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Autore: heidemi    21/06/2012    5 recensioni
"-Tieni Sofy.- Le porse il cd con la dedica e così, dopo averci salutate ad entrambe, e dopo aver abbracciato Sofy, ce ne andammo. Lo guardai per l'ultima volta prima di scendere gli scalini e vidi che anche lui stava facendo la stessa cosa. Cos'era quella strana sensazione di sicurezza nel mio stomaco?
Sofy aprì il cd e lesse:-'A Sofy e alla sua accompagnatrice dagli occhi incantevoli.' Oddio, ti rendi conto di quello che ha scritto?? Ha detto che i tuoi occhi sono incantevoli!-
-Ok, però non urlare, ci stanno guardando tutti.- Ma invece di stare zitta, lo urlò a tutti:
-Justin ha detto che mia zia ha gli occhi incantevoli, oddio, oddio!-
-Sofy..Sofy!- Dovetti alzare la voce per non farla parlare più.
-Ok, sto zitta.-"
Spero di avervi incuriosite. Buona lettura! c:
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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     Buonasera! (O meglio..buonanotte, è l'una ormai. çç)
Allora, vorrei precisare delle cose. Non sono una Belieber e neanche un haters,
ma mi piacciono le canzoni di Justin, quindi ho deciso di scrivere questa storia. c:
Se vi piace, fatemi sapere, e se non vi piace, fatelo comunque!
C'ho messo tre ore per scriverla e l'ho scritta tutta in una sera, 
perciò spero che ci sia qualche buon'anima che la legga tutta.
All'inizio non è poi così bella, ma se andate avanti nella lettura sarà diversa.
Grazie a tutte quelle che la leggeranno.
Un bacio. c:
 
 
 
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Odiavo le persone con la puzza sotto al naso, soprattutto quei ragazzetti 'famosi' che si credevano chissà cosa solo per il semplice fatto di avere milioni e milioni di ragazzine che sbavavano ai loro piedi. E cosa poteva esserci di meglio di avere una nipotina di dodici anni impazzita per un certo Justin Bieber, che ti assilla ogni giorno con le sue foto? 
Un giorno mio fratello, il padre della mia piccola Sofy, mi chiese di accompagnarla ad un incontro..e indovinate di chi? Di questo Bieber. Ovviamente non potei dirle di no, perchè avrebbe scatenato la terza guerra mondiale.
Arrivò così presto l'incontro, che il giorno stesso avrei preferito rimanernere a casa con il mio cane assillante peggio della piccola. 
Mi avvisò settordici giorni prima che avremmo dovuto trovarci lì qualche ora prima dell'apertura dei cancelli, non avevo capito bene il perchè, ma l'accontentai. E 'qualche ora prima dell'apertura dei cancelli' per lei significava mezzogiorno, quando i cancelli avrebbero aperto alle venti. Giuro che se non avessi tenuto così tanto ai miei capelli, me li sarei strappati tutti, in quel preciso istante. 
Così aspettammo sotto al sole cocente per più di otto ore. C'erano un sacco di ragazzine dell'età di Sofy che urlavano per qualsiasi cosa, anche per i falsi allarme. Ma quando finalmente arrivò quel cristiano, si scatenò il putiferio; ragazzine che urlavano ovunque il suo nome, altre che correvano nella direzione della sua macchina, mentre vedevo mia nipote starsene a piangere, di gioia, credo.
-Su, che aspetti?- La presi per mano e corremmo insieme alle altre, non volevo vederla così, mi dispiaceva. 
-Grazie zia!- Urlò prima di raggiungere la macchina. La feci andare avanti e quando lo vide, prese a piangere ancora più forte. Io non riuscii a vederlo bene, ma pensai che fosse meglio così. Meno lo vedevo, meglio stavo.
Che poi non capivo quest'odio da parte mia, forse era solo perchè mia nipote non smetteva mai di parlarne e per questo io ero arrivata a 'odiarlo'. Forse, se l'avessi conosciuto meglio, avrei cambiato idea sul suo conto. 
