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Autore: mapicolfer    24/06/2012    3 recensioni
Kurt parte per un viaggio di studi a Roma, in aereo conoscerà un ragazzo italiano di origini americane che lo accompagnerà poi per tutti i sei mesi d'alloggio; Blaine Anderson.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera! 
Prima di cominciare a leggere vorrei specificarvi che questi personaggi hanno poco e niente a che fare con quelli di glee.
Neanche il padre di Kurt è lo stesso, gli ho anche dato un altro nome. 
Beh ho bei progetti per questa fanfiction, almeno credo.. e so che ne ho cominciate altre ma le continuerò, no worries.
Recensioni sempre ben accette, soprattutto quando si inizia una ff tanto per sapere se ne vale la pena.
Enjoy babies.

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I'm leaving on a jet plane.


Se c'era una cosa che Kurt detestava erano i viaggi.

Senza fraintendimenti, non vedeva l'ora di lasciare la sua città per visitarne una nuova ma l'aeroporto, l'aereo, i taxi, le file lunghissime e tutto il resto lo sfinivano. Oltretutto dopo un po il sedile iniziava a farsi sempre più piccolo e lui cominciava a dare di matto. Ma alla fine impiegava sempre il suo tempo in qualcosa di costruttivo; fra leggere e scrivere riusciva a sopravvivere a tre o quattro ore.

Quella volta però era diverso, doveva andare in Italia, a Roma ed erano ben dodici ore di volo dalla sua città natale.

Oltretutto viaggiava da solo quella volta.

Era stato effettivamente molto coraggioso da parte sua prendere una tale decisione, a Roma da solo per sei mesi. Ma la sua università aveva in programma degli scambi culturali quell'anno. 

Poteva scegliere fra tanti paesi e all'inizio era più impostato sulla Francia, dato che parlava il francese da molto più tempo che l'italiano ma dopo lo studio della divina commedia non poté non voler conoscere in modo più approfondito la lingua madre di Dante. Così decise di partire per Roma, con l'irraggiungibile presupposto di imparare tanto bene l'italiano da poter leggere quel capolavoro nella sua lingua originale. 

 

Quella mattina si era già svegliato con il piede sbagliato e in più nel viaggio in macchina fino all'aeroporto litigò furiosamente con suo padre. Gli ripeteva sempre le stesse cose, non poteva sorprendersi se lui poi cominciava a rispondergli male. Robert era un tipo isterico, lo era sempre stato e con il divorzio da sua moglie le cose non fecero che peggiorare. 

Lui voleva bene a Kurt, senza dubbio. Infatti quando la madre decise di partire con il suo nuovo fidanzato per il Kansas prese la piena custodia su Kurt senza neanche pensarci, ma a volte non riusciva proprio a trattarlo bene.

Dopo aver ritirato insieme le valige dal porta bagagli però si abbracciarono e salutarono in modo consono per un padre e un figlio che non si sarebbero visti per svariati mesi. 

Si trascinò a fatica le sue enormi valige fino al terminal dove con sollievo le posò sulla bilancia per poi poterle imbarcare.

"Signore, siamo spiacenti la sua valigia pesa quattro chili in più del dovuto." 

Kurt era intento a guardare lo schermo del suo I phone aggiornando il suo stato di Twitter quando fu scosso dalle parole della giovane ragazza al di la del bancone. 

Alzò gli occhi verso di lei "mi scusi, come?" chiese lui a bassa voce, quasi non volendo capacitarsi di ciò che gli era stato detto.
"Deve pagare le tasse per ogni chilo in più." 

Fece roteare gli occhi rivolgendoli al cielo e tirando un sospiro esasperato avrebbe reagito ma non ne aveva le forze ne tanto meno la voglia. "quanto dovrei pagare esattamente?"

"Novantacinque dollari." gli occhi del moro si spalancarono in un'espressione di stupore. Si, è vero il suo bagaglio a mano era semi vuoto e avrebbe potuto spostare almeno qualche chilo li, fra vestiti libri e roba varia. Ma in quel momento non gli venne in mente quindi tirò fuori il portafoglio da cui estrasse cinquanta dollari. Erano gli unici dollari che gli erano rimasti. Restò a guardare il portafoglio ormai vuoto incredulo. Non era possibile, aveva già cambiato tutto in euro.

Dopo essere andato a cambiare la somma mancante in dollari per pagare quelle maledette tasse e dopo aver rifatto tutta la fila riuscì finalmente ad imbarcare i due bagagli e si trascinò il trolley fino al suo gate, dove trovò una sedia libera su cui si buttò già sfinito da tutte le varie file che aveva dovuto fare.

Nell'esatto momento in cui il suo bel didietro si posò sul sedile dell'aereo sentì una qualche sensazione di inspiegabile sollievo. Inspiegabile davvero dato che avrebbe passato altre dodici preziose ore della sua vita seduto li ad appiattirsi il sedere. Ma almeno non doveva più fare la fila per prendersi qualcosa da mangiare, per passare sotto un rilevatore di oggetti magnetici o per far vedere la sua orribile foto del passaporto a qualche omone seduto dietro un vetro.

