Nota dell’autrice: ed eccone un’altra! Stavolta dovete fare
attenzione, se non siete spoilerati degli ultimi capitoli (quelli usciti in
Giappone, che sono 24 al momento). La fic è una oneshot; dovrei esserne soddisfatta, perché l’altra
era solo una flash fiction (per chi non sapesse di cosa si tratta, approssimativamente è una fic compresa tra le 100-500 parole), ma la verità è che sulle storie più lunghe tendo a farmi
troppe fisime e a correggere follemente per milioni di volte ^^; Quindi, è
probabile che molto presto la rileggerò e troverò chissà quante espressioni
opinabili… ma spero che vi piaccia comunque.
Chiamiamola un palliativo in attesa della
vera versione - quella che ci darà la Matsuri -
sulla dichiarazione di una certa coppia…
<3
Baci
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L’incanto dei
loro sospiri
by Melitot Proud Eye
"E’ arrivato il compleanno della mia vita.
E’ arrivato il mio amore."
Christina Rossetti
La vecchia pendola batté le otto, invadente nella piccola sala da
pranzo.
L’atmosfera ne fu non poco scossa, poiché la tensione, quella
sera, aveva raggiunto altezze sorprendenti; morta sul
nascere era la conversazione e i commensali gettati in uno stato di catatonica allerta. Zero era
ormai sicuro d’aver esaurito domande, spiegazioni, autoconvincimenti e occhiate
interrogative. E anche la pazienza, forse.
Il problema era Yuuki.
Ironia a parte, il ragazzo non riusciva a ricordare un periodo
tanto penoso tra loro. Neanche i primi giorni del suo arrivo l’avevano messa
così in soggezione… o forse era lui a non ricordare, il che era anche
possibile.
Prese il telecomando e alzò il volume, cercando di distrarsi con
le previsioni del tempo.
Perché?
Perché così silenziosa? In tutta la sera non aveva detto che poche parole e
ora, meccanica, spalmava del burro su una fetta di pane, fissando
caparbiamente il tavolo ― senza nemmeno commentare la stupida musichetta
del programma, come amava fare da anni, sapendo di irritarlo.
Che
stesse poco bene?
Oppure… aveva paura?
No, questo no. Ormai Yuuki non temeva più.
L’aveva saputo subito, quel giorno, bevendo dal suo fragile polso…
senza staccare gli occhi dai suoi. L’aveva appreso nel silenzio, senza bisogno
di dichiarazioni. Non rabbrividiva più a contatto con lui.
E sebbene lo Zero cacciatore di vampiri trovasse la scelta assai
discutibile, lo Zero vampiro ne dipendeva come e forse di più che dallo stesso
sangue. Per questo, dopo tale scoperta ― e alla luce di tutte le intime,
esaltanti esperienze dei morsi, quando la stringeva a sé o la guardava dritta
negli occhi, spaventato ma anche affascinato dalla possibilità che lei capisse
― non avrebbe mai creduto di poterla ritrovare così.
All’improvviso, un’intuizione.
Kuran.
Che quel purosangue… le avesse parlato?
Che le avesse detto quel che aveva già esternato piuttosto
chiaramente anche a lui, Zero Kiryuu, la notte dopo la cacciata degli emissari
del Senato? Cioè che teneva a lei… e la desiderava.
Che la voleva per sé e per nessun altro.
Per sempre accanto…
Sì, doveva essere andata così. Da questa prospettiva molti
avvenimenti acquisivano senso ― il fatto che Yuuki arrossisse spesso, che
balbettasse e rispondesse alle domande con monosillabi o, del tutto
all’opposto, con discorsi senza capo né coda.
Si portò una mano alla bocca, fingendo di appoggiarsi.
Il pensiero di quanto in realtà lei dovesse esser felice gli
provocò un eccesso di bile.
Zap.
«Uh?»
«Oh, s’è spento» osservò Yuuki, guardando il televisore. «Avrai
toccato qualcosa.»
«Per niente» rispose, premendo il tasto d’accensione sul
telecomando.
Bip.
…
Bzzz.
Lei addentò il pane e non commentò oltre, affascinata dalle bizze
del televisore. Fu allora che Zero cominciò a spazientirsi.
S’alzò bruscamente da tavola e abbandonò il telecomando, per
cingere d’assedio il televisore insorto.
