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Autore: Rika Malfoy    08/01/2007    9 recensioni
"Ci fu un tempo in cui anche a lei piacevano quelle favole dalla storia perfetta, dalla protagonista perfetta, dal principe perfetto. Ci fu un tempo in cui anche a lei piaceva sognare il principe azzurro. Di un principe perfetto… Lei non ne aveva bisogno." -Tu non hai mai sognato il tuo principe azzurro?- Machi abbassò lo sguardo. -No- rispose flebilmente. -Come mai? A Kimi puoi confidarlo!- -I principi sono perfetti-
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Machi Kuragi, Machi Kuragi, Yuki Soma
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-E così, Aladino e Jasmine vissero per sempre felici e contenti

-E così, Aladino e Jasmine vissero per sempre felici e contenti. –

 

Dopo una pesante giornata di lezioni, Machi Kuragi stava attraversando il corridoio della scuola per raggiungere l’aula dell’Associazione studentesca.

-Ehi, Kuragi!- Machi si fermò e si voltò verso una ragazza che la stava raggiungendo. Una sua compagna di classe… chissà cosa voleva. 

Kuragi, credo ti sia caduta questa-  le porse una matita nera.

-Ah, grazie- Machi la prese e si voltò, tornando per la sua strada. Strano che un suo compagno si preoccupasse per lei e le sue cose. Scrollò le spalle, non le interessava, ma quella ragazza le aveva portato la matita del suo presidente. Già, la sua matita… che distratta.

 

Machi stava mettendo in subbuglio la  scrivania, sotto lo sguardo attento di Naohito Sakuragi, che stava controllando che non rompesse nulla, come era suo solito fare.

La ragazza sbuffò, senza accorgersi che Yuki le si era avvicinato.

-Ti serve qualcosa?- Le domando gentilmente.

-Ah, presidente- scosse la testa tentando di riprendersi un attimo… tentando di ricordarsi cosa stesse cercando.

-Devo appuntare e… non la trovo- rispose confusa.

-Una matita?- Machi lo guardò di sbieco. –Ti serve una matita?-

-S…s ì- senza che nemmeno glielo chiedesse, Soma aprì la sua cartella e prese una matita nera, porgendogliela.

-Stavi andando via?- Gli domandò Kuragi, prendendola dalle mani del ragazzo. –Mi dispiace- disse, riferendosi al fatto che si fosse fermato per una sciocchezza.

-Non ti preoccupare. Piuttosto, la prossima volta che ti serve qualcosa, puoi chiedermela senza esitare, Machi- Soma le sorrise e andò verso la porta.

-Presidente- il ragazzo si voltò e Kuragi gli porse la sua matita.

-Se me la restituisci adesso, non potrai finire il tuo lavoro. A me oggi non serve più, puoi ridarmela domani-

 

-L’hai visto?- disse una ragazzina di prima ad una compagna, riportando Machi alla realtà: sembrava dovesse svenire nel giro di pochi secondi, o almeno fu questo il pensiero di Kuragi.

-E’ appena passato il presidente!- esclamò entusiasta.

-Davvero? Accidenti, non ho ancora avuto la fortuna di vederlo, solo in foto! E’ così bello!-

-Hai ragione. Un giorno mi piacerebbe rivolgergli la parola… mi hanno detto che è sempre gentilissimo…-

-… come un principe… Lo so!-

Un principe.

Quante volte ancora avrebbe dovuto sentire ragazzine e senpai lodarlo per un fatto che lo faceva soffrire? Un principe…

Machi s’incamminò, mentre le due ragazze continuavano ad elogiarlo, come se fosse davvero un principe.

Strinse i pugni, fino a quando la matita fra le sue mani si spezzò in due. Non se ne accorse nemmeno.

Lui non era un principe.

 

-E così, il principe e Cenerentola vissero per sempre felici e contenti. –

 

-Kuragi! Sei in ritardo!- Naohito Sakuragi era davanti alla porta dell’Associazione studentesca, sembrava stesse aspettandola. Quando entrò nell’aula, si accorse che gli altri membri erano già seduti, stavano discutendo: la riunione… era in programma per quel pomeriggio, se n’era dimenticata.

