Storie originali > Commedia
Ricorda la storia  |      
Autore: e m m e    20/06/2012    9 recensioni
Giada ha una cotta per Paolo e l’incapacità cronica di tenere il caffè dove deve stare: nelle tazzine.
[ Affetta da Shipping compulsivo, partecipo all'iniziativa del forum « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest. ]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Autore: emme
Fandom:
Original

Titolo: Galeotto fu lo shaker
Personaggi: Giada e Paolo
Riassunto: Giada ha una cotta per Paolo e l’incapacità cronica di tenere il caffè dove deve stare: nelle tazzine.
Rating: G
Word: 1268 (W)
Generi: Het, Commedia.
Avvisi: Mha... un po’ di slang, al massimo.
Note: Scritta in risposta alla sfida di Somochu che chiedeva: una Het, ambientata in una caffetteria (tutta la storia deve esserlo) e deve essere per forza una commedia. Lieto fine, eh.
Ho adorato alla follia questa sfida. Sapevatelo.
Beta: Nope. ç_ç

Galeotto fu lo shaker

Amor che a nullo amato amar perdona porco cane
lo scriverò sui muri e sulle metropolitane.

Jovanotti – Serenata Rap

La prima volta che gli aveva rovesciato il caffè addosso quello era finito precisamente sulla patta dei pantaloni.
Ora, Giada aveva voluto morire moltissime volte nella sua miseranda e sbadata vita, ma mai tanto come in quella particolare occasione.
Il problema era che aveva una cotta per Paolo da quando avevano frequentato le elementari insieme, e il fatto che lui ogni mattina, prima di andare all’università, si fermasse a fare colazione al Bar Girella di certo non aveva contribuito ad aiutarla a dimenticare il giovane Paolo Ricci, che in effetti sfoggiava la più bella cascata di capelli ricci che avesse mai visto in un uomo.
Giada lavorava nel bar da pochi mesi, solo per arrotondare e solo la mattina, dato che seguiva i corsi pomeridiani all’università anche lei, e non si poteva certo dire che fosse un’esperta nel servire i clienti, ma il caffè non l’aveva mai rovesciato addosso a nessuno.
In ogni caso, la prima volta che gli aveva rovesciato il caffè addosso, quello era finito precisamente sulla patta dei pantaloni e lei aveva voluto morire.
Paolo era schizzato in piedi sconvolto, con un leggero grido, allargando le braccia come a sottolineare: “ma guarda quanto sei inetta!”.
« Oddio, Occristo! Scusa! Oddio, ti ha fatto male?! Cazzo, scusa! »
« Bene no di certo » aveva risposto lui affrettandosi a ripulirsi i pantaloni con un tovagliolino.
« Oddio... non bruciava tanto, vero? »
« Non quanto un cappuccino. Ora devo andare. E non osare mettermi in conto il caffè! »
Giada era arrossita fino alla punta de capelli, gialli e stopposi, che teneva tirati indietro con un elastico. « No, no ci mancherebbe! »
Ma lui aveva già afferrato la borsa con i libri e si era precipitato fuori. Era inverno e fuori faceva talmente freddo da congelarsi. Giada pensò che il caffè gli avrebbe bloccato la cerniera dei jeans.
Un bel problema per quella racchia della sua ragazza.

