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Autore: SimmyLu    07/01/2007    9 recensioni
Mosca, Monastero Vorkof. Yuri Ivanov si trova costretto a richiedere l'aiuto di Kai Hiwatari, a causa di problemi economici riguardanti proprio il monastero che si è trasformato in un ricovero per gli orfani e i ragazzi senza fissa dimora della capitale russa. Ma non è solo questo problema che toglie il sonno a Yuri, il ragazzo presenta i sintomi di ferite più gravi e profonde che scavano nell'anima e nel cuore, fino a portare alla luce segreti mai rivelati. Il giovane russo è l'origine di misteriosi e inspiegabili fenomeni e l'unico che sembra poterlo capire è proprio Kai. Fra paure, incubi, ricordi del passato e un'infanzia dimenticata, cadono silenziose le piume rosse della fenice sul bianco lucente della neve moscovita.
[ Personaggi: Yuri, Kai, Boris, Sergej, Vorkof, altri ]
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’AMORE BIANCO

… di Simmy-Lu …



Capitolo Secondo: PORTO DI MARE


Chiuse la porta dietro di sé, lentamente, lasciandola scorrere per non fare troppo rumore.
Avrebbe voluto distruggerla, invece; ma non ne aveva la forza. Non aveva la forza di arrabbiarsi anche quel giorno.
Il corridoio appariva come un tunnel pervaso dalla nebbia in quella luce apatica del mattino.
Doveva solo pazientare ancora un po', giusto qualche giorno e poi, forse, la situazione sarebbe migliorata.
Tornò sui suoi passi raggiungendo nuovamente l'atrio in cui la luce si disperdeva come se le vecchie pareti avessero avuto il potere di inghiottirla; il portone che dava sul grande cortile esterno era stato aperto, un rettangolo verticale di luce faceva penetrare l'aria gelida.
Yuri sbuffò, chiedendosi se non facesse già abbastanza freddo e domandandosi chi poteva essersi dimenticato di chiudere.
Si avvicinò alla porta e fu soltanto allora che udì qualcuno parlare; si affacciò all'esterno e vide Boris fronteggiare un fin troppo folto gruppo di ragazzini.
«Mi avete sentito?» diceva con veemenza «Dovete andarvene! Non potete venire quando vi pare e fare il bello e il cattivo tempo!»
La luce del giorno era così intensa, il cielo così bianco di nuvole, che Yuri dovette socchiudere gli occhi per accertarsi di quello che già sospettava: al centro del cortile stava Boris che affrontava il capo del gruppo, Andrej, un ragazzo biondo cenere, dagli occhi così chiari da sembrare di vetro.
Lo sguardo del giovane era quello sprezzante e gelido di chi non ha nulla da perdere, uno sguardo che Yuri conosceva bene.
Il suo gruppo veniva spesso al monastero; per una notte, oppure per un giorno intero se la temperatura era abbastanza rigida. Non stavano mai a lungo in nessun posto, limitandosi a tornare dove sapevano di poter trovare riparo e qualcosa di caldo con cui riempire lo stomaco.
Non erano gli unici a comportarsi in quel modo: il monastero si era trasformato in un luogo di accoglienza per i ragazzi senza fissa dimora di Mosca, ospitandone una parte stabilmente.
«Fammi parlare con Yuri, è lui che comanda qui, no?» disse Andrej, sprezzante.
«Senti ragazzino, se hai deciso di farmi arrab...»
«Boris...»
Yuri lo chiamò con tono di voce inespressivo.
Il compagno di squadra si girò sorpreso, Yuri aveva fatto qualche passo verso di loro, uscendo dall'edificio. Li stava osservando.
Per un momento Boris, nel guardare il suo capitano, si accorse di quanto fosse incomprensibilmente pallido, stanco; Forse era l'effetto della luce che si rifletteva sulla neve del terreno. L'espressione di Yuri era tesa, triste, ma Boris pensò che forse era troppo distante per poter affermare una cosa del genere.
Yuri non disse nulla, si voltò e scomparve all'interno del monastero, inghiottito dall'ombra della pietra.
«Tsk.» fece Andrej ed il suo gruppo lo seguì immediatamente, superando Boris che si era voltato verso di loro carico di irritazione.


