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Autore: sunshine_S    25/06/2012    4 recensioni
Una breve one-shot su una delle mie coppie preferite. Perchè io credo che loro siano destinati, credo che non si sarebbero mai potuti separare e specialmente credo che abbiano avuto bisogno di un lieto fine e questo è il mio lieto fine.
"L'aveva amato, o almeno c'aveva provato, ma mai nessuno le aveva fatto battere il cuore come lui.
Il suo futuro marito."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lexie Grey, Mark Sloan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Un fievole raggio di sole penetrò scaltro tra le piccole fessure della serranda della calda camera di casa Grey. Lexie quella notte si era rigirata più volte tra le lenzuola del letto, colta da una marea di pensieri, dalle preoccupazioni per il giorno imminente, ma specialmente a causa della forte afa che quei giorni era diventata protagonista della città di Seattle. Era stata costretta a dire addio al 'sonno di bellezza' a cui tanto teneva la sua amica April, anzi quella notte non aveva fatto altro che marcare maggiormente le occhiaie violacee reduci di innumerevoli notti in bianco passate in ospedale a caccia di qualche intervento curioso a cui partecipare. Quella notte aveva maledetto quella stupida gara indetta dai suoi colleghi specializzandi, aveva maledetto gli orari straordinari a riempire le cartelle della Yang e le nottate di troppo passate nella stanzetta del medico di guardia insieme a Mark.
Mark, il suo Mark Sloane, il suo dottor Bollore.
Uno dei chirurghi più ambiti dall'intero ospedale, dalle infermierie alle più semplici pazienti, ognuni donna, - o uomo omosessuale che sia- , aveva avuto al centro delle proprie fantasie sessuali il sensuale ed ammaliante Dottor Sloane.
Lexie era sempre stata una persona piuttosto introversa, terribilmente timida ed eccessivamente modesta, ma nonostante questo le era sempre piaciuto credere di essere stata l'unica donna ad aver raggiunto il glaciale cuore di Mark Sloane, di avergli fatto perdere il senno e la ragione costringendolo a non vedere più nessun altra all'infuori della sua piccola Grey, era stata l'unica capace a comprendere ogni sua preoccupazione e necessità, ogni sentimento celato, a leggergli gli occhi e l'animo, a fargli credere nell'esistenza di un 'noi' e di una persona da vivere ed amare all'infuori di se stesso.
Lexie gli aveva insegnato il verbo amare, gli aveva aperto gli occhi mostrandogli l'aridità del sesso e le mille sfumature dell'amore.
Un improvviso e fastidioso rumore, che avrebbe tranquillamente potuto paragonare al violento suono di una motosega, la fece sobbalzare costringendola a mettere in stand by il proprio cervello.
Meredith riposava tranquillamente dal lato opposto del letto a due piazze; i capelli biondi le riacadevano quasi perfetti lungo le gote, ricadendo leggermente sui seni, la piccola mano poggiata sul torace, il viso tranquillo e rilassato. Anche Zola riposava silenziosamente all'interno della propria culetta, emettendo di tanto in tanto dei dolci sospiri.
Sua sorella russò nuovamente, rischiando di farla spaventare nuovamente. Lexie sorrise tra se e se, infondo Derek l'aveva avvisata la sera prima, le aveva nascosto anche i tappi per le orecchie all'interno della federa del cuscino, ma la piccola Grey aveva deciso di non usarli. Era la prima notte che dormiva insieme a Meredith, nello stesso letto, abbracciate come delle vere sorelle. Avevano parlato fino a notte fonda, aveva riso, gioito e scherzato ed insieme avevano anche pianto, forse per la tristezza, forse per la gioia.
Le era piaciuto osservarla dormire quella notte durante quelle ore insonni. L'aveva osservata come mai in vita sua, aveva visto finalmente sua sorella, aveva visto il proprio sorriso rispecchiarsi nel suo, erano state per la prima volta semplicemente Lexie e Meredith.
Solo dopo qualche minuto pensò che sarebbe stato inutile continuare a rigirarsi senza sosta tra le lenzuola, così uscì cautamente dalla stanza chiudendo deliatamente la porta alle proprie spalle.
Passò di fronte alla camera di Karev, la porta leggermente aperta le permise di osservarlo risposare tranquillamente nel piccolo letto ad una piazza, forse per la prima volta da solo dopo chissà quanto tempo. Le sembrava quasi un bambino, ragnicchiato e con entrambe le mani congiunte e posate al di sotto del viso. Ricordava perfettamente quanto adorasse vederlo dormire quando erano insieme. Riusciva a vedere un Alex Karev diverso, il bambino racchiuso in lui, quello che purtroppo era cresciuto troppo in fretta, quello che forse il tempo per esistere non l'aveva proprio avuto.
