Uno.
Erano le due
del mattino quando ho visto mia madre morire, stavo rientrando da un’uscita con
le amiche quando dalla finestra ho visto mia madre lottare con un uomo. Era
brava, non sapevo combattesse, ma non ha avuto la meglio. Un secondo uomo è
entrato nella stanza e le ha rotto l’osso del collo. È successo tutto così
velocemente. Non ho fatto in tempo a capire quello che stava accadendo
all’interno della casa che qualcuno mi ha colpito alla testa e infilata in un
furgone. Quando mi sono svegliata, ero
in una stanza buia, silenziosa, senza finestre.
- c’è
nessuno? – chiedo, aspettandomi una risposta, forse sto sognando, tra un po’
aprirò gli occhi e mi troverò nel mio letto, nella mia casa. Invece non mi
sveglio e il panico inizia a salire dal mio stomaco. Cerco una porta ma non la
vedo, non c’è nulla, solo quella che dev’essere la conduttura che porta aria
nella stanza sul soffitto troppo alto, sono in trappola. Mi siedo sul bordo della
branda e mi faccio prendere dal panico, ripenso a quello che ho visto, cerco di
capire che sta succedendo quando una voce irrompe nella stanza.
- ciao
psi, bentornata a casa. Tra non molto l’addetto all’orientamento verrà nella
tua stanza per aggiornarti sul tuo programma. Ti preghiamo di attendere,
grazie. – messaggio terminato. Non ho capito chi deve venire nella mia
“stanza”, non so dove sono, perché sono qui, che sta succedendo? Troppe domande
affollano la mia testa. Sono in preda al panico, le lacrime non smettono di
scendere, quando un uomo entra nella stanza e mi guarda come si osserva
un’animale allo zoo. Mi allontano da lui il più possibile e cerco di capire le
sue intenzioni ma resta immobile a osservarmi. Racimolo quel poco di coraggio
che trovo nel mio corpo e parlo.
- chi sei?
Dove sono? Dove sono i miei genitori? – dico in preda alle lacrime.
– non sono autorizzato a rispondere – dice con voce fredda continuando a
fissarmi, poi continua a parlare, come se non dovesse spiegarmi nulla, come se
fosse sottointeso che io conosca già le risposte. – questo è il programma, devi
rispettarlo in ogni sua parte, non farlo una volta e sarai ammonita, due volte
subirai una punizione fisica, alla terza sarai eliminata. Dimentica la tua vita
fino al giorno del prelievo, l’addestramento inizia alle cinque di ogni mattina
e termina alle otto di ogni sera, avrai venti minuti di pausa per il pranzo e
la cena, non ti sono concesse altre pause o momenti di svago salvo che il
medico non disponga diversamente, non ti è concesso girare senza permesso
all’interno del complesso, alle nove di ogni sera dovrai rientrare nella tua
stanza. Non ti è concesso l’uso di nessun apparecchio elettrico proveniente
dall’esterno all’interno della stanza, e nessuno oltre a te può stare in questa
stanza, se mai violerai queste regole la tua posizione e grado saranno rivalutati
e perderai ogni privilegio acquisito. Nell’armadio trovi dei vestiti di
ricambio, tra poco un responsabile verrà a impiantarti il sistema di controllo,
ti preghiamo d’esser collaborativa, e ricorda che lo facciamo per il tuo bene.
Bentornata a casa psi. – termina il suo discorso appoggiando una cartellina di
metallo su una specie di colonna uscita dal pavimento al suo fianco ed esce.
Non riesco a parlare, la testa mi fa male e spero ancora di svegliarmi da un
momento all’altro. Non succede. Non succede nulla. Il silenzio è tornato nella
stanza, l’uomo se n’è andato da una porta comparsa dal nulla. Sono di nuovo in
trappola. Resto immobile in un angolo della stanza ad aspettare che succeda
qualcosa, non riesco a muovermi, non capisco che sta succedendo. Chiudo gli occhi
e li stringo forte, è così che mia madre mi ha sempre detto di fare quando da
piccola credevo ci fossero i mostri dentro il mio armadio, chiudi gli occhi e
stringi forte i mostri se ne saranno andati quando li avrai riaperti, era
questo che diceva. Chiudo gli occhi e stringo forte, ma quando li riapro un
ragazzo mi sta fissando, lo osservo e non è come quello di prima, l’altro era
alto con un corpo muscoloso e l’aria fiera, questo sembra un fantasma da quanto
è pallido, i capelli biondi non aiutano molto e il corpo scheletrico non incute
timore.
- chi sei? –
dico sperando di ottenere qualche risposta in più.
– sono il responsabile del sistema di controllo, ti prego di sederti e
rilassarti il più possibile – dice mentre una sedia compare dal nulla.
– che posto è questo? Come ha fatto
quella sedia a… - il panico mi assale mentre cerco di capire se sia tutto uno
scherzo o no.
– questo? È solo il sistema H6CI, progettato per rendere la vita più semplice.
