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Autore: _Itsmylife    24/06/2012    1 recensioni
"Ho paura. Se tutto questo non fosse un sogno ed io mi ritrovassi appositamente qui, costretto ad annegare nelle tenebre? Scivolo di nuovo, metri e metri sotto terra: riuscirò a risalire?"
E' un sogno di Tsunayoshi dato dalla nostalgia o è semplicemente un'altra illusione?
E' da secoli che non scrivo qualcosa, circa un anno.
Dedicato a Giu-chan, che mi ha fatto tornare a scrivere.
Molto consigliata la lettura ascoltando "Wide Awake" di Katy Perry e "Born To Die" (GeminiRemix) di Lana del Rey.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I’m wide awake.
 
 
“Tsunayoshi..”-
Una voce mi chiama, non so da dove possa provenire. Si fa sempre più vicina, ma il suo tono non cambia, è sempre la stessa sfumatura di suono, calda, attraente; voglio raggiungerla.
Ed è così familiare.
Sogno da un po’. Nel sogno vado giù, nell’oscurità, sento con le mie mani il vuoto che non si può toccare, ma ne percepisco in qualche modo l’evanescenza. E’ come se ci fosse stato qualcosa che ora non c’è più.
“Sawada Tsunayoshi.”-
Ancora, è qui, è vicina. 
 
Ho paura. Se tutto questo non fosse un sogno ed io mi ritrovassi appositamente qui, costretto ad annegare nelle tenebre? Scivolo di nuovo, metri e metri sotto terra: riuscirò a risalire?
 
La voce di prima è vicinissima, adesso. 
Chiara. Proprio davanti a me. Sopra di me. 
Mi chiama, quasi il suo intento fosse quello di salvarmi. 
Sollevo una mano dal nero del nulla e fluttua, cerco di arrivare a quel suono rassicurante, alla cieca; quel buio è così pesto da cancellare qualsiasi luce.
Sono in un mondo dove la luce non esiste, dove l’unica presente sono io, che lentamente vado spengendomi. 
Ho le orecchie tappate da qualcosa d’impalpabile, tutti i suoni diventano improvvisamente ovattati, lontani, non riesco neanche più a sentire l’unica cosa che sta tentando di riportare in cima…
Non voglio. 
 