Si era seduto nel posto vicino al finestrino nonostante sul suo biglietto era scritto che il suo era quello accanto. Restò li a guardare fuori quel buco quando si accorse della presenza che stava mettendo il bagaglio a mano nelle dispense sopra le teste dei passeggeri. Con la testa ancora poggiata sulla sua mano si girò svogliatamente a guardare.

Riuscì a scorgere il suo viso con gli occhi. Una massa di ricci tenuti a bada da poco gel, due occhi cangianti che racchiudevano un miscuglio di colori caldi, dei tratti che al momento avrebbe definito eurasiatici da togliere il fiato e un sorriso a trentadue denti rivolto.. a lui. Oh, si era accorto che lo stava guardando. Kurt restò a guardarlo senza dire una parola quando realizzò che il posto che stava occupando era di quel ragazzo. "Oh, scusa forse questo è il tuo posto. Ho sempre preferito la parte del finestrino e dato che vedevo l'aereo ancora mezzo vuoto credevo non sarebbe arrivato nessuno. Si slacciò la cintura e fece per alzarsi ma l'altro gli posò una mano sulla spalla spingendolo delicatamente verso lo schienale. "Non ti preoccupare, mi è indifferente, anzi forse è anche meglio che stia più vicino al corridoio, così posso alzarmi a sgranchire le gambe o andare in bagno senza disturbarti durante il viaggio." 

Kurt accennò un mezzo sorriso e credendo la conversazione finita lì torno a guardare fuori il finestrino, poco interessato a ciò che c'era fuori.

"Starai molto a Roma? Hai portato un bagaglio tanto pesante." rivolse la testa in direzione del riccio guardandolo interrogativamente e corrugando la fronte.

"oh, ero dietro di te nella fila al terminal, a proposito mi dispiace per le tasse, è una scocciatura." 

Si strinse nella spalle mettendosi in posizione eretta per poter conversare meglio con il suo vicino. "Già.. resto sei mesi. Sto andando lì per uno scambio culturale." gli angoli della sua bocca si alzarono leggermente in un sorriso. "E sei mai stato in Italia prima d'ora?" il soprano fece una smorfietta con le labbra e scosse la testa in un 'no'. 

"Cos'era allora quel muso lungo? Scommetto che sarà divertente." 

Effettivamente neanche Kurt sapeva perché era così giù, non c'era motivo; era tutta scena. Decise infatti di sciogliersi e rivolgergli finalmente un bel sorrisone con tanto di denti.

"Tu invece che farai lì?" l'altro alzò le sopracciglia leggermente scocciato. "Io sono italiano, vivo li." 

Il castano lo osservò qualche secondo "non si direbbe." 

Fecero una breve pausa per ascoltare il solito annuncio e di conseguenza spensero entrambi il cellulare.

"Comunque piacere, Blaine Anderson." gli porse la mano destra aspettando la stretta dell'altro. "mh interessante, un italiano con un nome americano e una pronuncia che chiamerei quasi.. perfetta." Kurt ridacchiò fra se chiedendosi se questo Blaine fosse davvero italiano. "Ad ogni modo" gli strinse la mano "Kurt Hummel" - "è un piacere Kurt Hummel." rispose Blaine.

Su entrambi i loro visi fece capolino un sorriso divertito con una leggera punta di malizia. Ci fu un ulteriore silenzio che venne subito spezzato; "mio padre è americano, sono nato a San Francisco ma una settimana dopo ci trasferimmo subito a Roma. In effetti era li che sarei dovuto nascere ma sono uscito dalla pancia con un mese e mezzo d'anticipo." spiegò il moro.

"Sai che solitamente chi nasce in anticipo viene fuori storpio, o qualcosa di simile non ricordo." disse Kurt con sarcasmo e serietà allo stesso tempo. "non sono storpio ma in compenso sono di parecchi centimetri più basso di ciò che vorrei essere." l'altro lanciò gli occhi per tutta la sua figura cercando di capire più o meno quanto fosse alto. L'unica cosa che riuscì a decifrare era che in effetti non era particolarmente alto "comunque, che coincidenza, anche io sono di San Francisco."

E di nuovo calò il silenzio, stavolta più lungo delle altre. Dopo più o meno una mezz'oretta, che Kurt avrebbe giurato essere la più lungha della sua vita, si accorse che il ragazzo che gli sedeva vicino lo stava osservando da un po. Non disse niente cercò solo di guardare da un'altra parte e coprirsi la faccia appoggiandola alla mano sinistra, quella vicino a Blaine. 

Blaine era perso in un tentativo di supporre se questo Kurt giocasse nella sua stessa squadra ma decise di buttarsi e basta: "Kurt, è inopportuno se ti dico che sei il ragazzo più bello che abbia mai visto?" Questo sussultò emettendo uno strano suono provenire dalla gola e girandosi stranito verso l'altro. All'inizio era abbastanza spiazzato ma si rilassò in seguito.

