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Autore: CrHacker98    25/06/2012    0 recensioni
Dave, un ragazzino come tanti, deve stare per un po' con sua nonna in una cittadina campagnola. Incontra un altro ragazzo come lui che gli fa un regalo: un carillon. Solo che quell'oggetto nasconde molte più cose di quanto sembra, ma Dave se ne accorgerà molto presto.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Lies'
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Posò in camera il regalo e si accomodò su una sedia in legno. Tolse la carta nera e verde e trovò una scatola scura tutta intarsiata in avorio. Il disegno era un albero che aveva al posto delle foglie centinaia di minuscoli teschi perfettamente incisi. In basso a destra c’era un’altra incisione, stavolta in uno strano materiale traslucido rosso, una parola: Liar. “Sarà la casa produttrice” pensò facendo spallucce. Rigirò la scatolina nera tra le mani, osservandola stupito da tutti i punti.
- Un lavoro a dir poco perfetto. Non c’è neanche la più piccola imperfezione o scheggiatura. Era...bellissima. Poi notò che in realtà si poteva aprire ancora. Delicatamente sollevò il coperchio, e vi trovò dentro un carillon, di quelli antichi. Questo però era veramente diverso da tutti quelli che aveva visto finora. Era di un rosso fiammante, vitreo, che cambiava sfumatura a seconda della luce. Era così bello che sembrava quasi che dentro vi si agitasse qualcosa. Era di forma tondeggiante, rialzato in su sul coperchio. Qui c’era un rilievo nero rappresentante uno scheletro seduto contemplante. Lo fece uscire dalla scatola e lo guardò ancora più curioso. Ai lati erano disegnati invece dei diavoli, con sotto delle scritte in latino che non riuscì neanche a leggere. Stavolta ad una prima occhiata si accorse che anche il carillon si poteva aprire, ma quando ci provò non ci riuscì. Era come incollato, saldato fissamente. Lo guardò un’ultima volta, come affascinato dai colori rossi e neri che si alternavano, si mescolavano o si separavano di netto. Era la cosa più bella che avesse mai visto. Mise l’oggetto sul tavolo in modo che riuscisse a vederlo anche dal letto. Non voleva staccare gli occhi da quella meraviglia. Entrò in camera sua nonna, rimproverandolo di non essere sceso in cucina a pulire i piatti come lei gli aveva detto prima sull’uscio di casa. Dave sbuffò seccato e prima di uscire diede un’altra occhiata al suo tesoro.
 
-Allora? Come va?- gli chiese amichevole Alex tirando il pallone in aria e riprendendolo al volo. Dave era steso sul prato sfinito.
- Ho fatto i mestieri di casa fino ad adesso. Non mi sono fermato un solo nanosecondo per respirare. Credo che morirò di fatica...-
“ Oh, non di fatica...ehehe” pensò sorridendo Alex, tirando di nuovo il pallone in alto. Stavolta però sbagliò leggermente e la palla cadde sullo stomaco del rosso.
- Ufff...fai attenzione...- gli rispose Dave ridandogliela. Alex annuì grato e rincominciò a palleggiare.
- Ti è piaciuto il regalo?- chiese a bruciapelo. Dave sorrise.
- Da morire...Ma dove hai trovato una cosa come quella?- domandò curioso alzando la testa. Alex rise piano.
- Ad un mercatino delle pulci quando sono andato in Arabia -
- Sei andato in Arabia???- sbottò sorpreso Dave. Avrebbe tanto voluto andarci anche lui, adorava il deserto e il caldo secco, non quello umido che adesso lo stava uccidendo in quella maledetta cittadina campagnola. Che fortunato che era il suo amico. Chissà chi erano  suoi genitori, dovevano essere certo ricchi e potenti. Mise le braccia dietro alla testa, aspettando una brezza di vento che lo salvasse dall’afa. Alla fine anche Alex  smise di giocare a palla e si stese sull’erba. Un venticello fresco mosse piano di nuovo le fronde, facendole frusciare e sollevando in aria delle foglioline verdi, che caddero più in là.
- E’ molto bello qui in Estate. In Inverno è ancora meglio perché nevica- disse Alex per interrompere il silenzio.
- Davvero? Forte!- esclamò Dave. Alex annuì socchiudendo gli occhi.
- Amico, posso farti una domanda un po’ strana?- domandò titubante.  Il rosso annuì.
- Tu che ne pensi della morte...?- chiese infine il moro, chiudendo del tutto gli occhi. Dave fu molto sorpreso della domanda. Ci pensò un po’ su.
- Io credo che la morte sia quella cosa che ci aspetta dall’altra parte. Spero solo di non andare all’Inferno -rispose sorridendo.
- Molto semplicistica come versione- ammise Alex – Io credo che la morte sia qualcosa di bellissimo...-
- Eh? E perché mai?-
-Pensaci un attimo. Tutti i momenti che passiamo in vita non li trascorriamo vivendoli veramente. Solo all’ultimo, quando sfioriamo la morte, alla fine l’unico secondo che viviamo davvero è quello. Quando abbiamo paura di lei. Solo così possiamo morire sorridendo- rifletté Alex. Dave era colpito da quelle parole. Come poteva una persona pensare che la fine della vita fosse qualcosa di bello?
- Riflettici. E’ il culmine, l’atto finale della nostra vita, quello che vale di più. Prima di chiudere gli occhi per sempre, pensare a qualcosa di bello ed andarsene sorridendo. Non sarebbe bellissimo?- concluse aprendo gli occhi e guardando interrogativo il rosso. Dave ricambiò quello sguardo. Gli occhi di Alex erano verdi, ma erano anche tristi.
- Sono d’accordo- disse infine.
Si alzò seduto e guardò il tramonto. Il sole si era tinto di rosso e calava all’orizzonte. Il cielo era invece multicolore. Prima arancione, poi viola, poi blu chiaro fino al blu notte. Le nuvolette erano colorate di rosa. Così soffici volavano in aria, fino a quando la luce non scomparve. La luna sbucò dal nulla. Era a forma di falce. Che ironia, la falce gli ricordava la morte.
- Io devo andare...- disse alzandosi – Ho molte cose da fare...ciao- disse Dave dirigendosi verso casa. Il moro con un cenno della mano lo salutò a sua volta. Dave comparì nella casa cadente di sua nonna.
-  Del resto ho anch’io da fare...- sorrise Alex. I suoi occhi erano ora vivaci e luminosi, come quelli di un gatto...o di un serpente.



Commento dell'autrice
Ma da dove mi vengono fuori 'ste scemenze??? Si vede che non ho niente da fare. 
MA DOVE CAVOLO E' LO PSICANALISTA QUANDO SERVE!?!?!

   
 
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