25/06/2012
5 recensioniNiente è più misero eppur più superbo dell'uomo."
- Plinio il Vecchio -
- Plinio il Vecchio -
Tombe vuote
"Non voglio morire."
Una supplica, una resa incondizionata, la risata vuota di una carnefice.
"Non voglio morire."
L'avevi urlato, graffiandoti la gola con i rimasugli del tuo ego, rigettando un bolo nerastro di sangue e dignità.
"NO!"
Avevi incrociato gli occhi di Ryuk, leggendovi un nulla desolato e desolante, la spietata legge a cui avevi piegato uomini e dèi.
"No..." eri riuscito a mormorare esangue, prima di crollare al suolo.
Inerte, debole.
Sconfitto.
È una pupilla contratta e delirante quella con cui fissi Misa, artigliandole il braccio.
Ti restituisce un sorriso autentico, il dolore l'umido in cui ha imbevuto il suo desiderio.
Era bella Misa Amane.
Ti adorava con la forza dei martiri e ti amava con la protervia di una donna.
Si era consegnata a te con l'animo vuoto e le labbra piene di promesse, al collo una catena durissima e infrangibile.
Pareva vetro e miele quella femmina, salvo poi scoprirsi tenace come l'acciaio.
"Light..."
Aveva cercato il tuo volto in una carezza, trovandolo asciutto di sentimenti e calore.
Ormai giunto alla fine di una paradossale conta, ti eri scansato, lasciandola scivolare sul divano.
"Fai quello che ti dico, Misa."
Non avevi mai avuto cura di lei.
Non ti eri mai accorto delle sue lacrime, della sua sofferenza che, come acido, corrodevano una storia già combusta.
Vittima e preda, ne avevi saggiato la carne così spesso da non sapere più quanti brani le mancassero.
Tra quelle cosce, tese e dischiuse, avevi trovato l'abbandono di chi è affogato in te talmente a fondo da non aver più identità, volontà.
Speranza.
"Non voglio vivere in un mondo senza Light. Non voglio."
Tossisci, nebulizzando nell'aere plasma e illusioni.
È un grido agonico quello con cui la richiami indietro, troppo tardi.
È il singulto disperato e disperante con cui evochi un potere di morte ormai perduto.
"Qual...qualcuno...qualcuno li uccida!"
E al tuo cuore mancò il primo battito.
È leggero Ryuuzaki quando ti cade tra le braccia, una bambola di pezza a cui hanno divelto futuro e orgoglio.
Ti cerca gli occhi con gli occhi, trovandovi solo la vorace fame predatoria di un assassino.
In quell'orbita, ormai cieca, giace una domanda che ha, finalmente, trovato risposta.
Stiri le labbra in un sorriso osceno, tetro: quasi una tagliola.
Ryuuzaki è morto.
Lunga vita a Kira.
Puoi sentirli.
Sono rostri roventi che ti sferzano le membra, sguardi pentiti, accusatori, basiti, feriti.
Tenti di rialzarti, ma sono le gambe a cederti, allegoria di un sogno infranto.
- Perché non capite? Perchè?- un pensiero, più simile all'apologia della bestia che a una vera domanda.
Hai strappato vite intere, schiacciandole sotto l'inchiostro di una penna che ti ha spremuto il cuore, l'anima.
Sei fiamma, Light Yagami.
Sei un rogo annichilente e famelico, che ha distrutto ancor prima di creare.
Era già cenere Kiyomi, anche mentre bruciava tra maglie di un tuo bacio.
Era già polvere e macerie tuo padre, persino mentre sceglieva di crederti, di amarti.
Tum tum.
Sotto la tua pelle, il battito furioso di un cuore che ti ha condannato.
Un cuore che sta vomitando i suoi ultimi grani.
Fissi un cielo prossimo al crepuscolo, tra i cirri violacei del tramonto un sole suicida e bellissimo.
"Ha fatto male?"
"Un poco."
"Non mi scuserò di certo."
"Non mi aspettavo altro dal Re del nuovo mondo."
Cogli l'ironia di quell'affermazione, ma non ti curi di rispondere, squadrando la figura alle tue spalle.
