-E così, Aladino e
Jasmine vissero per sempre
felici e contenti. –
Dopo una pesante giornata di lezioni, Machi Kuragi
stava attraversando il corridoio della scuola per raggiungere l’aula
dell’Associazione studentesca.
-Ehi, Kuragi!-
Machi si fermò e si voltò
verso una ragazza che la stava raggiungendo. Una sua compagna di classe… chissà
cosa voleva.
–Kuragi,
credo ti sia caduta questa- le porse una matita nera.
-Ah, grazie- Machi
la prese e si voltò, tornando
per la sua strada. Strano che un suo compagno si preoccupasse per lei e le sue
cose. Scrollò le spalle, non le interessava, ma quella ragazza le aveva portato
la matita del suo presidente. Già, la sua matita… che distratta.
Machi stava mettendo in subbuglio la scrivania,
sotto lo sguardo attento di Naohito
Sakuragi, che stava
controllando che non rompesse nulla, come era suo solito fare.
La ragazza sbuffò,
senza accorgersi che Yuki le si era avvicinato.
-Ti serve
qualcosa?- Le domando
gentilmente.
-Ah, presidente-
scosse la testa tentando di riprendersi un attimo… tentando di ricordarsi cosa stesse cercando.
-Devo appuntare e…
non la trovo- rispose confusa.
-Una matita?- Machi lo guardò di sbieco. –Ti
serve una matita?-
-S…s ì- senza che nemmeno glielo
chiedesse, Soma aprì la sua cartella e prese una matita nera, porgendogliela.
-Stavi andando
via?- Gli domandò Kuragi,
prendendola dalle mani del ragazzo. –Mi dispiace- disse, riferendosi al fatto
che si fosse fermato per una sciocchezza.
-Non ti
preoccupare. Piuttosto, la prossima volta che ti serve qualcosa, puoi
chiedermela senza esitare, Machi-
Soma le sorrise e andò verso la porta.
-Presidente- il ragazzo si voltò e Kuragi gli porse la sua matita.
-Se me la
restituisci adesso, non potrai finire il tuo lavoro. A me oggi non serve più,
puoi ridarmela domani-
-L’hai visto?- disse una ragazzina di prima ad una compagna,
riportando Machi alla
realtà: sembrava dovesse svenire nel giro di pochi secondi, o almeno fu questo
il pensiero di Kuragi.
-E’ appena passato il presidente!- esclamò entusiasta.
-Davvero? Accidenti, non ho ancora avuto la fortuna di
vederlo, solo in foto! E’ così bello!-
-Hai ragione. Un giorno mi piacerebbe rivolgergli la
parola… mi hanno detto che è sempre gentilissimo…-
-… come un principe… Lo so!-
Un principe.
Quante volte ancora avrebbe dovuto sentire ragazzine e senpai lodarlo per un fatto che
lo faceva soffrire? Un principe…
Machi s’incamminò, mentre le due ragazze continuavano ad
elogiarlo, come se fosse davvero un principe.
Strinse i pugni, fino a
quando la matita fra le sue mani si spezzò in due. Non se ne
accorse nemmeno.
Lui non era un principe.
-E così, il
principe e Cenerentola vissero per sempre felici e contenti. –
-Kuragi! Sei in ritardo!- Naohito
Sakuragi era davanti alla
porta dell’Associazione studentesca, sembrava stesse aspettandola. Quando entrò
nell’aula, si accorse che gli altri membri erano già seduti, stavano
discutendo: la riunione… era in programma per quel pomeriggio, se n’era
dimenticata.
-Scusatemi per il ritardo- disse subito, posando con calma
la sua borsa e la giacca.
-Se ti dispiace davvero, datti una mossa!- La riprese Naohito, su tutte le furie.
-Nao, è appena arrivata, non metterle fretta- s’intromise Yuki, sistemando alcuni fogli
sulla scrivania.
