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Autore: Jack Le Fleur    23/06/2012    3 recensioni
Raccolta sulle disavventure di un povero ragazzo normale in una famiglia di pazzi. Assolutamente senza pretese. Giusto per ridere un po'.
[Dal primo capitolo]
Testata. Testata. Testata. Controllo! Testata. Testata. Testata.
Aveva delle occhiaie da panda, lo sguardo vitreo e schizzato e decisamente non una bella cera. Sembrava più o meno uno zombie drogato.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Ok, sta diventando imbarazzante. Nonna… NONNA! Smettila subito”. La Nonna era una donna molto imponente, nonostante la sua ‘altezza’ di ben un metro e cinquantadue, con occhi grandi  e azzurri e i capelli bianchi e cotonati che la facevano somigliare ad uno zucchero filato gigante. In quel momento stava stringendo, in quel modo in cui solo le nonne e le zie sanno fare, le guance del nostro caro Jack e lo stava ripulendo, usando un dito accuratamente sbavato, da dei residui di biscotto. “Fatti sistemare, biscottino mio.  Nessuna ragazza vorrà starti vicino se sei tutto sporco” disse con quella voce da idioti che si usa con i cani. ‘Ragazza eh?’ si ritrovò a pensare il nostro eroe prima di riuscire a ribellarsi a quella stretta da lottatore. Quel giorno… mi correggo, quel maledetto giorno, si sarebbe tenuta la tanto temuta quanto odiata riunione di famiglia. E voi direte tutti hanno dei parenti un po’ strani! Lui non può averne di peggio di quanto abbiamo già visto! E vi sbagliate. I parenti di Jack sono molto, molto peggio di quello che pensate, ma andiamo con ordine: alla riunione partecipava tutta la famiglia, quindi una manciata di pazzi sarebbe arrivata da tutte le parti del mondo per ritrovarsi a casa del nostro coniglietto. Quello che non era specificato era che la ‘famiglia’ comprendeva anche vari fidanzati e cose del genere. Vi immaginate? No? Bene, ve lo racconterò io.
Sembrava una giornata come tante in quel viale della periferia di Londra, ma c’era ben poco di normale in quel traffico di automobili, dei tipi più disparati, che si fermavano davanti ad un’ormai più che conosciuta casa con una grande quercia.
I primi ad arrivare furono i parenti di suo padre. Americani. Tutti. Casinisti, espansivi e temerari. Il cugino Erik, che si credeva il figlio perduto di Indiana Jones, arrivò per primo, cominciando ad urlare cose del tipo “Ma quanto siete cresciuti!” oppure “Siete diventati grandi!” o ancora “E’ normale che i tuoi figli siano tutti gay o piromani, @#%$*?”. Poi fu il turno dello zio Ken, un nome, una garanzia. Quell’uomo era la copia della bambola: palestrato, perfetto e con l’amichetto piccolo. Aveva la vita sentimentale di un bradipo sedato sotto una doccia fredda ed andava avanti a bambole gonfiabili. Lo zio Oreste, unico italiano di famiglia, che tutti si ostinavano a chiamare zio Foreste perché amava molte le foreste… si, quelle che avevano le donne e non credo ci sia bisogno dica altro. Lo zio Foreste era il fidanzato della zia Dolly, una donna… di facili costumi, ecco! Dopotutto si chiamava come una pecora!
La cugina Mina, una cinquantenne gattara con problemi di doppia personalità, anche conosciuta come Melita, una sorta di coniglietta di playboy con la cellulite e le rughe che la facevano sembrare un carlino.
Lo zio Brian, un nano obeso fissato con il Signore degli Anelli (vi basti pensare che sapeva parlare l’elfico) e sua cugina, la nonna Betthanie, una vecchietta piuttosto… alternativa che usava travestirsi da altre persone insieme al marito Reginald.
Poi, arrivarono in massa i parenti russi, a partire da Lei, Jelena, la sorella di La Madre.  Quella donna era la persona più bastarda sulla faccia della terra: per farvi un esempio, camminava per il parco con dei panini in mano e si metteva a mangiarli in faccia ai barboni dicendogli che non avevano certo bisogno di diventare ancora più ciccioni. Una persona altruista, non c’è che dire. Insieme a lei arrivarono, ovviamente, sua figlia Natalia e suo marito Marat, una persona completamente senza volontà, controllato meno segretamente di quanto pensassero dalla moglie.
Ritardataria come sempre, arrivò la sorella di Natalia, una yaoista assatanata sempre in cerca di gossip e che cercava di convertire il nostro amato Jack, Ana.
Poi arrivò il nonno, rigido tradizionalista che si chiedeva quando avrebbe avuto nipoti e la bisnonna Selene, che non faceva altro che lavorare a maglia per esprimere i propri pensieri.
Come dimenticare lo zio Nikolaij, il più famoso (secondo la sua modesta opinione) regista di film porno al mondo?
