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Autore: Ale HP    22/06/2012    3 recensioni
Piccolo seguito della mia Happily ever After.
"Avevano avuto il loro finale felice – o almeno così lo definivano – ma era davvero un finale? La loro vita sarebbe continuata così per sempre?
Kurt sapeva che non era così – che non poteva essere così. Anche Cenerentola, Biancaneve e le altre principesse avevano avuto il loro finale felice, solo che poi avevano scoperto che quello non era proprio un finale e non era nemmeno tanto felice.
Kurt aveva paura che la loro felicità sarebbe stata interrotta da un momento all’altro. "
Crossover Glee/Once Upon a Time
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'There was a town in Maine...'
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Fandom: Glee/Once Upon a Time
Avvertimenti: One-Shot, Fluff, Crossover
Genere: Romantico
Personaggi: Kurt/Blaine, Burt, Regina Mils, Emma Swan, Mary Margaret, Tremotino e l'immancabile Henry
Parole: 5214
Note: Se si vuole leggere questa OS  è assolutamente necessario leggere l'altro capitolo, semplicemente perché da sola non ha senso.
 

Grazie, grazie, grazie e grazie a Nefene, che ha betato la storia meravigliosamente.

 

 
Happily ever after, again.

 
Il principe Kurt e il viandante Blaine – divenuti ormai soltanto Kurt e Blaine, due innamorati spensierati – godevano appieno il loro finale felice, distesi sull'erba fresca sotto le stelle.
Blaine non si era mai sentito così appagato in tutta la sua vita; non avrebbe mai pensato che sarebbe potuto essere tanto felice e soddisfatto della propria esistenza, al punto da non preoccuparsi nemmeno se la morte avesse bussato alla sua porta il giorno successivo.
Da un paio di giorni, però, Kurt non era della stessa opinione.
Avevano avuto il loro finale felice – o almeno così lo definivano – ma era davvero un finale? La loro vita sarebbe continuata così per sempre?
Kurt sapeva che non era così – che non poteva essere così. Anche Cenerentola, Biancaneve e le altre principesse avevano avuto il loro finale felice, solo che poi avevano scoperto che quello non era proprio un finale e non era nemmeno tanto felice.
Kurt aveva paura che la loro felicità sarebbe stata interrotta da un momento all’altro.
Fu per quello che quella notte – quella in particolare – cercò di rimanere sveglio il più a lungo possibile, tenendo stretta la mano di Blaine, sotto le coperte.
Stava esagerando, ne era consapevole, ma il suo intuito da principe gli diceva che c’era qualcosa che non andava.

 
 
Henry si avvicinò a testa china al tavolino al quale erano seduti i due ragazzi che parlavano animatamente, sorseggiando il caffè di tanto in tanto.
« Ciao, ragazzi » disse, rosso in viso per l'imbarazzo. « Posso... posso parlarvi? »
Henry non era certo un bambino timido e introverso - anzi - ma con quei due ragazzi aveva sempre paura di interrompere un momento troppo importante.
« Certo! » acconsentì quello che - Henry ne era certo - doveva essere il principe Kurt. Ne osservò i capelli lisci e lucenti, lo sguardo fiero, il portamento alto, e i vestiti impeccabilmente alla moda; sì, era sicuramente lui.
« Ecco, io mi chiedevo, semplicemente... Come fate? » chiese, dopo un po' di titubanza.
« A fare cosa? » domandò l'altro, il viandante Blaine. E sì, doveva proprio essere lui il viandante: i capelli cespugliosi lasciati liberi al vento e la corporatura robusta; però Kurt doveva aver scelto i vestiti per lui, perché un papillon non era l'accessorio preferito di un viandante, si disse Henry.
« A non interessarvi della gente che vi guarda così male. Io sono sempre curioso di conoscere la storia di tutti, e quindi osservo sempre i volti della gente, e quando quei volti sono rivolti nella vostra direzione, c'è sempre disprezzo » spiegò allora Henry. « Perché? »
I due ragazzi risero appena, scambiandosi un'occhiata.
« È normale, penso » disse Blaine, come se fosse davvero una cosa nella norma.
« E come potrebbe esserlo? Non è giusto che la gente vi tratti così male senza che voi abbiate fatto niente » constatò Henry.
« Be', Kurt ed io ci amiamo » continuò Blaine, « in molti la considerano una colpa bella grossa ».
« Io no » replicò fermamente il bambino, le braccia incrociate in segno di disaccordo. « E penso che voi dovre-»
« Penso che dovreste smetterla di parlare con mio figlio » lo interruppe Regina, prendendogli la mano. «Su, Henry, andiamo. Questi due non portano niente di buono ».
Furono quelle parole, quelle parole dette da quella che era Regina Cattiva, che gli fecero capire che la loro favola non era affatto finita.

