Libri > Alice nel paese delle meraviglie
Ricorda la storia  |      
Autore: Leyton_Nenny    21/06/2012    2 recensioni
L' avevo scritta per un contest ma poi ho dovuto riadattarla a drabble quindi è stato un vero e proprio parto anche perchè mettere la Regina di Cuori con il Cappellaio Matto non è affatto semplice! Sopratutto restando nell' IC, cosa che spero di aver fatto!
Alice si aggirava per il parco, fissando le rose rosse che in origine erano bianche.
Sospirò davanti a quei fiori e continuò ad avanzare fino a che non si trovò davanti uno strano individuo, con un cappello ancora più strano con una scritta che – se possibile – risultava ancora più strana: 10/6
Egli era nascosto dietro un cespuglio di rose e osservava la partita.
Alice si chiese perché trovasse così interessante quella partita assurda.
“Ciao.. no, è troppo informale. Salve. No, non va bene. Hey... no, proprio no.”
“Che ne dite di provare con un buonasera?” propose Alice senza rendersi conto di essere stata indiscreta.
“Sì, così può funzionare.” rispose il Cappellaio senza guardarla.
“Sapete che è molto maleducato non guardare il vostro interlocutore?”
Il Cappellaio guardò Alice che si ricordò di averlo incontrato nel bosco.
“Dunque ditemi, per chi stavate preparando il discorso?” chiese Alice non riuscendo a trattenere la curiosità sporgendosi dal punto da cui il Cappellaio stava spiando qualcuno. Ma nel suo campo visivo rientrò solo la Regina Rossa. Il Cappellaio sospirò senza rispondere.
“La... Regina Rossa?” chiese Alice titubante. [cit]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A






Alice si aggirava per il parco, fissando le rose rosse che in origine erano bianche.
Sospirò davanti a quei fiori e continuò ad avanzare fino a che non si trovò davanti uno strano individuo, con un cappello ancora più strano con una scritta che – se possibile – risultava ancora più strana: 10/6
Egli era nascosto dietro un cespuglio di rose e osservava la partita.
Alice si chiese perché trovasse così interessante quella partita assurda.
“Ciao.. no, è troppo informale. Salve. No, non va bene. Hey... no, proprio no.”
“Che ne dite di provare con un buonasera?” propose Alice senza rendersi conto di essere stata indiscreta.
“Sì, così può funzionare.” rispose il Cappellaio senza guardarla.
“Sapete che è molto maleducato non guardare il vostro interlocutore?”
Il Cappellaio guardò Alice che si ricordò di averlo incontrato nel bosco.
“Dunque ditemi, per chi stavate preparando il discorso?” chiese Alice non riuscendo a trattenere la curiosità sporgendosi dal punto da cui il Cappellaio stava spiando qualcuno. Ma nel suo campo visivo rientrò solo la Regina Rossa. Il Cappellaio sospirò senza rispondere.
“La... Regina Rossa?” chiese Alice titubante.
Il cappellaio annuì mestamente. “La Regina di Cuori... e anche del mio” rispose fissando un punto lontano mentre un sorriso gli invadeva il volto. Alice sospirò e si sedette vicino a lui.
“Mi parli di lei” aggiunse cercando di essere gentile.
Il Cappellaio, ancora incantato nel fissare un punto lontano – probabilmente localizzato nei suoi ricordi – iniziò a parlare.
“Prima lei non era una Regina, era semplicemente una donna di alto rango, sempre perfetta nei suoi abiti sontuosi – sospirò leggermente per poi riprendere – E aveva dei capelli color del sangue, erano stupendi. E io ero il cappellaio del palazzo, spesso lei veniva da me a chiedermi un cappello per una qualche occasione speciale. E sorrideva, sdraiandosi sul mio letto col petto rivolto verso il soffitto e la testa che pendeva verso il suolo coi lunghi capelli che quasi sfioravano il pavimento. Era incantevole anche da quella prospettiva.”

