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Autore: lucelince    22/06/2012    4 recensioni
"Signor Kim, il ragazzo è arrivato." uno degli assistenti spuntò dal nulla e per poco non fece prendere un colpo al regista, rompendo il filo dei suoi pensieri.
"Arrivo subito, Jungmin."
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note: Buongiorno a tutti. :3 E' la mia prima fanfiction, quindi siate clementi. Anzi, no, se avete suggerimenti o critiche, vi prego, ditemelo. çAç Non vorrei annoiarvi oltre, quindi mi limito a ringraziare di cuore la mia sorellina di zampa YucaTuca che ha betato la storia e che mi ha aiutata a pubblicarla, dato che essendo la prima non avevo idea di come fare. ò.ò Grazie mille, <3. E volevo anche ringraziare la mia SniffSniff di classe (?) [no, non è un autore su EFP] che è stata la prima a leggere la fic. Grazie, Lari. (:
Bene, vi lascio alla lettura. :D


Bene Sommo e Beni Intermedi


"Ciak! Azione!"

In quell'esatto momento gli attori cominciarono ad urlare, recitare e prendersi a pugni.

Lui non amava questo genere di film, ma l'incarico di regista gli era stato affidato da uno dei produttori più famosi e potenti della Corea del Sud. E oltretutto ricchi, ovviamente. Se si fosse rifiutato, la sua carriera sarebbe andata a rotoli. Poi, comunque sia, veniva pagato profumatamente e non poteva di certo lamentarsene; avrebbe sopportato di tutto pur di avere quei soldi con cui potersi fare una meritata vacanza.

Queste riprese stavano diventando veramente lunghe e difficili, non aveva mai pensato al lavoro che c'è dietro ad una telecamera. Dal momento che fino a poco tempo prima lui era uno di quelli che stanno davanti, era abituato a curarsi solo di se stesso e del proprio stress, senza pensare troppo allo staff che lavorava con lui. Non che fosse un egocentrico senza speranza, solo gli mancava il tempo materiale per preoccuparsi di altro che non fosse stato il suo aspetto e la sua recitazione. Tutto doveva essere perfetto, proprio come in quel momento; cambiava solo il punto di vista e l'obiettivo. Dove l'attore si preoccupava del proprio lavoro, tentando di fare colpo individualmente, il regista doveva cercare di far sembrare il tutto il più armonico possibile, avendo un punto di vista più generale.

Quella, però, era una giornata particolarmente dura. Oltre ad essere arrivati al punto cruciale del film, infatti, si sarebbe aggiunto un nuovo attore alle prime armi. Probabilmente avrebbe fatto qualche personaggio di poco conto, ancora non aveva deciso. Il nuovo ragazzo era il maggiore dei figli di un altro pezzo grosso del mondo dello spettacolo e al regista non andava a genio questo metodo. Far diventare famose persone che magari non se lo meritavano solo perché avevano legami di qualche genere con personaggi importanti non gli piaceva affatto. Non avrebbe proprio voluto sottostare a quegli ordini, ma, come aveva fatto per l'assegnazione del suo incarico, abbassò la testa e docilmente seguì le istruzioni.

"Signor Kim, il ragazzo è arrivato." uno degli assistenti spuntò dal nulla e per poco non fece prendere un colpo al regista, rompendo il filo dei suoi pensieri.

"Arrivo subito, Jungmin." non era facile trattare come un subordinato un ragazzo più grande, ma sembrava che all'assistente questo atteggiamento non desse problemi.

"Ok, ragazzi, fermiamoci qui per ora. Tra poco vi presenterò il vostro nuovo compagno, quindi siate cordiali." con un sorriso raccomandò i ragazzi e li lasciò andare a riposarsi.

Si incamminò per i corridoi degli studi per raggiungere il suo ufficio, ma accidentalmente andò a sbattere contro qualcuno.

