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Autore: Twinkle Dead Star    26/06/2012    5 recensioni
Frank diventò rosso, dalla testa ai piedi, in tutto il suo metro e pochi centimetri dall’altezza.
Lo riprese per mano, e come due amichetti delle elementari uscirono in giardino correndo.
Gerard non guardava nemmeno dove andava, teneva lo sguardo fisso su Frank sorridendogli, come i cretini nelle pubblicità allegre del Mulino Bianco, dove corrono per i prati.
Infatti, ad un certo punto, sbattè contro qualcosa.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonjovi a tutti! :3
Eh si, sono ancora qua (tipo vasco rossi, oddio. lol)
Niente, che succede? Stamattina ho fatto cadere una pila di cd e dvd...e che scovo in mezzo? Un film intitolato: 17AGAIN. Non l'ho mai visto. Nè letto la trama, sinceramente...(appena ho visto Efron ho rinunciato :'')
Ma ecco, il titolo mi ha ispirato a scrivere.
Ho scritto una storia, sulla base di quel titolo. Io non so se c'ho azzeccato, se ho sbagliato tutto, anyWay, non mi interessa.
So che le cose non sono andate così, che i My Chem non frequentavano la stessa scuola, insomma che Gerard è più grande, blabla..scrivo per scopo di divertimento, non di PLAGIO.
Quindi, se avete problemi, ne possiamo parlare..da amici. MIAO.
Ciao a tutti, grazie a chi leggerà sta cagata, baci. :)

«“E” e “se” sono due parole che da sole non hanno nulla di minaccioso, ma se le metti insieme una vicina all'altra hanno il potere di tormentarti per tutta la vita: "e se... e se... e… se...".» 


Belleville, 2012. 

Prologo 

Gerard Way era davvero felice e soddisfatto della sua vita.
Perché non dovrebbe esserlo? Insomma, aveva una band di successo e fama internazionale, i soldi, l'amore di una meravigliosa figlia, Bandit, che era la sua fotocopia caratterialmente e fisicamente, aveva milioni di fan che avrebbero fatto di tutto per lui, lui che era un bravissimo artista, fumettista, e cantante.
E poi c'era la moglie, Lyn-z, una bellissima donna a cui voleva tanto bene. 
E poi c'era Frank Iero, il suo meraviglioso chitarrista che probabilmente amava. E veniva ricambiato. Aveva molti dubbi su questa situazione, o forse no. Si sa che fare coming out è abbastanza difficile di sé, ma quando sei sposato e hai figli, è praticamente impossibile. Alla fine, non ci trovava nulla di male in ciò, avrebbe anche confessato tutto il suo amore per il chitarrista, ma in fondo, lui cos'era per Frank? In tutti quegli anni si scambiavano solo baci da palcoscenico, baci spontanei, carezze, toccatine azzardate, ma comunque era tutto progettato e pensato per divertire il pubblico.
I My Chemical Romance erano in pausa, se cosi si poteva definire, da parecchio tempo. Erano passati due anni dal loro ultimo album, quindi da qui a non molto avrebbero dovuto darsi da fare e rinchiudersi in sala registrazione. Per ora, nessuno voleva saperne niente. Amavano la band, ma erano tutti impegnati. Ray con la moglie, Mikey anche. E poi Frank, cazzo Frank. Con i suoi miliardi di cani in giro per casa, Jamia, la moglie...e i tre figli, le gemelle Cherry e Lily e Miles, nato da poco. Lui amava quei tre marmocchi, erano come figli per lui. E per loro, Gerard era come un secondo padre. Inutile dire, come a Jamia non andasse proprio giù questa cosa. Lei e Lyn-z se lo sono sempre sentite, che fra Frank e Gerard c'è qualcosa di speciale, di tenero, che va oltre l'amicizia. Non hanno mai interferito fra loro, perché non sembrano voler amarsi, come si ama una coppia, e quindi le mogli stanno zitte, evitando problemi inutili ai figli. 