 
 
« Blaine! » urlò Kurt, svegliato di soprassalto da alcune urla provenienti dalla radura.
Ricordava a malapena che il suo amato era uscito a raccogliere della legna un paio di ore prima, ricordava a malapena che Blaine gli aveva detto di tornare a dormire e non preoccuparsi più, ricordava a malapena di essere rimasto sveglio tutta la notte per la paura che qualcosa succedesse da un momento all'altro.
Ed effettivamente qualcosa era successo.
E quando sentì ancora una volta le urla di Blaine, Kurt smise di perdersi in inutili pensieri e corse fuori dalla loro piccola casa.

 
 
« Io non ho finito di raccontarti la storia, infatti » gli disse Mary Margaret, che cercava ancora una volta di rifilargli il suo tè - buono sì, ma un po' troppo caldo per quella stagione.
Henry lo accettò ugualmente: sapeva che la donna avrebbe insistito finché lui non avesse accettato, e perdere tempo, ultimamente, era l'ultima cosa che voleva fare.
« Ben presto, il Re Burt iniziò a sentire la mancanza di suo figlio. Sapeva che lì - dovunque egli fosse - era felice, ma spesso i genitori agiscono troppo egoisticamente, pensando di fare del bene. In ogni modo, il Re non aveva idea di come trovare il principe; poteva essere dappertutto, in quei due regni sconfinanti di eguale enorme grandezza, e di certo lui - Re di un Regno pacifico - non possedeva i mezzi per perlustrarne da cima a fondo ogni bosco, ogni radura e ogni ruscello. Fu per questo che si rivolse al Regno accanto, fu per questo che anche in questa storia ci andò di mezzo la Regina Cattiva ».
 

 
« Kurt! Corri via!» era questo che Blaine stava cercando di urlare, mentre due omoni tentavano di legarlo.
Ma Blaine sapeva che non ci sarebbero riusciti, era troppo determinato perché li lasciasse vincere.
Il principe, però, era completamente paralizzato. Che cosa avrebbe mai potuto fare?
Scappare e lasciare il suo amato nelle mani di quei due orrendi soldati o chiunque essi fossero? La risposta era ovvia: mai, mai, mai e poi mai. Oppure sarebbe dovuto ricorrere alle armi? E come avrebbe potuto mai farlo? Kurt si interrogò su come agire, proprio lui che aveva pregato in ginocchio il padre per non fargli insegnare a tirare di scherma.
E, quindi, qual era il loro destino? Che cosa avrebbe fatto?
Di quel passo, si rese conto, sarebbe solo restato a guardare.
 

« Non sto capendo » interruppe Henry. « Kurt è lì che guarda e quei due omoni non prendono anche lui? »
Emma e Mary Margaret risero di gusto: la curiosità di Henry era davvero adorabile.
« È una favola, Henry, una favola un po' diversa. Penso che tu abbia notato che nelle altre fiabe non si mostrano mai i pensieri dei protagonisti, li puoi solo intuire dalle situazioni. Prendi Brontolo, capisci che quando ha dovuto lasciare andare la sua amata ha sofferto tantissimo e quindi i suoi pensieri dovevano essere sempre legati a quello. Ma finisce qui, lo intuisci, non troverai mai scritto il verbo "pensare" » spiegò MaryMargaret.
« Non ha senso » constatò Henry, scuotendo la testa.
« Devi imparare che non tutto ha senso quando ci sono di mezzo le favole, specialmente quando c'è di mezzo questa favola ».

 
Il colpo arrivò in fretta sulla testa del principe, ancora imbambolato a guardare la scena che si trovava davanti.
Blaine aveva cercato di avvertirlo, aveva cercato in tutti i modi di indicargli di girarsi di spalle, aveva cercato di divincolarsi ricevere il colpo del manico d'ascia al posto suo. Ci aveva veramente provato, ma con due enormi tipi che lo tenevano stretto e la bocca resa muta da un pezzo di stoffa era stato praticamente impossibile.
Il terzo uomo prese il principe senza sensi in braccio e si diresse verso il piccolo carro trainato da due cavalli, che si trovava appena più in là, proprio prima dei confini del bosco. Proprio dove Kurt e Blaine si erano distesi la prima volta. Proprio sul loro luogo sacro.
Gettò Kurt sul mucchio di paglia, poi intimò agli altri due di fare lo stesso con Blaine.
Il povero viandante, nel frattempo, aveva ben capito che quella storia non sarebbe affatto finita con un "E vissero felici e contenti".
 

