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Autore: Hyorangejuice    22/06/2012    3 recensioni
Tentare di descriverlo senza sembrare banali o offensivi nei suoi confronti sarebbe stato molto difficile, quindi Minho si limitò ad osservarlo senza affibbiargli aggettivi come ‘carino’, nonostante lo fosse, anche dalla sua del tutto eterosessuale prospettiva, né ‘dolce’ nonostante avesse un sorriso da carie, né bello perché… Perché sarebbe stato ‘troppo gay’ dalla sua eterosessuale prospettiva.
Sul petto aveva una targhetta con il suo nome sopra, si chiamava… .
“Taemin-ah!” Key salutò il ragazzino con uno dei suoi migliori sorrisi.
c'è un Minho indeciso, un Taemin che è una caramella mou, un Kibum che è più di quello che sembra, un Jonghyun canterino e un Onew sbadatamente se stesso, tutti alle prese con le proprie vite, tra caffè alla canella e scelte che cambieranno per sempre la loro vita.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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incredibile, ma vero sono qui ad un orario decente con l'ultimo capitolo di Shall.
vi mancherò? ç_ç almeno un pochino?

(mi sono rivista tutta la prima serie della tata LOL)
no, via su non siamo melodrammatici e vediamo di fare le cose con ordine.
1. Odio questo capitolo perchè non c'era verso che si scrivesse e l'ho fatto a pezzetti
(ho scritto l'epilogo la settimana scorsa e sono andata avanti e indietro inseguendo la chimera dell'ispirazione)
2. Scusate se non ha molto senso e se finisce un po' alla cavolo, ma... scusate e basta non lo so
nemmeno io come giustificarlo, è venuto così.
3. Mi inquino ai vostri piedi perchè non c'è la lemon. Non ce l'ho fatta a scriverla, scusatemi.
4. Qualcuno deve proibire a Kris di mangiare il gelato in pubblico.
5. Jepp Balckman sarà la mia morte.


Comunque siamo alla fine, grazie a tutti, davvero di cuore, perchè nonostante
i miei vaneggiamenti e gli aggiornamenti random e tutto quanto siete stati tutti così gentili con me.

Grazie davvero e a presto.... spero.



Capitolo 11:

Tutto è bene quel che finisce bene… o qualcosa del genere.




Buongiorno, dormito bene? Stasera alle 4? :)

Minho fissò il display del cellulare per qualche secondo poi cancellò tutto e nascose il cellulare sotto il cuscino del divano. Afferrò il telecomando e fece un po’ di zapping cercando di ignorare la prepotente aura minacciosa proveniente dal suo telefono.
Forse avrebbe dovuto togliere la faccina.
Guardò con la coda dell’occhio il cuscino nell’angolo come se da un momento all’altro il suo cellulare fosse potuto saltare fuori e morderlo alla gola. Sospirò, forse avrebbe fatto meglio a calmarsi e convincersi finalmente che un sms non era questione di vita o di morte, nonostante il 90% della popolazione femminile sotto i quattordici anni pensasse il contrario, perché lui di anni ne aveva ventuno, viveva da solo ed era un uomo maturo che poteva affrontare una cosa del genere senza farsi prendere dal panico.
Il fatto che Taemin fosse un uomo avrebbe dovuto rendere queste cose più semplici non mille volte più complicate, o no?
Si portò le mani al viso e un sorriso ebete gli si dipinse in volto ripensando allo stucchevole romanticismo della sera prima quando aveva baciato Taemin per la prima volta.
Non c’erano stati dubbi, né incertezze e era certo che se non l’avesse fatto probabilmente se ne sarebbe pentito, perché non avrebbe potuto trovare un momento più stupidamente perfetto per farlo.
Si accasciò sul bracciolo sinistro del divano mentre ripensava agli occhi lucidi di Taemin, alla sua risata ubriaca e a quanto avrebbe voluto ricominciare la serata da capo solo per rivivere quel momento di tensione prima che le sue labbra trovassero quelle di Taemin e settimane di stress trovassero finalmente pace.
Mentre riaccompagnava Taemin alla stazione, mentre si scambiavano occhiate furtive, con gli occhi che brillavano di euforia e avrebbe voluto toccare Taemin, stringere la sua mano, passargli una mano intorno alla vita e sentire sotto le sue dita le vibrazioni della risata di Taemin.
Voleva la sensazione di Taemin addosso.
Solo a ripensarci si sarebbe messo a prendere a testate il muro per quanto si sentiva stupido.
Inspirò profondamente per l’ennesima volta e si alzò, lanciò il cuscino a terra e fissò il suo cellulare che in quel momento si illuminò. Un messaggio di Kibum.

