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Autore: xla    25/06/2012    1 recensioni
-Cosa ti è saltato in mente? Ma, di più, cosa ti ho permesso di fare? –
E’ solo una questione di dettagli...
[Revenge]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: I My Chemical Romance, in questo caso, nello specifico, Gerard Way e Frank Iero, non mi appartengono. La storia è totalmente inventata, non scritta a scopo di lucro. Ed ogni cosa presente nella storia inerente o riferita a fatti o persone o azioni reali è totalmente causale.

Titolo: We are the kids from tomorrow
Fandom: My Chemical Romance
Autrice: xla
Beta: autobetata O.o
Pairing: Frank/Gerard
Rating: Giallo
Avvertimenti: Slash
Genere: Sentimentale, Malinconico
Intro: “-Cosa ti è saltato in mente? Ma, di più, cosa ti ho permesso di fare? –“ E’ solo una questione di dettagli [Revenge]
Note: Doveva essere tutt’altro però ci avevo preso la mano. Piccola storia di quattro capitoli. Ho preso spunto da un evento delizioso e poi la fantasia ha fatto il resto.
Buona lettura <3.
xo-xo

___________________________________

WE ARE THE KIDS FROM TOMORROW
Capitolo 1

Sembrava tutto un fottuto sogno, era tutto assolutamente esplosivo. Le serate sul palco, i ragazzini che gridavano le loro canzoni spingendosi a vicenda pur di avvicinarsi poco di più… tutto, dannatamente perfetto.
E Frank si sentiva carico come non mai ogni volta che prendeva in mano Pansy e, mentre Gee ipnotizzava il mondo con la sua voce, Bob dalla sua postazione controllava tutto- compreso se Frank gli si avvicinava troppo, pronto a salvare i suoi amati piatti o la propria persona, Ray era concentrato nel fare al meglio delle proprie capacità ogni singola canzone e Mikey… beh, Mikey era quell’isola serena che sosteneva l’animo di tutta la band.
Che cosa poteva andare storto? Forse sì, c’erano delle cose che sarebbe stato meglio che non ci fossero, però per quel che potevano, era meglio far finta che non ci fossero.
Quella sera stava andando tutto splendidamente, non c’è che dire!
Sicuramente Gerard avrebbe ricordato in altro modo quei momenti, però ehm, dettagli.
-Cosa ti è saltato in mente? Ma, di più, cosa ti ho permesso di fare? –
Frank sporse il labbro inferiore in un’espressione da cucciolino, sì, okay, si poteva risparmiare quel calcio al pacco dell’amico, però era davvero troppo preso dal concerto, dalla chitarra, dalla canzone, da quella sua fottuta voce.
-Non me ne sono accorto, Gee! –
Gerard si girò verso di lui mentre apriva la porta del tourbus, fissandolo con uno sguardo che trapassò Frank.
-Okay, ne ero perfettamente consapevole. Me ne sono accorto! Sapevo che eri lì! – gesticolò aprendo le braccia.
-Ma non mi dire… - ironizzò il moro – Ora te ne uscirai anche che era una cosa ai fini dello spettacolo! –
-No, non sono stronzo. Non così, stronzo, almeno… - cerco di trovare negli occhi di Gerard l’affermazione al fatto che non fosse una totale merda, che però non arrivò – Gee, io non so come- -
-Frank, basta. E’ successo prima e ed è già passato. – cercò di tagliare corto.
Il piccolo si mordicchiò il piercing, un po’ nervoso e intimidito da quell’atteggiamento. Non che avesse paura, non aveva problemi di nulla con nulla e nessuno però, cavolo, quello era Gerard!
Prima ancora che potesse replicare qualcosa, Gerard prese a salire i pochi gradini del tourbus: - Non farne un dramma. Ho detto che è tutto okay, va bene? Nulla di grave! –
-Dramma, mh? – sospirò, seguendolo ed entrando in quella che da qualche mese era casa loro e vide Gerard andare verso lo scaffale dove teneva la vodka, girandosi subito dopo con uno scatto;
-Dove è? L’hai finita? –