Comunque, aspettamo altre due ore e finalmente arrivò il nostro turno.
Sofy mi stringeva la mano così forte che di lì a poco mi sarebbe caduta. Sentivo le sue mani sudare e tremare; era molto emozionata di vederlo per la prima volta. 
Ci fecero passare e appena lo vide da vicino scoppiò di nuovo in lacrime. Lui la guardò e le disse di non piangere, le strinse la mano e sorrise per consolarla. Prese il cd che Sofy gli porse e le chiese il nome; non riuscì a parlare, per questo glielo dissi io:-Si chiama Sofy.- Alzò lo sguardo e quado lo incrociò col mio, sentii qualcosa allo stomaco. Passarono dei secondi interminabili e poi prese a scrivere la dedica. Le mie guance erano due carboni ardenti. 
-Tieni Sofy.- Le porse il cd con la dedica e così, dopo averci salutate ad entrambe, e dopo aver abbracciato Sofy, ce ne andammo. Lo guardai per l'ultima volta prima di scendere gli scalini e vidi che anche lui stava facendo la stessa cosa. Cos'era quella strana sensazione di sicurezza nel mio stomaco? 
Sofy aprì il cd e lesse:-'A Sofy e alla sua accompagnatrice dagli occhi incantevoli.' Oddio, ti rendi conto di quello che ha scritto? Ha detto che i tuoi occhi sono incantevoli!-
-Ok, però non urlare, ci stanno guardando tutti.- Ma invece di stare zitta, lo urlò a tutti:
-Justin ha detto che mia zia ha gli occhi incantevoli, oddio, oddio!-
-Sofy..Sofy!- Dovetti alzare la voce per non farla parlare più.
-Ok, sto zitta.-
Poi disse che dovevamo aspettare ancora lì fuori per vederlo uscire. Così rimanemmo altre due o tre ore, non ricordo bene, ad aspettare che lui uscisse e quando uscii..il caos si creò. Di nuovo: ragazzine urlanti, mentre lui era accerchiato da tutte loro. Sofy mi trascinò e arrivammo vicino a lui. 
-Justin!- Urlò lei e, mentre lui si girò, i nostri occhi si incontrarono di nuovo. 
-Ciao occhi incantevoli.- Lo capii dal labiale. E poi fece l'occhiolino.
Sofy mi guardò e cominciò ad urlare. Certe volte mi spaventava!
Comunque alla fine se ne andò e noi tornammo a casa.
Il giorno dopo, Sofy si svegliò presto e andò ad aprire twitter. Vedendo che c'erano notizie di Justin, cioè che sarebbe rimasto in città da noi per una settimana o più e che quella mattina si trovava in giro, alzò la cornetta e mi chiamò subito a casa. 
Appena sentii il telefono squillare di colpo, caddi dal letto come una pera cotta. 
Quasi bestemmiai in aramaico. -Chi cazzo è a quest'ora?- Dissi ancora con la voce impastata. -Pronto?- risposi scocciata.
-Zia! Buongiorno! Come stai??-
-Ehy Sofy, buongiorno. Io bene. Che succede? Come mai sei così euforica?- Parlavo con gli occhi chiusi mentre con la mano libera mi toccavo i capelli ancora insonnolita.
-Devi farmi un enorme favore!-
-Certo, dimmi.- Mi pentii subito di quella risposta perchè non avrei mai potuto immaginare ciò che mi avrebbe chiesto.
-Devi venire con me, in giro per la città.-
Aprii gli occhi, li spalancai proprio. -E perchè?!-
-Perchè Justin rimarrà qui per una settimana, forse!-
-E quindi noi dove dobbiamo andare?- Prima che mi rispose sentii la voce di mio fratello che la sgridò e poi prese la cornetta.