Choi.
 
Minho fissò lo schermo per un attimo, poi chiuse il messaggio e cercò di nuovo di scrivere un sms decente a Taemin che... Il suo cellulare iniziò a squillare e, forse era solo una sua impressione, ma il fatto che fosse Kibum a chiamare rendeva la sua suoneria più… Arrabbiata?

“Choi, perché ignori i miei messaggi?”

“Non lo so Kibum, forse perché sono…”

“Non mi interessa. Ho chiamato Taemin stamattina per sapere come stava e mi ha detto tutto. Non credi che in quanto tuo migliore amico gay avrei dovuto sapere direttamente che hai fatto il tuo primo passo nella terra degli arcobaleni?”

Minho sospirò. “Kibum non è stato niente di così speciale”

“Non stando a quello che mi ha detto Taemin”

“Perché che cosa ti ha detto?” domandò Minho alzandosi in piedi senza una particolare ragione.

“Sono vincolato al segreto, ma non preoccuparti Mr. Assolutamente, ricordati solo quello che ti ho detto, ok?”

“Sì, grazie e… Niente, grazie Kibum-ah”

“Jinwoon mi sta chiamando, mi sa che la pausa è finita. Mi raccomando Choi. Qui ne ho ancora per un paio di giorni, ti chiamo quando ho finito. Devo scappare”

“Sì, ciao”

Dopo aver riattaccato Kibum gettò distrattamente il telefono nella borsa e si sistemò meglio la coperta di pile sulle spalle, in quel vecchio garage si moriva di freddo, ma Jinwoon aveva insistito che Kibum indossasse solo dei pantaloni leggeri che si accordavano meglio con lo stile un po‘ bohemien del servizio.

“Ho chiamato il professore, vuole vedermi dopodomani con almeno cinque scatti decenti, per potermi dare qualche consiglio utile, quindi sarà meglio mettersi a lavoro. Stenditi sul letto e vediamo di cominciare”

Kibum si sdraiò sul letto, mentre Jinwoon sistemava le luci e gli altri decadenti pezzi di arredamento che decoravano il magazzino.

“Stendi il braccio e stringi la sbarra. Sì, così. Ora chiudi gli occhi”

Dopo qualche scatto di prova Jinwoon fu finalmente soddisfatto della luce, della posizione, del vento che soffiava da est e entrava dalla finestra rotta, del numero di ragni che pendevano dal soffitto, mentre Kibum rischiava di avere un attacco isterico. Ogni due o tre scatti Jinwoon lo faceva spostare di un millimetro per seguire la luce e il vento e i ragni.

“Quindi com‘è andata con Jonghyun l‘altro giorno?” domandò Jinwoon mentre sistemava una vecchia coperta di lana blu addosso a Kibum per un’altra infinita serie di scatti.

“Non so chi sia più stupido, tu che pensi di poter risolvere tutto con un‘uscita da fotoromanzo melodrammatico, o lui che ci casca come una pera cotta”

“Avrei dovuto fare l‘attore non il fotografo. Me lo dicono tutti che sono molto telegenico”

Kibum gli lanciò un’occhiataccia e Jinwoon lo ignorò, sistemando il cuscino nella punto ideale secondo l’angolo del sole rispetto allo zenit. Kibum sospirò accomodandosi di conseguenza.

“Perfezionista” sbuffò quando Jinwoon gli sistemò per la centesima volta un ciuffo ribelle di capelli.

“Sta fermo” intimò Jinwoon nascondendo di nuovo il viso dietro la macchina fotografica.

“Comunque non mi hai ancora detto come è andata” riprese Jinwoon dopo qualche scatto.

“Mhpf”

“Che tradotto per noi comuni mortali…”

“Sarebbe che non si è più fatto vivo” tradusse Kibum togliendosi i capelli dagli occhi.

