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Autore: dagliasa2    22/06/2012    6 recensioni
Ambientato in un ipotetico Post Hades.
I pensieri di Rhadamantys, alla morte del suo innamorato.
Angoscia, dolore ed un senso di solitudine, attanagliano il cuore del biondo giudice.
Un grande amore, spezzato, da un ulteriore guerra.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Gemini Kanon, Gemini Saga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perché mi hai abbandonato?
Avevi promesso che non mi avresti mai lasciato?
Avevi promesso di amarmi sempre.
Perché? Perché Kanon?
Mi  sento tanto solo senza di te.
Io, non avevo mai amato nessuno come ho amato te. Sei stato, l’unico uomo in tutta la mia vita, che è riuscito a capirmi, ad aspettarmi, ad emozionarmi, a vedermi piangere, ad invocare aiuto e affetto.
Sei stato l’unico. L’unico. In tutta la mia vita. Ti ho amato. E ti amo ancora.
Tu, proprio tu mi hai lasciato solo.
Tu, che quando l’alleanza delle tre divinità, sei stato il primo a venirmi a cercare.
Tu, che con quel tuo ghigno spavaldo e sbruffone, mi hai stuzzicato fino a farmi perdere il mio autocontrollo che mi distingue.
Tu, che una notte, una delle tante in cui stavamo unendoci nel mio letto, dopo aver consumato mi hai preso il viso e mi hai detto:
‘Temo di essermi perdutamente innamorato di te.’
Ed io, che non volevo crederci mi ero fermato a guardare i tuoi occhi.
Erano limpidi, color del mare, con la luce lunare che entrava dalle enormi finestre della mia stanza, riflettevano, di una luce seducente che ti cattura. Erano profondi e magnetici. Mi incantai, davanti a quegli occhi seri, che mi fissavano in attesa di una mia reazione.
Io non ebbi nessuna reazione: ero consapevole anch’io di amarti, me ne resi conto subito, dal momento in cui mi salvasti la vita durante il nostro scontro negli inferi.
Lo capii quando, mi risvegliai in quel bosco, e le tue braccia mi stringevano forte come a volermi proteggere. Lì, capii che tenevo a te.
Il famoso colpo di fulmine, alla quale non avevo mai creduto. Dovetti ricredermi.
Tuttavia, non ero stato in grado, quella dolcissima notte, di risponderti che il tuo sentimento era pienamente ricambiato. Non ero capace. Avevo paura.
Riuscii solo, a poggiare la fronte sul tuo petto, ed a stringerti fortissimo alla vita. Ti strinsi così forte, che potevo sentire il tuo profumo diventare tutt’uno con me.
Ma tu avevi già capito.
Tu avevi già capito tutto fin dall’inizio. Avevi capito che nutrivo un sentimento per te, avevi capito che io per paura non mi sarei mai fatto avanti, avevi capito tutti i miei timori e tutti i miei blocchi psicologici.
E da quella notte, tutto fu diverso.
Fu diverso stare insieme alla luce del sole, mano nella mano o abbracciati davanti i nostri compagni.
Fu diverso fare l’amore o scambiarci piccole tenerezze solo nostre.
Tutto era cambiato.
Ed io, mi sentivo felice. Tanto, felice. Tu mi rendevi felice. Tu eri la mia gioia.
Passarono circa 6 mesi, da quella notte. 6 mesi, per io decidermi a dirti che ti amavo.
Ma tu mi aspettasti. Non pretendesti mai nulla da me. Tranne che di essere sincero.
Te lo dissi, una sera al tramonta. Sulla riva del mare, quel mare che tu amavi tanto. Te lo dissi, stringendoti da dietro, dandoti un bacio sul collo e poi te lo sussurrai all’orecchio:
‘I love you, Kanon.’
Sentii il tuo battito del cuore accelerare, divenne sempre più forte.
Ti girasti verso di me, con un grande sorriso, dolce, gioioso e pieno d’amore. Amore solo per me.
Questa cosa mi riempiva di felicità, sapere che tutto il tuo mondo ero io.
Esattamente come tu lo eri per me.
Mi desti un bacio. Un dolcissimo, bellissimo bacio. Ci mettesti tutta la tua dolcezza, tutta la delicatezza di un amante.
Doti, che solo io conoscevo. Attenzioni, che solo tra noi ci concedevamo. Con altri non fummo mai così. Se non con i nostri fratelli.
Fu il bacio, più bello della mia vita.