Chapter One

 «Gerard, amore!» Lyn-z richiamava il marito dall'altra stanza, come ogni moglie che si rispetti. 
Quest'ultimo si trovava seduto sul divano, con gli occhi semi chiusi, davanti alla TV (spenta), con la mano destra che teneva un bicchiere di caffè e quella sinistra con il cellulare, acceso sulla schermata della rubrica, si poteva leggere chiaramente: 'Frankie'.
«Mmmmmh...» Si limitò a gemere, come risposta.
Lyn-z, preoccupata, corse in salotto da Gerard. Lo spettacolo che le si parò davanti fu abbastanza demotivante. Non vedeva Gerard ridotto cosi, dai tempi della sua ultima sbronza colossale, prima che si promise di uscire dal giro dell'alcool per sempre. 
«Gee...» Lyn-z stava per scoppiare a piangere, ma cercò di trattenersi, in fondo non c'erano tracce d'alcool in casa Way, da un po'. Era possibile che lui non la amasse più, ma lei si preoccupava ancora per lui, il padre della sua unica e meravigliosa figlia. 
«Mmmmh...scusa Lyn-z, amore.» Ogni volta che pronunciava la parola 'amore', per lei era un pugno nello stomaco. Era talmente evidente che si sforzava per non deluderla... Lyn-z gli accarezzò una guancia a malapena, gli prese il cellulare dalle mani e lo guardò:Frankie. Sospirò. Posò il cellulare sul tavolino di vetro, e gli tolse dalle mani il bicchiere. Annusò...era semplicementecaffè...probabilmente l'ottavo della giornata, ma almeno non si era ubriacato.
«Gee, ma sei sobrio?» Lyn-z afferrò le mani di Gerard. 
«Certo che lo sono!» Gerard scattò in piedi tenendo stretta la presa della moglie. «Ma se non lo fossi, ti direi comunque di sì...ma lo sono davvero! Credo di aver solo fatto indigestione. Ma ora sto bene, grazie amore!» Le schiocchiò un bacio sulle labbra.
«Meglio cosi...in realtà mi ero preoccupata, Bandit è all'asilo e TU, devi andarla a prendere.» sorrise maliziosamente e soddisfatta. 
Bandit frequentava la stessa classe delle gemelle. Quindi, andare a recuperare la figlia a scuola, equivaleva a vedere Frank, dopo settimane che non ci parlava, perché lui era sempre impegnato. 
Chissà se Lyn-z aveva calcolato tutto. Sorrise alla moglie, le diede un bacio per salutarla, prese le chiavi della macchina e gli occhiali da sole per evitare di essere riconosciuto da troppi, ed usci.
Quando arrivò all'asilo, pensò distrattamente a cosa fare. Appena vide Frank con in braccio Miles, decise che la cosa migliore era rimanere chiuso in macchina, con gli occhiali che gli coprivano metà viso, la musica della radio a palla, mentre picchiettava nervosamente le mani sullo sterzo a ritmo.
Avrebbe aspettato li, Bandit era intelligente, avrebbe capito tutto vedendo Frank vicino alla macchina e sarebbe salita con il padre in auto, senza fiatare. 
Ad un certo punto si perse fra i suoi stessi pensieri.
Stava osservando i bambini che giocavano spensierati in cortile, le mamme e i papà ansiosi che li aspettavano fuori, ed infine soffermò il suo sguardo sull’edificio.
Quella scuola gli ricordava tantissimo il suo liceo. Quel liceo che aveva frequentato con i suoi migliori amici e suo fratello. Ray, Frank e Mikey.
Quegli amici con cui aveva realizzato qualcosa, qualcosa di veramente grande nella vita, quegli amici che adesso erano così lontani da lui, almeno sentimentalmente.
Non riuscì a fare a meno di chiedersi: “E se?” 
“E se io non fossi in questa band? E se io non l’avessi mai fondata? E se io non avessi mai conosciuto Ray e Frank? E se quelle torri gemelle non fossero crollate? E se io avessi un’altra vita? E se non ci fosse Bandit? E se io avessi sposato Frank invece che Lindsey? E se, e se?”
Quelle due paroline lo tormentarono. 
Cominciò davvero a desiderare di poter vivere in un universo parallelo, in quel momento. Giusto dieci minuti, per vedere come sarebbe la sua vita. Come sarebbe la vita di un altro. Per poi tornare giustamente nella sua realtà, dopo tutte le fatiche e gli sforzi per arrivare dov’è.
Un ticchettio pesante e incessato al finestrino della guida bloccò i pensieri di Gerard.
Sospirò, guardò fuori dal finestrino ed alzò gli occhi al cielo. Era Frank, sempre con in braccio Miles. Gerard sorrise a entrambi e loro ricambiarono.
Che scena divertente, Iero che faceva la mammina. Ed era bello, era veramente bello. Era qualcosa di perfetto, e dolce, così casto.Sì…casto…pensò Gerard in quell’istante, sorridendo da solo.
Aprì la portiera.«Ehi Frank, da quanto tempo.»
«Già. Tutto bene, amico? Mi sei mancato!» Frank abbozzò un sorriso, ma si vedeva che era imbarazzato. Ma perché? Si trovava di fronte alla persona che forse ama più al mondo, dopo o probabilmente insieme a Miles, Cherry e Lily.
«Si va avanti.» Gerard capì di essere troppo freddo con lui, quindi gli sorrise e gli fece segno di passargli Miles. Se lo mise in braccio, sul posto di guida. Era proprio piccolo, ed era dolceinnocente, proprio come sembrava il padre.
Frank guardò quella scena dall’alto, per quanto potesse essere alto lui, ed era rimasto lì, in piedi ad osservare Gerard e Miles. Gerard era troppo buono, trattava tutti i suoi figli come i suoi. E Frank faceva lo stesso con Bandit. Si poteva dire che fossero una grande famiglia…sì, magari, pensò Frank.
In quel momento sentirono la campanella dell’asilo suonare in lontananza, ed essa fu seguita dagli urletti di bambini felici perché potevano tornare a casa e riposarsi in famiglia.
Gerard scese dalla macchina tenendo stretto Miles Iero a sé.
Frank si appoggiò all’auto ed aspettarono tutti e tre assieme che le gemelle e Bandit venissero da loro.
Tra Frank e Gerard c’era un silenzio, uno di quei silenzi che ti uccidono, insomma…sei lì da solo con il tuo migliore amico che non vedi da settimane e non dici nulla?
Frank guardò in lontananza, di Bandit, Cherry e Lily nemmeno l’ombra.
Di solito ritardavano un po’, cinque minuti massimo perché si fermavano a giocare in cortile.
Frank posò lo sguardo sulle labbra dell’amico. Cercò di calmare il suo istinto, ma osservava quella bocca così sottile, rosea ed invitante, che sapeva già a memoria. Ma non l’aveva mai baciato se non davanti a milioni di fans.
Sì avvicinò a Gerard, che abbracciava dolcemente Miles per paura di farlo cadere, mentre si alzava in punta di piedi per guardare oltre la macchina, dato che gli copriva la visuale sull’uscita dell’asilo ed era ansioso per la figlia.
Frank coprì dolcemente gli occhi a Miles con il palmo della mano, il quale non impazzì, non scatenò nessuna reazione. 
«Sssh.» si alzò in punta di piedi e schioccò un bacio a fior di labbra a Gerard.
Quest’ultimo arrossì, e rimase con gli occhi spalancati ad osservare il vuoto, con le braccia che stringevano ancora più forte Miles, che sembrava in procinto di scoppiare in un pianto.
Allora Frank lo prese delicatamente da Gerard e lo cullò, dicendogli e canticchiandogli parole dolci e incoraggianti, tanto che il bambino crollò nel sonno, sempre sorridendo.
Frank alzò lo sguardo sull’amico e gli sorrise, con le guance ancora rosse, più rosse dei suoi stessi capelli, per l’emozione e la sorpresa.