-Scusatemi per il ritardo- disse subito, posando con calma la sua borsa e la giacca.

-Se ti dispiace davvero, datti una mossa!- La riprese Naohito, su tutte le furie.

-Nao, è appena arrivata, non metterle fretta- s’intromise Yuki, sistemando alcuni fogli sulla scrivania.

-Yun-yun! Non va bene, per niente!- sbottò Toudou. –Con lei sei sempre gentile… Kimi si sente triste!- gli occhi le diventarono improvvisamente lucidi; Kakeru le si avvicinò.

-Kimi, puoi andare a farti consolare dai tuoi spasimanti, se vuoi- le suggerì, ridacchiando.

-Kakeru, sei così cattivo! Rivolgere queste crudeli parole ad una fanciulla sofferente come me!-

-Parole crudeli? Kimi, hai sentito quello che ti ho detto?-

-Smettetela!- Sakuragi sbatté violentemente le mani sulla scrivania. –Vogliamo concentrarci una volta tanto?-

-Hai ragione- disse Yuki, e, come se avesse parlato l’uomo più importante sulla terra, Toudou e Manabe ubbidirono, a modo loro, ma almeno ubbidirono.

Ormai esasperato, Naohito si lasciò cadere sulla sedia, scuotendo il capo, in segno di rassegnazione: quando sarebbero riusciti a cominciare e terminare una riunione all’ora prefissata?

Yuki si alzò e andò alla lavagna, prendendo la biro. –Bene, l’argomento di oggi sarà…- e cominciò a scrivere i punti principali con precisione.

Alla fine, durante quella riunione non dovette fare molto, solo dire se le spese decise sarebbero andate bene o meno. Si distrasse più volte, mentre i suoi compagni parlavano e discutevano con attenzione.

Si spostò la frangia dagli occhi e li chiuse un attimo, inspirando ed espirando profondamente.

 

-E così, il principe e Belle vissero per sempre felici e contenti.- La maestra sorrise alle sue scolare. –Cosa leggiamo adesso, Aya?-

-La bella addormentata nel bosco!- Esclamò la bambina gioiosa, seguita dalle risatine allegre delle piccole compagne.

Ancora…

-E così, il principe e Aurora vissero per sempre felici e contenti-

 

-Machi?- la ragazza sbatté due volte le palpebre: Yuki le stava davanti e sventolava un foglio per farle aria al viso; accanto al presidente, Kimi la guardava, quasi impensierita; spostò lo sguardo e vide Naohito, con espressione imbronciata, guardare fuori dalla finestra, aperta.

-Machi, stai bene?- la voce di Manabe veniva dalle sue spalle, solo in quel momento si accorse che qualcuno la stava sorreggendo per le spalle. Tornò a guardare Soma negli occhi. Avvampò senza nemmeno sapere il perché; scattò in piedi facendo cadere il fratellastro.

-Ah, cos’è successo?- domandò finalmente.

-Credo tu sia svenuta, Machi- rispose Yuki. –Hai improvvisamente perso colore. Fortuna che Kakeru ti era vicino e ti ha afferrata prima che potessi cadere- sorrise sollevato, mentre pronunciava quella frase.

-Sei sicura di stare bene, nemmeno prima aveva un bel colorito. Hai mai pensato di mettere del fondotinta?- chiese Toudou.

-Smettila, Kimi. E’ meglio se torni a casa. Kakeru, accompagnala- disse Soma, scatenando la furia di Sakuragi visto che la riunione non era ancora finita. –Possiamo finirla in tre, non è poi così importante- sentenziò il presidente. 

Prima di andarsene, a Kuragi tornò in mente la matita.

-Presidente-

-Dimmi, Machi-

-Io… dovevo restituirtela, ma…- gli porse le due metà della sua matita.

