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Autore: alister_    23/06/2012    2 recensioni
In fondo Elle vuole soltanto divertirsi un po'.
[Elle/Sylar, questa volta in versione bad guys]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elle Bishop, Sylar
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Doverosa nota per amor di comprensione: ambientata in una season 3 alternativa in cui Elle e Sylar fanno squadra e lavorano per l'impresa. Ho già scritto di loro in via di redenzione, ora mi sono divertita a mostrare l'altra faccia della medaglia.

Scritta per il Pasticcino Fest di maridichallenge, con prompt Impazienza.


Wicked mind


Elle Bishop non è mai stata un tipo paziente.

Quando vuole qualcosa, fa in modo e maniera di prenderselo. E se non può, be', allora frigge lo stronzo che si mette in mezzo e ne trae comunque una considerevole soddisfazione.

Il non poter mettere in pratica nessuna delle due eventualità la logora. Se dipendesse da lei, di certo quell'idiota sovrappeso che non si decide a scucire le informazioni che le servono non starebbe ancora respirando.

Purtroppo, però, lui le ha detto di essere cauta – o perlomeno di provarci. Di moderare il voltaggio e tenere i nervi saldi, perché è l'obbiettivo che deve crollare, non lei.

Così Elle si conficca le unghie nei palmi delle mani all'ennesima prova di mutismo del signor Smith, e riprende a gironzolare attorno alla sedia a cui è legato con fare nervoso.

-Vediamo di capirci, John o come diavolo ti chiami. A me serve sapere dove hai nascosto quei dati sul progetto a cui stavi lavorando con i tuoi amichetti scienziati, e tu non vuoi morire. Quindi dimmi quello che voglio sapere e facciamola finita-.

L'uomo serra le labbra. Le pupille dilatate testimoniano la sua paura, ma nonostante ciò non sembra intenzionato a cedere.

Sbuffa, fermandosi alle sue spalle: perché diavolo non parla? E' stata ragionevole, no? Uno studioso non dovrebbe avere una certa predisposizione ai discorsi razionali?

-Ti serve un piccolo incentivo? Un altro?-,

Prima che il suo bersaglio abbia il tempo di rispondere con qualcosa di più di un lieve tremore, le dita di Elle saettano in avanti, mandando bagliori azzurri che illuminano lo scantinato buio e colpiscono il cranio del malcapitato.

Lo sente gridare di dolore, e ritrae velocemente il braccio: non può ucciderlo, non può, non importa quanto si stia annoiando con quell'incarico.

-Non è piacevole, vero? Per te, voglio dire. Per me lo è tantissimo. Un vero spasso. Così divertente che non ne posso più di questo tira e molla: ho tanta voglia di darti una scossa come si deve, e vedere se poi ti resta la voce di sputarmi le informazioni che mi servono-.

John Smith – se davvero si chiama così, Elle ha rimosso il nome non appena ha finito di leggere il fascicolo con i dettagli del lavoro – non dà segno di voler rispondere. Le viene il sospetto che sia muto; che, a parte gridare, non sappia articolare altra frase di senso compiuto, altrimenti non si spiega l'ottusità con cui continua a tenere la bocca chiusa.

-Facciamo una prova per vedere se sei muto-, annuncia, battendo le mani come una bambina sotto il suo naso. -Ora ti darò un'altra scossetta, okay? Solo che questa volta, anziché pizzicarti la testa, le braccia o il torso, prenderò di mira i tuoi gioiellini. Quindi, se ti interessa il loro benessere, ti consiglio di dirmi quello che voglio sapere entro cinque secondi, oppure ti friggo le palle e non se ne parla più-.

Con un sorriso angelico che fa impallidire l'uomo, Elle si prende una piccola pausa; poi comincia a contare alla rovescia.

-Cinque...-

Il bersaglio deglutisce pesantemente.

-Quattro...-

Elle rotea gli occhi al cielo, visibilmente seccata.

-Tre...-

Allunga una mano verso il cavallo dei pantaloni dell'uomo, che continua a tenere le labbra sigillate. La guarda con determinazione, quasi a volerla sfottere.

Fa quello che ti pare, tanto non ti dirò nulla, e ti farò passare come la solita incapace con il tuo paparino. Le sembra che dica così quello sguardo ostinato, e la cosa la innervosisce così tanto da farla saltare direttamente allo zero.

L'uomo urla, urla a squarciagola, mentre Elle sfoga tutta la sua frustrazione in una scossa intensa e ben localizzata.

Un sorrisino crudele le incurva le labbra, quando lo sente implorarla di smettere, di fermarsi.

Allora parla, lo stronzo.

Si trova a sogghignare compiaciuta: ora sì che è divertente.

All'improvviso, una mano forte si stringe attorno alla sua spalla e la trascina via dal suo giocattolo, mettendo fine ai suoi cinque minuti di meritato intrattenimento.

John Smith Tal Dei Tali torna a respirare con uno spasmo. Tossisce, e con lo sguardo quasi fuori dalle orbite controlla lo stato dei suoi attributi.

-Grazie- rantola, con la poca voce che gli è rimasta.

Con sguardo lacrimante, si rivolge all'uomo alto, avvolto in un cappotto nero, che è intervenuto appena in tempo per evitare che Elle lo facesse fuori, e si prodiga in ringraziamenti – Ora la lingua gli si è proprio sciolta, pensa intanto lei.

-Grazie infinite per avermi salvato da questa pazza psicopatica. Grazie, grazie!-

Elle alza gli occhi al cielo, di nuovo in preda alla noia. Fa qualche passo indietro, cedendo la scena: ormai il suo tempo sul palco è finito.

-Ora... Ora potrebbe slegarmi?-

La sua voce torna a farsi incerta. Probabilmente, nonostante non sia molto sveglio e sicuramente rincitrullito dalle scosse, non è così idiota da non accorgersi che qualcosa non va nel suo salvatore.

-Non credo proprio-, risponde infatti lui, con un sorriso crudele che riluce nella penombra. -In fondo, non ci ha ancora dato le informazioni che ci servono, signor Smith-.

Uh, mi ricordavo bene il cognome, pensa distrattamente Elle, mentre Sylar fa un passo avanti e l'uomo sulla sedia sbianca ancora più di prima.

-E poi...- prosegue, stendendo l'indice verso la sua vittima. - Non mi piace che si insulti la mia donna-.

Le urla di dolore – e terrore – del dottor John Smith si mischiano alle risa estasiate di Elle: il suo Gabriel, quando vuole, sa essere incredibilmente galante.

   
 
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