"Fa sempre bene ricevere qualche complimento." si sorrisero. Kurt avrebbe voluto dire qualcosa anche su quello di Blaine di aspetto ma fu preceduto dall'altro. "Hai un fidanzato?" 

Stavolta Kurt si indignò di più e lo guardò con teatrale disappunto "e ti preoccupavi di essere inopportuno con il complimento?!" 

Il riccio ridacchiò appoggiando la guancia alla mano accavallando le gambe nella direzione di Kurt "non fraintendermi, non aveva secondi fini la domanda, era semplice curiosità di sapere se qualcuno ha cotanta fortuna."

Il soprano sbuffò scuotendo la testa incredulo "ruffiano!" lo accusò. "Fai così con tutti i ragazzi carini che incontri?" 

Blaine si lasciò andare in un'altra risata più profonda. 

"No, sono single." rispose Kurt con tono visibilmente scocciato.

"Beh a Roma potrei vedere di farti da guida." - "ah ecco, ora che sai che non sono impegnato ti giochi la carta della guida eh." Blaine non smetteva un attimo di sorridere, non poteva farne a meno. "cercavo di essere carino, può sempre esserti utile. Se vuoi ti faccio da guida in italiano così intanto puoi esercitare il tuo." l'altro annuì inumidendosi le labbra. "lo prenderò in considerazione." 

 

Kurt passò un tempo per lui interminabile e indeterminato nel bel mezzo fra il sonno e la veglia. Si sentiva sotto effetto di qualche droga pesante. Aveva gli occhi mezzi aperti ma il cervello non era realmente connesso. Avevano spento le luci in aereo e Kurt si svegliò solo perché sentiva la sua testa pendere nel vuoto. Aprì entrambi gli occhi e cercò di realizzare bene la situazione. Accese lo schermino sul sedile davanti al suo e.. oh diavolo mancavano ancora otto intere ore. 

"Oh, sei sveglio!" il sorriso sembrava non sparire dal volto di Blaine Anderson, mai. "Mi dispiace, mi sono trattenuto per tutte e quattro le ore ma poi è arrivata la hostess con il pranzo e ho bevuto decisamente troppo, mi son dovuto alzare."

L'altro aveva ancora i capelli scompigliati e gli occhi semichiusi di chi si è appena svegliato e stava guardando Blaine con aria interrogativa mentre si sedeva nuovamente vicino a lui e si chiudeva la cintura dopo un po capì. "mi sono addormentato su di te?" 

Il moro sorrise dolcemente e passò a Kurt una mano fra i capelli a lato per sistemarglieli. "non ti preoccupare, non ti sei mosso troppo e non hai neanche sbavato. Sei la persona che dorme più compostamente che conosca." 

Hummel si accigliò. Era un complimento? "Grazie." nel dubbio lo ringraziò comunque. 

"Io scalcio di continuo la notte." - "non l'ho fatto solo per la mancanza di possibilità su questo sedile, ma nel letto scalcio molto anche io. E mi arrotolo in tutte le coperte."

"Ho preso il pranzo anche a te." disse Blaine con gentilezza porgendogli un vassoio con sopra varie cose a cui nessuno sarebbe stato capace di dare un nome, guardò il vassoio schifato ma era stato dolce da parte sua e lo ringraziò di nuovo "sei stato molto carino, grazie." disse con voce relativamente bassa. Tentò di aprire la macedonia ma una volta assaggiato uno o due pezzi di frutta la lasciò stare e si alzò a sua volta. "faccio anche io una capatina in bagno." 

Si strinse per passargli davanti ma un piede gli rimase incastrato in qualcosa sotto il sedile. Blaine rimase interi secondi con il culo di Kurt Hummel a qualche millimetro dal naso. Era certamente la migliore visuale che potesse mai desiderare. Si fece leggermente indietro per scorgerne bene tutta la forma. "Scusami, credo di essermi incastrato nel salvagente." si piegò e con la mano tentò di liberarsi la scarpa. "Fai con comodo, qui c'è una bella vista." - "BLAINE." lo rimproverò. "Ti dò una mano a scastrarti?" disse sorridendo innocentemente. L'altro lo guardò con la coda dell'occhio in disappunto e con l'aiuto di Blaine si scastrò da vari fili che si trovavano sotto il sedile che di solito dovrebbero contenere un salvagente ma in quel caso erano solo rotti. Il soprano si incamminò verso il bagno e il moro si sporse appoggiando il gomito al braccio del sedile per guardarlo camminare. "fammi un fischio se ti serve una mano anche lì." per qualche strano motivo le labbra di Kurt si aprirono in un sorriso dopo aver sentito le parole dell'altro ma non si degnò di rispondere. 

 

Forse il viaggio non sarebbe stato tanto terribile come se lo era immaginato in fin dei conti.

  
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