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Autore: Nyra    22/06/2012    0 recensioni
[...] All'improvviso le sue labbra smettono di sorridere. La luce si spegne.
Serio, si avvicina al tuo viso, poggiando i palmi ai lati del tuo collo, costringedoti a guardarlo.
Fa male.
E lo fa ancora di più quando ti scontri con i suoi occhi.
Un tempo erano la cosa più bella che tu avessi mai avuto la fortuna di vedere. Più del bocciolo di pesca.
E ora sono spenti.
I suoi occhi si sono spenti per sempre.
Ed è tutta colpa tua.
[...]
Questa storia è nata per caso. L'ho scritta lasciandomi trasportare, senza pensare a nulla di concreto. Ho deciso di pubblicarla perchè mi è piaciuta molto. E spero che piaccia anche a voi. :) Buona lettura.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La tua colpa

 

 

 

 

Una leggera brezza sfiora il tuo braccio, lentamente.

Si adagia sulla pelle e su quella ferita che ancora non ha smesso di bruciare.

Ma ora non ti importa più del sangue che sgorgherà.

Avvicini la mano alla tasca dei tuoi jeans, estraendone con un fruscio la scatola delle sigarette.

Con i denti ne tiri fuori una, percependo appena il gusto del filtro. Purtroppo non hai più il tuo accendino. Devi averlo perso lungo la strada, ma non importa.

Afferri uno dei rametti del ceppo con il quale hai acceso il fuoco la notte scorsa.

Tra la cenere c'è ancora una traccia delle fiamme e riesci ad accendere il legnetto.

Ti sbrighi a portarlo davanti alla tua sigaretta, che ancora stringi tra le labbra.

Copri con una mano il fumo e quel che resta della fiammella. Riesci già a sentire l'odore di bruciato a un passo dalle narici.

La sigaretta si accende e inspiri la prima boccata, avvertendo quella ripugnante sensazione di catrame bruciato violarti prepotentemente i canali respiratori fino a giungere ai polmoni.

Fa male e tossisci appena, senza fare troppo rumore.

Trattieni il fumo dentro il più a lungo possibile.

Non che ti piaccia, ma senti che devi provare quella sensazione.

 

Anche se è ancora troppo poco.

 

Poi la gabbia toracica comincia a incendiarsi. Tutta quanta.

Hai come la sensazione che il fumo ti avveleni anche il cervello, gli occhi, il naso, il cuore..

E non riesci a sopportare questa tortura che ti stai infliggendo da solo.

Sembra che qualcosa stia grattando le tue pareti interne, raschiandole via come con una macchia di sporco. Perchè è questo che hai dentro. Lo sporco.

E devi essere pulito, anche se fa male.

Il fumo spinge contro la gola, il naso, gli occhi. Cerca di uscire, di liberarsi da quella prigione in cui è stato costretto ad entrare, ma ora che ha finito il suo lavoro vuole andarsene e tu non glielo permetti.

Sorridi impercettibilmente al pensiero.

Ti ricorda te stesso.

Tu, che hai cercato di scappare, dopo essere stato spinto in quella voragine.

Ma no, tu non sei stato spinto.

Ci sei entrato da solo.

Una ragione in più per giustiziarti, come hai pensato di fare quel giorno.

Quella volta non l'hai fatto. Volevi mettere fine a tutto e la morte ti sembrava il prezzo più appropriato da pagare. Ma un debito come il tuo non poteva estinguersi con così poco.

E hai capito che dovevi pagare con molto di più, che c'erano ancora troppe cose che non meritavi. Troppe cose per le quali dovevi pagare il giusto prezzo, non una moneta di meno né una di più.

Ma sei stato comunque un vigliacco e non ce l'hai fatta neanche quando il momento opportuno è venuto da te, consegnadosi su un piatto d'argento.

 

Perchè non ci sei riuscito?

 

Un dolore lancinante ti ripercuote dai tuoi pensieri. Ti è entrato nelle ossa.

Ora le fiamme stanno lacerando tutte le tue costole, una alla volta, per darti il giusto male.

Sciolgono il midollo tenuto nascosto dalla superficie dura e solida.

Sono riuscite a penetrare così a fondo.

Le fiamme che ti avvolgono sembrano le stesse dell'inferno.

Perchè tu le hai provate sulla pelle, nel sangue e nel cervello.

No, ti sbagli.

Questa è una carezza al confronto...

E pensadoci non puoi fare a meno di autoconvincerti che stai nuovamente sopravvalutando tutto.

 

Non è ancora abbastanza.

 

Ma tu sei un debole. E i deboli non riescono a resistere a lungo, lo sai.