"Potevi almeno farmi finire la torta."
"Tu non esisti."
"Nemmeno tu...Kira."
Ti alzi di scatto, contemplando i suoi occhi, ossidiana purissima.
"Io governo questo mondo, Ryuuzaki. Come puoi dire il contrario? Io decido chi vive e chi muore."
Ciondola sulle lunghe gambe, inclinando il capo e avvicinandosi.
"Kira è un'illusione, Light. Una chimera di ossa e fumo. Tu non decidi: LUI decide."
Un sorriso teso si fa strada tra le tue labbra socchiuse.
"Ti sbagli."
Le parole suonano sicure, ma nella tua iride dorata si riflette il baluginio spaventoso della paura.
Ryuuzaki, diafano e sfacciato, ti omaggia con un ultimo sorriso.
E' una notte brumosa quella in cui dipingi il tuo fallimento, schierando soldati stanchi e mosse già conosciute.
E' una notte che ha ancora il suo odore, che possiede lo sguardo apatico di chi ha sacrificato tutto e di chi non ha più sangue da versare.
Sullo schermo del computer, due volti che paiono gemelli, figli prediletti di un utero che saprà toglierti quei natali tanto agognati.
"Morirai, Kira."
Ti volti, latrando una risposta che puzza di predestinazione e titubante sicurezza.
Non c'è nulla ad ascoltarti, neppure il viso scavato di chi ti ha smembrato e conosciuto davvero.
Forse, non c'è mai stato.
È un rombo divorante, a cui segue un'esplosione straziante.
Tum tum
Sgrani battiti come fossero petali di un fiore sgualcito, preghiere a un dio che ha appena vergato la tua fine.
"Non voglio morire!"
Avrebbe dovuto essere un grido, l'impetuoso comandare di un sovrano, ma pareva più il quieto e tragico borbottio di un morente.
In un ultimo spasmo, rovesci la testa all'indietro, picchiandola contro il cemento dell'impiantito.
Quando il tuo cuore si arresta, snervato e mutato, è la bestia a essere dominata.
Tra le dita sottili e pallide - così belle da essere adorate - un destino che si era condensato in pochi attimi, impastoiandoti nel tuo stesso ego.
A terra, nel sangue prosciugato di un dio, un ragazzo che aveva solo voluto cambiare il mondo.
"Quindi...se scrivo un nome su questo quaderno, quella persona muore?"
"Sì." ti aveva risposto lo shinigami addentando una mela "Esatto."
Ti hanno amato in tanti, Light Yagami.
Ti ha amato Misa, la cui vita si è spenta sulle tue labbra.
Ti ha amato Kiyomi, che ha creduto in te fino a morirne.
Ti ha amato un popolo alla deriva, a cui hai restituito un'alba plausibile.
Eppure, non è bastato.
"Creerò un mondo di giusti e buoni. Di probi e salvatori. I malvagi saranno puniti. Io sarò la Giustizia. Io sarò Dio."
Guardati ora, Light Yagami.
Guardati e dimmi cosa vedi.
Piange Misa, perché il dolore non si chiede e non si vuole, eppure lui risponde comunque.
Piange, abbeverando con quel sale entrambi.
Abbraccia una tomba vuota, al cielo le mani di un'assassina che è stata felice di esserlo.
"Non mi importa del mondo. Per me, l'unica cosa che conti davvero è Light."
Lo senti, Light Yagami?
Ti ammazza il coraggio nel petto e ti scarnifica la voce.
Sotto i tuoi polpastrelli il sangue - il tuo sangue - si sta raffreddando.
Tra le tue costole, un cuore che ha smesso di battere.
È davvero questa la morte, Light?
Davanti ai tuoi occhi, opachi e liquidi, risuona l'ultimo rintocco di un evo estinto.
Sul tuo palato, il fiele della sconfitta.
Nel tuo cuore, il vuoto assordante di mille silenzi.
Lo senti, Light Yagami?
Sì, lo senti.
Ha la consistenza di una piaga e il lezzo della ferita infetta.
Si chiama dolore.
E il tuo, di dolore, aveva davvero cambiato un mondo.