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Autore: sfregiatoefuretto    26/06/2012    1 recensioni
Santana Lopez, la più sexy della scuola, in un doloroso faccia a faccia con i suoi pensieri e la sua anima.
*Ho scritto questa ff perché amo il personaggio di Santana, è così complesso e ben strutturato, e perché voglio darvi l'idea di quello che penso di lei: una bellissima ragazza diventata stronza per proteggersi dagli altri*
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Santana Lopez
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I need to escape from myself.
 

 
Non ci posso credere.
Mi sembra inverosimile, impossibile, come se stessi guardando la vita di un’altra ragazza in un film.
Dopotutto, me la sono fatta con tantissimi ragazzi,forse con tutta la scuola!
Finn, Puck, Sam e tantissimi altri ancora, perfino con un povero sfigato malato di mononucleosi seduto su uno squallido lettino dell’infermeria. Che orrore.
Eppure, sento che qualcosa dentro di me non va,sento che qualcosa che gira nel verso sbagliato, e questo mi impedisce di far emergere quella che sono, la persona che custodisco gelosamente dentro la mia anima nera.
La vera Santana Lopez.
La sexy e stronza ragazza ispanica di Lima Heights che tutti guardano, ma nessuno capisce.
Forse nessuno mi conosce per come sono davvero, nemmeno mia nonna, la persona che amo di più in questo mondo.
Mi conoscono solo io, il mio cervello, il mio cuore, i miei pensieri, quegli assillanti pensieri che vengono ad irritarmi ogni santo giorno come quando la pioggia batte insistentemente sul vetro della finestra fino a farti impazzire.
Penso di non resistere ancora molto; penso di non poter continuare ancora a lungo come se nulla fosse, di continuare a costruire muri su muri dentro i quali poter rinchiudermi per recitare la vita di un’altra persona.
Probabilmente è vero quello che mi dicono al Glee Club; che demolisco ogni giorno tutti quanti con le mie critiche perché in realtà mi sto demolendo con le mie mani in un muto silenzio.
Dio, perché proprio a me?
Io sono la più figa della scuola, tutto il McKinley è ai miei piedi, posso ottenere ciò che voglio solo muovendo il mio culo perfetto, eppure sto lentamente morendo dentro.
Perché?
Perché sono lesbica.
Anche solo a pensarlo, mi suona così strano.. Ho baciato le labbra di milioni di ragazzi, l’ho fatto nei posti più assurdi, nelle più svariate posizioni –forse alcune potrebbero addirittura aggiungerle nel Kamasutra, penso- eppure sono sicura che loro non sono il vero scopo della mia vita.
I ragazzi, intendo.
Ogni giorno mi ritrovo a guardarli come una pantera in cerca di carne fresca, mi piacciono, mi eccitano anche. Adoro il loro sapore, il tremolio delle loro labbra, il loro odore di patatine e sudore  mentre mi sfiorano e poi mi sbattono sul letto affamati del mio corpo.
Ma nonostante ciò, non mi soddisfano, non riescono a rendermi veramente … felice.
In fondo, devo ammetterlo –almeno a me stessa- che l’ho sempre saputo.
Fin da quando ero bambina sono sempre stata diversa dalle mie coetanee. A loro piacevano gli orsacchiotti, i peluches, le Barbie; la mia prima migliore amica ha fatto sposare le sue Barbie con Ken in così tante combinazioni che quando andavo a casa sua mi sembrava di essere in un episodio speciale di Beautiful.
Io no.
A me piacevano le macchine, le riviste sportive, il football, i cibi unti e bisunti e a Carnevale adoravo vestirmi da personaggi maschili.
Ma ero comunque troppo piccola per capire, anche solo per immaginare. Insomma, non sapevo nemmeno cosa volesse dire la parole “lesbica”, diamine!
Poi sono cresciuta, ho iniziato a sperimentare le prime emozioni, le prime cotte, e ho avuto un duro impatto con la realtà che mi circonda ma, soprattutto, con la realtà dentro di me.
Sono lesbica, sono nata così e non posso farci niente. Ma ancora non riuscivo, o forse, non  volevo, pienamente a comprendere la complessità del mio essere interiore, e così ho lasciato perdere. Ho relegato la verità in un angolo buio del mio cervello e ho dato vita al mio sosia, la Santa Lopez che tutti conoscono.