L'aveva amato, o almeno c'aveva provato, ma mai nessuno le aveva fatto battere il cuore come lui.
Il suo futuro marito.
Percorse con lentezza le scale finche non arrivò al di fuori del piccolo cortile di casa Grey, godendosi la leggera brezza che tentava di raffreddare quelle calde giornate di Luglio. Forse non era stata una buona idea sposarsi in giornate così calde, pensò. Forse avrebbe rischiato di soffocare in quell'enorme abito bianco.
Le tremarono improvvisamente le mani non appena l'immagine di Mark in smoking a sorriderle all'altare fece capolino nella sua mente. Avvertì immediatamente i piccoli occhi scuri pizzicarle dall'emozione, sarebbe potuto scoppiare a piangere da un momento all'altro mentre riaffioravano tutti i ricordi passati con il suo lui, l'amore della sua vita.
Erano stati sperati per un tempo quasi infinito, avevano rischiato di perdersi del tutto, si erano lasciati andare entrambi tra braccia sbagliate, avevano creduto di dimenticarsi, che esistesse realmente la possibilità di vivere un altro amore. Ma Lexie l'aveva sempre saputo. L'aveva saputo con Karev, con Hevery, che nessuno l'avrebbe fatta sentire unica come aveva fatto Mark, ma questo anche il dottor bollore lo sapeva perfettamente.
Si era fatta cullare per troppo tempo dal profumo sbagliato, fatta ammaliare da un paio di occhi che non le riuscivano a comunicare nulla, baciata da labbra che erano vogliose solamente di lei e del suo corpo, non della sua anima, non del suo cuore, non di Lexie.
Per un attimo le parve quasi di avere dinnanzi l'immagine di quel giorno che tanto l'attendeva. Le sembrava già di vedere attenderla all'arcata Mark in compagnia dei due testimoni Derek e Meredith, la Bailey con Webber in primissima fila, lo sguardo accondiscendente e severo di Cristina Yang, che col tempo le era diventato amico, seguito dal sorriso sornione di suo marito di fianco. L'espressione seria e cupa di Alek, travolto magari da un turbine di pensieri e ricordi, ma sapeva che le avrebbe mostrato un sorriso sghembo ed amico. Avrebbe visto i sorrisi gioiosi di Callie ed Arizona che stringevano tra le braccia la piccola Sofia ed era convinta che la Robinson sarebbe scoppiata a piangere non appena avrebbe visto Lexie entrare vestita di bianco accompagnata dal proprio padre ed era convinta che anche Callie avrebbe provato a nascondere le lacrime di gioia quando si sarebbe resa conto che il suo migliore amico poteva finalmente essere definito un vero uomo.
Dio solo sa quanto le sarebbe piaciuto vedere anche George O'Malley in mezzo a quei sorrisi, avrebbe fatto di tutto, donato anche l'anima forse, per riconoscere quel bellissimo paio di occhi azzurri così intensi e vivi, così maledettamente amorevoli ed apprensivi, per stringerlo tra le braccia e farsi cullare dalle sue dolci parole, quelle che solo George riusciva a trovare.
Si scacciò tristemente una lacrima scappata troppo velocemente dal proprio occhio e tenne fisso il proprio sguardo sullo spettacolo che aveva di fronte. Il sole stava sorgendo lentamente da dietro gli enormi grattaceli di Seattle e man mano la leggera brezza diminuiva, sino a scomparire del tutto.
Lexie non faceva altro che pensare a quel pomeriggio fin troppo vicino, non vedeva l'ora di rincontrare quei piccoli occhi chiari e le sottili labbra che da sempre le avevano fatto perdere la testa. Fino a quel momento si era domandata come fosse possibile amare così tanto una persona, tanto da rendersi conto di aver superato ogni limite e confine, sentire la mancanza della tua persona così tanto da mozzarti il fiato, da sentirti incompleta senza la sua presenza, un amore così forte capace di squarciarti il petto, tanto che ti fa realmente male.
Con Mark era stata amata per la prima volta, era stata amata come mai in vita sua, un amore che neanche i suoi genitori erano stati capaci di darle. Le aveva riscaldato l'anima ed il cuore a cui aveva permesso di battere per una reale ragione, le aveva dato una ragione di vita, aveva dato uno scopo a tutti gli organi del suo corpo, le aveva dato la chance di comprendere quale fosse il suo posto del mondo.