“Vorrà dire che avevo ragione io e quindi uno così meglio perderlo che trovarlo, no? Ora togliti questa coperta di dosso e mettiti in ginocchio”

Kibum rabbrividì quando il vento freddo gli accarezzò la schiena, ma cercò di bloccare la sensazione di freddo concentrandosi solo sulle indicazioni di Jinwoon.



°°°°°°°°°°°°°°°




Minho e Taemin si erano ritrovati come d'accordo alle quattro fuori dal Romantic, dopo aver discusso per un po' avevano scelto di andare a fare un giro nel quartiere di Myeongdong.

Avevano camminato tra le bancarelle del mercato notturno, seguendo l’onda dell’entusiasmo di Taemin che, a quanto pareva, condivideva con Kibum l’impulso a comprare la cosa più inutile in vendita su una qualunque bancarella.
Solo gli hot-dog e la promessa del più grosso sundae che il suo stomaco fosse riuscito a sopportare per impedirgli di comprare un fermacarte a forma di anatra che starnazzava quando la si alzava dal tavolo.
Taemin aveva insistito per prendere gli hot-dog e spostarsi in un posto più tranquillo per mangiare.

“C‘è un giardino qui vicino”

“Come preferisci, che cosa vuoi da bere?”

“Acqua”

“Quattro hot-dog, una birra e una bottiglia d‘acqua per favore”

Mentre camminavano verso il giardino Taemin sembrava pensieroso, Minho lo osservava cercando di non farsi notare. Fino a quel momento era andato tutto bene, almeno a lui era sembrato che si stessero divertendo, che avesse detto qualcosa che aveva messo Taemin a disagio? Oppure era qualcosa che aveva fatto? Forse gli puzzava l’alito?
Mentre cercava discretamente di controllare Taemin si voltò a guardarlo.

“Hyung, questo è un appuntamento?” chiese serio.

Minho spalancò gli occhi del tutto colto alla sprovvista.

“Credo di.. Sì? Insomma una specie? Una uscita amichevole?”

Taemin lo guardò negli occhi così intensamente che Minho si sentì come quella volta che aveva sbagliato la tabellina del sei in quarta elementare e la sua insegnante sembrava sul punto di lanciargli delle saette di fuoco dagli occhi.
Si sentiva giudicato e insicuro, alla fine lui non sapeva come funzionavano le cose fra due uomini, certo, aveva capito che in linea di massima non c’era poi molta differenza, ma nella pratica tutta la sicurezza che aveva sentito uscendo di casa si era liquefatta sotto il sorriso disarmante di Taemin non appena lo aveva visto.

“Se io volessi che fosse un appuntamento?” domandò Taemin riprendendo a camminare come nulla fosse.

“Allora direi che potremmo anche chiamarlo un appuntamento”

“No, hyung, non funziona così” replicò Taemin con un leggero sorriso, ma non disse altro.

Camminarono in silenzio fino al giardino, molti altri avevano avuto la loro stessa idea a quanto pareva e trovare un pezzetto di prato dove potersi sedere a mangiare non fu facile.
Mentre Taemin divorava il suo primo hot-dog, Minho non poteva non pensare al loro scambio di poco prima, finalmente credendo di aver capito che cosa intendesse Taemin. Si diede dello stupido.

“Taemin-ah, questo secondo te questo è un appuntamento?” domandò mettendo da parte il suo hot-dog e leccandosi le labbra per pulire dai residui di maionese.

“Hyung”

“Rispondimi”

Taemin abbassò lo sguardo in imbarazzo e annuì.  “Sì, pensavo di sì”

Minho tirò un sospiro di sollievo e si guardò intorno furtivo. Certo che nessuno li stesse guardando tolse l’hot dog dalle mani di Taemin e lo rimise nella busta, poi prese la mano di Taemin e lo trascinò dietro un oleandro proprio alle loro spalle.

“Cosa fai?!” esclamò Taemin stupito.

Invece di rispondere Minho sorrise malizioso e baciò le labbra socchiuse di Taemin. Un bacio languido, dolce, che sapeva di maionese e di prime volte.
Taemin sorrise in quel bacio allacciando le braccia dietro il collo di Minho.





