Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Ricorda la storia  |      
Autore: Pwhore    22/06/2012    3 recensioni
Una OS nata dall'ascolto di Nothing Good Has Happened Yet.
Zacky è fuori per una serata con Brian, una di quelle normalissime che fanno da tanto, tanto tempo, quando un imprevisto glielo porta improvvisamente via, lasciandolo solo e terribilmente confuso.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Well okay, I guess nothing good has happened yet,
and well,
I'll pray that I'll be alright.
You are so cold,
I'm so alone.

I'm about to fold,
just let me go.

Sei così freddo, sono così solo.
Stringo a me il suo corpo, privo ormai di ogni calore, e lo riscaldo con il mio.
Com'è successo? Come ho fatto a perderti? Cosa ti è successo?
Gli occhi mi si inumidiscono, la vista mi si appanna e sono costretto ad abbassare lo sguardo.
No, non voglio piangere, non ora; Dio, voglio essere forte per una volta, per stavolta.
Lo stringo a me con più dolcezza, gli sposto i capelli dal viso e lo guardo.
E' così angelico, rilassato, non posso credere che ormai..
Non riesco neanche a pensarci, a focalizzare l'idea per più di una manciata di secondi.
Non è successo niente, è tutto un brutto sogno, un maledetto incubo.
Il mio migliore amico è ancora qui, a ridere e scherzare con me, fa solo un freddo porco ed è per questo che stiamo gelando tutti e due, è per questo che si è steso a terra, è per questo che non riesco più a farlo scaldare.
Non è successo niente di male, solo una serata tra amici, donne e droga.
Niente di nuovo, niente di strano.
Lui è ancora qui, io sono ancora qui.
Quello che stringo tra le mani non è lui, è un altro, un ragazzetto che ho trovato al bagno.
Brian è solo andato al cesso, si starà probabilmente scopando una troietta, non c'è da preoccuparsi.
E' normale, è tutto normale. Una serata normale di una giornata normale.
Non c'è niente di diverso, non c'è niente che non vada.
Mi sto sbagliando, questo moretto non è il mio moretto, il mio è in bagno a scopare.
O a sniffare qualcosa, non saprei, ma di sicuro non è questo.
Di sicuro i suoi occhi non sono questi, così spenti e vitrei da far paura.
Di sicuro i suoi capelli non sono questi, impregnati di sudore e posati caoticamente sulla sua faccia.
Di sicuro la sua bocca non è questa, semiaperta e cianotica, bagnata da un rivolo di saliva.
Di sicuro il suo naso non è questo, sporco di una strana polverina bianca e rigato dal sangue.
Di sicuro il suo viso non è questo, straziato dal dolore e da una morte improvvisa.
Di sicuro non è lui, questo giovanotto sfortunato, di sicuro è ancora in bagno a scopare.
Sono stato uno scemo a non riconoscerlo, è ovvio che non sia lui.
E' naturale che sia ancora ai cessi, quando ci va non è poi così veloce, no?
Rido istericamente, scuotendo la testa, lo poso delicatamente a terra e mi alzo.
E' naturale che non sia lui, che cosa m'ero messo in testa?
Il mio moretto è ancora in bagno a scopare.
S'incazzerà da morire vedendomi, ma non me ne frega niente.
Deve sapere che sono contento che sia vivo, che sia così bello, che sia così Brian.
«Bri?» lo chiamo, entrando e spalancando la porta, che sbatte su una parete scrostata e malridotta.
«Bri, ci sei?» riprovo, lo guardo ancora rivolto al giovane steso nell'altra stanza.
Sento qualcuno che mi spinge fuori, un insieme di voci che mi ripetono che non posso entrare, che è vietato.
«Ma io devo trovare Brian! C'è il mio amico, là dentro!» urlo, battendo violentemente sulla porta.
Cala un silenzio forzato, poi un rumore di passi, la porta che si apre con un cigolio.
Ne spunta una testa brizzolata, che mi rivela un viso stanco e stravolto.
«Mi dispiace, ma per il suo amico non c'è più speranza» mormora, guardandomi negli occhi.
Vacillo un istante, colpito dritto in faccia, poi scuoto la testa e indico la stanza.
«Ma no, lei non capisce, lui è lì dentro. Sta scopando con una troietta, ne sono sicuro» obietto.
Mi guarda con aria desolata e scuote gravemente la testa.
«No..» mormoro, reggendomi il capo con entrambe le mani, «No, lei non capisce».
Lui tace, mi guarda, rimane immobile.
«Mi lasci passare, le giuro che è là dentro» insisto, la voce che mi s'incrina sempre di più.
Sospira e scuote la testa, eppure mi lascia entrare.
Mi fiondo dentro, quasi possa cambiare idea in un millesimo di secondo, e il mio sorriso scompare.
Che ci fanno lì tutte quelle persone? Cosa stanno controllando? Quelli sono gli occhiali del moro, ne sono certo.
«Ehi» grido loro, correndogli incontro.
«Fermi! Cosa state facendo?! Brian s'incazza tremendamente quando gli si toccano gli occhiali!»
Mi guardano straniti, aggrottano la fronte, s'inumidiscono le labbra.
«Scusi?» domanda uno, alzandosi per riprendersi gli occhiali.
«Mi ha sentito bene, non potete toccarli o Brian si arrabbierà da morire» ripeto, agitato.