-Yun-yun! Non va bene, per niente!- sbottò Toudou. –Con lei sei sempre gentile… Kimi si sente triste!- gli occhi
le diventarono improvvisamente lucidi; Kakeru
le si avvicinò.
-Kimi, puoi andare a farti consolare dai tuoi spasimanti, se
vuoi- le suggerì, ridacchiando.
-Kakeru, sei così cattivo! Rivolgere queste crudeli parole ad una
fanciulla sofferente come me!-
-Parole crudeli? Kimi,
hai sentito quello che ti ho detto?-
-Smettetela!- Sakuragi
sbatté violentemente le mani sulla scrivania. –Vogliamo concentrarci una volta
tanto?-
-Hai ragione- disse Yuki,
e, come se avesse parlato l’uomo più importante sulla terra, Toudou e Manabe ubbidirono, a modo loro, ma almeno
ubbidirono.
Ormai esasperato, Naohito
si lasciò cadere sulla sedia, scuotendo il capo, in segno di rassegnazione:
quando sarebbero riusciti a cominciare e terminare una riunione all’ora prefissata?
Yuki si alzò e andò alla lavagna, prendendo la biro. –Bene,
l’argomento di oggi sarà…- e cominciò a scrivere i punti principali con precisione.
Alla fine, durante quella riunione non dovette fare molto,
solo dire se le spese decise sarebbero andate bene o meno. Si distrasse più volte, mentre i suoi
compagni parlavano e discutevano con attenzione.
Si spostò la frangia dagli occhi e li chiuse un attimo,
inspirando ed espirando profondamente.
-E così, il principe e Belle vissero per
sempre felici e contenti.- La maestra sorrise alle sue scolare. –Cosa leggiamo
adesso, Aya?-
-La bella
addormentata nel bosco!- Esclamò la bambina gioiosa, seguita dalle risatine
allegre delle piccole compagne.
Ancora…
…
-E così, il
principe e Aurora vissero per sempre felici e contenti-
-Machi?- la ragazza sbatté due volte le palpebre: Yuki le stava davanti e sventolava
un foglio per farle aria al viso; accanto al presidente, Kimi la guardava, quasi impensierita; spostò lo
sguardo e vide Naohito, con
espressione imbronciata, guardare fuori
dalla finestra, aperta.
-Machi, stai bene?- la voce di Manabe veniva dalle sue spalle, solo in quel momento
si accorse che qualcuno la stava sorreggendo per le spalle. Tornò a guardare
Soma negli occhi. Avvampò senza nemmeno sapere il perché; scattò in piedi
facendo cadere il fratellastro.
-Ah, cos’è successo?- domandò finalmente.
-Credo tu sia svenuta, Machi- rispose Yuki. –Hai improvvisamente perso colore. Fortuna che
Kakeru ti era vicino e ti
ha afferrata prima che potessi cadere- sorrise sollevato, mentre pronunciava
quella frase.
-Sei sicura di stare bene, nemmeno prima aveva un bel
colorito. Hai mai pensato di mettere del fondotinta?- chiese Toudou.
-Smettila, Kimi.
E’ meglio se torni a casa. Kakeru,
accompagnala- disse Soma, scatenando la furia di Sakuragi visto che la riunione non era ancora
finita. –Possiamo finirla in tre, non è poi così importante- sentenziò il
presidente.
Prima di andarsene, a Kuragi tornò in mente la matita.
-Presidente-
-Dimmi, Machi-
-Io… dovevo restituirtela, ma…- gli porse le due metà della
sua matita.
Yuki non disse nulla: forse, Machi aveva avuto una nuova crisi, e lui non
gliel’avrebbe fatto di certo pesare in alcun modo.
-Non importa, Machi,
ne ho tante altre. Ora vai a casa-
Nonostante quelle parole, Kuragi si sentì lo stesso in colpa, in fondo l’aveva
detto che non avrebbe più rotto nulla che appartenesse ad altri.
