Storie originali > Horror
Ricorda la storia  |       
Autore: Madnesss    24/06/2012    1 recensioni
"Sto iniziando a sentirmi stretto nel mio appartamento. Forse è quello il problema. Ho potuto solo scegliere l'appartamento più economico, l'unico della cantina. La mancanza di finestre fa alternare il giorno e la notte senza che ce ne si possa rendere conto..."
Genere: Horror, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Traduzione | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Domenica


Non sono sicuro del perché stia scrivendo tutto questo sulla carta e non sul computer. Immagino di aver scoperto delle cose strane. Non è che non mi fidi dei computer... solo... devo organizzare i miei pensieri. Devo conservare tutti i dettagli in qualche posto materiale, dove non possano essere eliminati... o modificati... non che questo sia mai successo. È solo... tutto si sfoca, qui, e la nebbia della memoria dà una strana forma alle cose...

Sto iniziando a sentirmi stretto nel mio appartamento. Forse è quello il problema. Ho potuto solo scegliere l'appartamento più economico, l'unico della cantina. La mancanza di finestre fa alternare il giorno e la notte senza che ce ne si possa rendere conto. Non esco da qualche giorno, perché sto lavorando intensamente sul progetto di un programma. Suppongo di volerlo finire il prima possibile. Ore passate a stare seduto e fissare un monitor possono rendere chiunque strano, lo so, ma non credo che sia questo.

Non sono sicuro di quando ho iniziato a sentire che qualcosa fosse strano. Non posso nemmeno definire cosa sia. Forse non parlo con nessuno da un po'. Ecco la prima cosa che mi ha inquietato. Tutti quelli con cui parlavo online normalmente mentre programmavo erano inattivi, o non si loggavano affatto. I miei messaggi istantanei finivano senza risposta. L'ultima e-mail che ho ricevuto da qualcuno era di un mio amico, che mi avrebbe parlato quando sarei tornato al negozio, ed era ieri. L'ho chiamato con il cellulare, ma la ricezione è pessima qua sotto. Sì, è così. Devo chiamare qualcuno. Sto per uscire fuori.

***

Beh, non ha funzionato tanto. Appena passa il brivido della paura, mi sento un po' ridicolo per essermi spaventato. Ho guardato nello specchio prima di uscire, ma non mi rado da due giorni, così la peluria è cresciuta. Mi sono ricordato che stavo uscendo solo per fare una piccola chiamata al telefono. Non mi sono nemmeno cambiato la maglietta, perché era ora di pranzo e ho immaginato che avrei incontrato almeno una persona che conoscevo. Questo non accadde. Lo avrei voluto.

Quando uscii, aprii lentamente la porta del mio piccolo appartamento. Un piccolo sentimento di apprensione si era in qualche modo depositato dentro di me, per qualche indefinibile ragione. Pensai al fatto che non avevo parlato con nessun altro all'infuori di me per un giorno o due. Scrutai lo squallido e grigio corridoio, reso squallido dal fatto che era il corridoio di una cantina. Alla fine di uno c'era una larga porta metallica che portava alla stanza della fornace. Era chiusa, ovviamente. C'erano due tristi distributori automatici; comprai una soda la prima volta che venni qui, ma la data di scadenza era vecchia di due anni. Sono abbastanza sicuro che nessuno sapesse che c'erano queste due macchinette, oppure la mia padrona di casa non si cura di rifornirle.

Chiusi dolcemente la porta e camminai nella direzione opposta, cercando di non fare alcun rumore. Non ho idea del perché decisi di farlo, ma è stato divertente cedere all'impulso di non interrompere il ronzio delle macchinette, almeno per il momento. Arrivai alla tromba delle scale e presi le scale che portavano alla porta principale dell'edificio. Guardai attraverso la finestra quadrata della porta e ricevetti la sorpresa: decisamente non era ora di pranzo. L'oscurità incombeva sulle strade, e le luci del traffico e dei lampioni brillavano di giallo. Fioche nuvole porpora e nere dal luccichio della città incombevano dall'alto. Non si muoveva niente, eccetto qualche ramo di un albero che si muoveva al vento. Ricordo che rabbrividii, anche se non faceva freddo. Forse era il vento. Potevo sentirlo vagamente, attraverso la spessa porta metallica e sapevo che era il tipico vento serale, quello costante, freddo e silenzioso eccetto che per la ritmica musica che faceva quando passava tra le fronde.

Decisi di non uscire.

Invece, accostai il mio cellulare alla porta per cercare il segnale. Le barre del segnale si riempirono e sorrisi. Era tempo di sentire la voce di qualcun altro, ricordai di aver pensato. Era una cosa strana, preoccuparsi per niente. Scossi il capo e ridacchiai silenziosamente. Andai alla ricerca rapida, composi il numero della mia migliore amica Amy e accostai il telefono all'orecchio. Squillò una volta... ma poi smise. Non successe niente. Ascoltai il silenzio per venti secondi buoni, poi chiusi la chiamata. Mi accigliai e guardai di nuovo le barre del segnale - ancora piene. Composi di nuovo il suo numero, ma poi il mio telefono squillò nella mia mano, sorprendendomi. Lo accostai all'orecchio.