Dio, il loro primo bacio.
Il loro primo vero bacio.

«Frank, ma si può sapere cosa ti è saltato in men…» proprio mentre Gerard chiedeva spiegazioni al chitarrista, fecero capolinea in macchina Bandit, Cherry e Lily.
«Sssssh, Way, e dacci un passaggio. Grazie.» sul viso di Frank si estese un sorriso, un sorriso brillante. Sorrise con la bocca, e con gli occhi. 
«Che scrocconi questi Iero, non è vero amore?» Si rivolse a Bandit che per tutta risposta gli schiocchiò un bacio sulla guancia e gli disse: «Zitto Way, e  guida! Ti voglio bene papi!» 
Gerard mise il broncio a Bandit, e poi a Frank, che per conto suo se la rideva bellamente, facendo attenzione a non svegliare Miles che dormiva sulle sue gambe.
Chiacchierarono un po’, in macchina, quando a Bandit venne in mente una cosa che doveva fare…in realtà aveva bisogno del padre. Si alzò pericolosamente in piedi e si avvinò al sedile dell'autista. Gli sussurrò all'orecchio:
«Pà…i pannolini…la mamma ha detto di comprarli dopo l’asilo!»
«Ma Bandit, non sei grande?» sussurò Gerard.
Gli Iero guardarono male i Way. Sono un famiglia strana, pensò Frank con un sorriso noncurante sulle labbra. Ecco perché li amo.
«Sono una Way, è diverso.» Bandit fece l’occhiolino al padre. Quella bambina aveva tre anni, ma era sveglia, sveglissima.
«E quindi? Okay, va bene, uno a zero per la mini-Way» Gerard sbuffò e si dovette arrendere.
«Affari di famiglia?» chiese Frank.
«I cazzi tuoi, Iero.» rispose Gerard, scordandosi per un attimo dei quattro bambini.
«Con piacere, Way»
«Eeeeeh ssssssh!» dissero in coro tutti e due. Ma tanto i bambini parlavano fra di loro, ignorando i genitori. Con una famiglia così, erano abituati a scene del genere, che erano all’ordine del giorno.