« C'è l'auto di Regina qui sotto » disse improvvisamente Emma, interrompendo il racconto di Mary Margaret.
« Mi è venuta a prendere un'altra volta? » sbuffò Henry, leggermente contrariato.
« Non penso » decretò Emma, « sta parlando con uno di quei due ragazzi ».
Henry si alzò di scatto. Aveva già trovato il giorno precedente dell'ostilità da parte della madre, nei confronti di quei due ragazzi, e voleva proprio sapere cosa le avessero fatto di male.
Il ragazzo - quello che Henry aveva identificato come il viandante Blaine - parlava in modo evidentemente irritato con il sindaco, gesticolando molto.
Doveva essere furioso, non semplicemente irritato.
Regina gli intimò di entrare nella sua macchina, ma il ragazzo si tirò indietro immediatamente, stranito.
I tre - che guardavano la scena dalla finestra - erano completamente basiti. Che cosa stava facendo ora Regina? Che cosa aveva in mente?
Henry ed Emma sapevano che anche nella realtà si stava avverando quello che era successo nella loro favola.
« Io scendo a vedere che succede. Sono pur sempre lo sceriffo » decretò Emma, prima di incamminarsi a passo svelto verso la porta. « Tu continua a raccontargli la storia » disse, prima di sparire, voltando per il corridoio.
Mary Margaret sorrise e obbedì: era dell'idea che, qualsiasi cosa stesse combinando Regina, era meglio che Henry ne restasse fuori, ignara che comunque il bambino avrebbe saputo tutto dal suo racconto.
« I tre soldati li portarono al castello della Regina. Il Re Burt si era accordato con ella che Kurt sarebbe arrivato al suo castello e che l'altro poteva tranquillamente tenerselo. Burt sapeva che era una cosa egoistica, una cosa per la quale il figlio non l'avrebbe mai perdonato, ma la Regina voleva un prezzo, la Regina non si sarebbe accontentata di nulla ».
 

« Lasciatemi andare! » aveva urlato Blaine, guardando il carro con Kurt allontanarsi.
« Lasciatemi restare! » aveva urlato nello stesso momento il principe, legato al suddetto carro.
La Regina aveva riso compiaciuta e aveva ordinato al soldato che guidava il carro di fermarsi e liberare il ragazzo.
Kurt era corso verso l'amato, inciampando nei suoi stessi piedi, e lo aveva abbracciato.
« Non ci separerete, non lo farete mai ».
L'urlo di Kurt fu così forte e pieno di sentimento che la Regina - per un breve e piccolo istante - pensò che accontentarli non fosse una cattiva idea.
« Avevo promesso a tuo padre che ti avrei portato da lui e lui mi aveva promesso che mi sarei tenuto l'altro. Ma sai che ti dico? Un souvenir in più non può mai fare male » aveva detto la Regina con voce glaciale, mentre i due si stringevano l'uno all'altro.
Non poteva essere vero, pensò il principe, suo padre non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
Fu per quello che la sua mente - in pochi istanti - formulò un piano impeccabile.
« E se avessi cambiato idea? »

 
Mary Margaret interruppe improvvisamente il suo racconto, vedendo Emma rientrare in casa di corsa.
« Allora? » domandò Henry, girandosi di scatto verso lo sceriffo appena entrato.
« Devi andare a casa, Regina ti sta aspettando giù » Emma gli disse solo questo, solo queste poche parole prima di prendere lo zaino del bambino e porgerglielo con un piccolo sorriso.
Henry la guardò stranito, ma obbedì lo stesso e si avviò fuori dalla porta.
C'era qualcosa che lei non gli voleva dire, questo lo aveva ben capito, qualcosa che aveva a che fare con i due ragazzi.
« Mary, devo chiederti di raccontarmi tutta la storia, la devo sapere prima di Henry » disse con tono fermo Emma, appena il bambino fu fuori dalla stanza.
Mary Margaret la guardò leggermente confusa, ma concesse ugualmente il racconto all'amica.
« Ecco, il principe Kurt chiese alla Regina di permettergli di tornare nel suo regno... »