"Oh, Minho! Come mai da queste parti?" trovare quel ragazzo in giro per l'edificio era un compito piuttosto arduo.

Minho era sempre molto occupato con le sue nuove idee. Dal momento che era un produttore musicale, era sempre negli studi di registrazione per incidere nuove canzoni. La sua ultima scoperta era un ragazzino, forse appena maggiorenne, molto magro e dai lineamenti delicati. Quest'ultima conquista, però, sembrava avere qualcosa in più: doveva per forza possedere qualche abilità particolare per fare colpo sul ragazzo dai capelli neri, perché quando quest'ultimo parlava del piccolo cantante gli si illuminavano e gli si ingrandivano gli occhi, già veramente enormi.

"Ciao, Kim! Devo raggiungere Taemin, sai, il mio nuovo protetto..."

"Certo che so chi è! E' un ragazzo così adorabile." alle parole del regista, il moro arrossì leggermente, ma l'altro per fortuna non se ne accorse. "E poi ti ho già detto di non chiamarmi Kim, non ho mica cinquant'anni!"

"Scusami, Kibum." rispose con un ghigno Minho.

"Lo sai che non sopporto neanche questo."

"Ahah, ok Key. Adesso però devo andare, Taemin mi aspetta." Il ragazzo dagli occhi grandi scompigliò i capelli biondi del regista con fare affettuoso.

Con un sorriso i due amici si separarono e continuarono per la loro strada. Era ormai dal giorno in cui si erano conosciuti che i due battibeccavano in continuazione. Era stato proprio quel corridoio a farli incontrare, con una piccola spinta del caso e un caffé fin troppo bollente.

Con una leggera aggiustatina ai capelli, Key tornò a pensare all'attore, se così si poteva chiamare, che avrebbe incontrato di lì a pochi secondi. Con un piccolo scatto la porta del suo ufficio si aprì sotto la mano del biondo e rivelò Jungmin intento a dare consigli ad un ragazzo particolarmente basso.

"Oh, ecco che è arrivato. Signor Kim, questo ragazzo è Kim Jonghyun. Jonghyun, lui da oggi sarà il tuo capo."

Con un profondo inchino il più basso salutò cordialmente e fu ricambiato da un cenno piuttosto freddo del regista. A questo punto il nuovo arrivato non avrebbe potuto sfuggire ad un esame minuzioso da parte di Key, che prese a girargli intorno per valutarlo.

"Mmh... Forse un po' troppo basso, ma abbastanza muscoloso e con degli occhi così espressivi che non dovrebbe essere difficile per te conquistare il cuore delle spettatrici. Sì, può andare; ti troverò un ruolo, ma tu non dovrai lamentarti, lo sto facendo solo per te." storse le labbra in un'espressione disgustata. "Bene, Jungmin, puoi andare. Vorrei discutere un po' con Jonghyun dei dettagli del nostro contratto."

"Se avete bisogno di me, signor Kim, io sarò con il signor Choi Minho." inchinandosi due volte, prima verso Key e poi verso Jonghyun, uscì dallo studio. Adesso i due ragazzi erano rimasti da soli.

"Bene, Kim Jonghyun, sei nato nel 1990." riprese in modo critico il regista. "Un altro ragazzo più grande di me che deve sottostare ai miei ordini." un ghigno si fece strada sul suo volto.

"Sei più piccolo di me? Non sembrerebbe." a questo punto fu il turno di Jonghyun di valutare l'altro. Prese, infatti, a camminare in cerchio, proprio come aveva fatto poco prima il biondo.