E devo dire che, mentre frequentavo le medie, ha funzionato.
Poi è arrivato il liceo.
Qui la mia confusione si è lentamente diradata, ho capito che cosa cercavo davvero,e non erano di certo i ragazzi.
Io mi sono accettata, ma la confusione che prima avevo in testa è sparita ed ha lasciato lo spazio alla paura.
La paura degli altri.
La paura di essere etichettata.
Insomma, guardiamo Kurt, poveretto.
Lui si è dichiarato al secondo anno –anche se i pettegolezzi su di lui probabilmente circolavano fin da prima della sua nascita- ed è diventato il bersaglio preferito dei bulli e degli omofobi.
Offese, spinte contro gli armadietti, granite in faccia.
Una cosa terribile, così terribile che ha dovuto cambiare scuola –cosa che ha allargato quel Gay Glee Cub degli Usignoli, puah.
Mentre succedeva, lo guardavo con freddezza, ma dentro soffrivo in una maniera incondizionata, per lui ma soprattutto per me.
Avrei fatto davvero quella fine, se mi fossi dichiarata?
Ero stanca di recitare, avrei voluto uscire allo scoperto e vivere la mia vita. Ma non mi sentivo, e non mi sento tutt’ora, pronta a diventare uno stupido stereotipo, un fenomeno da baraccone.
Non penso di essere in grado a sopportare le risatine, gli sguardi, le offese e le angherie che quella massa di deficienti sarà pronta a lanciarmi ogni volta che attraverserò i corridoi o entrerò a mensa.
E così, sono diventata stronza per proteggermi.
Ho iniziato a infliggere agli altri ciò che non volevo che fosse inflitto a me.
Li ho offesi, criticati, demoralizzati; alcuni li ho pure schiaffeggiati. Tutto per nascondere la mia vera identità.
Questo mi ha reso più forte, ma al tempo stesso molto più debole di prima. Ho confinato ancora più nell’oblio la persona che ero veramente, tanto da ingannare tutti come se nulla fosse.
Sono così stupida, così maledettamente stupida, diavolo!
Perché non riesco, almeno, a comportarmi normalmente? Perché sono affezionata così tanto alle battute che faccio recitare al mio personaggio?
All’inizio, pensavo di essere stata furba, di aver trovato un ottimo modo per camuffarmi agli occhi della gente.
E poi, sono entrata nei Cheerios –e poi nel Glee Club- e la guerra contro me stessa è iniziata.
Perché tra tutte quelle sagome che camminano per la scuola come stupidi automi, grazie a questi due club sono entrata in contatto con la persona che ha cambiato la mia vita da cima a fondo.
Brittany.
Dio, lei è così bella, dolce, ingenua… pura.
E’ tutto il contrario di me, o meglio, della Santana che tutti conoscono.
E si sa che gli opposti si attraggono.
Io la amo. Eccome, se la amo. Dal primo momento che l’ho vista con la sua divisa attillata dei Cheerios e il suo sguardo da bambina immersa nel suo mondo, il mio cuore ha battuto in modo accelerato, diverso da quando mi facevo cavalcare da qualche ragazzo.
Fin da quel singolo istante, ho voluto che fosse mia e solo mia.
E allora perché diavolo ho continuato a fingere, e perché ormai non ho la forza di smetterla?
Mi sento come una drogata. Drogata di bugie.
Ne ho dette così tante, soprattutto a me stessa, che ormai ne sono intossicata, santo diavolo in catene!

Penso che glielo dirò, già.
E’ diventata la mia migliore amica, in fondo, non sarebbe giusto non dirglielo.
Anche se, secondo me, l’ha capito benissimo. E non conta il fatto che abbiamo pomiciato e l’abbiamo fatto diverse volte. Quello è successo quando ancora non accettavo i miei sentimenti e vivevo abbastanza bene con me stessa, e lei mi ha detto che voleva sperimentare qualcosa di diverso dai ragazzi, visto che se li era già scopati tutti.
Ma in fondo, ora che ci penso, è sempre una relazione, o no?
Ho bisogno di confessarmi, almeno con lei, o penso che impazzirò.
La amo e devo dirglielo.
Dio, come fa una persona a essere così bella e a sopportare tutte queste cose insieme?
  
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