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Autore: fatimazucchi    24/06/2012    1 recensioni
"E se quello che cercassimo fosse sempre stato proprio davanti ai nostri occhi?"
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Questa è una one-shot che avevo pubblicato anche nel mio account precedente. Fatemi sapere readers :)
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ora di economia. Noia totale. Jacob mi guarda con ostinazione nell’attesa che io lo ricambi, per fare qualche commento sarcastico su Mrs Pallosità Montgomery, ma lo evito. Tra circa 8 minuti cercherò di suicidarmi. Guardo fuori dalla finestra in cerca di qualsiasi cosa possa attirarmi o minimamente interessarmi ma non vedo altro che qualche quercia e alcuni pini del giardino dell’entrata. Il cielo è completamente coperto di nuvole. “No Daniel, non puoi ridurti a tanto” penso, ma oramai l’idea è partita. Dunque, vediamo un po’. La nuvola più grande mi ricorda un po’ un’astronave, probabilmente sarà il camuffamento che gli alieni devono utilizzare per non farsi notare da noi idioti. Okay, sto impazzendo. Decido di cambiare nuvola. La piccolina a destra della quercia mi ricorda uno di quei fili che le ragazze chiamano mutande … Come diamine si chiamano? Te…ti…ta…Tanga! Sono alla disperata ricerca di un’altra bella nuvola, ma d’un tratto tutto mi pare un’enorme massa di zucchero filato. A proposito: Dio, che fame. Se la prima ora è così dura la giornata sarà davvero interminabile. Il conto alla rovescia è a 7 minuti.
«Jackson è con noi?» volto lo sguardo al cielo scuro e lo rivolgo alla signora Montgomery. Non ci avevo fatto molto caso ma è invecchiata di recente, ha una quantità di rughe preoccupanti. E, come ogni troll che si rispetti, non le manca neppure un bel neo fornitosi di pelo al centro. Se continuo a guardarla rigetterò la colazione.
«Come?» guardo dritto davanti a me senza concentrarmi su di lei.
«Ha deciso di degnarci della sua attenzione? Un gesto generoso»
«La ringrazio»le sorrido; lei fa per avvicinarsi alla cattedra e guarda nel registro.
Mi lascio scivolare nella sedia e fisso il banco.
«Daniel Jackson, ecco qua. L’interrogazione non è troppo recente. Stia attento a non distrarsi troppo se non vuole che la sorte scelga lei come prossimo interrogato» ma la sua voce ora non è altro che un ronzio fastidioso nelle mie orecchie. Finalmente la mia attenzione ha trovato qualcosa che meriti d’essere osservato. Nel legno del banco c’è intagliato una scritta piuttosto in piccolo del mio nome. Normalmente questo genere di cose non m’incanta molto dato che essere il capitano della squadra di foot-ball ti rende spesso interesse femminile. Qualche giorno fa ho ricevuto per posta una lettera in cui, chiaramente, era stata spruzzata come minimo una boccetta di profumo a cui era allegata una scatola contenente una torta al cioccolato con su scritto con della glassa un indirizzo e una scritta piuttosto inquietante che, beh, mi ha colpito. Solitamente si limitano a qualche sms o delle dediche inviate al mio profilo di myspace. Non ci faccio molto caso, non sono mai rimasto incantato dal mondo femminile ma … questa scritta insignificante e dimenticata ha qualcosa, anche se ancora non so cosa sia. Ho intenzione di scoprirlo:sì, troverò questa ragazza. Mentre sono avvolto dai miei pensieri, noto che al professoressa si sta sbracciando davanti a me per catturare la mia attenzione, ma anche quest’idea  è andata in porto. Esplodo.
«Santo cielo, si metta il cuore in pace! Non frega a nessuno delle sue lezioni senza senso e dei suoi modi da scaricatore di porto. Sono stanco di dovermela sorbire OGNI SINGOLO GIORNO. Non può neanche immaginarselo. E sa che farò adesso? Uscirò da questa stramaledettissima classe e andrò a cercare quella ragazza»indico il mio banco e butto un occhio su tutti  i ragazzi che mi guardano con occhi sgranati. Jacob se la ride. Faccio per andarmene ma poi giro su me stesso e fisso il suo neo. «E, per la cronaca, il deodorante l’hanno inventato» sorrido soddisfatto e sento le sue grida aleggiare acute. Richiudo la porta e mi affretto a girare l’angolo. Sento dei passi che subito mi colgono di sorpresa ma riconosco la risata inconfondibile di Jake alle mie spalle e mi sento libero di respirare di nuovo.
«Amico mio, l’hai stesa! E’ stato pazzesco! Devi farle più spesso cose del genere» mi da una pacca sulla spalla.
«Avevo bisogno di uscire dall’aula e ho pensato di farlo con un minimo di stile» Jake annuisce.
«Di che ragazza parlavi?»
«Ho trovato una scritta intagliata nel legno sul mio banco e voglio scoprire chi l’ha fatta, a costo di stravolgere tutta la scuola. Non chiedermi spiegazioni» si ferma e mi guarda stravolto per qualche secondo, poi reagisce.
«Tu hai fatto tutto quel casino per una ragazza? Ma sei malato?»mi chiede preoccupato.
