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Autore: potteriani    26/06/2012    1 recensioni
5 anni dopo la fine della rivolta... -SPOILER-
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katniss Everdeen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono stanca, gli occhi mi si stanno chiudendo. Potrei andare a letto, certo, se solo non avessi dimenticato di riportare l’arco a casa, dopo la caccia.
In teoria non ci sarebbe bisogno di cacciare, ora che l’incubo è finito, ma non riesco a farne a meno. La mente si svuota, ed esisto solo io ed il bersaglio. Mi aiuta a restare lucida.
Afferro arco e faretra, nascosti dietro una roccia, e mi incammino verso casa. Sono quasi arrivata, quando sento un ramo che si spezza, vicino a me. Incocco un freccia e automaticamente mi giro verso il rumore. Non riesco a vedere niente, c’è troppo buio, ma mi tengo all’erta, pronta a tutto.
Ormai il sonno se n’è andato, sostituito dall’ansia. Mi metto a correre verso casa, e mi calmo solo quando vedo le luci del salotto accese: Peeta è ancora sveglio.
Supero le primule ai lati della casa, che ogni giorno mi ricordano quanto è costata questa situazione di pace. Entro dentro, scaraventando l’arco e la faretra vicino alla porta, e mi dirigo con passo svelto in salotto.
-Credevo che non tornassi più!- dice Peeta alzandosi dal divano
-C’era un animale, o qualcosa del genere. Mi ha spaventato-
-Stai bene ora?- chiede avvicinandosi e poggiandomi le mani sui fianchi.
Sono ancora un po’ sconvolta. Ogni volta che percepisco qualcosa di insolito, o qualcosa che non mi aspetto, la mia mente mi fa rivivere i terribili momenti passati nelle arene, o a Capitol City, durante la missione di sabotaggio, e il mio corpo smette di funzionare.
Così getto le braccia al collo di Peeta, e lo bacio. Lui capisce il mio stato d’animo e delicatamente comincia ad accarezzarmi i capelli e le guancie, sempre continuando a baciarmi. Dopo qualche minuto si stacca, come per dirmi qualcosa, ma ho ancora bisogno di lui, di sentire il suo corpo contro il mio, le sue labbra contro le mie! Lo aggredisco di nuovo con i miei baci famelici, famelici del ragazzo del pane.
-Katniss … - dice allontanandosi un po’
-No … - sussurro io andando in avanti
-Katniss, calmati, sei sconvolta!-
-No, io … io ho bisogno di te … ti prego Peeta … -
Capisce dal tono della mia voce, e prendendomi per mano mi porta in camera, sorreggendomi come una roccia. La mia roccia. Accosta un po’ la porta, poi si gira, pronto a qualsiasi mia reazione.
Mi butto su di lui, appoggiandogli una mano sulla guancia ed una tra i capelli. Lui risponde al bacio e con quella calma che tanto amo, mi poggia delicatamente sul letto. Io comincio a sbottonargli la camicia, passando le mani sul suo petto solido. Lui mi sfila la maglietta, e prima di rendercene conto siamo distesi l’uno accanto all’altra, a guardarci e sostenerci dopo un’altra notte d’amore.
La stanchezza torna da me, e per farmi addormentare Peeta comincia ad accarezzarmi i capelli, e a cullarmi tra le sue braccia.
Quando la mattina dopo mi sveglio, non trovo il ragazzo del pane accanto a me, e mi sento vuota. Dov’è Peeta? Poi vedo la porta aperta, e sento un buon profumo venire dal piano di sotto. Metto solo una camicia, quella di Peeta, e scendo.
Avevo sentito bene, infatti arrivando in cucina vedo Peeta che finisce di sfornare dei biscotti al cioccolato.
-‘Giorno- dico circondandolo da dietro con le braccia
-Ehi … Buongiorno- dice voltandosi, e baciandomi delicatamente.
