loving
you from afar
SM
Town NY.
Siamo
pronti per la consueta dance battle.
Quante
volte l’abbiamo provata, eh Hyo? Quante, perché
fosse perfetta?
E
quante notti abbiamo passato in quella sala prove?
Tante,
forse fin troppe, ma non è questo il momento di pensarci.
Ti
scorgo nel tuo outfit arancione, dall’altro lato del palco,
mentre parli con
Yuri e Sooyoung. Ridi, sorridi spensierata, e un po’
m’incanto a guardarti. Sei
sempre così energica, così solare che ti invidio.
Vorrei poter essere come te,
nonostante molti dicano che ci assomigliamo. Le due “dance
machines” della SM
Entertainment.
Sorrido
a questo pensiero ed avrei addirittura mancato la mia entrata se Taemin
-
«Hyung, dobbiamo iniziare» - non mi avesse distolto
dai miei pensieri.
Sotto
la luce dei riflettori non riesco più a vederti, ne vengo
quasi accecato, ma so
che ci sei, lì nell’ombra, e mi guardi e per
questo deciso di mettere ancora
più impegno nella mia performance, per essere perfetto ai
tuoi occhi.
Sono
sempre stato un ragazzo che si impegna in ciò che fa, che
non si lascia
abbattere dagli eventi e guarda sempre avanti, ma da quando ci sei tu
ho
scoperto un lato di me che nemmeno io conoscevo. Credevo di conoscermi,
mi
sbagliavo. Perché quando tu sei attorno cerco sempre, quasi
involontariamente,
di mettermi più in luce, di diventare ancora meglio, anche
semplicemente di
farti sorridere, perché il tuo sorriso è il mio
ossigeno.
La
canzone cambia velocemente, lascio il posto a te e Luna.
Il
tempo di riprendere fiato, bere un goccio d’acqua e
meravigliarmi ancora di te
e sono di nuovo sul palco assieme agli altri.
Mi
passi di fronte scuotendo i capelli, io mi sistemo teatralmente la
giacca,
volto il viso e cerco di nascondere un ghigno, ricordandomi di quante
volte
abbiamo riso per quel passo, senza apparente motivo.
Non
c’è tempo, la terza ed ultima canzone inizia.
Come
fossimo una persona sola, seguiamo tutti gli stessi passi. Accanto a
me, Taemin
si perde per qualche secondo. So già che si
arrabbierà con sé stesso, ma riesce
comunque a riprendere la coreografia alla perfezione, giusto in tempo
per il
gran finale.
La
canzone termina con cinque e più riflettori puntati su di
noi e le urla dei
fan. Sempre incredibilmente adrenalinico, ed il fatto che sia la prima
performance così lontani da casa rende il tutto ancora
più emozionante.
Non
appena i riflettori si spengono mi volto a cercarti.
Ti
raggiungo e ti trattengo per un fianco, leggermente. Tu mi guardi negli
occhi.
«Oppa,
dobbiamo andare», mi dici un po’ stupita,
risvegliandomi dall’incantesimo del
tuo sguardo acceso.
«Hyo,
volevo dirti…».
Esito,
non trovo le parole che mi sono ripetuto in testa mille e mille volte
da quando
ti ho conosciuta e, alla fine, le cambio, le modifico,
perché sono così codardo
da non riuscire ancora, dopo anni, a dirti quello che vorrei.
«Sei
stata grandiosa», dico. Tu mi sorridi e a me manca un
battito. Annuisci. «Anche
tu», mi dici.
Poi
scivoli via dalle mie dita come hai sempre fatto.
Ti
guardo correre dall’altra parte del palco, leggera, con un
certo senso di
malinconia nonostante ci rivedremo tra pochissimi minuti dietro le
quinte.
Lascio
il palco appena in tempo per vedere, con la coda dell’occhio,
i riflettori
accendersi nuovamente, sorrido ai miei altri compagni di gruppo,
stringendogli
la mano nel nostro tipico gesto “da maschi” e
faccio finta di niente, nascondo,
sotterro.
Da
domani tornerà tutto alla normalità, niente
concerto, ritorno a Seoul e, come
sempre, non potrò fare altro che continuare ad amarti da
lontano.