La seconda volta che gli aveva rovesciato il caffè addosso era giugno, faceva così caldo che si boccheggiava anche con l’aria condizionata e Giada avrebbe tanto, tanto voluto essere al mare.
Era metà pomeriggio quando Paolo era entrato. Con Francesca, la sua ragazza storica.
Ogni volta che pensava ai loro due nomi vicini – Paolo e Francesca – pensava anche a Dante, a quanto quella storia fosse finita male e quanto avrebbe voluto essere lei a trapassare Francesca con una spada vendicatrice.
Comunque la gentil fanciulla richiese un’”acqua minerale con limone e una foglia di menta”.
Sticazzi, pensò Giada, e mentre si chinava a cercare una foglia di menta sputò abilmente nel bicchiere. Quando riemerse sorrideva come mai aveva sorriso in vita sua.
« Per me un caffè shakerato, grazie » domandò invece Paolo.
Ecco, almeno lui aveva un minimo di classe. Peccato che Giada il caffè shakerato lo avesse preparato solo tre volte in vita sua e con risultati molto dubbi.
Ma davanti a quella bambolina di Francesca, con lo smalto diverso su ogni unghia e le ciglia più truccate di Lady Gaga – seriamente, i brillantini alle quattro di pomeriggio? – di certo non si sarebbe tirata indietro.
Così preparò l’occorrente con attenzione meticolosa, ben attenta che nessuno potesse giungere a distrarla in qualche modo – ma faceva troppo caldo per scendere al bar, evidentemente – e afferrando lo shaker con le sue solite mani dalle unghie mangiate fino all’osso iniziò ad agitarlo.
Naturalmente le sfuggì dalla presa, si aprì a mezz’aria e si rovesciò con mira impeccabile sulla maglietta di Paolo. Una maglietta carina, di Star Wars.
Giada sospettava che Francesca non conoscesse un fico di Star Wars.
Paolo rimase immobile, osservando il danno con l’occhio clinico del dottore che sarebbe diventato, mentre la sua ragazza per la sorpresa mancò il bancone e lasciò cadere a terra anche il bicchiere d’acqua che si infranse nel silenzio della canicola.
Voglio morire, pensò Giada, e lo pensò talmente forte che probabilmente lo disse a voce alta, perché Paolo si voltò verso di lei trattenendosi dallo scoppiare a ridere e esclamò: « Mi pare una reazione esagerata. »
« Oddio, Oddio, scusa. Se- se mi lasci la maglietta ti- »
Se mi lasci la maglietta?!
Ma certo! Facciamolo spogliare in mezzo alla via. Cristo!
« Non è così grave... mia mamma è diventata abilissima a togliere le macchie di caffè dai vestiti. »
« Ma cosa dici Paolo? Dovrebbe farci consumare gratis! Non sopporto certe incompetenti! »
« Dai Fra, non è successo nulla... poteva capitare a chiunque. »
Incompetente? Ah. Bene.
« No, no. La tua sorellina ha ragione... Potete prendere quello che volete. »
« Sorellina?! » si inviperì la ragazza, inalberandosi a fianco di Paolo.
Lui spalancò la bocca, colto evidentemente alla sprovvista.
« Non avevi una sorellina minore? Mi pareva di ricordarlo dalle medie... » continuò Giada imperterrita, mentre puliva il disastro appena combinato. La sua datrice di lavoro se la rideva sotto i baffi al di là del bancone, e non aveva ancora alzato un dito per aiutarla.
« Sì... ma mia sorella ha quattordici anni... Francesca è la mia ragazza. »
Giada si alzò in piedi, facendo finta di contemplare a lungo la ragazza che aveva incrociato le braccia al petto in uno dei cipigli più alteri e regali che avesse mai visto. Ridicola.
« Accidenti... credevo che la moda delle unghie multicolor e dei top striminziti andasse tra le quattordicenni... ma devo essermi sbagliata. Scusami tanto, cara. »
E detto questo si ritirò in pace, al di là del bancone.
« Su serio » disse ai due, che la guardavano a bocca aperta. « Potete scegliere quello che volete, offre la casa. »
Francesca, troppo disgustata per riuscire a tirare fuori una parola dal suo magro vocabolario girò sui tacchi e uscì dal locale, lanciando un’occhiata di fuoco a Paolo affinché anche lui la seguisse oltraggiato.
Paolo chiese un panino al prosciutto e fontina, salutò gentilmente Giada, le sorrise e raggiunse quella smorfiosa della sua ragazza.

La terza volta che il caffè si era rovesciato era autunno, e Francesca era stata liquidata da almeno un mese.
La terza volta che il caffè si era rovesciato non fu assolutamente colpa di Giada, perché Paolo era arrivato con il preciso intento di invitarla fuori ad uscire, dato che si era innamorato in modo imbarazzante dei suoi capelli biondi e spessi che lei teneva sempre legati, delle sue unghie mangiate fino all’osso, dei suoi sorrisi timidi, delle tre lentiggini che aveva sotto l’occhio destro e degli occhiali dalla montatura pesante che portava.
Paolo era dunque entrato con quel preciso intento, senza sapere bene che fare, perché in quelle cose era un vero imbranato, e così, mentre si avvicinava al bancone per ordinare una qualsiasi cosa e prendere tempo, non si era accorto del cameriere numero due, che poco c’entra con questa storia, dato che l’unica sua utilità fu di essere investito in pieno da Paolo e di rovesciare a terra cinque tazzine di caffè che stava portando agli avventori esterni.
Paolo avrebbe voluto morire, ma non gli sembrava carino farlo, visto che Giada era rimasta in vita dopo due figuracce dello stesso stampo.
Così sorrise a quella ragazza simpatica, senza trucco, senza smalto, con una stinta maglietta degli AC/DC e mentre insieme raccoglievano i cocci del danno e pulivano il caffè sparso sul pavimento le disse: « Ho saputo che ti piace Star Wars. »
Oh, che cosa stupida da dire.
Ma lei si alzò in piedi, sollevando con sé il vassoio macchiato, tenendolo in bilico contro un fianco e rispose con uno dei suoi sorrisi più pieni di brio: « E io ho saputo che hai lasciato Francesca ».

 

Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome?
GOD SAVE THE SHIP!
I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »

  
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: e m m e