-Da quanto sei sveglio?- chiedo, scompigliandogli i capelli
-Da un po’. Fame?- chiede porgendomi un biscotto. Lo afferro, e insieme facciamo colazione, con Ranuncolo che ci fissa da una sedia. Dopo vado a farmi una doccia, e mi vesto. Quando scendo vedo Peeta che è alla finestra, con la fronte appoggiata al vetro, che fissa la primule.
Mi avvicino e gli chiedo –Tutto bene?-
Lui annuisce, e risponde –Solo qualche brutto ricordo-
Appoggio la testa contro la sua spalla sinistra, sentendo i muscoli tesi sotto la maglietta leggera di cotone.
-Pensavo di uscire, ma forse … -
-No, tranquilla- mi interrompe Peeta –io tanto ora mi metto un po’ a dipingere-
-Sicuro?- chiedo, dubbiosa
-Sicuro. Ti aspetto per pranzo- dice baciandomi.
Mi stacco dopo un po’, mai troppo sazia di quelle labbra, e salutandolo esco fuori, nel sole mattutino.
E’ primavera, e tutto intorno a me sembra sprizzare di vita. Vedo Haymitch sulla veranda di casa sua. Lo saluto da lontano e vado avanti.
Mi fermo da Sae la Zozza, che da qualche anno ha aperto un suo piccolo supermercato. Compro latte, farina e uova, che Peeta ha finito stamattina per fare i biscotti, poi torno nell’atmosfera primaverile.
Penso di approfittare di questa bella giornata per andare un po’ a cacciare, ma prima devo tornare a prendere l’arco, e devo posare la spesa, quindi mi dirigo verso casa. Quando apro la porta vedo Peeta in cima alle scale, che mi fissa incuriosito.
-Vado un po’ a cacciare- spiego
Annuisce, sorride, e torna nella stanza dove prima dormiva mia madre, ma che adesso è il posto dove lui dipinge.
Quando torno fuori mi dirigo verso il bosco dietro casa, dove ieri sera aveva sentito quel rumore. Chissà, magari era solo un cerbiatto. In quel caso Sae la Zozza avrà nuova merce. Sorrido tra me, e mi metto in posizione, pronta a scoccare una freccia.
Dopo qualche minuto sento un movimento alla mia sinistra, e senza pensarci due volte lancio la freccia.
Il rumore di qualcuno che rotola di lato. Aspetta, qualcuno?
Corro seguendo la direzione della freccia, e scostando un cespuglio scopro … Gale.
-Che cavolo Catnip! Mi hai quasi preso alla testa!- dice alzandosi e pulendosi dalle foglie.
E’ diverso da come lo ricordavo. E’ più pulito, con un uniforme nera che gli cade a pennello, la barba fatta e il distintivo del Distretto 2 appuntato sul petto.
Non lo vedo da quando è andato via a Capitol City, poco prima che io uccidessi la Coin. Non che io abbia fatto molto per incontrarlo, anzi, l’ho sempre evitato. Anche quando, finita la rivolta, sono dovuta tornare in tutti i Distretti, compreso il 2, per parlare della nuova organizzazione governativa, ed a fare le condoglianze ai parenti delle vittime, un po’ come dopo la fine degli Hunger Games. Peeta non era venuto con me però, perché era ancora in ospedale. Era venuto Haymitch a sostenermi. In quell’occasione neanche Gale mi aveva cercata, forse perché era ancora sconvolto dalla rivolta, o forse perché era troppo preso dalle sue nuove cariche. Ma io sapevo perché non lo avevo cercato.
-Sembrava quasi una trappola per me, Catnip- dice. Trappola. Bomba. Fuoco. Prim. Prim … Dolore, dolore accecante. Mi manca il respiro, e sento le gambe cedere sotto il mio peso. Sento la voce lontana di Gale che chiama il mio nome. Poi niente.
Quando mi risveglio la prima cose che vedo è Peeta, e questo mi calma profondamente. Mi gira ancora la testa, e penso che le gambe non possano rispondere ai comandi. Ed è allora che lo metto a fuoco. Gale. Il motivo del mio dolore. Non era solo uno scherzo della mi immaginazione allora. Gale è qui, e il motivo per cui mi stesse seguendo nei boschi mi è ignoto.