 
« E perché mai? » domandò la Regina, incrociando le braccia. « Ti sei già stufato del tuo amato ragazzo? »
Kurt prese un grosso respiro e si preparò mentalmente: doveva recitare tanto bene quanto il giullare di corte nelle sue commedie romantiche.
« In verità, mi avete fatto appena capire che questo pezzente non vale nulla, che è uno stupido a cui non so nemmeno perché ho salvato la vita. Ora, se mi permettete, devo salvare la mia. Ma non da voi, mia Regina, sia ben chiaro, piuttosto da lui » Kurt lo disse tutto d'un fiato, cercando di sembrare il più realistico possibile.
La Regina lo squadrò da capo a piedi, mentre lui cercava di mantenere uno sguardo sostenuto e un portamento regale.
« Vedo che sei rinsavito, mio principe » disse infine, sorridendo.
« Vai via » aggiunse poi, con il tono leggermente sprezzante.
Kurt si era avvicinato per un istante a Blaine, tremando e sperando che la Regina non lo sentisse e che non ci facesse caso.
« Non ti preoccupare, ho un piano, tornerò a salvarti. Non ti lascerò mai solo ».
Blaine annuì, capendo che non stava mentendo, perché semplicemente con lui non poteva farlo, era oltre i limiti dell'immaginabile.
 
Il principe Kurt fu scortato a casa immediatamente, dallo stesso omone che lo aveva stordito ore prima e lo aveva messo su quello stesso carro su cui si trovava in quel momento.
Quando vide il castello pararsi davanti ai suoi occhi, pensò di sognare -  e si trattava di un incubo, ovviamente.
Non vedeva quel posto da mesi, non lo vedeva e non lo avrebbe voluto vedere per nessuna ragione al mondo.  Ed invece, eccolo lì, a poche cavalcate dalla sua vecchia casa, dove - sicuramente - suo padre lo aspettava a braccia aperte, convinto di avergli fatto del bene.
« Scendi » ordinò lo scagnozzo della Regina, che lo guardava con disprezzo dal suo cavallo impeccabilmente bianco.
« Come se non lo volessi fare » sussurrò lui, liberandosi da tutto quel fieno su cui era disteso.
« Farò finta di non aver sentito e ti lascerò integro ».
Era una minaccia velata, quella?
Kurt si ritrovò a pensare che quel ragazzo non ci sapesse proprio fare.
Tenne il pensiero per sé e girò i tacchi verso il grande portone del castello, quel luogo che avrebbe dovuto chiamare casa ma a cui ormai riusciva solo ad attribuire il ruolo di prigione.
« Kurt! »
Sentì il vocione di suo padre urlare il suo nome dalla finestra che dava sul cortile in cui  era appena entrato.
Sul suo volto si apriva un grosso sorriso, uno di quelli che non vedeva da tempo, uno di quelli aveva visto solo sul volto di Blaine. Uno di quelli che, in quel momento, era l'ultima cosa che volesse vedere.
« Mi sei mancato, figliolo! » esclamò suo padre ancora, senza mai smettere di sorridere. « Dai, sali su ».
Kurt non si mosse, bensì rimase fermo, nel bel mezzo del cortile, a guadare il padre.
« Perché? » domandò poi, quando ebbe trovato la forza per farlo. « Perché hai fatto tutto questo? »
Burt lo guardò leggermente confuso. Era convinto - forse non troppo - di avergli fatto un piacere riportandolo lì, era convinto che quel viandante lo avesse preso con sé con forza, perché era anche convinto che Kurt non sarebbe mai scappato così, senza una parola. O forse si raccontava tutto quello semplicemente per non sentirsi un egoista.
In ogni caso, lo aveva distrutto. Che razza di padre era stato?
« Io stavo bene con Blaine, benissimo. Ed ora lui è chiuso nel castello della Regina Cattiva che lo vuole usare per chissà quale sporco affare! » urlò, con tutta la rabbia che aveva in corpo, per poi abbassare la voce, per sussurrare uno spezzato « Perché? »
Burt aprì appena la bocca, pensando già a cosa avrebbe detto, ma Kurt lo anticipò ancora una volta.
« Ora mi aiuterai veramente. Dobbiamo riprendere Blaine, non lo posso lasciare nelle mani di quella pazza. Ma sicuramente vorrà qualcosa in cambio, e qui enti in scena tu e il tuo potere da Re. Devi trovare qualcuno disposto ad andare dalla Regina in cambio di Blaine ».
Burt lo guardò sconcertato, scuotendo la testa.
« Sai che farei di tutto per te, ma questo è chiedere troppo. Il nostro è un Regno pacifico, Kurt, già chiedere un favore alla Regina Cattiva è stato uno sbaglio, se chiedo al popolo una cosa del genere scoppia una rivolta! No, Kurt, non posso farlo ».
Kurt si morse un labbro, per trattenersi, poi annuì cercando di capire.
L'unico modo che restava per salvare Blaine era chiedere aiuto a Tremotino, non gli importava a che prezzo.
 