Yuki non disse nulla: forse, Machi aveva avuto una nuova crisi, e lui non gliel’avrebbe fatto di certo pesare in alcun modo.

-Non importa, Machi, ne ho tante altre. Ora vai a casa-

Nonostante quelle parole, Kuragi si sentì lo stesso in colpa, in fondo l’aveva detto che non avrebbe più rotto nulla che appartenesse ad altri.

-Ehi, Machi- la ragazza alzò lo sguardo verso il fratello, che, sorridente, le stava indicando un negozio.

-Grazie- bisbigliò.

 

Non appena arrivò a casa, Machi salutò Kakeru e sistemò i due pezzi della matita sulla scrivania, nell’unico posto in cui stesse ancora qualcosa.

Poi, si lasciò cadere sul letto. Era stanca.

 

-Vi è piaciuta questa favola, bambine?- domandò la donna.

Un “sì” contento si levò da tutte le presenti, tranne che da una.

-Adesso cosa leggiamo, Machi?-

Finalmente, il suo turno di scelta.

-Il fagiolo magico- rispose. Non appena lo disse, le sue compagne cominciarono a dire che non volevano quella storia.

-Mi dispiace, Machi- la maestra prese un altro libro. –Penso sia giusto leggere ciò che piace a tutti…”Biancaneve” -

“Ciò che piace a tutti”, ma lei stessa aveva deciso che anche alla piccola Machi piacessero quelle storie.

 

Un leggero raggio di sole la colpì in volto, svegliandola. Machi alzò una mano a coprirsi gli occhi infastiditi dalla luce. Si portò a sedere sul letto e, dopo aver sbattuto più volte le palpebre, aprì finalmente gli occhi, accorgendosi che erano le sette.

Le sette. Accidenti, aveva dormito troppo; non aveva nemmeno cenato e lo stomaco le brontolava.

Raggiunse barcollante la cucina e si fece un’omelette.

Decise che quella mattina non sarebbe andata a scuola: aveva dormito troppo e sarebbe rimasta assonnata per tutte le prime ore del giorno, questo non avrebbe giovato alla sua attenzione in classe e, quindi, avrebbe fatto prima a starsene a casa; sarebbe solo andata a scuola per l’Associazione.

Ora, doveva chiedere a qualcuno di dirlo ai suoi professori, ma non sapeva a chi domandarlo.

-Machi!- il suo nome, insieme  al campanello, rimbombò nell’appartamento.

Quando aprì, suo fratello stava davanti alla porta con un sorriso dipinto sul viso.

-Machi, è tardi! Dobbiamo andare a scuola!- disse il ragazzo con tutta l’energia che aveva in corpo. Kuragi lo guardò alcuni istanti, poi si voltò e fece per chiudere la porta, ma Kakeru bloccò la porta con una mano.

-Ehi!- sbottò. –Stai ancora male?-

Non ci aveva pensato… -Sì, infatti-

-Allora non vieni a scuola?- le domandò Manabe, appoggiandosi alla porta con le spalle.

-No. Dillo ai miei professori, per favore- rispose pronta.

Il ragazzo si scostò dalla porta, ma rimase a fissarla negli occhi.

-Vengo più tardi all’Associazione- l’informò, prima di chiudere la porta.

Kakeru si allontanò, scuotendo appena la testa.

 

 

Machi non sapeva bene se si sentisse o meno di andare all’Associazione, comunque fosse, ormai era arrivata l’ora di andare. Prima di uscire, mise nella cartella le prime cose che le capitarono sotto mano e quello che aveva comperato il pomeriggio precedente per lui.

 

-Yun-yun!- Manabe fece un veloce scatto e raggiunse il presidente, che si era fermato.

-Dove stai andando, Kakeru?-

-Come “dove stai andando”? Yun-yun, all’Associazione, ovviamente!- rispose ridacchiando. –Se facciamo tardi, Nao ci uccide- aggiunse subito dopo, incrociando le mani dietro la testa.