-Ehi, Machi-
la ragazza alzò lo sguardo verso il fratello, che, sorridente, le stava
indicando un negozio.
-Grazie- bisbigliò.
Non appena arrivò a casa, Machi salutò Kakeru
e sistemò i due pezzi della matita sulla scrivania, nell’unico posto in cui
stesse ancora qualcosa.
Poi, si lasciò cadere sul letto. Era stanca.
-Vi è piaciuta
questa favola, bambine?- domandò la donna.
Un “sì” contento
si levò da tutte le presenti, tranne che da una.
-Adesso cosa
leggiamo, Machi?-
Finalmente, il suo
turno di scelta.
-Il fagiolo
magico- rispose. Non appena lo disse, le sue compagne cominciarono a dire che
non volevano quella storia.
-Mi dispiace, Machi- la maestra prese un altro libro. –Penso sia giusto
leggere ciò che piace a tutti…”Biancaneve” -
“Ciò che piace a tutti”, ma lei stessa aveva deciso
che anche alla piccola Machi
piacessero quelle storie.
Un leggero raggio di sole la colpì in volto, svegliandola. Machi alzò una mano a coprirsi
gli occhi infastiditi dalla luce. Si portò a sedere sul letto e, dopo aver
sbattuto più volte le palpebre, aprì finalmente gli occhi, accorgendosi che
erano le sette.
Le sette. Accidenti, aveva dormito troppo; non aveva
nemmeno cenato e lo stomaco le brontolava.
Raggiunse barcollante la cucina e si fece un’omelette.
Decise che quella mattina non sarebbe andata a scuola:
aveva dormito troppo e sarebbe rimasta assonnata per tutte le prime ore del
giorno, questo non avrebbe giovato alla sua attenzione in classe e, quindi,
avrebbe fatto prima a starsene a
casa; sarebbe solo andata a scuola per l’Associazione.
Ora, doveva chiedere a qualcuno di dirlo ai suoi
professori, ma non sapeva a chi domandarlo.
-Machi!- il suo nome, insieme al campanello, rimbombò
nell’appartamento.
Quando aprì, suo fratello stava davanti alla porta con un
sorriso dipinto sul viso.
-Machi, è tardi! Dobbiamo andare a scuola!- disse il ragazzo con
tutta l’energia che aveva in corpo. Kuragi
lo guardò alcuni istanti, poi si voltò e fece per chiudere la porta, ma Kakeru bloccò la porta con una mano.
-Ehi!- sbottò. –Stai ancora male?-
Non ci aveva pensato… -Sì, infatti-
-Allora non vieni a scuola?- le domandò Manabe, appoggiandosi alla porta con le spalle.
-No. Dillo ai miei professori, per favore- rispose pronta.
Il ragazzo si scostò dalla porta, ma rimase a fissarla
negli occhi.
-Vengo più tardi all’Associazione- l’informò, prima di
chiudere la porta.
Kakeru si allontanò, scuotendo appena la testa.
Machi non sapeva bene se si sentisse o meno di andare all’Associazione, comunque fosse,
ormai era arrivata l’ora di andare. Prima di uscire, mise nella cartella le
prime cose che le capitarono sotto mano e quello che aveva comperato il
pomeriggio precedente per lui.
-Yun-yun!- Manabe
fece un veloce scatto e raggiunse il presidente, che si era fermato.
-Dove stai andando, Kakeru?-
-Come “dove stai andando”? Yun-yun, all’Associazione, ovviamente!- rispose
ridacchiando. –Se facciamo tardi, Nao
ci uccide- aggiunse subito dopo, incrociando le mani dietro la testa.
-Kakeru,- il ragazzo vide Yuki
voltare in continuazione la testa. –Machi
non è venuta a scuola?-
Manabe ammiccò e assunse un sorriso malizioso. –Te ne sei
accorto-
-Dovresti smetterla di alludere a cose oscene con tua sorella-
-Ma, Yun-yun!