 
"Non mi piace questa relazione, Blaine, vedi di interromperla. Henry non deve diventare come voi."
Blaine si aspettava tutto da quella donna, qualsiasi cosa, ma non avrebbe mai pensato che potesse essere così cattiva.
Mandare quel messaggio a Kurt, poi, fu fin troppo difficile. Ma non come fu difficile per Kurt riceverlo.
Lui sapeva che tipo era Regina Mills, sapeva quanto potesse essere maliigna e sapeva che non lo aveva mai sopportato, ma mai - davvero mai e poi mai - avrebbe pensato che una cosa del genere potesse accadere.
"Regina mi ha minacciato. Non vuole che stiamo assieme"
Ed ora Kurt aveva paura a mandargli la risposta che aveva scritto, perché non voleva sapere quale sarebbe stata la risposta al suo "È finita, quindi?".

 
« Quindi vuoi riavere il tuo amato » ripeté Tremotino, al di là delle sbarre, accentuando le "o". Kurt annuì, facendo sorridere l'uomo - o quello che restava di lui. « Che cosa insolita! »
Il principe roteò gli occhi, prima di ripetere la sua richiesta. « Quindi mi aiuterai a portarlo via da lì? »
« A patto che tu rinunci a tutto quello che hai; ogni cosa che possiedi sarà mia » lo ricattò Tremotino, senza mai smettere di sorridere.
« Non so a cosa potrà servirti una crema alle bacche e un cavallo bianco in questa cella » constatò lui, incrociando le braccia. Aveva già capito a cosa alludesse Tremotino, aveva capito il suo trucchetto e non ci sarebbe cascato.
« Non ho mai detto di volere una crema alle bacche. Voglio il resto, tutte le altre cose che hai ».
« La crema e il cavallo sono tutte le cose che ho » insistette, « cosa vuoi veramente? »
Tremotino rise di gusto, per poi squadrarlo da capo a piedi.
« Sei il primo che mi fa questa domanda ».
« E quindi sarà la prima volta che risponderai » lo spronò Kurt, che faceva tutto quello anche se era già a conoscenza di quello che sarebbe successo.
« Non posso risponderti. Non lo farò mai » gli disse. Nalla sua voce Kurt poté trovare una piccola punta di rabbia.  Nessuno lo aveva mai scoperto così, nessuno aveva mai capito i suoi piani come aveva fatto quel ragazzo. Si sentiva umiliato.
« Vattene » ordinò dopo qualche secondo, an
che se Kurt aveva già girato i tacchi verso l'uscita.
 
« Blaine, ti prego, guardami almeno! » aveva implorato.
« Come posso farlo? Non riesco nemmeno a pensare a come posso affrontare tutta la mia vita senza stringere la tua mano o senza baciarti quando ne ho bisogno! Non posso dirtelo guardandoti in faccia, non posso ».
« Cosa... Cosa ha detto di preciso Regina? » chiese Kurt, non sapendo cos'altro domandargli.
Blaine davvero non avrebbe dovuto rispondergli - e non è tanto per dire, sia chiaro! - ma lo sguardo implorante di Kurt e il suo cuore ormai distrutto gli impedirono di restare in silenzio.
« Ha detto che se continuiamo così ci separerà realmente. Vuole... vuole farti uscire da Storybrooke » sussurrò.
« Che idiozie vai dicendo, Blaine! Non si può uscire d Storybrooke, è impossibile! »
« È... è assurdo quello che sto per dirti, lo so, ma non posso non farlo. Ricordi Henry, il figlio del sindaco, che l'altro giorno ha parlato con noi? » Blaine aspettò che Kurt annuisse prima di continuare. « Mi ha raccontato una storia, poi nel bel mezzo di essa si è fermato, dicendo che non sapeva la fine. Ma poi ha aggiunto una cosa: quella storia, che narra di un principe di nome Kurt e di un viandante di nome Blaine, è vera e che noi ne siamo i protagonisti, intrappolati in questa città. Però tu, il principe Kurt, non appartieni al Regno al quale apparteniamo tutti noi, e quindi... quindi puoi uscire da qui. Ora dirai che sto delirando, che sono tutte cretinate, ma non è così. Ora ricordo. E ricordo anche la fine della storia, ma per farla finire, c'è bisogno che superiamo la parte centrale. Dobbiamo separarci, per forza, ma ti prometto - te lo prometto con tutto il mio cuore - che avremo il nostro finale felice, lo ricordo ».
« Ti amo, Blaine, e ti credo. Ti crederei anche se mi dicessi che domani ci trasferiremo sulla luna e coltiveremo piccoli nanetti nei crateri » gli disse, prima di dargli un ultimo bacio.