-Kakeru,- il ragazzo vide Yuki voltare in continuazione la testa. –Machi non è venuta a scuola?-

Manabe ammiccò e assunse un sorriso malizioso. –Te ne sei accorto-

-Dovresti smetterla di alludere a cose oscene con tua sorella-

-Ma, Yun-yun! Io non ho detto nulla… sei tu che ci pensi!-

-Kaker…-

-Presidente- Yuki si voltò, trovandosi Kuragi davanti agli occhi. Sorrise.

-Ti senti meglio, Machi?- domandò.

-Sì-

-Machi! Lo sai che Yun-yun si fa…- ma Kakeru non riuscì a finire la frase perché Yuki lo spintonò via.

-Yun-yun, sei cattivo!-

-Andiamo, Machi- disse Soma, ignorando il Manabe, che però si mise a parlare con dei suoi compagni.

-Presidente- riprese Machi, spezzando il silenzio che si era venuto a creare. –Questo… è per te- bisbigliò, porgendogli un pacchettino.

-Per me?- le domandò Yuki, ma Kuragi, in tutta risposta, corse via, lasciando il ragazzo solo.

Soma la guardò allontanarsi, senza riuscire a fermarla. Abbassò lo sguardo sul piccolo regalo e lo aprì, trovandoci una matita nera identica a quella che la ragazza gli aveva spezzato.

Sorrise.

 

-Kuragi! Spero non ti salti in mente di andartene anche oggi!- sbottò Sakuragi incrociando le braccia al petto.

-No- rispose semplicemente Machi, andando a posare le sue cose.

Poco dopo, Yuki arrivò, seguito da Kimi e Kakeru. 

-Finalmente!- disse Naohito.

-Ah, Machi, per prima…-

-A dopo le chiacchiere, presidente!- s’intromise Sakuragi, spingendo Soma al suo posto.

Forse era stato un bene, pensò Machi, almeno si sarebbe risparmiata l’imbarazzo. Questo pensiero, l’abbandonò dopo poco tempo, quando, dopo aver alzato lo sguardo, incrociò gli occhi di Yuki, che alzò la matita regalatagli dalla ragazza e sorrise.

Kuragi abbassò subito il capo per cercare di nascondere il rossore apparitole sul viso.

“Il presidente degli studenti, Yuki Soma, e il vicepresidente, Kakeru Manabe, sono attesi in presidenza. Ripeto: il presidente degli studenti, Yuki Soma, e il vicepresidente, Kakeru Manabe, sono attesi in presidenza.

Annunciò la voce meccanica dell’altoparlante.

-Proprio adesso?- Una volta che stava procedendo tutto bene all’interno del piccolo gruppo, il preside li chiamava? Si domandò Naohito, rassegnatosi all’idea di poter concludere una riunione senza inghippi.

-Noi andiamo!- disse Kakeru, con un gran sorriso in viso.

-Eh, no! Vengo anch’io con voi!- decise Sakuragi.

-Ma, Nao, tu non sei stato chiamato- gli ricordò Yuki.

-Non importa, aspetterò fuori, ma non vi lascerò andare da soli! Altrimenti non tornate più indietro!-

Così, i tre ragazzi uscirono per raggiungere la presidenza.

Quando Machi alzò gli occhi verso Kimi, le sembrò che la compagna non aspettasse altro che rimanessero da sole. Leggiadra come poche, Toudou si avvicinò a Kuragi con una sedia e le sedette di fronte.

-Senti, Machi, posso farti una domanda?-

Kuragi non rispose, e Kimi lo prese come un sì.

-Mi hanno riferito che hai detto che Yuki non è…-

-“Il presidente non ha affatto le caratteristiche di un principe”- disse Machi, prima che la ragazza potesse finire la sua domanda.

Kimi fece una smorfia. –L’hai detto davvero, allora-

-Lo penso-

Toudou inclinò la testa e la guardò un po’ incuriosita. –Machi, tutte le ragazze sognano il proprio principe azzurro, no?-

Kuragi non rispose, si limitò a guardarla.