-Katniss? Mi senti? Come stai?- chiede Peeta.
Mi ci vuole qualche secondo per rimetterlo a fuoco, ma appena riesco a vederlo provo a parlare.
-Acqua … - esce dalla mia bocca. E’ secca.
-Subito- dice Peeta facendo come per alzarsi, ma sento Gale dire –Vado io- , poi sento la mano fresca di Peeta sulla mia fronte.
-E’ solo un abbassamento di pressione, basta che resti ferma un altro po’- mi dice, e in quel momento vedo Gale tornare con un bicchiere d’acqua. Bevo, poi appoggio la testa contro la mano di Peeta e mi addormento.
Mi risveglio, e vedo la luce del tramonto entrare dalla finestra. Mi prendo qualche minuto per respirare, una volta, due, tre …  Poi raduno le mie forze e scendo dal letto, andando di sotto. Appena arrivo in cucina vedo Peeta che sta tagliando dei pomodori, e Gale che lava delle carote.
Quando Peeta si accorge di me lascia stare i pomodori, mi raggiunge abbracciandomi e facendomi sedere su una sedia, poi mi dice di stare ferma finché non sarà pronta la cena. Stranamente non guardo Peeta, come faccio di solito, dato che adoro guadarlo in cucina. No, il mio sguardo è fissato su Gale. Uno sguardo un po’ truce forse, ma non importa. Mangiamo abbastanza in silenzio, ascoltando i rumori delle posate contro i piatti. Peeta si offre di sparecchiare e di rigovernare, lasciando me e Gale da soli.
Mi rendo conto che non gli ho ancora rivolto la parola.
-Perché sei qui?- chiedo brutalmente. Non riesco a capacitarmi della presenza di Gale in questa stanza, nella nostra casa ... lui non c’entra. Non più.
-Ti volevo rivedere Katniss. Non mi sembra così strano- risponde
-Lo è. Dopo cinque anni- ribatto io, continuando a fissarlo, quasi come a sfidarlo.
-Katniss io … Lo so che forse sarei dovuto venire prima, ma … -
-Ma cosa? Gale, tu non c’eri, non eri qui dopo … -
-Lo so Katniss! Lo so. E capisco perché tu abbia scelto Peeta -
-Certo che l’ho fatto, lo rifarei per tutta la vita!-
Evita il mio sguardo. E’ imbarazzato, confuso e offeso. Ma non mi dispiace. Prim …
-Sai che io non sapevo dell’uso che ne avrebbe fatto la Coin, vero? Che non sapevo a cosa sarebbero servite. Se lo avessi saputo io … -
-E’ troppo tardi Gale- dico, con la voce tremante e gli occhi lucidi.
-Katniss so che è chiedere decisamente troppo, ma io spero che un giorno riuscirai a perdonarmi-dice Gale allungando una mano verso la mia, ma la ritraggo.
-Ieri sera mi stavi spiando. Perché?-
-Ecco, volevo vedere come eri, per prepararmi a come poterti … parlare … dopo … tanto tempo-
-Sei rimasto là fuori tutta la notte?- chiedo, temendo ciò che potrebbe avere visto.
Annuisce. Io arrossisco e mi metto a fissare le mie mani, che giocano col lembo della camicia.
-Che cosa fai adesso al Distretto 2?- gli chiedo
-Io … sono un ufficiale. Dirigo e organizzo la sicurezza dei Distretti. Non da solo ovviamente- risponde fissandomi, dopo tanto tempo.
-Spero che tu ti diverta- dico freddamente.
-Oh, non fare così Katniss. Sai bene come me che se fossi tornato qui le cose non sarebbero andate diversamente, anzi! Restare nel 2 è stata la cosa più giusta da fare!-
-Potevi almeno tentare, no? Potevi provare!- urlo scattando in piedi
-Ma se tu non mi volevi neanche parlare! Non vuoi farlo tutt’ora! Io non c’entro con quello che è successo a Prim!- replica lui
-Stai zitto! ZITTO!- urlo, ormai completamente fuori controllo.
