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Autore: LaU_U    23/06/2012    6 recensioni
Atlanta è invasa dagli zombie.
Probabilmente tutti gli Stati Uniti.
Forse il mondo intero.
Quali sono le regole per sopravvivere? Chi può farcela? Chi si può incontrare?
Quel che è certo è che niente è come prima e che bisogna darsi da fare.
Genere: Azione, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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IN CASO DI ZOMBIE

 
La donna in strada urla. Un grido di disperazione e terrore che squarcia il silenzio.
Sempre che si possa definire silenzio quel mugugno ininterrotto e quel continuo rumore di passi strascinati sull’asfalto.
Lei urla. Scappa cercando di scansare gli erranti che allungano le braccia per afferrarla. Ne ha un gruppo alle calcagna e diventano sempre più numerosi ogni volta che altri la sentono e si accorgono di lei.
Urla ancora. E ancora. E ancora, mentre fugge con gli occhi colmi di panico. La vuole piantare?
«Quella stronza!»
Afferro il fucile e mi precipito giù dalle scale. Se non la smette di gridare le sparo un colpo in fronte. Corro fra gli scaffali del grande magazzino e raggiungo l’uscita posteriore. Socchiudo piano la porta per sbirciare all’esterno e spero che il cigolio dell’uscio metallico non venga udito. Sembra ci sia via libera, sporgo la testa e mi guardo attorno. Nulla. Beh, a quanto pare sono un uomo fortunato.
Cercando di non fare rumore, cammino rapidamente verso la direzione da cui provengono le grida di quell’idiota in gonnella. Arrivato all’incrocio mi acquatto dietro ad un cassonetto dell’immondizia per non farmi notare. Col sole torrido di questi giorni l’odore dei rifiuti ammassati è nauseabondo. Senza contare il fetore di quei morti ambulanti che appestano le strade. Riesco appena a trattenere un conato.
Gli zombie ondeggiano a pochi metri da me. Si può anche imparare come comportarsi in situazioni del genere, ma le chiappe ti si stringono lo stesso man mano che la distanza da quegli esseri diminuisce. La tizia  continua a sgambettare guardando in tutte le direzioni alla ricerca di una via di fuga. Se corresse dritta al posto di curvare ogni tre passi sarebbe già arrivata in Nebraska, invece sembra il mio cane, quella volta che gli avevamo messo un po’ di birra nella ciotola. Mentre lei gli volta le spalle un errante affretta il passo in sua direzione. Riesce ad agguantarla alla vita e l’urlo diventa, se possibile, ancora più acuto. Cade perfino a terra. La vedo grigia per la signora. E la vedo dura per me, dato che gli amichetti che si porta dietro sono decisamente troppi per permettere loro di restare a banchettare davanti all’edificio in cui mi nascondo. Corro verso di lei, rigiro il fucile e colpisco col calcio la faccia del mostro che sta cercando di mangiarla viva. Uno schizzo di sangue sul vestitino a fiori della donna e quell’essere è steso a terra.
Lei mi fissa, spaventata. E sta lì, a far nulla, come un opossum impagliato. Allungo la mano.
«Andiamo, signora».
La tiro su e riesce ad alzarsi. La afferro per un braccio e mi metto a correre lungo la strada. Devo allontanare la folla da qui, meglio farlo ora che ce li  ho quasi tutti alle spalle e solo pochi ad intralciarmi il cammino. Procediamo avanti, uso la mia arma come mazza per atterrare quattro o cinque zombie. Voglio evitare di far fuoco o il rumore ne attirerà ancora di più.
 
