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Autore: None to Blame    22/06/2012    3 recensioni
John e le parole crociate, Sherlock bazzicava con la chimica e la signora Hudson a cucinare.
Si sentiva vergognosamente felice.
*
Il suo ricordo gli avrebbe dilaniato la carne, le vene, le ossa – ogni giorno.
La mente umana sa come torturare un’anima. La mente umana cancella e riscrive, manipola e controlla, fortifica e distrugge – la mente umana è un dittatore. 
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Era un’uggiosa e languida serata di febbraio e John Hamish Watson era impegnato a risolvere le parole crociate di un quotidiano.
Il televisore era acceso e lo schermo trasmetteva immagini lampeggianti ed il volume dell’audio era solo un rincuorante sottofondo – era il canale delle televendite.

John si picchiettò la penna sulla guancia, gli occhi ancora fissi sul giornale.
Sollevò, quindi, la testa, spostando lo sguardo nel vuoto, alla ricerca della soluzione di uno dei quesiti.
Dal piano sottostante, poteva distintamente percepire il clangore degli utensili da cucina della signora Husdon, mentre alle sue narici già arrivava il gradevole profumo di uno dei suoi manicaretti – cos’era, stufato di carote, carne e patate?
Alle sue spalle, sapeva che il suo coinquilino stava armeggiando con alcuni composti chimici di dubbia sicurezza.
Non si premurò di ricordargli di non far esplodere l’appartamento. Se avesse provocato anche il minimo danno, John gli avrebbe torto il collo senza pensarci – e Sherlock lo sapeva.

Non era una situazione invidiabile, quella in cui riversava. Ma lui ci si sentiva a suo agio.
Gli forniva quella sensazione di calore che mai corpo femminile, stufa o canicola estiva gli aveva regalato.

Era felice.

E lo fu ancora di più quando trovò la parola che cercava – “metonimia”.

Soddisfatto di sé, piegò il giornale e lo gettò sul tavolino, stiracchiandosi le membra.

« Sherlock, è quasi ora di cena »

Nessuno rispose – ma d’altronde da quando in qua Sherlock Holmes si prende la briga di farlo?

John si alzò, lasciando che le gambe scricchiolassero piacevolmente, e si diresse verso la cucina, con l’intenzione di staccare l’amico dai suoi giochetti da Piccolo Chimico.

« Sherlock, cos’è tutto questo fumo? Di nebbia non ce n’è abbastanza al di là della finestra? »

Qualunque cosa stesse facendo il coinquilino, John non riusciva a capirlo.
Intravide solo un’ombra che si muoveva nel vapore attorno a dove supponeva si trovasse il tavolo – perché Sherlock non imparava a lasciare in pace almeno la cucina e a bazzicare con quella roba al Bart’s?

« Senti, se ti viene fame, ti prepari qualcosa da solo. Io vado dalla signora Hudson e dal suo stufato. »

Fece per andare in bagno – aveva bisogno di una doccia, altrimenti la padrona di casa non l’avrebbe fatto entrare nel suo appartamento – ma una mano lo trattenne.

John sorrise.

« Ti sei deciso a venir fuori da quel fumo, eh? »

Si voltò a guardare l’amico.

E non lo vide.

Vedeva quello che doveva essere il corpo di Sherlock Holmes, ma il volto era immerso in una nube di vapore.
Coperto.
Non lo riusciva a vedere, era celato. Non ne distingueva i tratti, le forme, i colori.

Il fiato si arrotolò nella sua gola e cadde nei polmoni, un sasso pesante e gelido.
La mano dell’amico era ancora aggrappata al suo braccio – così saldamente da fermargli la circolazione – perché sapeva che Sherlock non l’avrebbe mai lasciato.

Il suo ricordo gli avrebbe dilaniato la carne, le vene, le ossa – ogni giorno.

La mente umana sa come torturare un’anima. La mente umana cancella e riscrive, manipola e controlla, fortifica e distrugge – la mente umana è un dittatore.

E John cadde sul pavimento, una mano sul volto, l’altra ancorata a una qualsiasi parte di Sherlock – la più vicina da raggiungere.
Non l’avrebbe lasciato.

Stava svanendo pian piano dietro una nebbia di follia, ma la potenza della stretta sul suo braccio lo rendeva angosciosamente presente nella sua inevitabile assenza – può un po’ di vapore pesare sul petto?  

E John si abbandonò alla familiare sensazione di freddo. E di colpa.

Non ricordava il suo volto.

 





















NdA

Ancora una volta, ringraziate o maledite la prova di maturità (la seconda, ovviamente).

Da una trentina d'anni non usciva una versione di Aristotele. E, giustamente, esce questa volta. Cribbio, la peggiore che abbia mai fatto. E non abbiamo mai tradotto Aristotele. Tremenda (trattato filosofico in greco = non capirai una mazza della versione).
Beh, quel che è stato è stato. Alla fine, è venuto fuori qualcosa di decente, perciò è andata bene.

La parte che mi ha ispirata è "come nel sangue, nella carne, nelle ossa, nelle vene e nelle altre parti del corpo". Non mi chiedete perché. :D


Bene, gente. Accetto critiche costruttive e distruttive!

Oh, giusto! Il titolo si riferisce all'omonima poesia di Montale! 

Alla prossima!
   
 
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