-Jen, non sentire quello che dice questa peste, ormai le ho dato la possibilità di vederlo ieri sera, poi basta.- In certi casi mio fratello era crudele, ma in questo caso mi aveva proprio salvato il culo!
-Dille che mi dispiace. Stacco, ciao Carl.- Attaccai e provai a rimettermi a dormire, ma non ci riuscii, così decisi di farmi una passeggiata, incosciente del fatto che l'avrei potuto incontrare.
 
Due ore dopo mi travavo dal mio Starbuck preferito. Quel negozio era molto piccolo e per questo non c'era mai tanta gente. Di solito i tavoli erano tutti liberi, ma appena entrai notai un uomo appartato in un tavolo all'angolo del locale, dando le spalle alla vetrina. 
Presi il mio ordine e mi sedetti poco distante da lui, dato il poco spazio del negozio.
Dopo un pò sentii "psss" ripetuto per quattro volte. Mi guardai intorno e lo riconobbi. 
-Sì, sono io. Potresti venire un attimo qui?- Disse tutto ciò con la voce molto bassa. Mi avvicinai furtiva, senza dare nell'occhio.
-Sei la ragazza dagli occhi incantevoli di ieri?- 
-Emh..forse..?- Quando lo guardai dritto negli occhi, mi prese la stessa morsa allo stomaco del giorno prima.
-Ok, sì, sei tu.-
-Che devo fare? Sai.. preferirei stare da sola, che con te.- Mi guardò spiazzato. Non aveva capito che non mi interessava nulla di lui.
-C..come?-
-Terra chiama..com'è che ti chiami? Nustin? Fustin? E comunque, mi interessa ben poco di te.- A dir la verità non sapevo neanche io il motivo di quella reazione da parte mia, ma volevo constatare se fosse davvero come l'avevo immaginato io. 
-E perchè ieri eri lì?-
-Per mia nipote, Sofy. Lei è pazza di te, al contrario di me.-
-Certo, quindi non ero io quello che ieri aveva uno sguardo perso quando si sono incrociati i nostri sguardi.-
.....se n'era accorto sul serio? Oh merda.
-Tu stai male, caro.- Feci per alzarmi, ma lui mi bloccò per il polso.
-Non so perchè io ti stia bloccando. Se volessi, potrei uscire da questo locale e trovare mille ragazze che mi vengano dietro, invece sto bloccando proprio te. Quindi siediti.-
-Lo sapevo io che eri un montato del cazzo.-
-Non credo. Tu non mi conosci.-
-E non ho l'intenzione di conoscerti.-
-Fai sul serio?-
-Oh sì.-
-Beh, allora sai che ti dico? Che prima di andarmene da questa città, tu avrai cambiato idea su di me.-
-Mi stai sfidando?-
-Credo proprio di sì.- E continuammo a parlare per le seguenti tre ore. 
Non gli avrei mai fatto vincere quella sfida, ma in quelle tre ore sembrava che ci fosse quasi riuscito. In fondo non era come lo immaginavo, anzi era molto simpatico e divertente.
-Ma.. se dovessi perdere, che succede?- Dissi io, guardandolo in modo strano.
-A quel punto avrai cambiato idea su di me e non vorrai più lasciarmi, come io non voglio lasciarti ora.- Cosa stava dicendo? Lui non voleva lasciarmi sul serio? 
Feci finta di nulla e lo spronai. -Uuuh che paura.- 
-Se mi lasci il tuo numero, magari..in questi giorni potremmo uscire e vedere chi vincerà la scommessa.- 
-Mmmh, ok.- Gli dettai il mio numero e lo salvò sul suo iPhone. 
-Senti, devo andare. Ti chiamo quando posso, tipo oggi pomeriggio, va bene?- Ammiccò e se ne andò, mentre io lo guardavo come incantata.
 
Nel pomeriggio mi arrivò un messaggio:'ehy babe, verresti in un posto con me, tra un'ora?' capii che era lui e risposi:'fammi sapere dove e quando, vengo di sicuro.'