Quindi lo lasci andare.

Doni la libertà a quella nuvoletta di fumo denso che ha corroso l'interno, lasciando una traccia nera e indelebile.

Ma ne hai così tante, ormai.

Vedi la nuvoletta disperdersi nell'aria notturna, confondersi con l'ossigeno stesso, mischiandosi all'essenza della vita e alla vita stessa.

E la invidi, perchè lei ora ha una libertà che tu hai solo sognato per tanto, troppo tempo.

Ti vengono in mente tutte le notti che passavi accucciato su te stesso. Non potevi cercare alcun conforto da qualcuno che non fossi tu. Il tuo corpo tremava, si stringeva e si graffiava da solo, i denti tormentavano le labbra, il sangua sgorgava. Eri solo un bambino.

 

I tuoi denti si serrano gli uni contro gli altri, dolorosamente. Stessa cosa fanno i pugni, le unghie conficcate nella carne e il corpo rigido.

Stringi gli occhi, cacciando via il calore che innonda i tuoi occhi. Non devono inumidirsi. Non devi piangere.

Hai promesso che non avresti più pianto.

Perchè il tempo delle lacrime è ormai finito.

Gliel'hai promesso.

 

Improvvisamente un movimento ti desta e volti il capo. Il corpo finora steso inerme accanto a te si muove. I piedi del corpo, fino a quel momento stesi vicino al tiepido calore del focolare si strusciano sull'erba fresca e umida, avvicinandosi alle gambe, allontanandosi dalla luce.

Risali con lo sguardo lungo i glutei morbidi e la schiena coperta dalla sottile veste.

Le braccia si muovono e appoggiano lentamente le mani sull'erba.

La schiena si tira su, appoggiandosi al vecchio tronco di noce contro il quale ti sei steso anche tu. Ma non sei riuscito comunque a dormire.

Il capo della figura accanto a te si alza, la chioma corvina è in disordine come la notte scorsa.

Non riesci a trattenere un sorriso divertito al ricordo.

 

-Hiel..?- Una voce tiepida e ancora assonnata accarezza le tue orecchie e magicamente la sensazione di straziante dolore al petto svanisce. Sorpreso, lo guardi.

 

-Hiel?- La voce, la sua voce, pronuncia ancora il tuo nome. Ti cerca e non ti trova. Tu non rispondi.

 

-Hiel? Sei qui?- E lui non ti vede. Perchè non ti vede?

Sai benissimo la risposta e non riesci a non sentirti nuovamente un mostro.

Lo guardi. Il viso è pallido, le labbra sono bellissime. Rosee, come un bocciolo di pesca. Ne hai visto solo uno in vita tua, in un lontano ricordo. C'era una voce anziana e gentile e il suono dell'acqua che scorreva. In aria il profumo dei gigli. Hai visto una sola volta anche quelli.

Era un sogno bellissimo. Ma pur sempre un sogno.

Qualcosa ti sfiora accidentalmente la guancia. Ti volti. Una delle sue dita.

La sua bocca si apre appena, sorpresa, e fa per ritirare la mano, ma all'ultimo momento cambia idea.

Stavolta due dita ti accarezzano la guancia, disegnando cerchi immaginari. Solo per sentirti.

Vedi quella bocca chiudersi lentamente e gli angoli stendersi sempre di più. Finchè non sboccia un sorriso.

Un sorriso che ti illumina e non riesci a sopportarlo.

 

Perchè è tutta colpa tua.

 

Senti di nuovo quell'odiosa sensazione. Il fuoco è giunto fino ai tuoi occhi, vuole uscire anche lui, che sia per mezzo del sangue o dell'acqua salata non ha importanza.

Ma stavolta non serri gli occhi.

Non vuoi piangere. Ma non vuoi neanche smettere di guardarlo.

Ti abbandoni al calore di quelle dita, alle tiepide carezze che ti rivolgono.

Per un attimo ti sembra che lui stia scoprendo il tuo viso. Ma in realtà sta solo ricercando quei tratti che lui conosce, tramite un semplice contatto.

Che per lui ora è l'unica via...

Continua il percorso lungo la tua bocca, segue il profilo del naso, raggiunge il mento e tu vedi tanti piccoli sorrisi illuminarlo.

Gioia, tranquillità, divertimento, dolcezza...

E tu non puoi distogliere lo sguardo dalle sue labbra, perchè sai cosa troveresti appena sopra il naso.

E non vuoi guardare.

 

Sei un vigliacco.

 

Stringi i fili d'erba sotto di te con violenza, strappandola via dal terreno.

Maledizione!