 
Kurt stava piangendo, seduto su una roccia sotto le stesse stelle che aveva guardato ogni sera con Blaine.
Era tornato alla loro casa, i nani lo avevano accolto con un abbraccio e gli avevano preparato una cena immangiabile - in fondo cosa poteva aspettarsi da dei piccoli omini che vivevano in una miniera?
« Kurt » disse Bellick il nano, « perché non chiedi alla Fata Turchina di aiutarti? »
« Non ci avevo pensato » sussurrò lui, dandosi dell'idiota.
Era così semplice! Perché non ci aveva pensato prima? Perché era andato da suo padre e da Tremotino quando poteva chiedere aiuto alla Fata Turchina?
Non gli avrebbe detto di no, ne era sicuro, non avrebbe mai negato ad un cuore innamorato di salvare la sua metà.
« Come posso chiamarla? » domandò quindi.
Bellick sembrò pensarci un attimo, poi rispose sorridente:
« Prendi una tua lacrima e soffiala via e mentre lo fai pensa a quale desiderio la Fata Turchina vuoi che esaudisca. Lei capirà se poterti aiutare o meno ».
Kurt annuì e fece quanto detto, sperando e pregando con tutto se stesso che la Fata Turchina venisse in suo soccorso.
Perché non poteva fallire ancora, non dopo aver promesso a Blaine che lo sarebbe andato a riprendere.
Ma nulla accadde, la radura restò in silenzio così come pochi minuti prima, e Kurt non udì nessun battito d'ali.
« Deve pur sempre venire dall'altro Regno » provò a dire il nano, per consolare l'amico.
« Oppure non sa come aiutarmi » suggerì Kurt, abbassando lo sguardo.
« No, non credo. Sta per arrivare, non può essere altrimenti » replicò Bellick, con tanta sicurezza che fece credere a Kurt che ci fosse davvero una possibilità.
« Nel frattempo vai a dormire, è stata una giornata pesante, no? Quando arriverà la Fata Turchina - perché arriverà - ti vengo a svegliare ».
Kurt si chiese per un momento perché il nano si stesse comportando così gentilmente con lui, ma decise che quella domanda poteva tranquillamente tenersela per sé e così si diresse dentro casa e si distese nel suo - loro - letto.
Se avesse saputo cosa avrebbe sognato non avrebbe mai chiuso gli occhi, non l'avrebbe mai fatto.
 

Un ragazzo era chinato sulle scale e le puliva senza alzare lo sguardo.
La Regina lo guardava dall'alto di quelle scale, con lo sguardo soddisfatto e le braccia conserte.
« Sì, può andare. Ora basta » disse poi, facendo alzare il volto al ragazzo.
Blaine. Lui lo sapeva che era Blaine, lo aveva capito.
« Che devo fare ora? » chiese ligio, cercando di non guardare la donna che era diventata la sua padrona.
« Morire » sussurrò.
 