Ed era proprio lì insieme a lui, al suo fianco.
E lo capì quando lo ebbe proprio in quel momento, di fronte a lui, gli occhi leggermente rossicci forse per la nottata passata in bianco, le labbra leggrmente serrate, i capelli mossi dalla leggera brezza di vento, la barbetta piuttosto incolta che amava tanto farsi passare tra le sottili dita. Aveva entrambe le mani nelle tasche del solito giubbotto in pelle nera ed era di fronte a lei senza capacità quasi di respirare.
Derek sorrise ad entrambi con fare quasi paterno prima di posare gli occhi blu sulla piccola figura di Lexie, poi su quella di Mark. Gli battè più volte una pacca sulla spalla come per dargli la forza per fare qualcosa, poi li abbandonò entrambi rinchiudendosi all'interno del suo nido d'amore.
-M-Mark..- Aveva fatto persino fatica a cacciare la propria voce, aveva tentanto di utilizzare al massimo le proprie corde vocali, ma era fuoriuscito solamente un patetico ed impaurito sussurro. Mark non le aveva neanche risposto, aveva deglutito rumorosamente rendendosi conto troppo tardi che la sua salivazione si era ormai interrotta da diverse ore. Avvertiva la stessa paura di Lexie divorargli le membra insieme all'ansia che aveva di viverla, finalmente per sempre.
Finche morte non vi separi.
Aveva addirittura avvertito le gambe cedergli da un momento all'altro, fu praticamente costretto a sedersi accanto a lei, non avrebbe desiderato per nessuna ragione al mondo svenire di fronte a lei, la sua futura moglie. Era sempre stato forte, coraggioso e in quel momento sarebbe stato costretto a continuare ad esserlo.
-Sono uno stronzo.- Disse improvvisamente senza neanche guardarla negli occhi. -Questa è sempre stata la mia etichetta. Sono sempre stato riconosciuto come uno stronzo, un donnaiolo, una puttana. Non ho mai conosciuto una donna che non abbia mai pensato una cosa del genere nei miei riguardi, mai nessuno ha creduto che io potessi essere un uomo con dei valolri, con dei criteri, con dei progetti e dei sogni. Tutti mi hanno sempre etichettato, ma tu no Lexie Grey..-
Solo in quel momento riuscì a trovare la forza ed il coraggio di immergere i propri piccoli occhi in quelli del suo grande amore, che tremava emozionata a pochi centimentri da lui. Gli stringeva il braccio cercando di non mostrarsi debole come ogni volta, cercava in lui la forza che lo aveva sempre contraddistinto, ma neanche Mark sapeva più dov'era. In quel momento era debole proprio come lei, logorato da quell'ansia di viverla all'istante.
-Tu mi hai sempre guardato con occhi diversi, sin dal primo momento. Mi hai guardato con ammirazione, sin dal primo momento hai visto in me il talentuoso chirurgo che sono, sei stata rapita dalle mie mani per come stringevano il bisturi, non per come sapessero giostrarsi dentro di te. Ti sei fatta ammaliare dal mio sguardo concentrato e vivo, quello che ho solamente quando opero e non dallo sguardo sornione ed ammaliante che ho offerto all'intero universo femminile. Hai capito quanto fosse intrigante la mia voce quanto freddamente ti costringevo a portarmi del caffè in ospedale e non quando ti corteggiavo con falsi complimenti. Hai capito sin dal primo momento chi fossi e sei stata l'unica Lexie, perchè prima di te neanche io l'avevo mai capito.-
Prese leggermente fiato chiudendo appena gli occhi, quando li riaprì osservo le lacrime salate ed amare inumidire l'intero volto della sua piccola Grey. Le prese il viso tra le mani scacciando via quelle poche lacrime che le erano rimaste osservando un tenero sorriso farsi spazio.
-Tu mi hai fatto nascere piccola Grey, mi hai fatto vivere per la prima volta come un vero uomo e non come lo stronzo donnaiolo che ero stato da sempre e anche quando sono stato uno stronzo con te, tu hai continuato a credere in quello che vedevi, hai continuato a credere in Mark Sloane come uomo, come persona..-
In quel momento Mark avvertì i propri occhi inumidirsi poco a poco, tanto da non rendere neanche più nitidia l'immagine che aveva davanti. Cercò di ricacciare le lacrime, ma quella poca forza che gli era rimasta non gliel'avrebbe di certo permesso. Si era mostrato ancora una volta come uomo, come persona e solamente grazie a lei.
Anche la voce gli sembrò mancare, ma doveva parlarle, doveva dirle quello che sentiva, doveva spogliarsi completamente davanti a lei.
