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Autore: nathaniel    06/01/2007    12 recensioni
Ogni volta che sulla terra qualcuno accende una candela, in cielo nasce un angelo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Greg House
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una brevissima one-shot senza alcuna pretesa ispirata dal Natele appena passato… che volete, tutti diventano più buoni, io più romantico. Da un sunshiner convinto, dedicata a tutta la comunità cottoncandy di efp, in particolare alle mie care Diomache ed Apple, con i miei migliori auguri di felicità per tutti voi. Spero che vi piaccia. Nat.



-Io adoro il Natale.- disse Cameron sorridendo alla stella argentata che aveva appena messo sulla punta dell’albete che lei stessa si era premurata di procurare ed addobbare. Anche la sala di diagnostica meritava un po’ di spirito natalizio.

Soddisfatta della propria opera, si chinò per inserire nella presa la spina delle luci. Immediatamente la stanza semibuia, immersa nel crepuscolo di una sera di fine dicembre, scintillò di colori e di ombre danzanti.

Allison pensò al Natale come lo ricordava nella casa della sua infanzia, al profumo dei biscotti nel forno, al tè con la cannella, alla voce della sua cara nonna, alle favole che le raccontava la sera della vigilia, mentre entrambe attendevano la mezzanotte accanto al fuoco.

Come se si fosse appena ricordata di qualcosa d’importante, rovistò nella sua borsa. Poco dopo, una candela dorata brillava ai piedi dell’albero.

-Ogni volta che sulla terra qualcuno accende una candela, in cielo nasce una angelo. Ogni volta che sulla terra qualcuno è felice, in cielo nasce un angelo.- mormorò a mezza voce.

-Un’angelo eh?- commentò House dietro di lei. -Incredibile cosa può fare un po’ di stearina con uno stoppino intriso di benzina. E tutti che se la prendono con le multinazionali del petrolio… tz, che sciocchi.-

-Lo diceva la mia nonna quando ero bambina. Da quanto tempo mi stai spiando, House?-

-Spiando? Questo è il mio ufficio, fino a prova contraria ho tutti il diritto di essere qui per sentirti dire quanto ami il Natale. Sei assolutamente prevedibile, lo sai, vero?-

-Cosa c’è di male nel Natale? Tutti amano le feste. Sono pretesti per essere felici alla portata di tutti. Pensa agli addobbi, alla gioia di fare regali, alla cena la sera della vigilia… come è possibile che non ti piaccia?-

-Le luci sono uno spreco di corrente elettrica, i regali uno scialaquio di denaro ed il cenone non è altro che un’enorme ammasso di trigliceridi e grassi saturi che si depositano direttamente sulle pareti dei vasi, diventando immediatamente causa di coronaropatie e vasculopatie.-

-L’anno nuovo allora. Almeno quello ti piacerà. Sai, i buoni propositi, le speranza, i sogni, tutte le strade che si aprono davanti a te, il capodanno da condividere con le persone che ami.-

-Devi esserti dimenticata di chi sia il tuo interlocutore, Cameron. Sono io, House. Sono lo stesso di un’ora fa.-

-E’ che non sopporto che qualcuno sia infelice a Natale.-

-Io sono infelice tutto l’anno. Problema risolto.-

-Smettila. Nessuno è sempre infelice. Stai solo recitando la parte del giovane Werther, ma se fossi sincero, dovresti ammettere che almeno ogni tanto anche tu sei felice.-

-Cameron, ascolta. Non ha nessun senso essere felici come ebeti per intere settimane aspettando un solo giorno. Sono solo ventiquattro misere ore.-

-Tutte le cose belle sono brevi, come le rose, o come le candele. Se fossimo sempre felici, non potremmo apprezzare la gioia. E’ a questo che serve la tristezza.-

-Sei talmente ingenua ed infantile da essere irritante.-

Cameron si avvicinò a lui. House seduto ad un tavolo che discuteva con lei di gioia e dolore era qualcosa che i suoi occhi non avevano mai visto, e non credevano di vedere mai. Si sedette accanto a lui.

-Mi trovi irritante, ma tu, House, hai bisogno di me.-

-Non è vero.- cantilenò lui con un sorriso beffardo sulle labbra.