Passato il momento dei saluti, Natalia si avvicinò con fare ambiguo al nostro eroe per poi avvinghiarcisi come era suo solito fare “Mi sei mancato taaaaaaaaantissimissimissimo!!! Ma oggi staremo tutto il giorno insieme, vero Jacky?” domandò con quella sua vocetta squillante “Mi sembrava di aver… chiarito le cose. Non funzionerà mai fra noi, mettitelo bene in testa” “Oh, ceeerto! Perché tu stai con quel russo di due metri vero? Non vorrai dirmi che sei sul serio gay!” L’atmosfera nella stanza divenne improvvisamente glaciale e tutti i parenti si voltarono verso di lui. Persino la bisnonna Selene smise di lavorare a maglia per fissarlo con quei suoi occhietti inquisitori. “Io non sono…!” Bene, adesso aveva due possibilità: sputtanarsi a vita con la propria famiglia e subire lo stress di numerose minacce di morte (cose che erano successe anche ad Axel) o lasciarsi tormentare da Natalia per il resto dei suoi giorni. Non ci fu bisogno di scegliere.
Pochi secondi dopo, infatti, entrò un Ivan tutto pimpante del tutto intenzionato a togliersi dalle pal… scatole l’invadente cugina del suo coniglietto. Beh, successe tutto piuttosto velocemente: un paio di sguardi omicidi, Ivan che afferrava Jack e una… come si dice?... Slinguata con i controfiocchi. Quel che fece Ivan fu prendere Jack e baciarlo come non aveva mai fatto, davanti alla cugina Ana, che, come potrete immaginare, cominciò ad urlare frasi sconnesse su quanto fosse romantica quella scena mentre tirava fuori non si sa da dove una videocamera per filmare il momento. I nonni russi rabbrividirono, e così un’ altra discendenza se ne andava a farsi benedire. Al contrario degli altri, Axel si asciugò una finta lacrima di felicità dal lato dell’occhio, mentre Rox guardava il cognato con la faccia di uno che la sa lunga. La bisnonna Selene cominciò a sferruzzare qualcosa, che venne poi interpretato come un cappio. A quanto pareva una relazione gay non era ben accetta. Il fratello di La Madre cominciò, invece, a scrivere una storia sulla base di quella del nipote, dicendo che sarebbe diventata un meraviglioso film porno. Quando Ivan si staccò, la faccia di Jack pareva un semaforo quasi al pari di quella di Natalia. Come era solito fare iniziò a lanciare contro l’altro russo ogni cosa gli capitasse a tiro, compreso uno dei gatti della cugina Mina. “Cosa c’è, coniglietto? Qualcosa non va?” chiese Ivan schivando l’ennesimo gatto “QUALCOSA NON VA?! MI HAI SLINGUATO DAVANTI A TUTTI LA MIA FAMIGLIA, PERVERTITO!” “Non capisco cosa ci trovi di male. Dopotutto, abbiamo dormito insieme, no?” e l’atmosfera si fece, se possibile, ancora più gelida. “CREDI CHE IL FATTO CHE ABBIAMO DORMITO INSIEME TI CONFERISCA L’AUTORITA’ PER FARE UNA COSA DEL GENERE!? E’ COME SE IO ANDASSI E MI SLINGUASSI DASTAN! TI SEMBREREBBE UNA COSA NORMALE?!” Sentendosi citato in causa, il bambino si voltò dicendo “Non tirarmi in mezzo alle tue questioni personali. Tzk! Finocchio.” causando un’occhiata tutt’altro che gentile da parte del fratello.
“No, Dastan è tuo fratello. E’ del tutto diverso. E poi, io e te stiamo insieme!” disse il russo sorridendo raggiante “AHAHAHAHAH, No.” Rispose freddamente Jack “Si.” “No” “Si” “No” “Si” “PROVALO!” Ivan tirò fuori dalla tasca dei jeans un registratore e lo accese. ‘“E’ vero. Io e Ivan…. Stiamo… insm” “Cosa?” “insem…” “Non ho capito” “INSIEME, PORCA TROIA!”’ e staccò la registrazione con un’espressione soddisfatta sul volto. Jack si sentì sprofondare. Si era sotterrato nella merda con le sue stesse mani, per Diana! Non gli rimase altro che dire l’unica cosa che gli avrebbe portato un minimo di profitto “Beh… ok. Si, noi… abbiamo una relazione, ma non volevo che lo sapeste!” “Io l’avevo detto che era frocio.” Disse il cugino Erik con ovvietà.
Le espressioni di tutti i parenti si addolcirono e quello che sembrava un cappio si rivelò essere una piccola sciarpetta “Per i vostri futuri bambini…?” disse la bisnonna Selene un po’ titubante. Ivan l’accettò volentieri e Jack fu costretto a fare lo stesso ed a farsi baciare ripetutamente da un russo più che contento di poterlo fare senza rischiare di perdere un arto, o peggio, una palla. Vi chiederete perché non tutte e due? Beh, perché così l’altra si sarebbe sentita sola.