°°°°°°°°°°




Erano le undici passate quando Kibum tornò a casa. Dopo aver passato l’intera giornata a congelare non vedeva l’ora di arrivare a casa e farsi un bagno caldo e dormire almeno fino a mezzogiorno del giorno dopo,anche se probabilmente si sarebbe potuto permettere di dormire solo fino alle dieci se riusciva a trovare una catastrofe naturale abbastanza convincente da propinare a Jinwoon come scusa per il suo ritardo.

Quando, finalmente, il suo appartamento entrò in vista tirò un sospiro di sollievo e aumentò il passo, sentendo già la stanchezza farsi pesante sulle sue spalle.  
A cento metri dal cancello del suo condominio notò un losco figuro seduto sul marciapiede che dondolava avanti e indietro.
A cinquanta metri si accorse che il losco figuro stava canticchiando una canzone che somigliava spaventosamente alla deprimente canzone che aveva sentito suonare a Jonghyun l’ultima volta che era stato al Romantic.
A cinque metri Kibum si accorse che il losco figuro era effettivamente Jonghyun.

“Cosa ci fai qui?” domandò incrociando le braccia al petto.

“Lo sai che dicono che quando uno incrocia le braccia in quel modo ha la mente chiusa e non è aperto al dialogo?” rispose Jonghyun alzandosi in piedi.

“Sei qui per farmi una lezione sul linguaggio del corpo o cosa?”

Jonghyun prese un bel respiro e guardò Kibum negli occhi. “Ci ho pensato, ok? Ho pensato a quello che mi hai detto e sinceramente secondo la mia opinione sono un mare di stronzate. Non sarò certo il miglior esempio quando si parla di relazioni che sembrano andare da qualche parte, ma anche io capisco che il problema è che sei stato ferito e che probabilmente vuoi risparmiarti l‘ennesima fregatura”

“Jonghyun…”

“No, fammi finire. Se c‘è una cosa di cui sono sicuro è che non importa come una storia comincia, l‘importante è come uno la fa crescere. E se noi siamo partiti da una cioccolata al peperoncino o da una disquisizione su Kafka a chi interessa? È davvero importante adesso che mi ritrovo con il culo congelato dopo averti aspettato per ore sperando di riuscire a dirti che nonostante tutti mi piaci, tanto, e che penso che anche se le nostre conversazioni sono più che altro battibecchi mi piacciono anche quelle e… e che vorrei davvero baciarti”

Kibum si mise le mani sui fianchi e squadrò Jonghyun da capo a piedi. “Tutto qui?”

Jonghyun aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiuse e si limitò ad annuire.

“Non lo so, da te mi sarei aspettato qualcosa di più… musicale? Non lo so, una serenata sotto la mia finestra?”

“Questo sarebbe il tuo modo gentile per dirmi che potevo risparmiarmi il viaggio e il culo ghiacciato?”

Kibum sorrise, i suoi occhi si fecero appena due fessure e Jonghyun si sarebbe aspettato di tutto, uno schiaffo, una battuta sarcastica, niente, ma di certo non si sarebbe aspettato che Kim Kibum lo baciasse come fosse stata la fine del mondo.



°°°°°°°°°°°°°°°





“Non capisco dove sia il problema, siamo a due minuti a piedi da casa tua, perché non posso accompagnarti?” domandò Minho per l’ennesima volta esasperato dalla testardaggine di Taemin che continuava a rifiutare di farsi accompagnare a casa.
Prima una scusa poi l’altra, in tre mesi Minho non era mai riuscito ad entrare in un raggio di meno di settecento metri da casa di Taemin e la cosa iniziava a infastidirlo. Aveva capito da un po’ che le cose in casa Lee non erano esattamente rose e fiori e questa volta non avrebbe lasciato perdere facilmente.
Taemin però continuava ostinatamente a impilare una scusa sull’altra per impedire a Minho di andare a fondo della faccenda.

“Domani devi alzarti presto, se mi accompagni a casa poi rischi di perdere l‘ultimo autobus, vuoi davvero farti tutta quella strada a piedi?”

“Taemin, sono le undici e ci sono le corse notturne, qual è il vero problema?”

