e robusto, in un combattimento corpo a corpo partiva svantaggiato già da subito. Forse avrebbe potuto approfittare della mano ferita, sfruttarla per aprire una crepa nelle sue difese, pensò il biondo.
"Non ci riusciresti. Ho un'altra mano, da sola molto più abile delle tue messe insieme. E delle gambe. Più veloci. Più lunghe. Non fare lo stupido."
L'Assassino non si domandò nemmeno come diavolo aveva fatto ad intuire i suoi pensieri, il Templare gli aveva detto che praticamente era già in trappola. Sentì una piccola punta di panico insinuarsi in lui, certo, aveva molte vie di fuga per allontanarsi dall'avversario, ma come gli aveva già fatto notare, c'erano molte probabilità che il Templare lo avrebbe raggiunto in poco tempo. Ma perché allora sembrava non aver intenzione di ucciderlo?
Il ragazzo sospirò di nuovo, alzando gli occhi al cielo.
"Oh, andiamo" disse in un moto d'impazienza "non volevi sapere come ho fatto a capire quelle cose di te? Come faccio a dirtele se non hai più la testa attaccata al collo?"
John abbassò appena la guardia, senza però perdere d'occhio ogni mossa del Templare, che dal canto suo parve quasi gongolare di piacere davanti a quella nuova, acquisita attenzione.
"Allora, iniziamo dalle cose più semplici.
Ti chiami John Watson. L'idiota che hai mandato a spiarci. Prima di farlo scappare gli ho chiesto di dirmi chi ti ha mandato, con l'alternativa di una completa distruzione del setto nasale. Ovviamente ha risposto subito. Elementare, stupido direi.
Fai parte della Confraternita degli Assassini. Dubito di doverti fornire sul serio una spiegazione in proposito, o almeno lo spero.
Sei un medico. Nonostante la tua preda fosse in fuga ti sei fermato a soccorrere la prostituta, soltanto un medico potrebbe ignorare una missione di tale importanza per una stupida emergenza medica come quella, ci vuole la coscienza del dottore per riuscirci. Inoltre ti sei preoccupato della mia mano, ancora una volta ignorando i tuoi principi fondamentali. Fino a a qui tutto così dannatamente semplice, passiamo a qualcosa di più interessante.
Hai un'altro ruolo all'interno della Confraternita. Indossi l'uniforme ordinaria degli Assassini, quindi non sei un Maestro, che di solito riesce a svolgere tutte le missioni, di tutte le tipologie. Questo indica che sei stato scelto appositamente per questa missione, il perché? Le armi a tua disposizione sono solamente la lama celata alla mano sinistra (no doppie lame, grado decisamente inferiore a quello di Maestro o Priore) e una spada corta sul fianco sinistro (destrimano, ovviamente). Se tu fossi abile in un combattimento ravvicinato avresti più armi nel tuo equipaggiamento, una varietà più ampia di possibilità di vittoria, ma non ne hai. Questo indica che il tuo ruolo non prevede il combattimento. Ho circa sei teoria a riguardo, ma penso che metterei a dura prova la tua già precaria attenzione nei miei confronti.
Goffo, impacciato e poco furtivo? Ti muovi con la grazia di un bue, ti ho sentito arrampicarti su quel muro come fossi stato accanto a me, e c'era anche molto vento. Inoltre hai distrutto la mia maschera con un calcio, cosa che ancora mi irrita alquanto, se ti interessa saperlo. Ma è ovvio, certo che ti interessa.
Le garze? Conosci un medico che non si porta appresso delle garze? Si intravede un'angolo di tessuto chiaro dalla tua bisaccia destra, poteva essere un'ipotesi azzardata, ma ora non ho più dubbi.
La bisaccia nuova? Cielo, talmente elementare! Il cuoio è più lucido e rigido delle altre borse, la cinghia è nuova, senza ruggine e sporco. L'arco? La forma ed i calli sulla tua mano destra sono caratteristici, impossibile non capirlo immediatamente.
Facile no?"
John non riuscì a trattenersi.
"Fantastico!" esclamò l'Assassino.
Il ragazzo parve sorpreso da quella reazione, poi aggiunse:
"Non ti ha dato fastidio tutto questo?" disse, aggrottando le sopracciglia.
"Certo che no! A chi darebbe fastidio? E' geniale!" rispose entusiasta l'Assassino.
"Ah. Bene. Voglio dire... Grazie". Il Templare sembrava aver perso d'improvviso la spavalda sicurezza di pochi secondi prima, quasi non fosse abituato a ricevere un complimento. In effetti, pensò John, con quel carattere che si ritrovava non doveva essere facile!
Un silenzio imbarazzato scese fra i due, interrotto solamente dall'ululare del vento.
Il ragazzo era tornato a studiarsi la ferita sulla mano, e John si ridestò all'improvviso.
"La garza! Ecco prendi" disse, sfilandosi dalla bisaccia un paio di soffici bende ripiegate e porgendole al Templare.
Questi lo squadrò per qualche secondo, poi aggiunse:
"Non hai paura che possa approfittare della tua guardia abbassata? Potrei facilmente tagliarti una mano così."
John scosse la testa bionda.
"No. Tu non sei come gli altri Templari, si vede subito... più o meno"
"Ho mutilato irrimediabilmente una donna" gli ricordò il ragazzo.
"Sono sicuro che avevi un buon motivo per farlo"
"E' per un esperimento" rispose il Templare animandosi "voglio osservare le varie tipologie di ditteri che si sviluppano all'interno della carne in decomposizione. Dalla lunghezza di una larva potrei riuscire a capire da quanto è morto il soggetto analizzato! Non pensi che sia una scoperta importantissima?"
"Ehm, certo" rispose l'Assassino con una smorfia. Iniziava a pensare che quel ragazzo riccioluto non avesse tutte le rotelle al proprio posto "è per questo che hai... tagliato la mano a quella donna?"
"Immagino che l'idea ti possa disgustare, ma pensa a quanti assassini riusciremmo a trovare in questo modo!"
"Assassini?"
"Intendo quelli veri, cioè, quelli che uccidono le pers... Hai capito quello che voglio dire."
John sorrise, ed anche il Templare sollevò un'angolo della bocca. Era proprio diverso da come lo immaginava. Certo, aveva appena tagliato la mano ad una donna, e chissà di quanti altri crimini si era macchiato in passato, ma ora che lo stava osservando, ora che stavano parlando come se Assassini e Templari non fossero mai esistiti, John capì che quel ragazzo non era cattivo. Quegli occhi azzurro ghiaccio erano troppo sinceri e limpidi per essere quelli di un killer spietato.
John Watson aveva moltissime domande da fargli, perché diavolo fosse diventato un Templare anziché un'Assassino, qual'era il suo vero mestiere in quella vita, perché possedeva il più alto riconoscimento in campo medico e chimico. E ancora come diavolo faceva a scoprire tutte quelle cose di una persona solo guardandola, perché eseguiva esperimenti assurdi come quello che gli aveva appena descritto, e anche come aveva fatto quella donna a ferirlo alla mano, tanto abile pareva.
Ma alla fine decise che era il momento di andare, di aiutare quella povera donna e di tornare al covo.
Si calcò meglio il cappuccio sulla testa, fece per voltarsi e andare via, quando il Templare, che nel frattempo si stava fasciando la mano, parlò con quella sua voce chiara e decisa.
"Cosa racconterai al tuo Mentore?"
"Sei fuggito. Ti ho raggiunto. Ti ho ferito. Sei scappato. Ecco qua."
Dal tono di voce sembrava che il ragazzo stesse ridendo.
"Pensavo di raccontare la stessa cosa."
Sorrise anche John. Si avvicinò al bordo del tetto, pronto a saltare giù. Si voltò un'ultima volta a guardare il Templare.
"Tu sai il mio nome, ma io non sono intelligente come te!"
"Sono Sherlock. Sherlock Holmes, Assassino."
Detto questo il Templare sparì dall'altra parte del tetto, inghiottito dal buio e dal vento.

