Akal mai uhd saj yrko mlia
Fujun droju syrv gix zed
Mad pluium sdyre masoi

 

Con un sospiro, Blaine Anderson accarezzò i solchi nel nero tufo che aveva appena fatto; un sorriso gli arricciò le labbra, poi ripeté a bassa voce quelle parole: la sua eredità. Era stato suo padre Connor ad insegnargliele sul letto di morte e gli aveva fatto promettere di non usarle mai, se non in assoluta necessità. Gli aveva anche spiegato come usarle:
“Ricorda: devi inciderle sulla pietra nera.- aveva cominciato, tossendo forte -  Non importa quale, ma deve essere nera. Che siano più chiare possibili. Poi, puoi procedere con il sacrificio: devi ricoprirle di oro fuso. Quando si sarà freddato, pungiti il dito indice della mano sinistra con un oggetto appuntito; qualsiasi materiale andrà bene, tranne l’argento! Ricorda, niente argento! Infine, recita le parole mentre il tuo sangue scivola via. Tutti i tuoi desideri si avvereranno, figlio mio, te lo prometto…”

E Blaine ora aveva un unico desiderio: che tutti a Lima sapessero che lui era in grado di fare cose meravigliose, che era un grande architetto, che avrebbe costruito il più bell’acquedotto del mondo! Ma quando aveva presentato il suo progetto i più anziani e i più esperti si erano presi gioco di lui chiamandolo ‘ragazzino incapace’ e avevano riso di lui.
Una rabbia folle e omicida si era impadronita di Blaine: voleva fargliela pagare. Voleva che tutti loro pagassero con il sangue l’affronto che gli era stato fatto! Per questo, quello stesso pomeriggio, si era chiuso nella sua casetta; aveva sbarrato le finestre e la porta, solo una piccola candela smozzicata ad illuminare l’ambiente. Aveva recuperato il tufo da una cava e aveva inciso le parole.
Era pronto, era sicuro.

L’oro, appena fuso, sembrava quasi ribollire; cercando di proteggersi dagli schizzi e dal calore eccessivo, versò il metallo incandescente nei solchi. Brillava alla luce della candela.
Con un sorriso soddisfatto, aspettò che il metallo si raffreddasse. Quando fu della temperatura adatta, si punse il dito con un oggettino di ferro lasciando cadere delle goccioline di sangue sulle lettere iridescenti e pronunciò quelle parole ad alta voce. «Akal mai uhd saj yrko mlia Fujun droju syrv gix zed Mad pluium sdyre masoi!»

Le imposte delle finestre si spalancarono per l’improvviso vento gelido che cominciò a soffiare, la candela si spense; Blaine, terrorizzato, si allontanò dalla pietra. Volse il suo sguardo alla finestra e si accorse che era il crepuscolo: era rimasto chiuso in casa per tutto il giorno.
Il suo respiro accelerò, come anche il battito del suo cuore; i minuti passavano lenti e rendevano sempre più scura la luce che entrava dalla finestra. Ormai il rumore del sangue che pompava forte nelle sue vene aveva sovrastato ogni cosa.

Un improvviso bagliore rosso lo fece voltare di nuovo verso la pietra, spaventato: era il suo sangue. Il suo sangue brillava di una luce rossa così forte da illuminare la stanza. Era una luce strana, non naturale. Divina, se vogliamo.
Blaine osservò sconvolto la scena, mentre il suo cuore rischiava di esplodergli nel petto tanto batteva veloce. Poteva sentire la pressione del sangue persino nei suoi polsi, mentre altre goccioline cadevano lente dalla punta del suo dito. La testa gli doleva. Brividi gli attraversarono la schiena.
C’era qualcuno in quella stanza con lui. 





N.d.A.
Salve, miei cari. Sono tornata con una nuova storia! 
Piccolo avvertimento: come avrete potuto vedere dagli avvertimenti, questa storia sarà completamente OOC. Il protagonista, l'avrete capito da soli ormai, è Blaine ed è totalmente OOC, come anche gli altri personaggi. Il rating è giallo, ma potrebbe subire delle variazioni. In quel caso, vi avvertirò all'inizio del capitolo. 
Quasi dimenticavo, diversamente dalle mie solite storie, questa non è una Klaine: non fatevi ingannare dalla presenza di "Kurt Hummel" tra i personaggi. 

Niente, spero vi piaccia :)
A presto,
Al <3