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Autore: yuki    09/01/2007    2 recensioni
Continuazione di Io e te...One-shot dedicata alla mia migliore amica. Luna e Ale si ritroveranno,ma si riconosceranno?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ strano tornare qua, nella città in cui l’amore per Ale ha dato origine a Mirco

Io e te II parte

 

E’ strano tornare qua, nella città in cui l’amore per Ale ha dato origine a Mirco. Sono ormai passati cinque anni da quando sono andata via, quando a causa del lavoro di mia madre mi sono trasferita. Tanti ricordi ha questo posto, ricordi che mi riportano all’adolescenza, quando per la prima, e ultima, volta sono riuscita a fare l’amore con un ragazzo. Dopo la storia con Ale non ho più avuto storie. Ho vissuto solo per mio figlio, beh…nostro figlio. Ma se sono tornata qua, io che mi ero ripromessa di non farlo perché avrei sofferto, è solo perché mia madre, nel testamento, mi aveva lasciato quella casa dove abbiamo vissuto per qualche mese e, visto che le mie finanze sono povere, ho deciso di ritornare, anche se questo comporta l’apertura di molte ferite.

Mami, vieni qua!” Mio figlio mi chiama; appena aperta la porta si è infilato in casa per osservare e distruggere tutto…la voce viene dalla mia vecchia camera. E’ rimasta come l’avevo lasciata tanti anni fa. Mia madre deve avere continuato a pagare qualcuno affinché si occupasse della casa; probabilmente,sapendo i rischi del suo lavoro, l’ha fatto per me…Certo, non poteva mai sapere che avrei abitato in questa casa con suo nipote. Beh, non l’avrei mai immaginato neppure io!”

Mami, voglio questa stanza! Ma perché piangi?”La foto fatta qualche anno fa ha ancora il suo posto vicino a letto. Un ragazzo con aria da secchione e una ragazza punk sorridono mangiando un gelato. Riesco a sorridere ripensando a quello che è successo quel giorno…

 

Ale, ho fame!”

“E quando mai!” disse il giovane in sottofondo, con voce tanto bassa da non farlo sentire alla ragazza che aveva accanto, una giovane con i pantaloni a zampa di elefante, un maglione aderente nero, qualche borchia qua e là e i capelli viola.

Ale ho fame!”

“…” Nessuna risposta.

Ale, ho fame!”

“…”

“ALE!” urla esasperata,richiamando l’attenzione dei passanti.

Ale, ok, va bene, ho capito che non ti piacciono i miei capelli viola, ma non mi sembra necessario fare così. Avrò il diritto di fare quello che voglio no?”

Il ragazzo la ignorò e la giovane cominciò ad irritarsi.

Ale, caxxo!Non capisco perché mi devi impedire di fare ciò che voglio! Non lo fa neppure mia madre! Ma soprattutto non capisco più me stessa: non capisco perché non sopporto vedermi ignorata da te e perché farei qualunque cosa pur di vederti sorridere.” E corse via…

 

Mami! Ho fame…”

Sorrido sia alla vista del viso di quel bimbo che la vita mi ha donato, sia perché il mio pensiero è ancora verso quel ricordo. Alla fine Alessandro mi aveva rincorsa per chiedermi scusa e mi aveva offerto il gelato, ma io il giorno dopo ero andata a scuola con i capelli neri.

Mentre mangiamo in silenzio, troppo occupati dal cibo, mio figlio mi fa la domanda che aspettavo da tempo. “Mami, ma papà è quei?” E’ un bambino molto intelligente. Beh, dopotutto è mio figlio…”Non lo so, ma credo di si.” “E perché non lo cerchiamo?” “Perché lui non sa di te, ed è giusto così. E’ ancora troppo giovane.” “Ma anche tu lo sei…” “Si, ma non è ancora il momento per cercarlo. Un giorno arriverà. Su finiamo di mangiare.” Terminata la cena, lo prendo per mano, lo metto a letto e mi dirigo verso la soffitta. Riapro un vecchio baule e ci trovo il mio vecchio quadernino che ho lasciato qui perché tenevo troppi ricordi. Mi si mostrano davanti pagine ingiallite, pezzi della mia vita ormai passata. Lo  sfoglio piangendo e ridendo. Questo era il quaderno mio e di Ale. Scrivevamo tutti i nostri pensieri e le nostre conversazioni.

 

“Che fai?”

“Tento di seguire.”

“Ma che secchione che sei. Hai dei buoni voti, che vuoi di più?”

“Li avrei più alti se tu non fossi così rompiscatole”

“Preferiresti i voti alti a me?”

“Sinceramente?” La guarda “Si!”

“Va bene, allora sto zitta.”

“…”

“…”

“Basta, non ce la faccio più a stare zitta!”

“E ti pareva…”

“Dai lo so che ti preoccupi se non parlo”

“Veramente sono più felice!”

Gli tiene il muso.

Lui le passa il braccio dietro il bacino e l’abbraccia. La bacia sulla guancia. “Dai scusa.”