L’auto si fermò davanti a casa Iero.
Scesero le gemelle, e Frank con ancora in braccio Miles dormente, si soffermò un attimo. Guardò Gerard, lo ringraziò e gli diede un bacio. In guancia. 
Si sorrisero e si promisero che si sarebbero visti più spesso, dato che abitavano anche parecchio vicini.
«Va beh, Iero, se è per questo non vedo nemmeno Mikey da settimane…»
«Oh, Way, sei ritornato l’adolescente asociale?»
«Non se ne è mai andato.» si salutarono così e Bandit si sedette al posto di Frank.
Gerard ripartì, direzione: supermercato.
Obbiettivo: pannolini per la piccola.

«Ma papi…» Gerard guardò alla sua destra e vide la figlia che gli sorrideva. Le sorrise a sua volta.
«Dimmi, tesoro.»
«Ma tu, vuoi bene a Frank? Così come vuoi bene a me? E alla mamma?» Bandit si morsicò un labbro, e Gerard fece lo stesso.
«Ma certo, che domande sono?» Gerard aveva gli occhi puntati sulla strada e non si accorse della felicità della figlia.
«Siamo tutti una grande famiglia, vero?»
«In un certo senso, sì.»
«Anche io ti voglio bene, papà.»
Gerard parcheggiò la macchina di fronte al piccolissimo supermercato del paese.
Aprì la portiera a Bandit e l’aiuto a farla scendere con un balzo.
«Bene, e ora alla ricerca di…quei cosi!» detto questo, Gerard afferò la mano alla figlia e si incamminarono dentro.
Tirò un sospiro di sollievo appena entrato. C’erano solo anziani, per fortuna non era un luogo troppo frequentato, quindi non correva il pericolo che qualcuno riconoscesse la chioma rossa e lo assalisse. Non sarebbe stata una cosa carina, scattare delle foto con Gerard Way in un supermercato, dai.
Bandit lo guidò nel reparto bambini, e gli indicò lo scaffale più alto, con i pannolini che le servivano. Gerard non era uno spilungone,ma per fortuna nemmeno un nano in stile IeroSorrise a questo pensiero, sorrise perché tutti i pensieri portavano a lui.
Si arrampicò sullo scaffale con Bandit che lo osservava stupita. Era il suo eroe.
Gerard arrivò in alto e spostò la prima e l’ultima confezione, e la lanciò alla figlia, che l’afferrò e gli fece l’OK. Gerard fece per scendere, ma al di là dello scaffale sentì richiamare il suo nome. Strano, non doveva esserci nessuno.
Aveva preso l’ultimo pacco di pannolini, quindi poteva vedere al di là, nell’altra corsia, ma non c’era nessuno. Ma era curioso, non poteva farci niente, quindi si sporse leggermente.
«Sì?» rispose deglutendo, come lo sciocco che era, come i cretini dei film horror.
«GERARD WAY! AH-AH!» un signore, non anziano ma nemmeno giovane, fa capolinea dallo scaffale in cui era arrampicato Gerard.
«Papà, ora puoi scendere! Grazie!» disse Bandit preoccupata da sotto.
Possibile che lei non sentiva quell’uomo?
Una luce accecò gli occhi di Gerard. Si sentì svenire.
«Non preoccuparti…sono qui per aiutarti…otterrai quello che volevi…ciò che hai desiderato…ti renderai conto di com’è perfetta la tua vita…» quest’ultime parole soffuse furono ciò che sentì Gerard, prima di cadere, e sbattere la testa sul pavimento, con Bandit che urlava e piangeva.


* * *

DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN.
Una campanella svegliò il sonno tranquillo che Gerard stava facendo.
Alzò lo sguardo, e si ritrovò un uomo basso e tozzo davanti.
«Way, stai sempre a dormire, vero? Ascolti mai le mie lezioni?»
Gerard non capì nulla. Rispose con un grugnito maleducato che fece imbestialire quello che doveva essere un insegnante, il suo insegnante, e guardò ciò che c’era sotto di lui.
Un banco. Dei libri. Una cartella.
Si trovava a scuola?
Doveva essere assolutamente un sogno, si ricorda solo che qualche minuto prima aveva sbattuto la testa, quindi sicuramente stava dormendo. Si sarebbe goduto il sogno, ora che era consapevole che era solo un incubo, il ritorno al liceo.
Gerard uscì dalla classe. 
«Gee! Gee! Oh, tesoro! Mi sei mancato, ti amo!» Colei che doveva essere una Lyn-z dicianovenne si buttò al collo di Gerard.
Wow, che sogno…era proprio ciò che aveva desiderato qualche ora prima in macchina. Il suo cervello era proprio intelligente, pensò.

   
 
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