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Ok, non so assolutamente cosa diavolo sia. Sul serio. Mi è venuta così, avevo voglia di scribacchiare qualcosa, ed è venuto fuori tutto questo. In effetti però, è tanto che mi frulla in testa l'idea di un possibile crossover tra Assassin's Creed e Sherlock. Sarebbe sicuramente interessante. Sarebbe sicuramente una figata. Assolutamente.
Qualche piccolo chiarimento^^
-Ovviamente a quell'epoca (ho immaginato lo svolgimento nel periodi di AC Brotherhood, quindi inizio '500) nomi come 'Sherlock Holmes' e 'John Watson' in Italia non esistevano, il mio è stato uno specie di strappo alla regola xD;
-Avete capito che parte "recita" Sherlock? Ovviamente la parte di Malfatto, il bellissimo ed affascinate personaggio multigiocatore di AC Brotherhood, se qualcuno di voi non lo conoscesse, eccolo qui, con la relativa uniforme da me descritta
http://airaly.deviantart.com/gallery/33735740#/d48ihcm (il disegno è mio, siate clementi xD). Essendo quella l'ultima uniforme disponibile, ovvero quando si raggiunge il livello massimo, ho immaginato avesse un qualche significato, quello da me descritto nella storia;
-Il Mentore è ovviamente Ezio Auditore, ma ho preferito non chiamarlo in causa queste volta xD;
-Qui ci sono delle fanart fatte da me su questo crossover, se volete dare un'occhiata :P
http://airaly.deviantart.com/gallery/#/d51ee4y http://airaly.deviantart.com/gallery/#/d50q5it http://airaly.deviantart.com/gallery/#/d50kcf2

Le recensioni sono graditissime, spero che nonostante l'atmosfera molto random, questa one-shot vi sia piaciuta! :)

Airaly

  
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