Io non ho detto nulla… sei tu che ci pensi!-
-Kaker…-
-Presidente- Yuki
si voltò, trovandosi Kuragi
davanti agli occhi. Sorrise.
-Ti senti meglio, Machi?-
domandò.
-Sì-
-Machi! Lo sai che Yun-yun
si fa…- ma Kakeru non riuscì a finire la
frase perché Yuki lo
spintonò via.
-Yun-yun, sei cattivo!-
-Andiamo, Machi-
disse Soma, ignorando il Manabe,
che però si mise a parlare
con dei suoi compagni.
-Presidente- riprese Machi,
spezzando il silenzio che si era venuto a creare. –Questo… è per te- bisbigliò,
porgendogli un pacchettino.
-Per me?- le domandò Yuki,
ma Kuragi, in tutta
risposta, corse via, lasciando il ragazzo solo.
Soma la guardò allontanarsi, senza riuscire a fermarla. Abbassò
lo sguardo sul piccolo regalo e lo aprì, trovandoci una matita nera identica a
quella che la ragazza gli aveva spezzato.
Sorrise.
-Kuragi! Spero non ti salti in mente di andartene anche oggi!-
sbottò Sakuragi incrociando
le braccia al petto.
-No- rispose semplicemente Machi, andando a posare le sue cose.
Poco dopo, Yuki
arrivò, seguito da Kimi e Kakeru.
-Finalmente!- disse Naohito.
-Ah, Machi,
per prima…-
-A dopo le chiacchiere, presidente!- s’intromise Sakuragi, spingendo Soma al suo
posto.
Forse era stato un bene, pensò Machi, almeno si sarebbe risparmiata l’imbarazzo.
Questo pensiero, l’abbandonò dopo poco tempo, quando, dopo aver alzato lo
sguardo, incrociò gli occhi di Yuki,
che alzò la matita regalatagli dalla ragazza e sorrise.
Kuragi abbassò subito il capo per cercare di nascondere il
rossore apparitole sul viso.
“Il presidente degli studenti, Yuki Soma, e il vicepresidente, Kakeru Manabe, sono attesi in presidenza. Ripeto: il
presidente degli studenti, Yuki
Soma, e il vicepresidente, Kakeru
Manabe, sono attesi in
presidenza.”
Annunciò la voce meccanica dell’altoparlante.
-Proprio adesso?- Una volta che stava procedendo tutto bene
all’interno del piccolo gruppo, il preside li chiamava? Si domandò Naohito, rassegnatosi all’idea di
poter concludere una riunione senza inghippi.
-Noi andiamo!- disse Kakeru,
con un gran sorriso in viso.
-Eh, no! Vengo anch’io con voi!- decise Sakuragi.
-Ma, Nao,
tu non sei stato chiamato- gli ricordò Yuki.
-Non importa, aspetterò fuori, ma non vi lascerò andare da
soli! Altrimenti non tornate più indietro!-
Così, i tre ragazzi uscirono per raggiungere la presidenza.
Quando Machi
alzò gli occhi verso Kimi, le sembrò che la compagna
non aspettasse altro che rimanessero da sole. Leggiadra come poche, Toudou si avvicinò a Kuragi con una sedia e le sedette
di fronte.
-Senti, Machi,
posso farti una domanda?-
Kuragi non rispose, e Kimi
lo prese come un sì.
-Mi hanno riferito che hai detto che Yuki non è…-
-“Il presidente non ha affatto le caratteristiche di un
principe”- disse Machi,
prima che la ragazza potesse finire la sua domanda.
Kimi fece una smorfia. –L’hai detto davvero, allora-
-Lo penso-
Toudou inclinò la testa e la guardò un po’ incuriosita. –Machi, tutte le ragazze sognano
il proprio principe azzurro, no?-
Kuragi non rispose, si limitò a guardarla.