Taemin sbuffò e si appoggiò per un attimo alla vetrina del Seven/Eleven dove si erano appena fermati a comprare banana-milk e un pacchetto di patatine al formaggio, nonostante Minho avesse insistito che il formaggio e la banana non stessero bene insieme. Si guardò intorno evidentemente alla ricerca di un appiglio, dell’ennesima scusa, ma non gli venne in mente nulla.

“Perché vuoi accompagnarmi a casa?” domandò cercando ormai a corto di idee.

“Perché non dovrei voler riaccompagnare il mio ragazzo a casa? Mi stai nascondendo qualcosa?” lo incalzò Minho.

“No” si sbrigò a rispondere. “No, va bene, andiamo” si arrese alla fine, messo alle strette.

Taemin camminava lentamente, quasi trascinando i piedi, mentre sorseggiava il latte alla banana e sbocconcellava le patatine che Minho gli porgeva. Con la coda dell’occhio osservava le labbra di Minho muoversi mentre raccontava di qualcosa che gli era successo il giorno prima, forse all’università, ma non ne era sicuro, non riusciva a seguire neanche una parola, troppo preoccupato dal fatto che si stavano pericolosamente avvicinando alle familiari villette a schiera.

“Taemin?” Minho smise di camminare, richiamando la sua attenzione.

“Scusa, mi sono perso un attimo” cercò di sorridere, ma Minho sospirò.

“Taemin, sei sicuro che vada tutto bene?”

“Sì, sicuro” disse, stavolta con un sorriso più convincente.

Minho lo scrutò, piegando la testa da un lato, poi gli prese il volto tra le mani e assottigliò gli occhi piantandoli in quelli di Taemin che temette il peggio. Non voleva mica baciarlo in mezzo alla strada?

“H-hyung, cosa stai cercando di fare?”

“Visto che non vuoi dirmi che cosa c‘è che non va sto cercando di leggerti nel pensiero” rispose Minho serio.

Taemin si morse il labbro inferiore nascondendo un sorriso. “E cosa leggi?”

“C‘è qualcosa che ti preoccupa, ma non è di certo il tuo meraviglioso e atletico e affascinante e affidabile ragazzo, a cui sai di poter raccontare qualsiasi cosa ti preoccupi. No, non è quello, quindi deve essere qualcos‘altro, mi sbaglio?”

Taemin scosse la testa. Minho si guardò intorno e, fulmineo, rubò un bacio dalle labbra di Taemin, prima di riprendere a camminare come nulla fosse.
Stordito, Taemin affrettò il passo per raggiungere Minho.

“Ehi!” esclamò colpendo Minho sulla spalla. “Ti rendi conto che ci potevano vedere?”

“Qui? Taemin non c‘è anima viva, guardati intorno, dopo le dieci è un quartiere fantasma”

Taemin sospirò guardandosi intorno, Minho non aveva tutti i torti, ma ciò non significava che non dovessero fare attenzione. In quei tre mesi Minho era diventato più… naturale, se così si poteva dire, più spavaldo forse, e se da una parte Taemin non poteva che esserne felice, dall’altra la cosa non poteva non preoccuparlo.

“Hyung, anche se non c‘è nessuno per strada dovremmo comunque fare attenzione, non si può mai essere troppo sicuri”

“Ti vergogni di essere visto con me, mh?” domandò Minho infilando le mani nelle tasche del cappotto e sorridendo appena.

“No, non è questo. Io…”

“Lo so, Taemin, so a cosa ti riferisci, lo so come vanno le cose. Non preoccuparti, ok? Qualsiasi cosa succeda potrai sempre contare su di me, ok? Nonostante tutto”

Taemin annuì e si guardò intorno, nessuno in vista. Per buona misura tirò su il cappuccio della felpa e poi fece scivolare la mano nella tasca del cappotto di Minho, intrecciando le loro dita.
Quando sentì Minho stringere la sua mano, un sorriso gli si dipinse in volto.

“E poi con quel visino delicato che ti ritrovi possiamo sempre farti passare per una ragazza” aggiunse Minho, guardando dritto davanti a sé e trattenendosi a stento dallo scoppiare a ridere.

“Yah! Io sono un uomo, chiaro”

“Ciò non toglie che tu sia più carino della media femminile” continuò Minho imperterrito, nonostante le occhiatacce che gli lanciava Taemin.