 

Ci fu un tempo in cui anche a lei piacevano quelle favole dalla storia perfetta, dalla protagonista perfetta, dal principe perfetto.

Ci fu un tempo in cui anche a lei piaceva sognare il principe azzurro.

Di un  principe perfetto… Lei non ne aveva bisogno.

 

-E così, il principe e Biancaneve vissero per sempre felici e contenti-

 

-Tu non hai mai sognato il tuo principe azzurro?-

Machi abbassò lo sguardo. -No- rispose flebilmente.

-Come mai? A Kimi puoi confidarlo!-

-I principi sono perfetti-

Kimi rise divertita. –Ma, Machi, è logico che si sognino principi perfetti!-

Proprio in quel momento, Kakeru entrò sbattendo la porta.

-Svelte! Possiamo fuggire!- urlò il ragazzo.

-E perché mai potremmo?- domandò Kimi, dopo essersi allontanata da Machi e averlo raggiunto.

-Nao si è perso! Scappiamo finché siamo in tempo!-

-No che non mi sono perso!- la voce di Naohito si sentì da dietro la porta e, subito dopo, comparve il ragazzo nell’aula.

-Vicepresidente, smettila di fare lo stupido!-

-Ti avevo detto di stare al gioco! Kimi ci stava credendo! Vero, Kimi?- ma Toudou non rispose, era troppo impegnata ad avvicinarsi ad un Yuki dall’espressione angosciata.

-Yun-yun! Mi sei mancato!-

Dopo quella frase, Naohito poté dire per sempre addio alla sua assemblea tranquilla.

Nonostante le continue interruzioni da parte di Kimi, i cinque finirono velocemente la discussione.

Come era solita fare, Machi uscì dall’aula senza dire nulla e cominciò ad allontanarsi a passo svelto.

-Machi, aspettami!- quella era la voce del presidente… la stava chiamando.

Anche se non si fermò, rallentò il passo perché Yuki potesse raggiungerla.

-Machi, ti va se facciamo un pezzo di strada insieme?- domandò Soma.

-Sì- rispose Kuragi con un fil di voce.

Un tempo avrebbe risposto così? No.

Machi lo guardò con la coda degli occhi: aveva un sorriso contento dipinto sul viso.

-Forse mi sono sbagliata- disse infine.

-Come dici?-

-Un principe potresti esserlo-

-Mh?- Yuki rimase leggermente perplesso.

-Un principe imperfetto- furono le ultime parole di Machi.

Anche se non aveva capito bene, Soma non disse nulla. Quello della ragazza voleva essere un tentativo di fargli un complimento? No, forse no, ma non avrebbe indagato.

Durante il tragitto, nessuno dei due disse nulla, nemmeno quando le loro mani si sfiorarono per un breve istante, solo voltarono lo sguardo dalla parte opposta per nascondere il rossore che aveva colto entrambi, però, le mani restarono vicine.

 

-“E così, Machi e il principe imperfetto vissero per sempre felici e contenti”- la maestra guardò la bambina compiaciuta, sorrise. –Machi, è una stria molto diversa da quelle delle tue compagne.- Osservò la donna.

Ecco, “diversa dalle altre”. La sua favola non era stata diversa dalle altre, raccoglieva solo  il suo punto di vista.

-E’ davvero bellissima-

 

Di un principe perfetto… Lei non ne aveva bisogno.

Di un principe imperfetto… Forse, sì.

 

 

Fine

 

Lo so che sia questa fic che “Quando…?” sono.. come dire… incomplete, ma io voglio aspettare gli sviluppi disegnati/scritti dalla Takaya per questa coppia.

“Il presidente non ha affatto le caratteristiche di un principe”  sono le parole che dice Machi nel volume 15.

Le frasi in corsivo che partono dagli “E così…” sono il termine delle favole che la maestra leggeva a Machi e alle sue compagne (non so perché, ma non ci ho messo maschi, chiedo scusa).

 

 

  
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