Al diavolo, che glielo dicesse e basta. Non avevano sempre parlato
di tutto? Anche della sua pietosa cotta per quel vampiro? E allora che problema
c’era a metter la ciliegina sulla torta… almeno l’avrebbero piantata con quella
commedia.
Controllò i cavi sul retro della tv, dando poi al catorcio una
sana manata.
«Maledizione. Dirà che gliel’abbiamo rotto noi.»
E, gettate momentaneamente le armi, s’accaparrò la sedia più
vicina per studiare una nuova strategia.
«Sai se ha ancora le istruzioni?»
«Nhnh.»
Un sospiro.
Fu in quel momento, fissando lo schermo, che poté ammirare il
preciso riflesso della stanza.
E quello di Yuuki, che leccava la punta di un coltello, sporco di
marmellata.
Guardando lui.
«Smettila. Ti farai male.»
Yuuki sobbalzò, interrompendo il contatto visivo.
E si fece male.
«Ahi!»
gemette, toccandosi il labbro inferiore.
Vide Zero passarsi una mano tra i capelli, esasperato. Accidenti a
lui.
Posò il
coltello sul piatto e, sempre con la mano sulla bocca, cominciò a perquisirsi
le tasche per rintracciare un fazzoletto. Sarebbe stato tutto più facile se
l’ora della ronda fosse suonata. E se il preside non fosse andato fuori città,
anche, insistendo perché cenassero ugualmente insieme, con la scusa del suo
benedetto “spezzatino delizioso, fatto con amore, suo stile, da non
perdere assolutamente”.
Sospirò.
A dispetto di tutti i suoi desideri, sapeva benissimo che né la
ronda né il preside avrebbero anticipato il loro categorico orario d’arrivo; e,
soprattutto, che né Zero né lei si sarebbero mai sognati di disertare uno
spezzatino offerto in quel modo ― non ne avrebbero più sentito la fine.
Era un invito-capestro.
Così, quella sera eran piantati lì e basta, sin dalla conclusione
delle lezioni. Yuuki avrebbe dato qualsiasi cosa per poter scappare.
E per restare tutta la notte.
Non aveva la più pallida idea di come comportarsi.
Strinse le labbra, facendosi ancor più male.
«Che cosa sono io per te?»
Ora sapeva la risposta a quella domanda. La sapeva… ed era
confusa.
Com’è possibile ― pensò,
osservando Zero di nascosto ― che non me ne sia mai accorta? Dopo
tutto questo tempo…
Distolse
lo sguardo, timorosa che in qualche modo lui potesse sentirla. Quel che più di
tutto la gettava nel panico, alla fine, era sapere di dovergli una
risposta.
Come reagirebbe? …Sorriderebbe? Riderebbe? Mi darebbe… della
stupida? Era spaventata da quel “dopo” ignoto,
imperscrutabile, che avrebbe potuto rovinare per sempre ciò che era riuscita a
salvare persino dalla vera natura di Zero. Ma, alla fine, potrei fingere di
non sapere, di non ricordare, e lasciare che il tempo finisca?
Il
respiro le si mozzò. No. Sapeva di non poterlo fare.
Ma che cosa sono io per Zero?
Fu allora che si accorse di quanto la sua schiena, così vicina,
fosse rigida.
Mosse la mano senza pensarci, per chiamarlo, mentre il suo sguardo
veniva attratto dal riflesso del movimento sullo schermo. Quella superficie
nera le rimandò anche l’immagine del suo viso, distorto e per nulla femminile.
E del suo mento…
…un mento imbrattato di sangue.
Accanto, spalancati, c’erano gli occhi di Zero.
Ah…
Tu-tum.
«…»
Subito, quasi le avesse letto nel pensiero, il ragazzo s’alzò per
andarsene. E altrettanto rapidamente Yuuki lo fermò, tenendolo per il retro
della felpa ― un movimento rozzo, incoerente, che fece ruzzolare in terra
la sedia.
«No!» disse, rauca. «Non andartene!»
Se possibile, Zero divenne ancor più teso.
Tu-tum.
Era abbastanza chiaro che aveva capito; e Yuuki non sapeva
se fosse più terribile il suo rifiuto o il fatto che, nonostante tutto, avrebbe
dovuto chiederglielo.
Cercando di calmarsi e dominare il cuore impazzito, guardò alcune
gocce di sangue precipitare fra loro.
Che cosa sto…?