Due minuti dopo rispose:'dimmi dove abiti e ti vengo a prendere con il mio bodyguard tra un'ora. Sono puntuale ;)'.
Gli dissi la mia via e corsi subito a prepararmi. E come scrisse nel messaggio, arrivò puntuale. 
Suonò al campanello e andai ad aprire con un sorriso stampato in faccia, ma quando vidi l'omone con lo sguardo serio, rimasi seria anche io.
-Ti aspetta in macchina.- Disse il bodyguard.
Entrai un secondo in casa a prendere la borsa e uscii.
L'uomo mi fece entrare in macchina così me lo trovai di fianco.
-Ehy bellezza.-
-Ciao.- dissi in imbarazzo. Le mie guance presero fuoco, così mi girai dalla parte del finestrino e le nascosi con i miei lunghi capelli neri. 
Arrivammo poco dopo in uno strano posto. 
Scese dalla macchina e venna ad aprirmi la portiera.
Sorrisi.-Gentile da parte tua.- Dissi quasi sussurrando, ma lui mi sentii e sorrise. Perchè quel sorriso, da un giorno all'altro, mi scatenò un qualcosa nello stomaco? Non avevo le farfalle, ma addirittura gli elefanti che ballavano il Tacatà. 
Mi prese per mano e mi portò dentro ad un edificio. 
-Ma dove siamo?-
Aprì una porta e vidi delle sedie tutte messe in fila. 
-In un teatro?-
-L'atmosfera è bella e poi ora è l'unico momento dove non c'è mai nessuno.- 
Mi portò dietro le quinte e decisi di prendermi gioco di lui; vidi una grande tenda e mi nascosi dietro. Poi andai dalla parte opposta di dove si trovava lui e mi sentii chiamare.
-Jen? Dai Jen, dove ti sei cacciata?- La sua voce risuonava tra le mura di quel teatro.
Poi vidi una mano attraverso una parete trasparente e capii che era lui. Poggia la mia sulla sua e ci trascinammo fino alla fine di quella parete, finchè non ci trovammo faccia a faccia.
Fu un attimo; le sue mani sui miei fianchi, il suo respiro sul mio viso e le nostre labbra che si sfiorarono. Così carnose e morbide, accarezzavano le mie, senza andare oltre. Non cercava in nessun modo di infilare la lingua, finchè io non gli diedi l'accesso mordendogli e tirandogli il labbro inferiore. Provai dell'emozioni indescrivibili. In quel momento non era un ragazzetto famoso e viziato, era Justin, un semplice ragazzo che viveva la sua vita in santa pace. 
Mi poggiò al muro e continuò a baciarmi, finchè venimmo interrotti da delle luci che si accesero e in un batter d'occhio cercammo una via d'uscita che non era la porta d'ingresso. Usciti dall'uscita d'emergenza, immaginai, chiamò il suo bodyguard, mentre mi teneva ancora per mano. Poco dopo ci venì a prendere e mi portò a casa.
 
La sera stessa mi chiamò:'Credo di aver vinto la scommessa.'
-Credo che tu abbia ragione.-
-Io ho sempre ragione, babe.-
-Sì, certo. Comunque, cosa..si fa ora?-
-Si vive il momento, restando insieme. Se vuoi, ti porto con me, in giro per il mondo, perchè non intenzione di lasciarti andare.-
-Ed io non voglio essere una come tante altre.-
-Tu non lo sei.-
Subito dopo, sentii suonare il campanello.
-Chi è ora..?- Dissi prima di andare ad aprire. 
Trovai lui, ancora con il telefono all'orecchio che mi sorrideva. Chiuse la chiamata e mi venne incontro. Mi prese il viso con entrambe le mani e mi baciò con passione, chiudendo la porta alle nostre spalle. 
-Non sarai una delle tante.- Disse lui, prima di riprendere a baciarmi.
  
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