«Lo so, non è da me. Ma devo trovarla. Aiutami e non farti troppe domande. Io non me ne sono posto nessuna»
«Come vuoi, ma non scervellarti troppo. Probabilmente sarà una delle solite» lo ignoro.
«Per prima cosa cerchiamo la lista delle ragazze che fanno economia in quella classe. Prevalentemente ci stiamo noi maschi quindi non saranno tante. Vado in direzione e chiedo, Miranda mi deve un favore ed è arrivato il momento di scontare il debito» aspetto un segno di approvazione di Jacob prima di continuare. «tu andrai in detenzione al posto mio»
«Io cosa?»
«Avanti  Jake, io per te quante volte l’ho fatto?»
«Nessuna» Jake incrocia le braccia.
«Appunto. Qualcuno dovrà pur darmi il buon esempio, non trovi? Ti aspetto all’ora di pranzo di fronte alla palestra»
Lui scuote la testa. «Cosa si fa per un amico»
«Un giorno la tua gentilezza sarà ripagata» inizio a correre verso la direzione. Tempus fuggit.
 
Sono piuttosto in ritardo ma proprio all’angolo c’è la palestra. Sono state le 4 ore più faticose della mia vita. Sono andato da una parte all’altra e ho corso come un dannato. Sono addirittura andato a cercare le ragazze della mia lista nelle docce e ho fatto alcune delle figuracce più disastrose della storia dell’uomo. Le ragazze che sono iscritte al corso di economia sono 21, e sono più che felice che non siano state poi tante. «Sei in ritardo. Anche piuttosto clamoroso» mi dice.
«Scusami. Marianne era introvabile, manca solo lei. Per cui deve essere per forza lei! E ora, tu ed io, l’andremo a cercare»
«Credevo di aver già patito abbastanza pene per oggi»
«Sorpresa!» gli sorrido pregandolo con gli occhi e lui acconsente.
«Tu sei pazzo» ride.
«Giusto un pochino. Okay, non c’è tempo da perdere. Stephanie mi ha detto  che Marianne è stata poco bene ed è andata a riposare in infermeria. Comunque ti ho rimediato il numero di Melanie Boston. E poi non dire che non ti voglio bene!» gli passo il foglietto con il numero di telefono.
«Oh…Ehm…Grazie»
«Coraggio, muoviti» gli afferro un braccio e ricomincio a correre con la poca forza che mi è rimasta. Per fortuna l’infermeria non è molto lontana, considerando le continue cadute delle cheerleader durante gli allenamenti. Busso alla porta ma nessuno risponde, così entro, senza troppe cerimonie. Ed eccola lì. Marianne sta curiosando in giro. Forse sono io che esagero, ma mi aspettavo qualcosa di più. Insomma, ora che so chi è, non dovrebbe scoccare una scintilla o cose del genere?
«Marianne?» si volta rapidamente e mi fissa.
«Che vuoi?» chiede gelida.
«L’ho scoperto, la tecnica del ghiacciolo non funziona più»
«Di che parli?» è davvero confusa.
«Della..della tua cotta»
Inizia a ridere in modo bizzarro «E sarebbe per te? Daniel, sarò onesta: io ce l’ho già un ragazzo. Anzi, tre in realtà. Ma ognuno crede di essere l’unico. Non pensi che tre ragazzi siano sufficienti? Se ti piaccio, magari potrei farti sapere quando si libera un posto»
«Tu non hai scritto nel banco di economia il mio nome?»
«No»
«Oh. Ma deve pur averlo scritto qualcuna di voi..Se non sei stata tu allora…»
«Sono stato io» Jake oltrepassa l’uscio e mi raggiunge. Mi sta guardando con una certa intensità adesso.
«Come hai detto?» O sto sognando, o mi sono dimenticato di essere un attore di telenovela.
«Io sono gay Danny. No, non interrompermi. Ti ho messo gli occhi addosso dalla seconda elementare e ora è arrivato il momento di parlartene. So che non sono ciò che ti aspettavi di trovare e mi dispiace. Sei fantastico e non ricordo alcuna giornata nella quale tu non mi abbia fatto scoppiare a ridere. Sei tenerissimo e Dio solo sa come sono riuscito a trattenermi  per tutto questo tempo. Non so se in futuro troverò qualcuno in grado di ricambiarmi che sia del mio stesso orientamento sessuale ma per ora so soltanto che tu mi fai girare la testa e che i tuoi occhi sono i più belli che io abbia mai avuto la gioia di vedere. Mi piaci tanto Daniel, scusami» lui abbassa la testa e fa un gran respiro per sfogarsi dopo l’incredibile rivelazione.
«Oh, misericordia. Io me ne vado» dice Mary un po’ frastornata mentre noi rimaniamo lì a fissarci. Muti. Non sono riuscito a capire quanto tempo sia passato e non potrei dirlo con certezza. Secondi. Ore. Forse giorni. Jacob cerca di uscire il più velocemente possibile.
«Jake?» non si volta ma la mia voce l’ha fermato. E’ immobile poco distante da me.
«Hai impegni Sabato sera? C’è un ristorantino pazzesco appena fuori città. Mio padre potrebbe prestarmi la macchina»
«E’ un appuntamento?» chiede con un filo di voce.
«A tutti gli effetti».
  
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