Una lascrima si è formata sul tuo occhio sinistro. Comincia ad appannartisi la vista e il calore è insopportabile.

Ma la piccola goccia salata non può rimanere contenuta a lungo.

Cade, lenta ed inesorabile tra le tue ciglia, lungo lo zigomo, fino a raggiungere le sue dita, che si bagnano.

Lo vedi cambiare espressione. E' sorpreso.

Stacca le dita dal tuo viso e con calma se le porta sulla bocca.

E lo vedi assaggiare le tue lacrime.

Il tuo dolore.

Il tuo rammarico.

La tua colpa.

All'improvviso le sue labbra smettono di sorridere. La luce si spegne.

Serio, si avvicina al tuo viso, poggiando i palmi ai lati del tuo collo, costringedoti a guardarlo.

Fa male.

E lo fa ancora di più quando ti scontri con i suoi occhi.

Un tempo erano la cosa più bella che tu avessi mai avuto la fortuna di vedere. Più del bocciolo di pesca.

E ora sono spenti.

I suoi occhi si sono spenti per sempre.

Ed è tutta colpa tua.

Un'altra lacrima scende dal tuo occhio. E in quel momento desideri che ciò che è capitato a lui fosse successo anche a te.

In una parte remota del tuo essere, vuoi sentire cosa prova.

Vuoi ripagarlo.

Ma non puoi.

Lui non te lo perdonerebbe.

 

-Hiel. Questo non è colpa tua.-

Volti il capo. Non vuoi ascoltarlo. Sai che ti ama e vuole che tu non te la prenda con te stesso.

Ma come puoi non farlo?

 

Nari non vedrà più.

 

-Hiel. Guardami.- Queste parole ti spezzano l'anima. La tranciano via dal tuo corpo e la distruggono, avvolgendola in un giro infinito di desolazione e dolore.

 

-Hiel.- Ti chiama ancora. Non vuoi sentirlo.

Preferisci soffrire in silenzio.

Hai sempre fatto così, dopotutto.

D'un tratto senti un fremito attraversarlo. Le sue mani ti lasciano. E un freddo pungente ti avvolge.

Forse ti meriti anche questo. In fondo tu non sei degno di lui. Non lo sei mai stato.

Chiudi gli occhi.

Non vuoi vederlo andarsene via.

 

Sei un debole.

 

Ma qualcosa ti tocca le labbra. E' morbido, tenero, caldo. Sembra avvolgerti come un abbraccio.

E' una sensazione che non hai mai provato prima.

Non è fredda. Non è complicata.

E' pura e semplice.

E' qualcosa che non ha bisogno di spiegazioni.

E' solo bellissima.

Lentamente socchiudi le palpebre. Vuoi sbirciare come un bambino curioso a chi appartiene quel qualcosa che ti sta sfiorando dolcemente.

Vuoi sapere chi o che cosa ti ha concesso un simile dono.

E stavolta non ti fai sciocche domande sul tuo meritartelo o no.

Non c'è nulla da dare in cambio.

Non c'è nulla da ricevere.

E' tutto lì.

 

E' amore?

 

E il dolore? Il dolore è scomparso.

Adesso niente all'interno del tuo corpo o fuori o nella tua mente brucia. Niente.

Ora va tutto bene.

 

-Hiel.- E' Nari. E' lui. E' sempre stato lui.

 

-Hiel, ascoltami. Quello che è successo ora non ha più importanza. Abbiamo sofferto troppo entrambi. Ora basta.- Le sue parole ti cullano armoniose, come una leggera ninna nanna che ha qualcosa di familiare.

Le sue labbra depositano sulla tua fronte un bacio soffice e delicato. Una promessa.

 

-Smettiamo di pensare al passato. Ora siamo solo tu ed io. Siamo noi. Per sempre.- E pensi che potresti anche morire tra le sue braccia. Ma non lo farai.

Hai smesso di soffrire.

 

-Tu sarai i miei occhi. Andrà tutto bene.- E ti bacia. Di nuovo. Con la stessa meravigliosa dolcezza.

Il male se n'è andato.

Il fumo si è disperso.

Ora una nuova luce illumina l'orizzonte di fronte a voi.

 

-Hiel, ich liebe dich.-

 

Nari si stringe a te, posando la testa sulla tua spalla e calando lentamente in un nuovo sonno.

E tu guardi un'ultima volta il sole sorgere, prima di chinare il capo sulla sua testa e addormentarti profondamente, e per la prima volta in un sonno senza incubi.

 

 

 

Fine



 


 

Note: ''Ich liebe dich'', per chi non lo sapesse, significa ''Ti amo'' in tedesco.





 

  
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