Sembravano due pantere intente a studiarsi prima di decidere la loro reciproca simpatia o antipatia. La pantera più piccola arrossì vistosamente sotto quello sguardo, ma non ne riusciva a capire il motivo. Lui, essendo stato un attore, solitamente non aveva problemi di imbarazzo, ma questa volta avvertiva un desiderio troppo forte di apparire perfetto a quegli occhi nocciola e di essere ritenuto degno della sua attenzione per tenere sotto controllo le sue emozioni. Certo non voleva darlo a vedere, per questo, dopo avergli ordinato di seguirlo, uscì immediatamente dallo studio e ritornò dagli attori del suo attuale film. Li presentò e annunciò al nuovo arrivato il suo ruolo: sarebbe stato il rivale in amore, un po' imbranato, del protagonista, perché, si sa, in tutti i film d'azione ci deve essere una storia d'amore, è un modo per attirare anche le donne a un genere fin troppo violento.

Le riprese sarebbero ricominciate la mattina seguente, giusto per dare a Jonghyun il tempo di memorizzare le proprie battute. Per quel giorno sarebbe bastato farlo almeno in parte ambientare. Così, dopo qualche ora, tutti tornarono a casa propria.

La serata di Key e di Jonghyun fu tutto sommato tranquilla, ma entrambi, ognuno nel proprio letto, erano sommersi dai loro pensieri. Essi erano piuttosto simili, a dir la verità. Continuavano ad aver in mente l'uno il viso dell'altro e finalmente capirono cosa muoveva i loro animi. E mentre Kibum capiva il motivo del suo imbarazzo e Jonghyun prendeva una decisione, con l'immagine del proprio collega in testa, finalmente si addormentarono.

La mattinata procedette senza imprevisti, ma non si può dire altrettanto del pomeriggio. E' strano come le persone siano imperfette, volubili ed egoiste. Ma egoiste non in senso negativo, perché in fondo cosa si ricerca con ogni mezzo nella vita? Come scrisse Aristotele nella sua opera sull'etica dedicata al figlio Nicomaco: "Se poi vi è un fine delle nostre azioni che noi vogliamo di per se stesso, mentre gli altri li vogliamo solo in vista di quello, in tal caso è chiaro che questo deve essere il bene e il bene supremo. Se vi è un solo fine perfetto, questo è ciò che cerchiamo, se ve ne sono più d'uno, esso sarà il più perfetto di essi. Il bene perfetto deve esser sempre scelto di per sé e mai per qualcosa d'altro. Tali caratteristiche sembra presentare soprattutto la felicità."

Esatto, proprio la felicità è quel qualcosa che ogni essere umano tenta di raggiungere. E come si può giudicare negativamente una persona che vuole solo stare bene?

Sempre secondo Aristotele, tuttavia, la felicità deve essere raggiunta usando la caratteristica che ci distingue da qualunque altro essere vivente del globo: la ragione. Forse è questo l'elemento che non viene sfruttato dagli egoisti in senso negativo.

Ci sono, però, delle eccezioni, come i due ragazzi che, inconsapevolmente, o forse no, si erano invaghiti l'uno dell'altro. Loro due, infatti, non potevano essere considerati "poco etici", ma sicuramente non utilizzarono la ragione, si fecero semplicemente guidare dall'istinto. L'istinto di uno sguardo particolarmente intenso, l'istinto di voler l'altro tutto per sé, l'istinto di amare e di voler essere amati.

Il loro amore, comunque, era ancora ad uno stadio embrionale, ma dopotutto erano ragazzi. I sentimenti si possono ancora evolvere a quell'età, anzi a qualunque età. Per crescere non si è mai troppo vecchi. E l'amore cos'è, se non una maturazione interiore? La loro vita era ancora lunga da permettere loro di sbagliare e migliorarsi, per adesso quello che stavano cercando era un bene intermedio. Ma bisogna tener conto che la vita è fatta di tanti piccoli beni, perché è fatta di tanti piccoli gesti. Come uno sguardo, come una parola, come un tocco. Perché quel pomeriggio Jonghyun ha guardato Key e gli ha rivolto parole piene di significato e Key ha toccato Jonghyun, trascinandolo via.