-In molte mi hanno liberato dai miei vesiti, ma solamente tu sei stata capace di svestirmi completamente, di vedermi in tutta la mia nudità. Per tutta una vita mi sono chiesto cosa significasse amare per davvero, per tutta una vita ho pensato di non poter essere capace, di non meritare una cosa del genere, ma poi sei arrivata tu e mi hai chiesto di insegnarti,in realtà sei stata tu ad insegnarmi piccola Grey, ad insegnarmi ad amare, a capire gli altri e ad essere uomo. Se sono qui è grazie a te, se sono ancora in vita su questa Terra è grazie a te..-
Assaporò le lacrime che gli scendevano lungo le guance, avvertendo quanto fossero terribilmente salate. Aveva dimenticato che sapore avessero, aveva dimenticato la sensazione di scacciarle via con un gesto secco della lingua e farle proprie, aveva semplicemente dimenticato cosa volesse dire sputar via le proprie emozioni.
Lexie tirò rumorosamente su con il naso risvegliandolo da ogni pensiero. Avvicinò un po' di più il proprio viso, mentre lei poggiò le mani sulle sue. Piangevano entrambi, insieme, come mai era successo prima. Le loro lacrime si confondevano tra di loro proprio come i respiri.
-E ti ringrazio Alexandra Caroline Grey..- sul viso di entrambi spuntò un sorriso divertito che fece d'intralcio alle lacrime restanti. -Ti ringrazio perchè mi hai reso una persona migliore e ti ringrazio perchè ti amo, ti amo come non ho mai fatto con nessuno al mondo.-
Fu solo in quel momento che Mark riuscì finalmente a posare le sue sottili labbra su quelle di Lexie, incastrandole tra le proprie, compiendo movimenti perfetti contemporaneamente, assaporando il dolce sapore simile allo zucchero di cui non avrebbe mai fatto a meno. Era stato da troppo tempo in astinenza, da troppo tempo avvertiva la voglia insana di morire per quelle labbra, di morire per lei e con lei, per viverla per l'eternità. Mark in quel momento pensò che forse non si erano mai baciati in quel modo, non aveva mai confuso il sapore dolce delle sue labbra con quello amaro delle loro lacrime, che insieme avevano creato un intruglio magico, intrigante.
Prima di separarsi da lei le morse appena le labbra, come era solito fare, e Lexie si passò leggermente una lingua su di esse inumidendole.
Non le diede neanche il tempo di ribattere o di riprendere fiato per sussurrargli tre semplici parole. Si alzò immediatamente riponendo le mani nelle tasche del giubbotto, camminando dritto verso il proprio appartamento dove avrebbe cercato di dormire almeno un paio d'ore, ma ormai era intriso dal profumo di Lexie, gli sembrava ancora di essere intrappolato dalla sua bocca, non avrebbe avuto la forza mentale per riposarsi.
Si voltò leggermente mostrandole appena il proprio profilo.
-Ci vediamo all'altare.- Le aveva sussurrato con fare ammaliante prima che riprendesse il lungo cammino verso il proprio appartamento.
Lexie era rimasta lì ad osservarla in silenzio, o almeno ci aveva provato. I singhiozzi erano talmente violenti e rumorosi che la spaventavano quasi ed il tremore delle mani era cominciato ad essere estenuante.
Cominciò a ridere, forse senza un apparente motivo, assaporando le lacrime che, senza sosta, le bagnavano il viso.
Sapeva più di ogni altra cosa perchè l'amava ed in quel momento gliel'aveva ricordato, le aveva ricordato come solo lei riuscisse a vedere la perfezione racchiusa in quei piccoli occhi, incastonata tra le sue sottili labbra.
In quel momento solo una certezza aveva, la voglia di cambiare il proprio cognome con il suo più di tutto il resto.
-Ti amo anche io Mark Sloane.- Si lasciò sfuggire quasi inerme, tra le labbra, mentre osservava l'immagine di suo marito confondersi tra le meraviglie della città di Seattle. 



NOTE DELL'AUTRICE.
Questa è una piccola one-shot che mi è venuta in mente guardando i primi episodi in cui nasce la bellissima storia d'amore tra questi due personaggi, che tra l'altro ho molto a cuore. Io credo che Shonda sia stata crudele, che Lexie e Mark meritavano entrambi una chance, una chanche per essere felici, per viversi. Spero vi sia piaciuta veramente, lasciatemi qualche recensione con critiche se vi va, mi farebbe davvero piacere :) 
 
   
 
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