La Regina giaceva così sorridendo qualche minuto osservando il Cappellaio al lavoro: fissava le sue abili mani scivolare sulla stoffa e ogni tanto le dita pungersi sotto gli aghi: era abile, ma comunque maldestro.
E sotto gli occhi curiosi della giovane donna il dito si tingeva dello stesso colore dei suoi capelli. “Cappellaio – lo sorprendeva allora – sapete perché vengo a vedervi ogni volta appena ho un po' di tempo libero?”
Il cappellaio scuoteva la testa, voltandosi leggermente per rivolgere la propria attenzione alla fanciulla e scuoteva la testa per dissentire.
“E' proprio per quella goccia che si trova incastonata sul vostro dito: essa ha lo stesso colore dei miei capelli. Ed è come vedere su di voi un pezzo di me” rispondeva ogni volta per poi alzarsi ed uscire dalla stanza lasciando il Cappellaio intento a fissare il punto in cui lei prima giaceva mentre la goccia sul suo dito diventava più grande.
I giorni passavano e ogni giorno lei veniva a ripetere sempre la stessa scena, solo che col passare del tempo lei giungeva più volte da lui, e lui si pungeva più spesso.
“Perché venite ogni giorno? Non sta bene vostra signoria” le aveva detto una volta sempre voltandole le spalle.
“Perché...”
“Oh risparmiatemi la storia del sangue, ve ne prego. Perché ci tenete a vedere ogni volta un pezzo di voi su di me?”
La ragazza era arrossita.
“Perché le uniche volte in cui mi sfiorate sono quando dovete farmi un qualche cappello” aveva risposto lei. “E il mio cuore sembra voler uscire dal petto” aveva aggiunto dopo un po' sottovoce.
Il Cappellaio si era voltato per fissarla. Era sempre stata bella, ma da quella prospettiva lo sembrava ancora più bella.
“Dunque vi serve un cappello?” aveva risposto fingendo di non aver sentito la frase successiva. Lei aveva annuito ed era uscita.
E il Cappellaio si era punto un' altra volta.
Durante quella stessa notte, il Cappellaio era stato svegliato da dei piccoli colpetti alla porta.
“E' aperto” aveva detto soltanto senza alzarsi dal letto. Ma nessuno aveva risposto. Semplicemente la porta si era aperta e qualcuno stava avanzando – poteva sentire i passi insicuri rimbombare sulle mattonelle di cotto che rivestivano il suolo.
E prima di poterne realizzare il proprietario una voce aveva sussurrato al suo orecchio.
“Posso dormire con voi?”
Il Cappellaio l' aveva riconosciuta subito: apparteneva alla Regina. Lui non aveva risposto, così lei aveva ripreso.
“Mi fa paura il buio, senza nessuno con cui affrontarlo. Non so cosa si possa nascondere negli anfratti della mia camera. Ma la vostra mi fa sentire protetta, la conosco alla perfezione.”
Aveva risposto stringendo il proprio corpo contro quello del Cappellaio che istintivamente l' aveva abbracciata.
“La vostra presenza mi confonde.” aveva sussurrato lui in risposta.
E lei aveva sorriso: il Cappellaio poteva vedere i suoi denti brillare nel buio “Anche la vostra” Il tempo era trascorso e ogni notte lei sgattaiolava fuori dalla propria camera per raggiungere quella del Cappellaio dove dormiva e poi ritornare alla propria alle prime luci dell' alba.
Una sera lui si era fatto trovare sveglio con la luce accesa e con una rosa rossa in mano che da quel momento era diventato il simbolo del loro amore.
“Anche il mio cuore batte per voi” aveva detto soltanto.
E lei aveva sorriso radiosa, avvicinandosi a lui e baciandolo delicatamente.”

A questo punto del racconto il Cappellaio si interruppe sospirando per poi riprendere: “Sapete perché mi chiamano Matto? - Alice scosse la testa – Perché mi sono innamorato di lei, perché lei non poteva stare con un dipendente. E' anche per questo che mi ha dovuto lasciare: a corte l' hanno costretta a farlo. E ora – sospirò nuovamente, probabilmente per trattenere una lacrima – ora che è Regina vendica il proprio cuore spezzato tagliando la testa alle persone. Forse è l' unico modo che ha per vedere il colore dei propri capelli addosso alla gente e sperare di essere amata – il Cappellaio si concesse un altro sospiro – Ma non sa che io continuo a bucarmi per poter vedere il suo colore tra le dita e sperare di poterla avere ancora tra le mie braccia e nel mio letto”
Alice sospirò e fissò tristemente il suolo: ora capiva perché la Regina continuava a volere rose solo rosse. Loro si amavano, anche se era impossibile per loro dirselo.
Osservò tristemente la figura del Cappellaio: non si sarebbe mai innamorata, non avrebbe mai sofferto così per qualcuno.

La regina rossa osservò il Cappellaio Matto parlare con Alice. E una strana forma di gelosia le invase il petto.
“Tagliategli la testa!” ordinò riferendosi al Cappellaio che, con uno sguardo eternamente distante, si avvicinò a lei fissandola negli occhi che brillavano ancora dei suoi preziosi ricordi.
“Tagliala, mi faresti solo un favore. Ormai ho perso la testa – abbassò lo sguardo: nonostante gli anni dire quella frase gli risultava doloroso – per voi” concluse cercando di mantenere un certo distacco.
  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Alice nel paese delle meraviglie / Vai alla pagina dell'autore: Leyton_Nenny