Era iniziato come un comunissimo giorno di riprese, e lo sarebbe stato fino alla fine se il pomeriggio non fosse stato il turno del rivale in amore, di quel ragazzo basso, ma che sa essere, anche nella realtà, incredibilmente dolce. Sì, dolce, perché per tutto il giorno era stato pieno di attenzioni per il regista, mantenedo la promessa che aveva fatto a se stesso la sera precedente. L'aveva aiutato la mattina a portare nel suo studio una quantità stratosferica di carte, copioni e Dio solo sa cos'altro; l'aveva aiutato nel dirigere gli attori; l'aveva aiutato quando era arrivata l'ora di pranzo e Key doveva mettere in ordine l'attrezzatura; l'aveva aiutato, infine, quando, alla tavola della mensa, stava per sporcarsi con il cibo, riuscendo tempestivamente a mettere un tovagliolo sotto la pericolosa minaccia.

Adesso il bruno doveva ritornare alla realtà e dare il meglio di sé nella sua parte. Non era facile, non con quelle battute da dire ad una ragazza, quando la sua mente elaborava immagini solo del suo regista. Non riuscì ad evitarlo, non riuscì a non guardare dritto negli occhi per tutta la durata delle riprese quel ragazzo biondo che per lui era semplicemente perfetto.

"Il mio amore per te non finirà facilmente, forse non finirà mai." Jonghyun aveva iniziato a recitare il copione, ma il suo sguardo era incatenato a quello di Key. "Io ti aspetterò. Anche se tu in questo momento non provi i miei stessi sentimenti, io ti aspetterò. Perché in amore bisogna essere pazienti; in amore si è in due. Io ti amo, e posso sacrificare anche il mio lavoro per te. Potrei sopportare di tutto pur di rimanerti affianco, pur di vedere il tuo sorriso tutti i giorni, pur di aiutarti e aspettarti solo per sentirti dire un 'grazie' mentre arrossisci. Se solo potessi avere questo, io aspetterei anche tutta la vita." questa frase sembrava essere fatta su misura per la situazione in cui si trovava il bruno. La mente del più grande, infatti, era subito corsa a quello che era successo la mattina: è vero, Key aveva mormorato il suo ringraziamento diventando rosso come un pomodoro e questo aveva fatto aumentare i battiti del cuore di Jonghyun.

Anche se la parte era terminata da un pezzo, i due ragazzi non avevano ancora interrotto quello sguardo, che non poteva certo essere considerato innocente. Era, al contrario, carico di parole non dette; il più piccolo non resistette a lungo.

"Stop! Così non va bene. Jonghyun, seguimi nel mio studio." e, preso per un braccio l'attore, lo trascinò letteralmente via dalle grinfie di quella ragazza che, si vedeva lontano un miglio, lo stava divorando con gli occhi.

"Quel ruolo non è adatto a te." incominciò il regista. Erano entrambi rimasti in piedi nell'ufficio del più piccolo e nessuno dei due era intenzionato ad allontanarsi dall'altro; a dividerli c'erano solamente un paio di passi e ad entrambi andava bene così. Il bruno sentendo quella frase non riuscì a mantenere i propri occhi nelle orbite.

"Conosci i termini del nostro contratto. Nessuna obiezione." riprese con sguardo severo. Sotto sotto, però, c'erano dei motivi ben precisi per quella decisione.

Per un bel po' di tempo Jonghyun rimase in silenzio e lui aspettò pazientemente che elaborasse ciò che gli aveva appena detto. Quando si riprese, tuttavia, la sua espressione divenne possibilmente più sconvolta di prima.

"Non lavoreremo più insieme?" aveva usato un tono decisamente disperato e questo non era sfuggito all'altro Kim. Quest'ultimo era rimasto stupito dalla nota di tristezza nella voce del più grande, ma una strana sensazione si mosse dentro di lui; non ci mise molto ad identificarla, il suo nome era soddisfazione.