«Intende il signor Brian Haner Jr, deceduto oggi alle 23.47?» chiede.
«C-che cosa?» balbetto, indietreggiando.
«E' un suo amico?» insiste il ragazzo, assumendo un'aria preoccupata.
«Ci dispiace per la sua perdita» dice, cingendo le mani e abbassando un attimo lo sguardo.
«No, guardate, voi non capite, non capite proprio! Brian è in uno di questi cessi che scopa, ne sono sic--»
«Cerchi di calmarsi, la prego» m'interrompe l'uomo che mi ha fatto entrare, mettendomi una mano sulla spalla.
«Quei bagni sono vuoti» mi spiega, aprendoli tutti davanti ai miei occhi sbarrati.
«Ci dispiace per il suo lutto» aggiunge poi, riferendosi al corpo steso senza vita nell'altra stanza.
«N-no, ci dev'essere un errore» mormoro, tremante.
«Oggi era una giornata normale, avrebbe dovuto finire in modo normale» biascico.
Gli uomini si guardano tra loro e quello di prima sospira, mi accarezza lentamente i capelli.
«Nessun errore, ragazzo. Ci dispiace.»
Dio, no, no no no no no.
Non può essere morto.
Non può essere quel ragazzo là.
Non può, non può avermi abbandonato così.
Avevamo i nostri piani, i nostri progetti, il nostro futuro.
Non può aver buttato tutto al vento così, non può.
Sono sicuro che c'è un'altra spiegazione, un altro motivo per cui si trova lì in quello stato.
Magari hanno organizzato una festa in maschera ed è solo truccato.
Magari sta solo facendo pratica per uno spettacolo teatrale.
Magari è solo un brutto pesce d'Aprile in ritardo.
Magari.. magari è solo un incubo, e appena mi sveglierò scomparirà.
Com'è che si fa finire un incubo, com'è che si torna alla realtà?
Dio, se solo riuscissi a far funzionare il cervello.
Ah, ma certo, ho capito!
In ogni incubo che ho mai fatto, mi sono liberato dal terrore morendo; quindi mi basterà uccidermi per svegliarmi al suo fianco, come ogni mattina, e poterlo stringere nuovamente tra le braccia.
Sorrido, mi s'illumina il volto e scappo via, verso la cucina.
Noto che il locale s'è svuotato, hanno mandato tutti via tranne un paio di persone indagate; ma chissene frega, tanto so che è solo un fottutissimo incubo del cazzo e non ho niente di cui preoccuparmi.
Raccatto il primo coltellaccio che trovo, uno bello affilato e piuttosto sporco, puzza leggermente di cipolla.
Ci passo il dito sopra e noto che è liscissimo.
Torno di là e mi siedo accanto a Brian, tiro fuori il coltello e lo coccolo un po'.
«Sai, Haner, fra pochi minuti saremo di nuovo insieme» lo informo, dandogli una pacca sulla spalla.
«La mia testa può farti sembrare morto quanto le pare, ma un incubo non può separarci»
Respiro a fondo e strizzo allegramente la guancia al moro.
«Però devo ammettere che è strana come situazione.. voglio dire, è un sogno così reale che c'ho messo un bel po' a rendermi conto che questa non è la vita vera e che non è successo sul serio. Una figata, in fin dei conti»
Gli sistemo i capelli dietro l'orecchio e pulisco il suo naso dalla cocaina, facendo ben attenzione a non spostarlo.
«Questi signori sembrano anche piuttosto professionali; la mia testa è davvero molto più intelligente di quanto pensassi prima, sono piacevolmente sorpreso di me e dei miei progressi» scherzo, inumidendomi le labbra.
«Se fossi un vero suicida farei i saluti, credo. Mi scuserei con i ragazzi e con i fan, perché sto facendo una cosa molto egoista e stupida ai loro occhi, e perché comunque non ne ho parlato con nessuno prima di prendere la mia decisione e porre fine a tutto quanto. Credo che se fossi nei loro panni sarei molto arrabbiato e deluso di me, poco ma sicuro, ma tanto questa non è la realtà quindi non c'è da preoccuparsi» accarezzo la lama, è fredda e inerte.
«Be', che dire, chi non muore si rivede. A fra poco, bellezza» lo saluto, inginocchiandomi accanto al suo corpo esangue e azzardando un bacio sulla sua pelle candida.
Fisso un attimo il mio riflesso e la mia immagine mi fa paura, mi destabilizza.
Ho gli occhi infossati e rossi, i capelli scompigliati e la pelle stanca e terribilmente pallida.
Mi sfioro delicatamente una guancia, rimanendo in silenzio.
«Mi sa che l'unica bellezza domattina sarai tu» commento, storcendo la bocca e scuotendo la testa.
Raccolgo il coltello, lo impugno e mi pugnalo al cuore.
Rimango immobile qualche secondo, prima di rovesciarmi sul suo cadavere, e sembra che tutto mi scoppi.
Sento il sangue pulsarmi nelle vene, il mio cuore arrestarsi improvvisamente e la vita abbandonare il mio corpo.
Lo sguardo mi vacilla, la stanza si riempie di buio e il coltello mi scivola dalle mani.
Sussurro qualcosa, non so neanche cosa, ma te lo dedico, Bri.
Sto arrivando da te, finalmente.
Scusa solo se ho scelto un modo così appariscente per farla finita.
Ci vediamo presto.
Ti amo.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: Pwhore