“Visto che siamo in vena di confessioni, io dovrei dire una cosa.” Iniziò il nonno Reginald “Io non sono il nonno… sono la nonna.” Disse la nonna Betthanie togliendosi i vestiti del nonno, che a sua volta si era travestito da nonna. Ma c’era una persona psicologicamente normale in quella famiglia?
“Ma… Perché? Perché vi siete travestiti?” chiese confuso Jack “E tu perché sei frocio?” il nostro britannico spalancò gli occhi per poi chiudersi in un ostinato silenzio ed andare in un angolino, da solo, sussurrando fra sé e sé “Sono una principessa, sono una principessa, sono una principessa…” dondolandosi avanti e indietro con le ginocchia strette al petto. “Oh, suvvia piccolo Jack! Non c’è un motivo! Così come non c’è un motivo per il fatto che sei frocio!” “Questo non mi tranquillizza nonna!” e tutti scoppiarono a ridere, perché si sa, quando fai una figura di merda tutti ridono di te. Le sorprese, però, non erano ancora finite “Beh, ecco… mi sento attratto sessualmente dagli animali” disse flebilmente Marat, il padre di Natalia e Ana, e tutti lo guardarono sconvolti “TI SEI SCOPATO MIA MADRE PENSANDO CHE FOSSE UNA SCIMMIA?! E’ QUESTO CHE INTENDI?!” gli urlò contro Natalia, mentre Nikolaij prendeva appunti “No, ma… ricordi quando usciva quella roba bianca dal sedere di Fufy? Beh… Non era latte delle fate.” Tutti lo fissarono sempre più allibiti. “Io sono una spia internazionale” disse convinto lo zio Brian “Non dire cazzate, Brian! Sei solo un nano ciccione!” intervenne Dolly “Questo non ti ha impedito di prenderlo nel culo, eh, Dolly?” Lo zio Foreste lì guardò tranquillo mentre tutti spostavano l’attenzione su di lui “Non ti senti offeso, zio?” chiese Dastan “Offeso? Sai quante corna le ho fatto io? Pare un bove africano!” il bambino lo guardò confuso. Insomma, cosa ne poteva sapere un bambino di corn- “Ci sono bovi in Africa?” Lo zio Ken bloccò la discussione sul nascere dicendo “A me piace fare uncinetto! Ecco! L’ho detto!” nessuno sembrava sorpreso dalla confessione del compagno di Barbie. “A me piace la figa” disse candidamente Dastan e a quel punto, veramente, tutti rimasero malissimo. Non succedeva tutti i giorni di sentirsi dire da un bambino di cinque anni, ciò che vorresti sentir dire dai tuoi altri due figli, e questo Il Padre e La Madre lo sapevano bene. Forse per questo corsero ad abbracciare il figlio dicendogli che era il migliore di tutti loro. Axel e Jack li fissarono tanto più male potessero.
“Io sto sotto.” Disse Rox, in un moto di solidarietà verso la famiglia. “Diamine! Sembra uno di quei ritrovi per alcolisti anonimi” disse Jack, disgustato “Ci manca solo che si presenti e che tutti dicano ciao!” continuò. “Io sono Axel e mi piace bruciare le cose” “Ciao Axel!” dissero tutti in coro. “Qui qualcuno mi sta prendendo per il culo” disse freddamente il nostro eroe mentre veniva stritolato da un Ivan sempre più affettuoso “Io sarei più che felice di prenderti per il culo, coniglietto”disse suadente Ivan all’orecchio del compagno“Se non la smetti di stringermi in questo modo, ti frullo le costole e te le faccio bere!” e, come si conviene a scene del genere, ci fu un momento di silenzio in cui tutti sentirono la frase di Jack. Ovviamente. Le discussioni continuarono per tutta la giornata fra tentati omicidi, sparizioni ambigue di gatti, nuovi copioni di film vietati ai minori, yaoi nella più pura delle sue forme (Axel e Rox non erano certo dei puritani) e la bisnonna Selene che sferruzzava completini per fantomatici bambini futuri. “Io adoro le riunioni di famiglia” sussurrò Il Padre.
 

 

 
Ehm… *coff coff* Non mi faccio viva da un po’. Sai che dispiacere direte voi. Lo so, lo so, ma non fa niente. Voglio fare un ringraziamento speciale a Russia, che mi ha tenuta sveglia tutta la notte parlando di porcate varie che mi hanno spinta a finire questa sorta di creatura anche chiamata capitolo (e che mi ha suggerito più di un paio di scenette). Bene. Come al solito vi prego di dirmi cosa ne pensate (visto il fatto che mi sanguinano gli occhi per la mancanza di sonno) e darmi qualche consiglio poiché mi sembra più che evidente che io ne abbia bisogno. Detto questo, voglio solo precisare che il nome del Padre, cioè @#%$* è meravigliosamente censurato e non ve lo rivelerò oggi (non ce l’ha).
 

See You! 

  
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