"Ho solo detto che il ruolo non fa per te. Se vorrai potrai continuare a lavorare qua. Altrimenti vai pure a lamentarti dal tuo caro paparino!" si voltò di scatto, dando le spalle a Jonghyun.

"Non sono qui perché il mio paparino voleva che trovassi un lavoro il prima possibile. Lui mi ha dato solo una spinta, ma io ho studiato arti drammatiche, quindi credo di sapere almeno mediocremente recitare." con tono offeso aggirò il corpo del biondo per pararglisi davanti, incrociando le braccia sul petto.

"Recitare... Ah, che battuta!" facendo una piccola smorfia voltò leggermente di lato il proprio volto, arrossendo mentre ripensava allo sguardo di poco prima.

"Cosa vorresti dire con questo?"

"Non sei riuscito neanche a guardare l'altra attrice sul set. Hai guardato il regista, e sicuramente questa non è una delle cose che insegnano a scuola." tornò lentamente nella posizione precedente, fissando i suoi occhi in quelli del bruno.

"N-non l'ho fatto perché non conosco le regole." tentò invano di giustificarsi, mordendosi un labbro.

"Allora perché mi guardavi mentre pronunciavi la tua battuta, Jongie?" con il suo sottilissimo indice sollevò il mento del più grande avvicinandosi provocatoriamente. A quel gesto le braccia del bruno caddero lungo il proprio corpo.

"Tu perché vuoi cambiare il mio ruolo?" il suo sguardo mutò da imbarazzato a intrepido e le sue mani si strinsero involontariamente in due pugni.

"Perché sono geloso." ribatté candidamente il regista.

Un sorrisetto si fece largo sulla bocca del Kim maggiore. I suoi occhi divennero improvvisamente più dolci e le sue mani allentarono la loro stretta. "Cosa ti spinge ad essere geloso? Sai..."

"Mi piaci." "...Mi piaci."

Sembra così incredibilmente uno dei soliti luoghi comuni, ma i due ragazzi l'avevano detto contemporaneamente, come se fossero stati uniti da un filo rosso, quello che tanto viene decantato nelle leggende.

Adesso uno dei beni intermedi era stato raggiunto, una tappa in meno che li separava dal raggiungimento della felicità. E una seconda sarebbe stata bruciata di lì a pochi attimi. Il più piccolo, infatti, con il suo dito ancora sotto il mento dell'altro sorrise e si avvicinò con estrema lentezza alla sua bocca. A Jonghyun piacque questo modo di muoversi del biondo e grazie a questo poté godersi il momento e assaporarsi ogni minimo particolare, dai muscoli del volto di Key che si rilassavano, al piccolo sorriso che si era formato su quelle labbra a cuore, a quegli occhi che si erano socchiusi prima di lasciarsi travolgere da quel bacio che stava per arrivare. Le mani di Jong salirono sulle guance di Key e i polpastrelli sfiorarono quegli zigomi perfetti come se fossero delle divinità.

Fu il più grande ad annullare del tutto la distanza tra loro, spingendosi leggermente verso il corpo più alto del regista e contemporaneamente tirandosi l'altro volto verso il poprio. Non fu un bacio esageratamente intenso, i loro occhi si chiusero, le loro labbra si sfiorarono, le loro lingue si incontrarono, i loro denti giocarono. Ma nessuno dei due aveva un secondo fine. Godevano semplicemente del calore della bocca dell'altro e questo bastava loro per sentirsi bene. Non riuscirono ad arrivare alla felicità, il bene sommo, ma per loro questo gli si avvicinava molto ed era sufficiente. Avrebbero avuto modo di scoprire tutti i beni intermedi insieme e scalare così la montagna fino alla felicità ancora uniti. Con l'idea di una possibile occasione futura che consentisse loro di non doversi dividere mai, i due si staccarono. Si rivolsero uno sguardo intenso e sorrisero appagati.

"Quella battuta sembrava fatta apposta per noi. E' per questo che ti ho guardato."

 
  
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