Sento le braccia di Peeta che mi bloccano dal prendere Gale a pugni, cosa che vorrei fare più di qualunque altra cosa al mondo, ora come ora.
-Katniss, calma- mi dice Peeta –Penso che per oggi possa bastare. Se vai da Haymitch credo proprio che ti ospiterà- dice poi rivolto a Gale.
-D’accordo- dice lui, dopo di che esce in silenzio.
Non mi rendo neanche conto che il mi respiro si è fatto irregolare, che la gola mi brucia e che gli occhi mi si sono riempiti di lacrime. Peeta mi stringe forte, e io affondo il mio viso nella sua spalla, calda e morbida, che tante volte mi ha dato conforto.
Sollevo un po’ la testa, fino a che la mia bocca non si trova a pochi centimetri dal suo orecchio, poi bisbiglio –Grazie- e lo bacio sulla guancia.
-Ci salviamo a vicenda, giusto?- mi dice con un sorriso.
La mattina dopo mi sveglio tra le braccia di Peeta. Sorrido e lo stringo più forte, poi sento la risata di Peeta, e mi scosto per vedere il motivo della sua ilarità.
-‘Giorno- dice Peeta ridacchiando
-Che c’è? Perché ridi?- chiedo, poggiando la mie braccia e il mento sul suo petto.
-Sai, ogni mattina, quando tu pensi che io stia ancora dormendo, ti sento sempre stringermi. Forte. Molto forte, e … lo adoro. Davvero! E’ meraviglioso sentire le tue braccia che mi stringono così forte, perché è quello che vorrei fare io ogni secondo di ogni giorno. Ho sempre paura che tutto questo sia solo un’illusione e che tu sparisca da un momento all’altro. Ma in questi momenti capisco che non succederà-
-Ti amo Peeta – dico attratta come un magnete da quelle parole
-Ti amo, Katniss - risponde baciandomi.
Siamo talmente presi da questo bel momento che non sento Ranuncolo finché non mi salta sui piedi.
-Va via!- gli dico ridendo, e Peeta si unisce alla mia risata, alzandosi dal letto.
Mi faccio una doccia, poi, dopo colazione, saluto Peeta e vado da Haymitch, ad affrontare Gale.
Non ho bisogno di bussare: trovo Gale sulla veranda.
-Ciao- dice cautamente
-Ciao. Dormito bene?-
- Haymitch russa abbastanza, ma non è quello il motivo per cui sono rimasto sveglio- dice fissandomi, con quello sguardo rassegnato che ormai attribuisco ad una sola cosa: addio.
-Te ne vai?-
-Penso che sia la cosa giusta da fare. E poi al Distretto 2 hanno bisogno di me. Però è stato bello rivederti Katniss –
-E’ un addio? Non tornerai più?- chiedo, e mi accorgo che la mia voce è triste, nonostante tutto.
-Tornerò. Se vuoi- risponde
-Non aspettare cinque anni per tornare- dico abbracciandolo, dopo quella che mi sembra un’eternità.
Lui all’inizio è un po’ sorpreso, ma poi risponde all’abbraccio. –Certo Catnip – e così dicendo mi bacia sulla fronte e scende i gradini. Si volta verso casa nostra, e saluta Peeta, anche lui sulla veranda, poi si gira verso di me, e dice –Ehi Catnip, me lo saluti tu Haymitch? –
Io sorrido e annuisco, ma sento già gli occhi lucidi. Gale se ne sta andando via. Di nuovo.
Lo guardo allontanarsi, fino a che non prende una curva e sparisce alla mia vista. Scendo dalla veranda di Haymitch e corro verso Peeta, con le lacrime che mi rigano le guancie.
-Tornerà- dice Peeta, stringendomi forte. Io gli stringo le braccia intorno al collo talmente forte che temo di fargli male, ma quando allento un po’ la presa lui mi stringe più forte.
-Ti amo Peeta Mellark- sussurrò scostando il viso dalla sua spalla e avvicinandolo al suo
-Ti amo Katniss- risponde lui baciandomi. Il bacio migliore che abbia mai ricevuto da Peeta.
  
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