Kurt si svegliò di soprassalto, spaventato.
Non poteva succedere davvero, non poteva... Blaine gli aveva promesso il finale felice!
Si stava sbagliando, di sicuro, quello non poteva essere un ricordo, semplicemente non poteva.
Kurt pensava freneticamente, in preda al panico, chiedendosi se quella fosse davvero la sua vita passata o solo uno scherzo di cattivo gusto da parte del suo subconscio.
E mentre se lo chiedeva, stringeva già nella sua mano il cellulare e componeva il numero di Blaine: doveva sapere, doveva essere sicuro che gli avesse detto la verità e che infine avrebbero avuto il loro finale felice.
« Kurt... è notte fonda, cosa succe- » provò a dire Blaine, con la voce impastata dal sonno; erano pur sempre le tre di notte.
« Dimmi che stai bene, dimmi che starai bene e che non ti succederà niente. Dimmi che Regina non vuole ucciderti » lo interruppe Kurt, dicendo tutto d'un fiato.
« Come ti viene in mente? » domandò frastornato il ragazzo dall'altro capo del telefono.
« Io... Ah, sono uno stupido, Blaine. Ho fatto un sogno ed ero convinto - convintissimo, veramente - di aver ricordato qualcosa riguardante la nostra vecchia vita. Ma mi sbagliavo, non morirai, vero? »
Kurt sentì Blaine cercare di reprimere una risata.
« Ti ho detto che avremo il nostro finale felice, tesoro » gli disse poi, dolcemente. « Ora vai a dormire e - ti prego - non chiamarmi più, dobbiamo far finire al più presto questo strazio ».
Kurt sussurrò un leggero « Sì. Ti amo » prima di attaccare il telefono e tornare a dormire.

 
« Kurt! Kurt! » urlava Bellick, saltando di gioia davanti alla piccola Fata Turchina.
« Un momento mia dolce fata » disse poi, congedandosi per correre a svegliare il principe.
Lo trovò disteso sul suo letto - sul letto suo e di Blaine, lo avrebbe corretto Kurt - che piangeva silenziosamente.
« Cosa succede? » chiese Bellick, posando su di lui uno sguardo dolce.
Kurt si mise a sedere sul letto e asciugò le lacrime dal volto con la manica della casacca. « Niente » sussurrò poi, « solo un brutto sogno ».
Il nano annuì, non del tutto convinto, poi gli comunicò la grande notizia.
Il principe Kurt s'illuminò all'istante e si precipitò fuori. Avrebbe salvato Blaine, lo avrebbe portato di nuovo da lui e avrebbe mantenuto la sua promessa: non poteva essere più felice di così.
« Fata Turchina! » esclamò sorridendo quando vide la piccola Fata svolazzare per la radura.
Lei si avvicinò al principe immediatamente, con lo stesso sorriso che rivolgeva a chiunque altro.
« Ho già esaudito il tuo desiderio » disse, compita, « ma non del tutto. Ho liberato il tuo amato dal castello della Regina, ma non ho potuto portarlo qui, richiedeva troppo potere, che io non ho. Ora vaga per questa foresta » indicò la lunga distesa di alberi prima di continuare ancora, « sei tu che lo devi trovare ».
Kurt sorrise di nuovo. «L'ho già trovato una volta, posso tranquillamente rifarlo ».
 
Come Blaine gli aveva chiesto, quel giorno Kurt gli era stato alla larga. Non era andato a prenderlo sotto casa, non lo aveva affiancato per i corridoi della scuola e non era andato con lui a prendere il solito caffè.
« Come mai solo? » gli chiese lo sceriffo, proprio mentre entrava nel bar. Doveva essere una stalker, di sicuro.
« Io e Blaine lasciamo solo che gli eventi scorrano » spiegò, tranquillo. Era convinto che anche Emma sapesse di tutta quella storia, perché il piccolo Henry non aveva potuto fare tutto da solo.
Lo sceriffo lo guardò un po' confuso per un momento, per poi ricomporsi all'istante.
« Quindi siete a conoscenza di tutto? » chiese.
« Blaine. Io mi limito a credergli » spiegò ancora, mentre si dirigeva da Ruby per ordinare il suo solito caffè.
« Quindi ora siete arrivati alla fase dell'allontanamento » borbottò Emma, parlando più con se stessa che con Kurt, « e ora ti serve chi ti aiuti a ritrovare Blaine ».
« Io non l'ho perso, però, mi basta chiamarlo per sapere dove sta » le disse Kurt. « Grazie, Ruby » aggiunse poi rivolto alla cameriera che gli fece l'occhiolino.
« Sinceramente, io non ci sto capendo nulla. Blaine dice che dobbiamo superare la fase centrale per avere il nostro finale felice, ma non ha senso stare lontani quando possiamo tranquillamente rintracciarci l'un l'altro » continuò a spiegare Kurt, dirigendosi verso un tavolino vuoto.
« Ti sbagli. Non puoi rintracciare Blaine, Regina me l'ha fatto arrestare stamattina. Per questo voglio aiutarti ».
 