“Penso che abbiamo passato casa mia” disse all’improvviso Taemin guardandosi intorno.

“Davvero?”

“Sì, è quella laggiù” indicò Taemin, ringraziando che le luci fossero spente. Probabilmente suo padre era svenuto da qualche parte in casa.

Quando arrivarono all’entrata del vialetto, Minho tirò fuori le loro mani intrecciate dalla tasca del suo cappotto e sorrise a Taemin che cerava di sembrare tranquillo.

“Quindi siamo arrivati”

Minho annuì sorridendo prima di avvicinarsi e baciare Taemin sulle labbra, cingendogli la vita con un braccio. Taemin si irrigidì, poggiò le mani sulle spalle di Minho nel vano tentativo di respingerlo, ma non appena Minho iniziò ad accarezzargli la schiena si rilassò in quell’abbraccio rassicurante, rispondendo al bacio di Minho.
Forse se lo sarebbe dovuto aspettare, avrebbe dovuto saperlo che non poteva andare tutto bene, non a lui.

“Schifoso bastardo!”

Taemin spinse via Minho con una forza che non sapeva di avere, non appena quella voce risuonò nell’aria facendolo rabbrividire. Si voltò verso la porta di casa e vide la figura di suo padre, scarsamente illuminata dalla luce dell’ingresso.

“Lo sapevo che te la facevi con gli uomini! Sei proprio il figlio di quella puttana di tua madre”

Taemin ringraziò il cielo che suo padre fosse troppo codardo per uscire di casa e avvicinarsi, si voltò verso Minho che si era evidentemente ripreso dal momento di shock iniziale e doveva aver fatto due più due.

“Quello è tuo padre?”

Mentre dalla soglia di casa suo padre continuava ad urlare oscenità Taemin cercò di rimanere calmo.

“Minho, vai a casa, è meglio” disse con voce ferma, vedendo una luce accendersi nella casa a fianco.

“Cosa?” esclamò Minho spostando lo sguardo da Taemin alla casa, incredulo. “Ti aspetti veramente che ti lasci qui con quel pazzo? Neanche per sogno”

“Minho…”

“Taemin”

Entrambi si voltarono verso la casa quando sentirono la porta di casa sbattere, si potevano ancora udire le urla ovattate del padre di Taemin.

“Merda” disse Taemin a denti stretti. “Minho, non ti devi preoccupare, ti chiamo più tardi, ok?”

“Stai scherzando? Tu vieni a casa con me e non voglio sentire storie, non esiste che tu entri in quella casa”

“Non capisci!” gridò Taemin esasperato.

Minho era incredulo, Taemin si aspettava davvero che lo avrebbe lasciato tornare lì dentro? Con un potenziale psicopatico ad aspettarlo?

“Taemin, non te lo sto chiedendo, dovessi prenderti di peso tu in quella casa, adesso non ci entri” e con ciò Minho mise fine alla discussione, prese Taemin per un braccio e lo trascinò alla fermata dell’autobus più vicina.
Per tutto il tragitto fino all’appartamento di Minho nessuno disse niente. Minho fissava un punto di fronte a sé cercando di rimanere calmo nonostante l’impellente desiderio di prendere Taemin a schiaffi per avergli nascosto la verità per così tanto tempo e per aver anche solo per un momento pensato che lo avrebbe lasciato lì, e di auto flagellarsi per non essersi dimostrato all’altezza della situazione.
Una volta nell’appartamento Minho fece sedere Taemin sul divano mentre preparava un caffè per sé e tirava fuori un latte alla banana dal frigo.
Porse il latte a Taemin e si sedette al suo fianco aspettando.

“Che cosa vuoi sapere?” domandò Taemin dopo qualche minuto non riuscendo più a sopportare il silenzio.

“Che cosa vuoi che io sappia?”

Taemin poggiò il cartone di latte sul tavolo, si tirò le ginocchia al petto e si mise a fissare il soffitto.

“Mia madre se n‘è andata quando ero piccolo e mio padre non l‘ha presa bene. All‘inizio andava meglio, beveva fuori e aveva assunto una specie di tata che si occupava di me quando lui non poteva. Poi quando ho cominciato ad essere autosufficiente le cose sono precipitate, sta così da tre anni e mezzo”

“Kibum lo sa” Taemin annuì, anche se non era una domanda.