Ci fu un tempo in
cui anche a lei piacevano quelle favole dalla storia perfetta, dalla
protagonista perfetta, dal principe perfetto.
Ci fu un tempo in
cui anche a lei piaceva sognare il principe azzurro.
Di un principe
perfetto… Lei non ne aveva bisogno.
-E così, il
principe e Biancaneve vissero per sempre felici e contenti-
-Tu non hai mai sognato il tuo principe azzurro?-
Machi abbassò lo sguardo. -No-
rispose flebilmente.
-Come mai? A Kimi
puoi confidarlo!-
-I principi sono perfetti-
Kimi rise divertita. –Ma, Machi, è logico che si sognino principi perfetti!-
Proprio in quel momento, Kakeru entrò sbattendo la porta.
-Svelte! Possiamo fuggire!- urlò il ragazzo.
-E perché mai potremmo?-
domandò Kimi, dopo essersi
allontanata da Machi e
averlo raggiunto.
-Nao si è perso! Scappiamo finché siamo in tempo!-
-No che non mi sono
perso!- la voce di Naohito
si sentì da dietro la porta e, subito dopo, comparve il ragazzo nell’aula.
-Vicepresidente, smettila di fare lo stupido!-
-Ti avevo detto di stare al gioco! Kimi ci stava credendo! Vero, Kimi?- ma Toudou
non rispose, era troppo impegnata ad avvicinarsi ad un Yuki
dall’espressione angosciata.
-Yun-yun! Mi sei mancato!-
Dopo quella frase, Naohito
poté dire per sempre addio alla sua assemblea tranquilla.
Nonostante le continue interruzioni da parte di Kimi, i cinque finirono
velocemente la discussione.
Come era solita fare, Machi uscì dall’aula senza dire nulla e cominciò ad
allontanarsi a passo svelto.
-Machi, aspettami!- quella era la voce del presidente… la stava
chiamando.
Anche se non si fermò, rallentò il passo perché Yuki potesse raggiungerla.
-Machi, ti va se facciamo un pezzo di strada insieme?- domandò
Soma.
-Sì- rispose Kuragi
con un fil di voce.
Un tempo avrebbe risposto così? No.
Machi lo guardò con la coda degli occhi: aveva un sorriso
contento dipinto sul viso.
-Forse mi sono sbagliata- disse infine.
-Come dici?-
-Un principe potresti esserlo-
-Mh?- Yuki
rimase leggermente perplesso.
-Un principe imperfetto- furono le ultime parole di Machi.
Anche se non aveva capito bene, Soma non disse nulla.
Quello della ragazza voleva essere un tentativo di fargli un complimento? No,
forse no, ma non avrebbe indagato.
Durante il tragitto, nessuno dei due disse nulla, nemmeno quando le loro mani si
sfiorarono per un breve istante, solo voltarono lo sguardo dalla parte opposta
per nascondere il rossore che aveva colto entrambi, però, le mani restarono
vicine.
-“E così, Machi e il principe imperfetto
vissero per sempre felici e contenti”- la maestra guardò la bambina
compiaciuta, sorrise. –Machi,
è una stria molto diversa da quelle delle tue compagne.- Osservò la donna.
Ecco, “diversa
dalle altre”. La sua favola non era stata diversa dalle altre, raccoglieva solo il
suo punto di vista.
-E’ davvero bellissima-
Di un principe
perfetto… Lei non ne aveva bisogno.
Di un principe
imperfetto… Forse, sì.
Fine
Lo so che sia questa fic
che “Quando…?” sono.. come dire… incomplete, ma io
voglio aspettare gli sviluppi disegnati/scritti dalla Takaya per questa coppia.
“Il presidente non
ha affatto le caratteristiche di un principe” sono le parole che dice Machi nel volume 15.
Le frasi in corsivo che partono dagli “E così…” sono il termine delle favole che la maestra leggeva a Machi e alle sue compagne (non so
perché, ma non ci ho messo maschi, chiedo scusa).