Non hai letto l’introduzione al programma? – dice tutto come se fosse normale
sapere certe cose, e ora mi guarda come se avessi un terzo occhio in mezzo alla
fronte.
– dove mi trovo? Dov’è mia madre? – provo a chiedere.
– sei a casa psi, siamo felici di riaverti tra noi. – mi sorride come si
sorride a un parente che non vedi da tanto tempo ed io lo fisso ancora più
confusa di prima. – ora dovrei proprio inserirti il sistema di controllo, devo
rispettare il mio programma. – mi sorride, ma questa volta sembra più un
sorriso spaventato. Mi faccio coraggio e mi siedo davanti a lui, non credo
d’aver scelta, e temo che se opporrò resistenza possa succedermi qualcosa di
terribile. – allungami il braccio sinistro per favore… - allungo il braccio e m’infila
un bracciale in metallo che mi avvolge il polso, fosso quel piccolo cilindro in
metallo ringraziando il cielo che sia solo un bracciale, quando dalla sedia
spuntano delle cinghie che avvolgono le mie gambe, braccia e vita impedendomi di
muovermi, passano pochi istanti in cui cerco di capire che sta succedendo,
quando quel freddo bracciale s’illumina di un colore rosso brillante e iniziano
a fuoriuscire aghi che s’infilano nella mia pelle fino a raggiungere i muscoli
e i nervi del mio braccio. Sento il dolore impossessarmi, tutto mi fa male,
ogni muscolo, terminazione, tutto. Urlo in preda al panico e al dolore e sento
come se dal mio collo stesse cercando di uscire qualcosa, facendosi strada
attraverso la mia pelle, lacerandola. Il tutto succede in una manciata di
secondi, il bracciale smette di brillare e tutto quello che resta è il dolore.
Quando apro gli
occhi sono ancora legata alla sedia, il mio polso sanguina, sento sangue anche
scendere lungo la mia schiena, il dolore c’è ancora. Cerco di sollevare la
testa e in quell’istante una donna entra nella stanza dalla stessa porta che
compare e ricompare dal nulla. – ti do qualcosa per il dolore, so che fa male,
sei stata brava però! Certa gente urla per giorni, vomita e fa cose indicibili,
una volta uno è anche morto. Era uno dei primi modelli sia chiaro, nulla in
paragone al tuo. – sorride, mi pulisce dal sangue e sento l’anti dolorifico
fare effetto. Riesco a sollevare la testa e quando la mia voce riesce a farsi
strada lungo la gola cerco qualche risposta.
–dove sono? Voglio tornare a casa… -
dico mentre la disperazione riga il mio viso.
– tu sei a casa. – risponde la donna
sorridendomi,
- voglio andare a casa, cosa volete da me? – so che è inutile, ma domando
ugualmente
– tra due minuti potrai alzarti, cambiarti e aspettare che il tuo responsabile
ti chiami per il colloquio d’iniziazione. – dice finendo di pulire il sangue,
poi se ne va lasciandomi sola. Resto immobile per non so quanto tempo, poi
provo a muovermi e scopro che non sento dolore, così mi alzo e cerco un armadio
poiché gli abiti che indosso sono sporchi di sangue, ma non vedo nulla a parte
i muri della stanza. Decido di aprire la cartellina di metallo e inizio a
leggere.
Bentornata a casa. In quanto
aspirante protettore dovrai seguire il programma d’addestramento. Ti sarà
assegnato un responsabile cui far riferimento, ricorda di seguire sempre il
programma ogni trasgressione sarà punita. In quanto protettore hai il diritto
di alloggiare al livello dieci, tutte le attività d’addestramento si
svolgeranno nell’ala ovest, gli alloggi si trovano nella zona verde dell’ala
est, mentre la mensa si trova nella zona gialla. È severamente vietato
abbandonare il proprio livello a meno che non si possegga un permesso
rilasciato dall’autorità. I tuoi alloggi sono dotati di sistema H6CI progettati
per rendere la tua vita più semplice, ti basta pronunciare a voce alta e in
maniera chiara quello che desideri e questo comparirà all’interno della tua
stanza. Il sistema è programmato per offrirti tutto ciò di cui hai bisogno. Ti
ringraziamo per il tuo duro lavoro.