“Mi ha aiutato a tenere tutto in ordine, a fare in modo che tutto andasse liscio per evitare che qualcuno avvertisse i servizi sociali”

Minho si passò una mano sul viso.

“Questo inverno avrei provato a vincere una borsa di studio per l‘accademia di danza e avrei dovuto iniziare a dividere l‘appartamento con Kibum-hyung, questo era il piano” disse con un sorriso amaro.

“Ti… ti ha mai messo le mani addosso?” domandò Minho, quasi sussurrando cercando di reprimere la rabbia e la frustrazione.

“No, grida, sbatte le porte e distrugge qualsiasi cosa gli arrivi a tiro, ma non mi ha mai toccato, gli faccio troppo schifo per fare una cosa del genere”

Minho si passò le mani sul viso incapace di replicare di fronte alla rassegnazione che sentiva trasparire chiaramente dal tono di Taemin.

“E tua madre, non sai dove sia?” chiese Minho, un po’ esitante.

“Non di preciso, non mi è mai venuto in mente di chiederglielo, mi telefona una volta alla settimana quando mio padre è a lavoro”

Minho si prese un momento per assimilare tutte quelle informazioni, poggiò la tazza sul tavolino da caffè e prese un profondo respiro.

“Minho, non ti devi sentire obbligato a fare niente, davvero, è ok. Capirei se volessi smettere di vederci, davvero non senti-…”

“Sta zitto Taemin” lo fermò Minho, prima che potesse andare oltre con quei discorsi senza senso. “Avrei… Avrei voluto che me ne parlassi prima, ma capisco che non sono cose facili da dire, e non per questo ho intenzione di lasciarti”

Minho si abbandonò contro lo schienale del divano e chiuse gli occhi. Sospirò quando sentì il peso di Taemin contro il fianco e, istintivamente, lo strinse in un abbraccio.
Taemin gli si fece ancora più vicino, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo.

“Scusa” sussurrò. “Mi dispiace di averti messo in questa situazione”

“Taemin, quando ho detto che ci sarei stato nonostante tutto, dicevo sul serio. In ogni caso, anche se dovessimo separarci, sappi che potrai sempre contare su di me, ok?”

Taemin annuì e scivolò sulle gambe di Minho fino a sederglisi a cavalcioni. Poggiando il mento sulla spalla di Minho, Taemin gli cinse le braccia intorno al collo.

“Grazie”

Minho gli accarezzò i capelli e gli schioccò un bacio sul collo. “Di niente, Taeminnie”




°°°°°°°°°°°°°°°°°°°




Taemin si toccò nervosamente i capelli, forse aveva esagerato. Avrebbe dovuto pensarci due volte prima di fare una cosa del genere. Si guardò per la centesima volta riflesso nella lastra di plexiglass della fermata dell’autobus e sospirò.
Quando aveva comprato la scatola per la colorazione era sembrata una buona idea e quando lo aveva detto a Kibum al telefono un attimo prima di mettersi a lavoro sembrava ancora una buona idea, ma ora, a guardarsi sotto il sole un rosso così forte forse non era proprio l’ideale.
Anche se, quando si era guardato allo specchio, con i capelli ancora bagnati non era riuscito a trattenere un sorriso.
Poi c’era la lettera. Gli pesava in tasca come un enorme masso e gli gridava a gran voce ‘Aprimi!’, ma non si era ancora deciso, dentro c’era il suo futuro, non era una cose che poteva fare così, da solo.
Sfiorò la lettera sul fondo della tasca con le dita. Non appena l’aveva trovata nella cassetta della posta aveva chiamato Kibum, il quale aveva cercato di convincerlo ad aprire la busta in diretta telefonica sul vialetto di casa, ma Taemin non se l’era sentita, aveva bisogno che qualcuno fosse lì fisicamente, ci voleva un po’ di solennità, dopo tutto si stava parlando del suo futuro!
Così aveva chiamato Minho invitandolo fuori per un caffè, senza anticipargli niente.
Era arrivato all’appuntamento con un po’ di anticipo, aspettando aveva tirato fuori il suo lettore mp3 e si era messo ad ascoltare la playlist che gli aveva fatto Jonghyun con tutte le canzoni che non poteva “vivere senza aver mai ascoltato”. Si concentrò sul ritmo particolarmente veloce di una canzone che gli ricordava l’estate e di cui non capiva assolutamente il testo, se non qualche parola qua e là, lui e l’inglese non erano mai andati d’accordo.
La melodia però era orecchiabile e chiudendo gli occhi poteva immaginarci sopra una coreografia. Senza accorgersene iniziò a battere il tempo con i piedi, mentre le sue dita tamburellavano sulle tasche dei jeans slavati che aveva indosso.
Quando alzò lo sguardo vide Minho attraversare la strada, mentre agitava la mano per attirare la sua attenzione.
Ripose l’mp3 nella tasca del giubbotto e andò incontro a Minho, che lo guardò stupito indicando i capelli.