Abbiamo corso per sei isolati, forse è meglio mettersi al riparo adesso. Per fortuna quei cadaveri che camminano sono più lenti di noi, ci mancava solo che fossero centometristi. Scorgo un negozio che mi è familiare: è la ferramenta di Hibb, ci ho fatto acquisti spesso. So per certo che ha un’uscita secondaria in una strada poco battuta, potrebbe essere la nostra via di fuga. Strattono la signora di lato e spero che la porta della bottega sia aperta. Afferro la maniglia. Bloccata.
«Merda!»
La donna capisce il problema e ricomincia a lamentarsi con un tono di voce troppo alto per i miei gusti. Piagnucola. La scanso e sfondo la porta di vetro col calcio del fucile. Va tutto in frantumi. La scema urla. Butto giù alcune lastre appuntite rimaste sull’intelaiatura, poi entro e trascino la tizia con me prendendola per il polso. Dobbiamo far barriera. Rovescio tutto quel che c’è sul bancone, lo ribalto e lo metto in verticale appoggiato all’ingresso. Per sicurezza raccolgo altri mobili ed oggetti pesanti per bloccare il passaggio il più possibile. Per ora è fatta, posso riprender fiato.
Gli erranti iniziano a battere sul vetro. La donna grida.
«Ma vuoi chiudere quella bocca?»
Adesso sono io a urlare. Possibile che questa non sappia fare altro che frignare?
Lei sobbalza e abbassa il volume del suo mugolio.
«Io… sc-scusa».
Non me ne faccio nulla delle sue scuse. Non sono mica la regina d’Inghilterra.
Mi siedo qualche istante a riposare sulla vecchia sedia con le rotelline di Hibb, tanto non credo che riusciranno ad entrare. Non subito, per lo meno. I versi che provengono da fuori non sono dei più rassicuranti, ma è meglio evitare di sprecare le energie. Calo la visiera del berretto sugli occhi e li chiudo.
 
