Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: tenshina    20/06/2012    3 recensioni
Mi sono chiesta cosa sarebbe successo se Maya avesse potuto incontrare finalmente l'ammiratore delle rose... Ho immaginato un ballo in maschera, ho immaginato un Masumi Hayami che prova a combattere il destino avverso, ho immaginato un'occasione in cui finalmente i due potessero parlare. Naturalmente, l'uomo non sa che Maya già conosce la sua vera identità.
Questa è stata la prima fanfiction che ho scritto in tutta la mia vita: l'ho iniziata a luglio dell'anno scorso e finita a ottobre.
Non ci saranno interruzioni: cercherò di postare (connessione permettendo) un capitolo al giorno dal lunedì al venerdì.
Spero che quanto ho scritto vi possa piacere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Anche quella mattina Maya si alzò di buonora per recarsi alle prove dello spettacolo dimostrativo. Si diresse alla fermata della metro e salì.
Non era ancora Akoya, solo un semplice simulacro. Capiva i sentimenti dell’amore negato, capiva il dolore lancinante del cuore della dea perché era il suo stesso dolore. Tuttavia non riusciva ad allentare il controllo sulle sue espressioni, perché temeva che il fiume in piena della sua tristezza non sarebbe mai più tornato dentro gli argini.
Aveva ormai compreso di aver perso anche il suo adorato ammiratore. Quel giorno aveva aspettato e aspettato invano che il signor Hayami si presentasse all’appuntamento rivelandosi finalmente per la persona che era. Ma lui aveva preferito continuare ad indossare la maschera che oramai era divenuta abituale. Si era illusa di essere più di un’attrice, di essere la sua anima gemella: evidentemente si era sbagliata.
Da quel giorno non ne aveva più ricevuto notizie.
Aveva atteso che il signor Hijiri si facesse vivo anche solo per raccogliere un suo messaggio vocale. Il suo adorato donatore di rose aveva, alfine, interrotto il loro legame. Probabilmente aveva osato troppo chiedendo quell’incontro.
Arrivata alla sala prove iniziò ad interpretare le sue battute. Era talmente assorta da non avvedersi del suo Isshin che si avvicinava.
“Akoya…”
Maya si riscosse e, timorosa, si voltò verso Sakurakoji. Il suo migliore amico, colui che le era stato vicino negli ultimi mesi. Colui che aveva ammesso di amarla e di volerla aspettare. Colui a cui doveva ancora dare una risposta.
In fondo al suo cuore sapeva che non avrebbe mai potuto ricambiarlo. Per lui nutriva un profondo affetto fraterno che mai avrebbe potuto tramutarsi nell’amore di anime. La sua infantile infatuazione era sparita ben presto, soppiantata dalla passione per il teatro prima e dal profondo amore per il signor Hayami poi.
Gli sorrise “Mio Isshin, ben arrivato. Vogliamo iniziare?”
Sakurakoji assentì.
Egli sentiva e vedeva che Maya era cambiata.
Non era più la ragazza gioiosa di un tempo, né vedeva affiorare più tanto spesso la passione per il teatro che la contraddistingueva. In quegli ultimi giorni era come svuotata e sapeva, con certezza, che tutto dipendeva dal fatto che quella dannata ombra non si era mostrata quel giorno sul cavalcavia.
Aveva desiderato che Maya verificasse con i suoi occhi che il sentimento che nutriva per uno sconosciuto non poteva essere reale. Se si fosse trovata di fronte ad una persona diversa da quella sognata, lui “sapeva” che avrebbe potuto prenderlo in considerazione finalmente come compagno di vita.
Invece quel vigliacco non si era presentato, continuando così a prolungare l’illusione del giovane cuore. Gli sembrava di sentire in petto il dolore che Maya stava provando ma, nonostante tutto, lei continuava a credere e sperare in colui che per tanto tempo l’aveva sostenuta.
Arrivarono anche tutti gli altri attori.
Quel giorno le prove furono più dure del solito con il regista che li spronava a dare diverse interpretazioni della stessa scena: il risveglio della dea.
Quando ormai era buio da un pezzo, andarono negli spogliatoi per prendere poi la via di casa.
Sakurakoji approcciò Maya con l’intenzione di accompagnarla fino a casa: quel giorno, in particolare, gli era sembrata troppo taciturna.
Lei lo ringraziò sorridendo ma, come temeva, volle tornare da sola.

Maya passeggiò lentamente lungo le strade della periferia di Tokyo. Arrivò a casa e mentre saliva le scale alzò gli occhi verso la grigia e buia coltre di nubi che rappresentava il cielo della capitale giapponese in quella sera di novembre. Quel cielo che lei sapeva essere stellato, quel cielo che custodiva nel suo cuore come un tesoro.
Lo ricordava, la prima volta al planetario quando la sua maestosità l’aveva fatta vacillare ed il signor Hayami l’aveva sostenuta: anche allora.
E lo ricordava la seconda volta, nella valle dei susini, quando lui le aveva confidato che il suo desiderio non si sarebbe mai avverato. Quanto avrebbe voluto consolarlo allora! Il suo cuore iniziava in quegli attimi a comprendere la triste dolcezza dell’amore eppure non aveva fatto in tempo… era arrivata tardi.
Una lenta lacrima di rimpianto scivolò sul delicato profilo della sua gota come una lucente perla sul velluto.
Stava per infilare la chiave nella serratura della porta di ingresso quando un leggero colpo di tosse attrasse la sua attenzione.


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Scusate, ma oggi non sarò in grado di postare: recupererò i prossimi giorni con più capitoli!
   
 
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