“Ti piacciono?” domandò.

Minho lo squadrò per bene, poi sfiorò i capelli rossi che sembravano infuocati sotto i raggi del sole. “Mh, niente male, niente male.” disse sorridendo e Taemin nascose un sorriso imbarazzato dietro il palmo della mano, gli occhi di Minho dicevano ben altro.


Jinki stava preparando un latte macchiato con panna e cannella quando Minho e Taemin entrarono al Romantic, distogliendo per un attimo gli occhi dal suo lavoro gli fece un cenno di saluto con la testa, sorridendo.
Si sedettero ad un tavolo vicino al pianoforte e dopo qualche minuto Jinki arrivò con una mocha e un americano.

“Hyung, non avevamo ancora ordinato” disse Minho prendendo il suo americano.

“Lo so, ma tanto prendete sempre la stessa cosa” si giustificò Jinki. “Come vanno gli esami Taeminnie? E quell‘audizione per la scuola di danza?”

Taemin bevve un sorso della sua mocha e tirò fuori la lettera dalla tasca facendola scivolare sul tavolo. “È arrivata stamattina”

“E non l‘hai ancora aperta?” domandò Minho spalancando gli occhi.

“No, volevo aspettare che ci fosse qualcuno con me”

Jinki diede un’occhiata agli unici due clienti seduti al tavolo e poi si sedette stringendo al petto il vassoio. Taemin prese la lettera e fece per aprirla, ma si fermò non appena sentì la carta strapparsi.

“Se non mi hanno preso?” disse Taemin tutto d’un fiato spingendo la lettera verso Minho. “Aprila tu”

Minho prese la busta e, facendo attenzione a non rompere la lettera all’interno strappò uno dei lati più corti. Trattenendo il respiro estrasse la lettera, si sentiva come se stesse per dover scegliere tra il filo blu e quello rosso mentre disinnescava una bomba.
Aprì la lettera e sorrise guardando Taemin.

“Siamo felici di comunicarle che ha passato le…”

“Ah! Hyung! Oddio! Ce l‘ho fatta!” saltò in piedi Taemin seguito da Jinki che lo avvolse in un abbraccio stritolante.

Con un sorriso a trentadue denti Taemin si lanciò poi su Minho che rischiò di finire a terra trascinandosi dietro la sedia e il tavolo.

“Hyung, ce l‘ho fatta!”

“Conglaturazioni, Taeminnie”

“Grazie, hyung”

Gli occhi di Taemin brillavano e Minho sorrise, orgoglioso del suo ragazzo, felice di essere riuscito ad allungare la mano e prendere quella di Taemin un anno prima, si sentiva felice di poter dividere quel momento con Taemin.

“Devo dirlo a Kibum-hyung”

“Io vado a tirare fuori la torta” disse Jinki.

“La torta?” domandò Taemin.

“Credi che anche solo per un attimo qualcuno di noi abbia pensato che non saresti stato ammesso?” domandò Jinki sorridendo.

Taemin rise di gusto tirando fuori il cellulare.

“Kibum-hyung, indovina?”



ci vediamo domani con l'epilogo!
grazie ancora a tutti!!!!!!!
Vi amo oltre ogni dire pii lettori che mi avete sopprtata tutto questo tempo e continuate a leggere
anche questo ultimo vaneggiamento.
GRAZIE.


   
 
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