Il pensiero
che questo sia solo uno scherzo o un sogno mi sta lentamente abbandonando. È
troppo reale, e dura da troppo tempo. Non so che fare, mi piacerebbe tornare a rannicchiarmi
nell’angolo e aspettare che tutto questo finisca, ma qualcosa mi dice che non
finirà, così decido di fare quello che mi è stato detto, cambiarmi e aspettare
che qualcuno mi dica cosa fare. Mi guardo attorno e non vedo nulla a parte i
muri, così ci provo. –armadio – dico sperando succeda qualcosa, ma non sento
nulla, poi vedo il muro cambiare forma, una specie di pannello scivola verso
l’interno e poi di lato e due ante compaiono al suo posto. Impaurita mi
avvicino e apro quello che dovrebbe esser l’armadio e scopro che lo è. Al suo
interno trovo una pila ordinata di maglie, pantaloni, calzini, scarpe e
biancheria; prendo il necessario per cambiarmi poi appena mi volto per chiudere
l’armadio scopro con sorpresa che è già scomparso. So che non funzionerà ma lo faccio
ugualmente, provo a dire “porta” ma non succede nulla, provo a dire “uscita” ma
non succede nulla. Così mi rassegno e
decido di provare a lavarmi per togliermi il sangue rimasto, così dico “bagno”
e una porta compare con lo stesso meccanismo di prima, un pannello rientra,
scorre e la porta compare. Entro e trovo un bagno accessoriato di tutto. Mi
avvicino alla doccia apro l’acqua e dopo essermi liberata dei miei vestiti mi
getto sotto l’acqua fredda. Non sento nulla, dolore bruciore, nulla. Mi
aspettavo qualcosa e invece no, quell’anti dolorifico doveva essere davvero
potente, inizio a strofinare la pelle quando passando la mano sul collo sento
che c’è qualcosa, esco dalla doccia e mi fiondo verso lo specchio e cerco di
guardare cos’ho che non va. E lo vedo. In metallo inserito nella mia pelle,
fuso con la mia pelle. Alla base del collo, dove sentivo qualcosa lacerarmi, lo
osservo per quello che mi è possibile e riesco a vederlo, quel simbolo. Ψ
Il mio ciondolo, quello che mamma
ha perso. Quel simbolo è ora sul mio collo. Resto immobile a guardare quel
simbolo, poi decido di vestirmi e aspettare che succeda qualcosa, è inutile
continuare a piangere e fare domande al nulla. Devo aspettare. Mi vesto
maglietta bianca, pantaloni in cotone bianchi, scarpe bianche, tutto bianco. Ora
che osservo bene la mia prigione, tutto qua è bianco, tutto tranne un piccolo
quadrato grigio nel muro. Incuriosita mi avvicino, lentamente, allungo la mano
per toccarlo e il mio bracciale si accende di nuovo. Chiudo gli occhi e stringo
i denti pronta a subire la stessa tortura di prima ma non succede nulla, apro gli
occhi guardo il bracciale e leggo la scritta che è comparsa. “Ψ – lev. 10 –
room 7A” . quindi è una specie di cartellino identificativo, so di essere al
livello 10 per via del programma, questa deve essere la stanza 7A e il simbolo non
so cosa voglia dire, per ora. Continuo ad avvicinare il bracciale a quel
quadrato grigio ma non succede nulla, così torno a sedere sul letto, resto ad
aspettare per un tempo che sembra infinito, poi una porta compare ed entra un
uomo completamente vestito di nero che m’invita a seguirlo, lo faccio e appena
esco dalla porta resto sconvolta nel vedere l’esterno. Se guardo in basso dal parapetto,
ci sono almeno un centinaio di piani, e se guardo in alto, riesco a malapena a
vedere la luce sul soffitto. Mentre cammino, noto le altre stanze, sento urla e
suoni metallici, vedo il tizio che mi ha messo il bracciale uscire da una
stanza e attaccarsi al muro con lo sguardo basso per farci passare. Non so
quanto abbiamo camminato, ero troppo occupata a cercar di trovare una via di
fuga, un qualcosa che m’indicasse al meno dove mi trovavo, l’uomo in nero si
ferma davanti ad una porta passa il suo bracciale su un quadrato grigio come
quello della mia stanza e una porta si apre. Entro e non è come la mia stanza. Qui
ci sono mobili, quadri, mi viene detto di sedermi su una sedia e aspettare. Aspetto
qualche secondo poi un uomo entra nella stanza, si siede alla scrivania, apre
una cartellina metallica come quella che hanno lasciato nella mia stanza e poi
dopo aver letto alcune righe mi guarda e sorride.
- psi. Come è andato l’inserimento
del bracciale? – mi chiede continuando a sorridermi.
– ha fatto male – rispondo un po’ intimidita
costringendomi a non piangere.
– è normale, sei in ritardo, dovevi arrivare… vediamo… due mesi fa, che cosa è
successo? – mi chiede guardandomi con espressione più seria. Io non so cos’è
successo, non so nemmeno che vuol dire che dovevo “arrivare”.
– io non lo so, che posto è questo? – riesco a dire dopo un minuto di terrore.
– oh capisco, è scritto qua nel tuo fascicolo, brutta storia. Allora in pratica
il tuo custode si è affezionato e ti ha tenuta all’oscuro, per cui credo che
dovremo aggiornarti. – dice prima di prendere il telefono e dire a qualcuno che
serve un aggiornamento. Passano due minuti, poi una donna entra nella stanza e
mi porge una pillola.
– devi prenderla – dice, poi timidamente e con la mano tremante prendo la
pillola e la infilo in bocca. Mi stanno fissando, la ingoio e non succede
nulla. Ci vogliono alcuni secondi prima che un prurito si diffonda in tutta la
mia gola, poi una serie di fitte alla testa e quando tutto finisce so.