Stretti l’uno all’altro, le tue braccia intorno al mio collo e le mie a stringerti la vita, e lo nostre labbra unite per raccontarsi tutta la nostra passione, e tutto il nostro amore.
Su uno sfondo magico, che era il tramonto sul mare.
Al ricordo di quella sera, sento il cuore sciogliersi nel petto.
Poi però, il solo pensiero di quel giorno, di neanche 2 mesi fa.
Athena, Nettuno e Hades mio signore, avevano convocato tutti noi responsabili maggiori dei loro eserciti.
Quindi, i 12 Gold Saint, tu come rappresentante maggiore dei Generali marini ed infine io, Minos e Aiacos.
Ci chiamarono ad adunata, per confessarci che presto saremmo andati in guerra, che avremmo dovuto vedercela con un avversario, anzi, un’avversaria molto potente.
Persone.
La notizia venne accolta da tutti noi, con spirito combattivo e fermezza (non ci saremmo mai e poi mai tirati indietro). Tuttavia, alcuni di noi avevano la morte nel cuore.
Io ero uno di quelli.
Temevo per te.
Come mio fratello Minos, temeva per Aiacos.
Come tuo fratello Saga temeva per Aiolos.
Come quel biondo russo, Hyoga, temeva per il suo piccolo Shun.
Il solo pensiero di perderti, mi mozzava il respiro.
Tu come al solito, avevi capito il mio timore. Lo capisti sempre una notte, sempre nel mio letto.
Non facemmo l’amore quella notte, nessuno dei due se la sentiva, eravamo comunque abbracciati nel tentativo di infonderci l’uno l’altro un po’ di sicurezza.
Ed in quell’abbraccio, tu mi dicesti dal niente:
‘Non devi temere per me. Io tornerò. Tornerò per te. E continueremo ad amarci fino alla fine.
Io e te, insieme fino alla fine. Per sempre noi due.’
Mi accarezzasti il viso, sorridendomi.
Io ti strinsi a me, fiducioso delle tue parole. Io mi fidavo ciecamente di te.
‘Ti amo.’ Ti dissi.
Ed era vero.
Quanto ero innamorato di te. E lo sono ancora.
Ci addormentammo in quella posizione, quella notte. Abbracciati, ancora con le labbra attaccate.
Pochi giorni dopo, partisti con alcuni dei tuoi giovani generali.
Io ero li con te, sul promontorio di Capo Sunion per darti l’ultimo saluto prima della partenza.
Ti presi la mano, te la baciai e me la portai al cuore. Ti dissi:
‘Batte solo per te. Ricordatelo Kanon.’
Mi sorridesti, e fregandotene altamente dei tuoi commilitoni che ci guardavano divertiti, mi saltasti addosso abbracciandomi stretto e dicendomi che io ero il tuo cuore.
Un ultimo bacio, e poi ti immergesti con i giovani soldati, spediti verso la vostra meta.
Passavano i giorni, le settimane. E di te non avevo nessuna notizia.
Chiesi anche a tuo fratello, ma lui come me, mostrava apertamente la sua preoccupazione.
Passò un mese esatto, quando ricevemmo la prima notizia dal fronte.
Il plotone che era partito, aveva vinto la prima battaglia, e stava facendo ritorno al Santuario.
Ero felice, e con il cuore traboccante di speranza. Speravo di rivederti. Speravo di poterti ancora stringere a me.
Il giorno dopo che ricevemmo la lettera dal fronte, un soldato semplice del Santuario vide dei soldati ricoperti da armature dorate, marciare verso la prima casa dello zodiaco.
Noi tutti, alle urla della sentinella accorremmo alla prima casa, per accogliere i generali di ritorno.
Avevo il cuore a mille, dentro di me continuavo a pensare:
‘Kanon amore mio. Kanon amore mio.’
Non riuscivo a pensare ad altro.
L’immagine che vidi però, fu struggente e dilaniante per me.
Vidimo i generali camminare lentamente, stanchi e provati dalla battaglia, alcuni di loro avevano l’armatura visibilmente frantumata, altri erano solo feriti.
In testa al gruppo, c’era una sagoma che compresi subito non essere la tua.
Era più basso di te, più mingherlino e non aveva la tua lunga chioma fluente che volteggiava al vento.
Era strana quella sagoma, non era di un uomo dritto, in pieni che marciava.
Quando furono più vicini, riconobbi la figura di Sorrento di Siren, tuo secondo a capo dell’esercito di Nettuno.
Sorrento, teneva tra le braccia qualcosa, che non era il suo flauto d’oro.