* * *

Boris rimase nel cortile ancora per qualche minuto.
Yuri era proprio uno stupido, pensò chiedendosi come poteva dargliela sempre vinta. Possibile che non riuscisse a capire che a quei vagabondi non importava della loro condizione? Erano soltanto delle sanguisughe! Eppure Yuri continuava ad aprire la porta a chiunque bussasse al monastero, a raccogliere tutti i cani randagi che si presentavano sulla soglia, tutti quanti! Il monastero si era trasformato in un porto di mare!
«Dannazione!» disse voltandosi per rientrare.
Avrebbe parlato con il suo capitano. Oh, sì, questa volta l'avrebbe ascoltato!
«Questa storia non può continuare.» disse in un sussurro d'ira chiudendo il portone.


* * *
Appena finito di distribuire la cena, Boris si era avvicinato a Yuri chiedendogli di parlare in privato.
«Questa storia non può continuare, Yuri!!» disse non appena furono fuori dalla mensa.
Il corridoio era buio e deserto come la caverna di una bestia demoniaca.
La porta della mensa cigolò aprendosi e Sergej si unì a loro.
Yuri guardò Boris come se non ci fosse, pregando soltanto che una punizione divina privasse il compagno di squadra dell'uso di una qualsiasi lingua che lui potesse anche solo immaginarsi di comprendere.
«Boris, è tardi adesso. Discutiamone domani.» disse Sergej.
Dall'interno della mensa provenivano le voci dei ragazzi, attutite dalle mura; erano allegre. Nella confusione si udì distintamente la voce di Andrej urlare qualcosa a proposito della metropolitana. L'insofferenza di Boris per quel ragazzo era giunta al limite.
«No, Sergej, ne discutiamo adesso!» disse prendendo Yuri per un braccio.
«Levami le mani di dosso, Boris.» sibilò il ragazzo dai capelli rossi, ma egli non lo ascoltò e, continuando a stringergli il braccio, cominciò a parlare: «Non abbiamo i soldi per pagare i debiti, a stento riusciamo ancora a sfamare i ragazzi del monastero, non abbiamo la più pallida idea di come....»
«Boris, mollami...» disse ancora Yuri fissandolo minaccioso, ma quello non si intimorì proseguendo il discorso: «No, Yuri! Tu credi di poterli salvare tutti, non è vero?»
Yuri spalancò gli occhi, quella frase l'aveva trafitto come una freccia infuocata.
«Cosa?» domandò in un soffio.
«Ma non è così. No, non lo è affatto!» Boris stava praticamente urlando «Loro approfittano di tutto questo! Ci prendono in giro! Vengono qui solo perché sanno che non gli dirai di no!»
«Boris, adesso basta...» disse preoccupato il biondo.
«No, Sergej, non la pianto!» disse continuando a serrare la presa delle dita al braccio del suo capitano, «Tu non puoi salvare tutti, Yuri, non puoi! E poi per cosa? Eh?! Per cosa? Per farsi solo prendere per il culo da quei bastardi di strada!?»

... "sei solo un inutile bastardo di strada" ...

Boris nemmeno se ne accorse. Percepì il dolore soltanto quando Sergej lo sostenne per non farlo cadere a terra. Yuri lo aveva colpito: un pugno in pieno volto.
«Non ripeterlo... mai più!!» disse Yuri, la voce roca, come un ringhio.
Tremava, gli occhi spalancati puntati sul compagno. Boris non riusciva a smettere di fissarlo. Non lo aveva mai colpito. Mai.
In quel momento si sentì come una preda in trappola, terrorizzato e alla mercè del suo avido inseguitore.
Avrebbe voluto dire qualcosa ma non ci riuscì.
Era dunque questo il potere di Yuri?
Boris allontanò bruscamente Sergej che ancora lo sorreggeva e si raddrizzò sulle proprie gambe, sentì distintamente una punta di gelo all'interno del suo petto.
Non sapeva se essere spaventato o semplicemente in collera col capitano o entrambe le cose; i suoi pensieri vorticavano velocemente come api in uno sciame.
Yuri fissava il muro alla sua destra respirando con insistenza, sembrava essersi svegliato da un incubo.
«Non volevo colpirti... scusa.» disse inespressivo.
«Guardami in faccia.» disse Boris.
Yuri alzò lo sguardo su di lui.
Non si dissero assolutamente nulla.
Dopo qualche istante di assoluto silenzio Boris lo oltrepassò svanendo nel corridoio.
Sergej sospirò aprendo la porta per tornare in mensa: «Vado dentro a vedere cosa combinano.»
Il volume del vociare aumentò; la porta cigolò e si chiuse.
Yuri rimase solo.
Lo sguardo fisso nel punto in cui prima si trovava Boris.
Chiuse gli occhi.
L'unica cosa che percepiva erano le voci allegre dei ragazzi.
Sembravano lontanissime.



FINE SECONDO CAPITOLO, continua...

Beyblade © Takao Aoki
   
 
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