 « Spiegami ancora perché l'hai fatto » disse Kurt, sedendosi nell'auto di Emma.
« È il sindaco, e purtroppo a volte devo obbedirle » sbuffò Emma; non le piaceva quella situazione, non le piaceva proprio.
« Ma doveva avere un movente, non può sbatterlo in prigione così! » esclamò irritato Kurt.
« Con me l'ha fatto, mi ha incastrata non so quante volte. Però, stavolta una specie di movente ce l'ha. L'altro giorno, quando Henry ha spiegato tutto a Blaine, Regina deve averli visti e si deve essere arrabbiata molto. Vi odia quasi quanto odia me. Comunque ha detto che Blaine voleva rapire il figlio o qualcosa del genere » spiegò lo sceriffo, mentre metteva in moto la macchina e partiva.
« Ma è insensato! Non può fare una cosa del genere! Henry cosa ha detto? ».
Kurt era ormai infuriato e trovava tutta quella situazione fin troppo strana.
« Non lo sa ancora. È da lui che stiamo andando ora »
Il ragazzo annuì e restò in silenzio.

 
Kurt cavalcava velocemente su Spezzy, guardandosi intorno alla ricerca di Blaine.
La foresta era enorme e trovarlo era una delle cose più complicate che potesse fare, ma non poteva scoraggiarsi e pensare al sorriso di Blaine che lo attendeva lo aiutava di sicuro.
E mentre cavalcava ebbe la strana sensazione di avere una sorta di déjà vu, l'unica differenza era che il viandante che si trovava davanti a lui non svenne come la prima volta, bensì si fermò e gli sorrise. « Sapevo che avresti mantenuto la promessa ».

 
 
Henry sapeva che sua madre era cattiva, lo sapeva così come lo sapevano tutti i presenti in quel commissariato, ma a differenza degli altri, non faceva finta di credere che non si sarebbe mai aspettato nulla del genere.
« Basta pagare la cauzione, ora » disse Emma, dopo che Henry ebbe finito di parlare con la madre.
Kurt annuì e porse i soldi allo sceriffo, con una leggera punta di dispiacere: li aveva conservati per il suo stupido sogno di scappare a New York con Blaine, ma convenne che con lui in prigione non avrebbe mai potuto avverare quella fantasia.
Quando Blaine uscì e lo abbracciò, sentì finalmente che avevano avuto il loro finale felice.

 
 
Il principe Kurt ora sapeva che niente sarebbe andato storto, ora ne era davvero convinto.
Stava di nuovo con Blaine - anche se quella brutta avventura era durata davvero poco. Due giorni circa? -  e aveva parlato con la sua famiglia.
Suo padre si era finalmente dimostrato accondiscendente, dicendogli che se lui era felice allora non si sarebbe più opposto; Finn gli aveva dato una pacca sulla schiena e poi gli aveva presentato la sua futura sposa; Carole gli aveva semplicemente sorriso e il resto del castello, il resto del popolo, non aveva proferito parola in contrario.
Avevano sbagliato, mesi prima, a credere che quel finale nascosto, quella fuga d'amore, potesse essere classificato come un "E vissero felici e contenti", perché Kurt non era così felice e contento, prima, sapendo che tutto quello non era stato accettato dalla sua famiglia.
Invece, in quel momento, mentre stringeva la mano di Blaine in piedi davanti alla loro casa - ancora una volta - sapeva davvero che il male non avrebbe più bussato alla loro porta.
 
 

 


Note Finali
OhMyRowling, non riesco a credere che sia arrivato questo giorno.
Plotto questa One Shot da prima di scrivere il prequel e ho avuto anche l'impulso di farla diventare la prima, escludendo molte parti. Ora è andata così, e ne sono felice.
Lei è la mia bambina, l'ho sudata, ci ho impiegato due settimane a scriverla e alcune parti le ho sofferte.
Ed ora sono emozionata, vorrei dire chissà quante cose, vorrei chiarirne altre mille e vorrei ringraziare le tantissime persone che hanno letto e messo tra Seguiti/Preferiti/Ricordati (anche se, perchè mettere una OS nei seguiti? xD) il prequel e le quattro meravigliose persone che hanno recensito.
Ma specialmente, voglio ringraziare Nefene. Cavolo, mi ha aiutata tantissimo! Tutte le cose di cui ero insicura, eccole lì nel suo betaggio! Grazie mille, davvero te ne sono grata.
Alla prossima <3
Ale HP
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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