Era un corpo. Era il tuo corpo.
Mi sentii il sangue gelare. Il mio cuore perse un battito. Ero immobile, non riuscivo a fare nulla.
Ero come entrato in trance, mi sembrava di essere in un mondo parallelo. Mi sembrava di assistere a quella scena, come uno spettatore esterno.
Quando i giovani generali furono vicini, potei vedere le loro lacrime e le loro facce addolorate.
Sorrento, alzò il capo alla ricerca del volto di Saga, che si avvicinò subito, non appena riconobbe tuo corpo.
Il tuo secondo parlò, cercando di mantenere un tono rigido e composto, ma riuscì poco nel suo intento:
‘Ha combattuto con onore. Ha dato, il massimo di se.
È solo, grazie a lui se abbiamo vinto. La sua forza d’animo ha animato i nostri cuori, e la sua fede nella causa che combattiamo ci ha dato la forza di andare avanti.
E’ stato un grande uomo. E un gran comandante, il migliore, nell’interno cosmo.
Non hai idea Saint di Athena quanto mi piange il cuore. A me come ai miei compagni. Per noi, è stato non solo un comandante, bensì anche una guida, un amico, un fratello maggiore.
Sono addolorato. Lo giuro sul mio signore.
Le sue ultime parole, sono state per te Saga, e anche per te Rhadamantys.
Ha detto che, non devi mai smettere di sorridere Saga, perché il tuo sorriso è come il sole, illumina il cammino di chi ti ama.
Ha detto che,  ti ha amato fino alla fine Rhadamantys. Ti ha pensato ogni giorno ed ogni notte. Avrebbe voluto morire tra le tue braccia, per poterti un ultimo bacio.
Ha aggiunto infine, allo stremo delle forze, che avrebbe vegliato su di voi dal paradiso dei cavalieri.’
Quando ebbe finito di dire quelle parole, Sorrento scoppiò in un pianto disperato.
Consegnò il tuo corpo alle braccia di Saga. Che si lasciò cadere a terra stringendo il tuo corpo in maniera convulsiva.
Scoppiò anche lui in un piano disperato, invocò il tuo nome più e più volte. Ti stringeva fortissimo contro di lui, versando lacrime e baciando le tue guancie fredde e bianche.
Io dal canto mio, ero immobile, mi resi conto solo in seguito che molti tra i Gold Saint mi stavano fissano per cercare di capire la mia reazione, o meglio, il motivo della mia non reazione.
Sentii una mano sulla spalla, ed una voce che conoscevo benissimo parlarmi dolcemente:
‘ Rhada, fratello..’ Era Minos, che mi parlava per scuotermi dalla mia apatia momentanea.
E ci riuscì, ritornai brutalmente alla realtà. Mi girai verso mio fratello, che mi guardava dispiaciuto e che cercava con la sua presenza di infondermi un po’ di forza.
Io invece, cercavo nei suoi una conferma a quello che stavo vedendo, con lo sguardo lo supplicavo di dirmi che quello che stavo vedendo era solo un brutto sogno.
‘Devi farti forza, fratello.’ Mi disse Minos, captando la mia tacita e disperata richiesta.
Il mondo mi crollò addosso, mi sentii sprofondare in una voragine nera di angoscia.
Mi girai di nuovo verso Saga, che mi dava le spalle piangendo ancora il tuo corpo.
Nessuno ebbe il coraggio di parlare.
Mi avvicinai a Saga, man mano che mi avvicinavo sentivo i suoi singhiozzi convulsivi.
Aiolos capì subito che stava per avere un attacco di panico. Si precipitò a tirarlo su da terra, prendendolo per le spalle.
Lasciando così che il tuo corpo esanime, finisse tra le mie braccia.
Saga si dimenava disperato dalla stretta del suo compagno, urlava disperato di lasciarlo andare, urlava disperato tutto il suo dolore:
‘Lasciami andare! Lasciami stare! Mio fratello è morto! No! No! Non può essere, lasciami andare maledizione! NOO! Non è vero, maledetti!!’ Continuava a dimenarsi violentemente.
Le sue urla tuttavia, in quel momento mi arrivavano ovattate, solo in seguito quando mi ripresi compresi veramente la potenza di quei suoni.
Ma in quel momento i suoni mi arrivavano distorti.
Avevo il tuo corpo tra le braccia, esanime, bianco, freddo, rigido.
Non era possibile…
La tua espressione sul viso, era serena.