-Gee… per favore… - disse stanco il chitarrista mentre l’altro gli passava accanto con rabbia, dirigendosi verso la brandina da cui tirò fuori, con una totale naturalezza, una bottiglia mezza piena d’alcool – Se è per il calcio, ti ho già detto che non volevo- -
-E io ti ho detto che non è successo nulla! Okay? – ruggì, quasi, il che, con quella voce graffiante, era alquanto strano.
-Non mi pare… -
-Tu sei l’ultimo che mi deve venire a fare la predica! – bevve. Bevve come se fosse acqua e non vodka.
-Predica? Non ti ho mai fatto alcuna predica! – rispose, senza capire.
-Proprio tu, poi. Non sei un santo, Frankie. –
-Mai detto di esserlo, baby! Non ti ho mai fatto alcuna predica! Non ho mai fiatato! – il che, era vero, non aveva mai detto nulla. Gli stava… vicino.
-Lo fanno i tuoi occhi, Frankie. – lo guardò per un attimo, prima di togliersi la cravatta.
-Wow, perché, mi guardi in faccia? Mi sento lusingato! – ridacchiò, senza la minima traccia di cattiveria nella voce, ma solo la verità.
-Sì, ti guardo, Frank, problemi? E, adesso, se non ti dispiace, vorrei essere lasciato in pace. –
Frank stette un po’ a guardarlo mentre si accendeva una sigaretta e senza buttare fuori il fumo, occupava subito la bocca con la bottiglia.
Passò il peso del corpo da un piede all’altro con nessuna frase di senso compiuto davvero pronta per essere formulate, alla fine, si disse che era inutile stare lì e che era meglio che si prendesse un po’ d’aria. Ma appena sentiva quei rumori di vodka e vecchie canzoni canticchiate a mezza bocca, preferiva mille volte annegare lì, piuttosto che uscire. Molto meglio morire così, che lì fuori. Lì fuori da solo. Almeno lì, c’era Gerard. Gerard che, ora come ora, probabilmente lo voleva morto.
Sentì Gerard borbottare qualcosa. Questo lo fece tornare alla realtà. Stava cantando piano “Power slave” degli Iron e d’istinto, si uni a lui in un piccolo duetto. Così, finché la canzone non finì, dopo di che, ci fu un silenzio abbastanza pesante.
-E’ tutto okay, Frank. –
Stavolta la voce di Gee era più calma, però gli occhi erano troppo assenti. Frank non si mosse.
-E’, tutto, okay, chiaro? Non ho bisogno che stai cui immobile a fare la bella statuina, Frankie. Vai pure a divertirti con gli altri. –
-Ma… tu? –
-Io mi sto già divertendo dolcezza! Stai attento a Mikey, per favore. Non so se vi aspetto in piedi però. – a Frank suonava più come un “non so se mi troverai qui dentro dopo”.
-Uh, okay. Vuoi- vuoi che ti porto qualcosa? –
-Voglio che la smetti di fare così, sto bene, davvero! E non mi occorre una madre, ne ho già una, grazie. – fece un gesto con la mano indicando la porta.
-Va bene… - i piedi che scendevano i gradini – Allora… allora io… vado, okay? Se ti serve qualcosa, chiamami. –
Stette un po’ così, metà fuori e metà dentro, sperando che Gerard lo chiamasse per chiedergli di restare con lui. Quando non lo sentì, sospirò chiedendosi se davvero non sperasse troppo negli unicorni volanti. Stupido Mikey.
Stava quasi per chiudere la porta, davvero. Quasi non ci sperava più.
-Frankie? –
Scattò subito sul bus, sorridendo felicissimo e trattenendo a stento la gioia. Gerard era sul letto, con la sigaretta ormai mozzicone.
-Sì? Dimmi Gee! –
Gee guardò la mano che reggeva la bottiglia di vodka: - Portamene una, per piacere. – disse, con tono calmo.
-Oh! – addio entusiasmo – Ehm… si, certo. Perché no? – veramente, di perché no, ce ne erano tanti… ma, come già detto: dettagli.
-Altro? – domandò.
Gerard negò mugugnando qualcosa e abbassò la testa ai gradini.
Forse… non se l’era presa poi tanto, per quel calcio…
-Frank? –
-Mh? –
-Vaffanculo! –
Se l’era presa molto, per quel calcio.

Continua-

   
 
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