“No!”

“Si!”

“No!”

“Vedi che mi taglio e ti faccio vedere il sangue”

“Sporco ricattatore.” E subito scoppiarono in una fragorosa risata.

 

Piango. Lascio andare tutte quelle lacrime che per troppo tempo avevo trattenuto. Non avrei voluto che fosse andata così. Quando avevo saputo di essere rimasta incinta volevo chiamarlo, ma non avrebbe avuto senso. Io sarei stata per troppo tempo dall’altra parte del mondo e lui era troppo giovane per occuparsi del bambino. Ma adesso devo dimenticare.

Presto arriva l’indomani. E’ il primo giorno di scuola per mio figlio. Ci alziamo presto perché entrambi siamo dei ritardatari cronici. Per un pelo arriviamo puntuali a scuola. Lì ad attenderci un ragazzo che deve avere più o meno la mia età.

Mi porge la mano. “Piacere. Sono Alessandro Marchesi, assistente del maestro Francesco, l’insegnate di suo figlio. Può lasciarmi il bambino e lei può andare.

‘Marchesi? Alessandro? Caxxo, non può essere lui. Non ci credo. Alessandro? Il mio Alessandro? No devo stare calma, non posso farmi scappare qualcosa. Fortunatamente Mirco porta il cognome di mia madre. Ma io devo cambiare cognome, se no…’

“Piacere Luna” Lui mi guarda stranito. Forse ha capito…

“Beh, io adesso vado e porto suo figlio in classe. Mi ha fatto piacere conoscerla.”

“Anche a me. Ciao Mirco.”

Mi dirigo distrattamente verso la porta e non mi accorgo del chiodo che sporge così la mia mano ci va a finire dritta dritta. E io ho paura del sangue…

Ahhh!”

Lo so, non è normale urlare come una dannata per un po’ di sangue, ma io ho proprio terrore. Alessandro corre subito verso di me temendo che la cosa sia più grave del previsto. Ma quando mi prende la mano io mi allontano.

“No scusa se ho urlato così, ma non è niente di grave.

Lui insiste e vedendo che il taglio è piuttosto profondo mi porta all’ospedale. Lì mi danno 5 punti. Alla mano…di nuovo…

Come al solito durante la cucitura ho praticamente spappolato la mano a quello che anche se per poco è stato il mio ragazzo.

Quando usciamo fuori dall’edificio io non riesco a guardarlo negli occhi. Sono sicuramente rossa e comunque non riuscirei a sostenere il suo sguardo. E’ lui a rompere il silenzio.

“Sai, quando eravamo lì ho come avuto un deja-vu. Anni fa ho accompagnato quella che dopo è diventata la mia ragazza all’ospedale e ha reagito allo stesso modo tuo. E in più portava il tuo stesso nome, che non è comune, ma soprattutto aveva una paura tremenda del sangue.

Mi mette le mani sulle spalle e mi mette con le spalle al muro. Io cerco di tenere il suo sguardo e di parlare, ma il risultato non è molto soddisfacente.

“Scusa, ma io non ti ho mai visto.”

“Luna, non dire caxxate. Non ci vediamo da anni, è vero, ma non credo di non sapere riconoscere la donna che amo.

Spalanco gli occhi. Sbaglio o ha usato il presente?

Si ti amo, ti aspetto da anni. Da quando sei sparita ti ho cercata, ma non ti ho mai dimenticata. Speravo di incontrarti qui, un giorno. Ma a quanto pare tu hai già una famiglia. Mirco è tuo figlio?”

Scuoto la testa. “No, è nostro figlio. Per questo non sono tornata, non volevo complicarti la vita. Tu devi essere libero.”

Mi prende le mani e mi bacia con passione. “No, io voglio vivere con te.” Provo a parlare, ma lui mi mette un dito sulle labbra. “E non mi interessa ciò che dirai. Io ti amo, come ti ho sempre amato. E voglio vivere con te e …con nostro figlio.

Non ci credo. Non credevo che sarebbe andata così. Sta andando meglio di come pensavo. Ci baciamo e finalmente io ritrovo la felicità che avevo perso. Insieme, mano nella mano, ci dirigiamo verso la scuola dove è Mirco. E’ giusto presentargli suo padre.

“Ciao amore mio.” Mirco mi salta addosso. Guarda incuriosito Ale.

“Ciao Mirco, io sono Ale.”

“Ciao Ale.”

Mami andiamo? E Ale può venire con noi?”

“Beh, prima Mirco ti devo dire una cosa. Ale è il tuo papà.”

“L’avevo capito, ma tu mami, non hai voglia di parlare di papà”

“Beh adesso è qui, e starà con noi per sempre vero?” Lo guardo. Ho ancora paura di non fare la cosa giusta, ho anche paura di ferire Mirco, ma se non sto con Ale, morirò, non ce la farei a resistere. E poi so per certo che andrà bene. Siamo io, lui e il mio piccolo Mirco.

  
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