Il rumore della dolce collisione accelerò il respiro di Zero. E
lei si chiese se ne aveva il coraggio.
«Zero…»
«Yuuki» il suo tono era urgente, «mollami.»
«No.»
«Perché mi fai questo?»
«Zero, sul serio, non… non importa, io―» Non importava? Dio,
cosa stava dicendo? «Fallo e basta―»
Ma lui si mosse bruscamente per liberarsi e, nel tentativo di
farlo voltare, Yuuki gli poggiò la mano sporca di sangue sul viso. Il ragazzo
s’immobilizzò. Poi, all’improvviso, dopo un istante infinito, si girò e la
spinse contro il tavolo, impossessandosi del suo polso.
«Perché? Perché vuoi spezzare del tutto il mio controllo?»
«Perché non chiedi mai, se hai bisogno?»
Il suo sguardo divenne duro.
«Smettila. A che gioco stai giocando?»
Yuuki sentì la stanza gelare. Senza lasciare i suoi occhi,
paralizzata, levò la mano libera per toccargli l’avambraccio.
«Nessun gioco» rispose con un filo di voce. «Credi che potrei…?»
«Allora» ribatté Zero dopo qualche istante, avvicinando l’altra
mano della ragazza al viso, il palmo sollevato. «Spiegami tutte queste
coincidenze.» E, lento, languido, mentre i suoi occhi scolorivano nel brillante
colore del sangue, chinò il capo sino a posarvi le labbra, tracciando ogni più
piccola linea della pelle.
Yuuki abbassò le palpebre all’istante.
Non si aspettava una resa tanto rapida da parte sua, e questo
confermava i suoi timori ― Zero s’era nuovamente spinto ai limiti.
Avrebbe voluto parlarne, rimproverarlo, ma non era questo ad
importare, ora. Non questo. Perché entrambi erano rientrati in quel mondo che
era loro soltanto, privato, insostituibile, irresistibile; e non si tornava
indietro.
Non voleva tornare indietro.
Che cosa sono i
vampiri? Possono capire i sentimenti dal sangue?
Quando lo sentì staccarsi dalla mano, che non aveva morso, rimase
com’era.
In quei pochi attimi il mondo s’era trasformato. La mera solidità
del tavolo, il calore della bocca di Zero, un pulsare doloroso al labbro…
soltanto quello esisteva. Né la stanza dove si trovavano, né il collegio, né il
mondo che li divideva e li perseguitava vivevano più. E quante volte era
successo! Tante, senza che lei si accorgesse di nulla.
Ma ora non più, non più.
Pertanto, non avrebbe accettato la sofferenza sul volto di Zero.
Amandolo cancellava la colpa che sempre, costantemente lo schiacciava.
Sì, ne era convinta.
«Fallo» sussurrò.
«Yuuki…»
«Finisci ciò che hai iniziato quella sera.»
Non aggiunse altro.
Gliel’avrebbe taciuto, ancora un poco.
Ma come avrebbe potuto, Dio, spezzare l’incanto dei loro sospiri?
Mentre Zero chiudeva la distanza che li separava e le suggeva con
dolcezza il mento, tenendola per le braccia, fermo ma gentile ― non la
stretta convulsa ed erotica del bisogno, quanto piuttosto il tocco del
desiderio appassionato ― si sentì morire. Seppe che lui era il primo e
l’unico. Nessuno l’avrebbe mai sostituito. Nulla l’avrebbe mai risarcita della
sua perdita.
E giurò a se stessa che l’avrebbe salvato.
Perché io, Zero…
Dall’interno della sua gola, dove una goccia di sangue ribelle era
scesa, al contorno del suo viso… insieme a quei baci salirono i battiti del suo
cuore, l’intensità di ciò che entrambi provavano.
Giunto alla meta, Zero indugiò baciando la curva del mento,
sconvolto per quanto stava facendo senza il minimo controllo, ansioso,
desideroso, follemente innamorato.
…ti amo.
Priva ormai della parola, Yuuki si aggrappò a lui con tutte le sue
forze.
I suoi occhi erano ancora chiusi quando le loro fronti si
toccarono.
Ti amo!
― Finis ―
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Disclaimer: i personaggi di Vampire Knight appartengono alla somma Hino Matsuri e agli altri (eventuali) detenenti diritto; io, da fan adorante, mi sono limitata a prenderli in prestito per un po' <3 Ahh, Yuuki e Zero! Datevi una mossa, lentoni!