Appena prima di sprofondare definitivamente, una mano mi afferra il polso: una mano grande, avvolta da un guanto nero, che non vedo a causa del buio. 
L’apparenza inganna. 
Quell’oscurità era solo una mera illusione, o forse quello che vedo adesso lo è. Non ha importanza, perché quello che era così spaventoso ai miei occhi, è diventato astratto colore, piacevole, profumato.
Sono in un campo indefinito, in cui il verde ed il blu sono mischiati, non esiste un limite al suolo né al cielo, sono uniti come da un pennello nelle mani dell’incantatore. 
L’incantatore che tante volte mi è venuto a trovare in sogno. 
Rokudo Mukuro. 
L’erba e le nuvole fanno da sfondo ad un rosso che macchia la tavola senza alcun senso proprio, i fiori nascono spontaneamente in aria senza appoggiarsi a fragili radici.
Mi sento stringere le gambe da forti liane verdastre, mi sento insicuro, tremo.
E’ bellissimo tutto ciò che guardo, compreso lo sguardo sul volto che fino a poco prima avevo bramato, sapendo che la voce che mi aveva salvato era sua.
Il suo sorriso ammaliatore, che solitamente indossava sulla sua maschera d’illusionista, è presente come in tutti i sogni, ma stavolta gli occhi mi osservano con più riguardo e meno cattive intenzioni.
La mia bocca intrappolata nell’ambiente dal quale sono appena uscito, in questo momento può parlare. 
Prima che possa dire qualcosa, però, l’indice vellutato di Mukuro mi sfiora il labbro inferiore. 
Il tremore aumenta e mille domande sorgono nella mia testa.
”Cosa ci faccio qui? Quand’è che mi sveglierò? Sto dormendo oppure è un’illusione? 
O è la realtà?”
Ho dimenticato anche le cose più semplici. I miei occhi fissano il diretto interessato con un misto di paura e devozione per avermi riportato alla luce.
Non riesco a muovermi, e quello che volevo dire l’ho perso tra le incertezze.
Mi anticipa, come sempre.
“Finalmente ti sei svegliato.”-
E’ vero. Ho aperto gli occhi solo adesso, rivelando questo quadro felice e disordinato sotto il velo nero che portava addosso.
“Mukuro.. ”-
Non una parola di più, non ce n’è bisogno. Mi abituo all’idea che quella sia solo un’illusione creata da lui, perché non tremo come prima. Anche se potessi farlo, non voglio muovermi. 
Preferisco rimanere sospeso e legato da quelle piante; potrei cadere.
Sono sicuro che anche se dovessi cadere, quelle braccia mi afferrerebbero. 
Eppure ha inventato questo scenario per puro divertimento, suo e forse addirittura mio.
Ora che lo guardo meglio, si è avvicinato a me, posso sentire il suo respiro. 
E’ inquietante. Ma le sue intenzioni non sono più nascoste a me. 
Nel frattempo vedo trasformarsi il paesaggio, il cielo si spegne, l’immaginario pennello aggiunge colore passandolo con poca precisione: è notte. 
E’ una notte bellissima, con migliaia di stelle, illuminata dalla luna calante che è complice.
Le stelle sono così grandi e stereotipate, che mi sembra di poterle toccare.
Allungo un braccio per afferrarne una, prontamente viene bloccato dalla mano dell’italiano.
I fiori galleggiano sempre più in alto, sono fiori di loto, rosei, i petali cadono nell’infinito pavimento invisibile di questa improbabile locazione.
Strano che non mi dica niente. 
“Siamo in un’altra delle tue illusioni, non è vero?”-
Vorrei dimenarmi, però non so con certezza se facendolo cambierebbe veramente qualcosa.
Le liane mi tengono saldamente e non potrei muovermi di un centimetro. 
Non mi risponde, piuttosto fa un’altra domanda.
“Pensi di essere qui da molto tempo?”
”No.”
“Dovresti saperlo, se questa fosse pura realtà.”-
Il mio intuito mi ha detto la cosa giusta, eppure perché continuo ad avere brividi che mi percorrono la schiena? Potrei non dirlo, m-ma sono terrorizzato.
“Non riesci ancora a dirlo, vero, Tsunayoshi Sawada? Pronuncia le tue ultime parole.”
Rumore di pioggia e in un baleno una tempesta di fiori e di acqua ci travolge. Questi ultimi appaiono come un vorticoso turbine che ci porta sempre più in alto, verso l’inesistente soffitto. 
Dovrei preoccuparmi delle parole appena pronunciate da Mukuro, invece come uno stupido mi sento felice di averlo incontrato di nuovo, dopo così tanto tempo. 
Anche se questo sogno dovesse finire male, anche se questo gioco di magia architettato da questo magnifico incantatore dovesse terminare con un orribile verità, non scapperò.
A questo punto lo vedo avvicinarsi, mi chiedo cosa voglia veramente da me, quella piacevole ma allo stesso tempo inspiegabile ansia di averlo vicino mi invade e la stessa paura si accende, nonostante il fuoco, in mezzo al bagnato della pioggia, difficilmente prende vita.
“Ma prima”-
Ecco, c’è dell’altro.  E’ ad un passo da me, mezzo, un quarto, un millimetro: mi divincolo, mi scanso, muovo le mie braccia in modo che mi possano liberare di lì.. 
Finché non mi accorgo che anche quelle sono tenute insieme dalle piante, sono prigioniero di un bacio incolore, ma dal sapore dell’acqua e del fuoco, che nel frattempo divampa attorno a noi, bruciando i fiori, bruciando le liane verdissime, bruciando i nostri abiti e i nostri capelli. 
Le sue labbra non si staccano dalle mie e mi sento avvolgere dalle fiamme proprio come tutto quello che è intorno a noi.
I miei piedi sono finalmente liberi: sto cadendo. 
Sto cadendo.
Lui è ancora lì, quel suo sorriso scema e lascia spazio ad un’espressione contrariata, quasi gli fosse scivolata di mano la situazione. Invece di cadere sale, sale, e ci allontaniamo. 
 
E’ diventato un puntino ai miei occhi, come io son diventato un puntino ai suoi.
 
”Ci rivedremo, non è vero, Mukuro?”
  
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