"Pronto?", chiesi combattendo un piccolo shock al sentire la voce di qualcuno da giorni, anche se fosse la mia. Mi ero abituato ai ronzii dei lavori del palazzo, del computer e delle macchinette nel corridoio. All'inizio non ci fu risposta al mio saluto, ma poi venne una voce.

"Hey", disse una chiara voce maschile di un ragazzo dell'età universitaria, come la mia. "Chi è?"

"John", risposi confuso.

"Oh, scusa, ma hai sbagliato numero". Disse prima di chiudere.

Abbassai lentamente il telefono e lo appoggiai al muro di mattoni della tromba delle scale. Che strano. Guardai nella lista delle chiamate ricevute, ma il numero mi era nuovo. Prima che potessi pensarci ancora, il telefono squillò rumorosamente, sorprendendomi di nuovo. Questa volta guardai quello che mi stava chiamando prima di rispondere. Era un altro numero sconosciuto. Stavolta accostai il telefono all'orecchio e non dissi nulla. Non sentii niente, eccetto il rumore di fondo dei telefoni. Poi, una voce familiare ruppe il silenzio.

"John?", disse la voce di Amy.

Tirai un sospiro di sollievo.

"Hey, sei tu", replicai.

"E chi altro, se no?", rispose. "Oh, il numero. Sono ad una festa sulla Settima Strada e il mio cellulare si è scaricato quando mi hai chiamato. Ovviamente questo è il telefono di un altro".

"Oh, ok", dissi.

"Dove sei?", mi chiese.

I miei occhi guardarono oltre le squallide pareti bianche e la porta metallica con le finestrelle.

"Al mio palazzo", sospirai. "Mi sento rinchiuso. Non pensavo che fosse così tardi".

"Dovresti venire qui", disse ridendo.

"Nah, non me la sento di cercare un posto strano nel bel mezzo della notte", dissi guardando fuori dalla finestra la buia e ventilata strada che mi spaventava un po'. "Penso che continuerò a lavorare e poi andrò a dormire".

"Non ha senso!", replicò. "Posso venire a prenderti. Il tuo palazzo è vicino alla Settima Strada, no?"

"Quanto sei ubriaca?", chiesi a cuor leggero. "Sai dove abito".

"Oh, certo", disse improvvisamente. "Immagino di non poter arrivare da te a piedi, eh?"

"Potresti se volessi sprecare mezz'ora a camminare", le dissi.

"Giusto", disse. "Ok, devo andare. Buona fortuna per il tuo lavoro!"

Abbassai di nuovo il telefono, guardando il numero e la chiamata chiudersi. Quindi il silenzio si riaffermò nelle mie orecchie. Le due strane chiamate e la misteriosa strada là fuori accompagnarono la mia solitudine per le scale vuote. Forse per aver visto troppi film horror, avevo l'improvvisa e inspiegabile idea che qualcosa mi avrebbe guardato attraverso le finestre delle porte, una specie di orribile entità che aleggiava sull'orlo della solitudine, che aspetta solo di colpire persone ignare che si allontanano dalle altre persone. Sapevo che questa paura era irrazionale, ma non c'era nessuno intorno, perciò... saltai dalle scale, corsi lungo il corridoio nella mia stanza e chiusi la porta più rapidamente possibile nel silenzio più totale. Come ho detto, mi sento un po' ridicolo per essermi spaventato per nulla, e la paura era persino passata. Scrivere questo mi ha aiutato molto - mi fa capire che niente è sbagliato. Filtra i pensieri e le paure che si formano a metà e lascia solo freddi e duri fatti. E' tardi, ho ricevuto una chiamata da un numero sbagliato e il telefono di Amy è scarico, perciò mi ha chiamato da un numero estraneo. Non è successo niente di strano.

Eppure, c'è qualcosa di strano nella conversazione. So che forse è l'alcool che lei ha bevuto... o è proprio lei che è stata distante nei miei confronti? O ero io... sì, è così! Non ci ho pensato fino ad ora, adesso che scrivo queste cose. Sapevo che scrivere qualcosa mi avrebbe aiutato. Lei aveva detto che era ad una festa, ma ho sentito solo il silenzio! Certo, questo non vuol dire niente di particolare, infatti lei potrebbe essere uscita fuori per fare la chiamata. No, non potrebbe essere comunque. Non ho sentito il vento! Devo vedere se il vento soffia ancora!


--------------------------------------------------------------

Prima parte della traduzione di "Psychosis". Devo ammettere che  me gusta assai. 



Appena ho voglia posto la seconda parte. eue

Segnalatemi eventuali errori nella traduzione.  -Be safe
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Madnesss