Passano circa cinque minuti. Sbircio la situazione, sia fuori che dentro al negozio. La donna ondeggia nervosamente accucciata in un angolo. Si accorge che la sto osservando.
«Come fai ad essere così calmo?»
Scrollo le spalle. Non ho voglia di far conversazione.
Purtroppo la tecnica non funziona.
«No, sul serio. Come puoi stare lì a fare un pisolino quando c’è un’orda di demòni che vuole ucciderci?»
Un orda di demòni? Ho capito, è una di quei fanatici cristiani.
Insiste.
«Allora?»
Questa mi innervosisce più degli erranti. Alzo la visiera e la fisso. Vuole davvero una risposta? Pare di sì, non era una domanda retorica.
«Basta porsi delle regole e sapere come comportarsi».
«Ovvero? Cosa bisogna fare?»
Che rompipalle. Sbuffo.
«Quindi?» chiede con un urletto. «Quali sono le regole?»
Adesso la scaglio fuori con un calcio.
«Vuoi sapere quali sono le regole?»
Mi guarda con convinzione. Un minuto fa si piangeva addosso e ora vuol comandare?
«Regola numero uno: zitta e smettila di starnazzare. Gli zombie sono attirati dagli odori e dai rumori quindi se tieni un concerto in mezzo alla strada stai certa che attirerai un bel pubblico».
Non sembra gradire il tono delle mie parole, ma voleva la verità, non è così?
«Regola numero due: non correre come un coniglio isterico. Se ti metti ad ondeggiare fra gli erranti prima o poi ti acchiappano.
Regola numero tre: non andare in giro disarmata. Il crocifisso che hai al collo è davvero un bel gingillo, ma dubito che ti proteggerà quando vorranno mangiarti un braccio».
Spalanca gli occhi e la bocca, scandalizzata.
«Regola numero quattro: piangere non serve a nulla. Tira fuori le palle a fai vedere a quei mostri di cosa sei capace.
Regola numero cinque: zitta e smettila di starnazzare!»
Boccheggia senza sapere come replicare. Poi fa uno strano verso, per esprimere tutta la sua frustrazione.
«Non, non, non… Hai mai sentito parlare di pedagogia positiva?» si lamenta, con la voce tremante.
Che palla al piede! Non ho voglia di sentir proteste o parole strane quindi mi alzo e vado nel retrobottega. È l’ora di alzare i tacchi, ormai la folla si sarà accumulata qui davanti, se va bene potrei passare inosservato. La porta sul retro è stranamente aperta. Mi sa che il vecchio Hibb se l’è vista brutta ed è fuggito a gambe levate. Nel vicolo ci sono solo un paio di zombie, per fortuna, e ancora non mi hanno visto. Già che sono in una ferramenta potrei racimolare qualche attrezzo utile. Meglio un martello in più, che uno in meno. Un po’ di chiodi, un paio di guanti da lavoro e a questo giro siamo a posto così. Infilo tutto nella cintura e nelle tasche, metto il fucile a tracolla e sono pronto ad uscire.
«Dove andiamo?» sbraita la tizia. Ora più che offesa sembra tornata ad essere spaventata.
«Shhhht!»
Che nervoso mi provoca. Ma ha ascoltato una parola di quello che ho detto? La faccio arretrare all’interno del negozio.
«Tu vai un po’ dove ti pare, io me ne torno al mio rifugio».
«E mi lasci qui da sola?»
Perché mai dovrei portarmela dietro?
«Le regole primarie le conosci, no?»
«Ma… ma… io cosa faccio? Dove vado?»
«Francamente, non me ne frega niente. Chiuditi da qualche parte e restaci».
«Mi hai detto solo cosa non va bene fare, ma non quello che bisogna fare».
«Non mi risulta che questo sia un mio proble…»
Un rumore di vetri che si infrangono. Gli erranti stanno per entrare dalla vetrina nella parte frontale. Basta perder tempo. Mi avvio.
Sfortunatamente la donna mi viene dietro.
«Aspetta, non lasciarmi qui».
«Allora sta’ zitta!»
Finalmente serra le labbra. Ma dove è stata questa nelle ultime settimane? Possibile non abbia neanche un’idea di cosa fare?
Siamo in una strada chiusa, devo per forza tornare sulla via principale. I due erranti si dirigono verso di noi, ma preferisco correre oltre piuttosto che mettermi a combatterli. Affretto il passo.
«Aaaaaaaaah!»
Mi volto di scatto. La donna è a terra, l’hanno presa. Non ci posso credere. È riuscita a farsi catturare da due stupidi non-morti abbandonati. Forse ha preso troppo alla lettera l’indicazione di non fare lo slalom fra gli ostacoli.
«Aiutami!» mi implora.
Che palle! Prendo il martello dalla cintura e carico un colpo. Ne ferisco uno sul cranio una, due, tre volte. Quell’essere non fa neanche in tempo a lamentarsi. La sorte del suo compagno è la medesima.
«Zombie schifosi».
La tizia ancora non accenna a sollevarsi, si stringe un braccio. Ho incontrato la persona più stupida rimasta in tutta Atla…
Non è possibile. È ferita. L’hanno morsa. Vedo sgorgare del sangue.
Retrocedo di due passi, per un brevissimo istante mi sento spiazzato. Lei mi fissa, terrorizzata. Legge nei miei occhi la risposta alla domanda che non ha il coraggio di porre e scuote la testa. Mi tolgo il fucile dalla tracolla.
«No. No, ti prego».
Inizia a piangere, ma io non ho scelta. Glielo punto in faccia.
«Scusa, signora. Mi sono scordato della regola zero: non farti mordere».

 

 
 

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Buongiorno a voi lettori!
Scusate il protagonista della one-shot... è un po' buzzurro, ma è fatto così. Come avrete notato in questa fanfiction non ci sono personaggi della serie, ma solo OC. Del telefilm ho mantenuto solo l'ambientazione: Atlanta è invasa dagli zombie. Ho deciso di non descrivere i personaggi, ognuno se li può immaginare come preferisce. Voi come li vedete? Chi sono? Da dove vengono? Che lavoro facevano? Quanti anni hanno?
Avrei potuto inserire questa storia nelle originali invece che nella sezione The walking dead, ma ho preferito metterla qui. In fondo la città è la stessa e nulla vieta che i miei personaggi possano incontrare qualcuno di quelli canonici un giorno. Magari scriverò un seguito. L'idea non mi dispiace...
Fatemi sapere se questa one-shot vi è piaciuta o meno!

PS: ho scoperto ieri di un nuovo acquisto nel cast di TWD: David Morrissey. Troppo figo!!!
   
 
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