Era come, se tu non avessi sofferto per nulla, mentre invece quell’enorme squarcio che fendeva il torace fino ad arrivare al fianco, nero del sangue incrostato e profondo, mi facevano capire di che morte dolorosa tu fossi andato via.
‘Kanon…’ Sussurrai il tuo nome, sentendo gli occhi pizzicare terribilmente.
Ti accarezzai il fiso, e sentii ancora, quanto la tua pelle fosse fredda, quando di solito ribolliva di tutta la tua passione e anche, di tutta la tua gioia di vivere.
‘Kanon…’ Un altro sussurro. Già versavo le mie lacrime per te.
‘Amore.’ Ti chiamai, con il pianto nella voce.
Aspettai, aspettai che tu ti alzassi da quella posizione e che mi sorridessi, come facevi sempre ogni qual volta ti chiamavo ‘amore’.
Aspettai.
Ma tu non ti alzasti. Capii, in quel momento, capii definitivamente che tu non mi avresti mai più sorriso.
E d’un tratto, come avessi visto il tuo corpo esanime per la prima volta, realizzai.
Il mio fidanzato era morto.
Esplosi in un urlo di disperazione ed angoscia.
Ti strinsi a me, forte come non lo feci mai, facendo ben capire a chiunque si fosse avvicinato che non avevo la  minima intenzione di lasciarti a nessuno.
Urlavo.
Urlavo al cielo il mio dolore.
Maledicevo il nome di quei maledetti che ti avevano strappato alla vita.
Urlavo al cielo la mia angoscia.
L’angoscia che mi stava divorando dall’interno, per non averti più al mio fianco.
Urlavo al cielo la mia paura.
La paura di essere rimasto di nuovo solo. Senza l’unico uomo che io abbia mai amato davvero.
Urlavo.
Urlavo e piangevo la tua morte, mio innamorato.
Non piansi mai nella mia vita davanti a nessuno, e tu lo sapevi bene.
Piansi davanti a più di 12 persone, tra cui per me quasi completamente degli estranei, per te.
Solo per te.
Piansi disperato la tua morte.
Urlai le mie maledizioni a quei bastardi.
Invocai il tuo nome, stringendo il tuo capo al mio petto.
Baciai i tuoi capelli, morbidi nonostante vi fosse del sangue secco.
Stringevo il tuo corpo, bello, muscoloso e terribilmente rigido, volevo riscaldarti.
Nella mia follia, dettata dallo strazio, temevo potessi avere freddo.
Tu odiavi il freddo, me lo dicevi sempre quanto amassi il sole della Grecia.
Il mio amore, odiava il freddo. Ed io volevo scaldarti.
Mio fratello Minos, vedendomi così angosciato non ebbe la forza di venire da me e staccarmi dalla tua salma. Si rifugiò, addolorato per me, tra le braccia di Aiacos, suo innamorato, in cerca d forza.
Lo stesso fece Saga, stringendosi ad Aiolos finendo di sfogare il dolore.
Questo, ovviamente, mi venne raccontato dopo da Tetis, che aveva seguito tutta la scena tremando.
Io non avevo occhi che per te.
Per staccarmi da te, dovettero venire a prendermi  Minos, Aiacos e Aiolia.
Non volevo lasciarti, avevo paura di perderti.
Non volevo che tu mi abbandonassi.
Dovettero tenermi fermo, perché io continuavo a dimenarmi selvaggiamente per raggiungerti.
Ora, sono qui di fronte alla tua tomba sottomarina, che piango lacrime amare per la tua scomparsa.
Ripenso a tutti i nostri momenti.
Momenti fantastici che abbiamo passato assieme.
Mi manchi amore.
Mi manchi mio generale.
Non so più come fare senza te.
Ero così, dannatamente felice di avere trovato l’amore della mia vita.
Perché tu eri, davvero, l’amore della mia vita.
E adesso, non ci sei più.
Sono di nuovo solo.
Con i miei tormenti, le mie ansie, i miei dolori.
Solo tu, eri riuscito a comprendermi.
Solo con te, io ero riuscito ad aprirmi completamente.
Solo a te, ho detto ‘Ti amo.’
Vorrei morire.
Vorrei morire per raggiungerti.
Ma poi penso, che ti deluderei se lo facessi, perché tu amavi la vita.
Ed amavi me.
Soffriresti, nel sapere che ho buttato via la mia vita per riaverti.
Ma ti rivedrò amore.
Un giorno io ti rivedrò.
Ti riavrò.
Ti ribacerò.
Aspettami Kanon.
Aspettami.
  
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