-Invece è così- rispose lei, seriamente, per evitare che House mettesse in scherzo la loro discussione come aveva fatto sempre da che ricordasse. -E’ così House, lo devi ammettere. E’ come quando… come quando ti regalano un fiore. Pensa ad una rosa in un roseto. Prima, non è che un fiore tra un milione di fiori, ma quando la ricevi da una persona che ami, allora diventa speciale, e non puoi più fare a meno di lei.-

-Nessuno mi ha mai regalato dei fiori, e tu inizi a preoccuparmi.-

-Devi ammettere che anche tu sei felice, a volte. Non crederò mai il contrario.-

-Ed io non ammetterò mai una falsità, il che rende questo discorso una perdita di tempo che potremmo dedicare a salvare delle vita come ami tanto fare.-

-Non è una perdita di tempo.-

-A proposito, stiamo davvero avendo questa conversazione? Stiamo davvero discutendo del mio stato d’animo in sala conferenze?-

-Possibile che tu non sia in grado di prendere qualcosa sul serio?-

House si alzò ed iniziò a camminare per la stanza, senza parlare. Il suo sguardo si soffermò sull’albero acceso.

-Non ha senso.- disse poi.

-Che cosa?-

-Essere felice per una candela. Non ha senso. E’ solo un attimo. E’ vero, la luce che crea sarà anche affascinante, suggestiva, ma non appena si comincia ad apprezzarla, è finita. E’ sempre così, appena cominci a scaldarti, il sole tramonta ed il freddo ritorna.-

House non aveva mai pronunciato parole così ricche di significato, non aveva mai rivelato in una frase così tanto di sé stesso, almeno non in sua presenza. Senza fiato, Allison lo osservò con affetto e malinconia. Avrebbe voluto poter usare la propria anima e le proprie mani per lenire le sue sofferenze, ma non sapeva se questo sarebbe mai accaduto.

-Certo che ne ha. Quando ho una rosa tra le mani, il suo profumo penetra in me, ed anche quando la rosa appassisce, io lo ricordo, così come ricordo la fiamma della candela anche dopo che questa si è consumata e spenta, ed i ricordi non muoiono mai, si salvano sempre. C’è sempre qualcosa che sopravvive. E‘ per questo che si può continuare a gioire anche quando la ragione della gioia è passata, perché c‘è la memoria, e la speranza che torni, naturalmente.-

-E se non torna?- fece allora House. Entrambi ora erano in piedi accanto all’albero, i loro visi si sfioravano, illuminati dal chiarore soffuso delle luci.

-Torna sempre, in una forma o nell’altra. Bisogna solo riconoscerla.-

-Il tuo angelo, quello della candela, sarà felice ormai.-

-Solo lui? Solo lui è felice ora?-

Le labbra di House erano così vicine ora, che sentiva sulla sua pelle il ritmo del suo respiro.

-Chi può dirlo? Chi può sapere quante persone in questa stanza sono felici?-

-L’angelo. Lui lo sa.-

-Già. Lui lo sa.- mormorò Greg -E’ per questo che sei così? Perché sei capace di gioire per le candele? O perché sai far nascere gli angeli?-

I suoi occhi cerulei si persero in quelli innocenti di Allison, lei che non si lasciava abbattere dalla crudeltà, lei che sperava ed andava avanti, sempre e comunque, lei che vedeva il mondo come in una favola, il suo mistero inspiegabile.

Lentamente, si avvicinò ancora di più.

-Ne è appena nato un altro.- disse poi, e si allontanò dalle sue labbra per baciare invece la sua fronte candida.

-Buon Natale, Allison.- sussurrò prima di andarsene.



Quella notte, quando Greg si addormentò, sul comodino accanto al suo letto la notte della grande città era rischiarata da una luce in più, la fiamma tremolante e fragile di una candela bianca. Il giorno dopo, tutto sarebbe tornato come prima, House sarebbe stato il solito misantropo impossibile, e la candela si sarebbe spenta, ma quella notte Greg aveva visto la sua luce, e l'avrebbe ricordata sempre. Dopo tutto, quella era la notte di Natale.

  
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