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Autore: WhiteLight Girl    26/06/2012    2 recensioni
Non poteva correre in eterno, prima o poi avrebbe dovuto smettere di fuggire. Forse, in quel mondo, non c’era spazio per un Ryou Akiyama, pensò ad un certo punto.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ryo Akiyama | Coppie: Ruki Makino/Rika
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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FORSE NON C’E’ POSTO



Ruki aspettava nervosa all’ingresso della galleria.
Era tardi, non avrebbe dovuto essere lì da sola, ma il messaggio che aveva ricevuto mezz’ora prima sembrava urgente, e lei era accorsa senza esitazione.
Continuava a fare avanti ed indietro tra le ombre, con il cellulare stretto tra le mani sudate e le gambe che ancora dolevano per la corsa. Ormai il fiatone era quasi passato, ma l’ansia era inevitabilmente rimasta.
Passarono dieci minuti, ma lui ancora non si vedeva. Provò a chiamarlo, ma lui non rispose.
Ruki continuò ad aspettare.
E lui alla fine arrivò, aveva il fiatone e la fronte imperlata di sudore. Si piegò in due a prendere fiato.
«Che è successo?» domandò Ruki apprensiva.
Ryou sollevò un dito; una muta richiesta di aspettare, di permettergli di riempire i polmoni ancora una volta.
E Ruki aspettò.
«Mi dispiace», disse alla fine lui «Non ce l’ho fatta»
La ragazzina gli si avvicinò seria «Di che stai parlando?»
«L’ho fatto davanti a loro, non sono riuscito a controllarmi» rivelò Ryou rammaricato.
Ruki scosse la testa incredula «No» mormorò «No, dimmi che non è vero»
«Mi dispiace»
Si conoscevano da quasi un anno e mezzo, da quando lui era comparso dal nulla senza passato e senza identità, e lei non lo aveva mai visto così. Era rammaricato, distrutto. Ed aveva ancora sul viso le tracce dell’ultima crisi.
Avrebbe dovuto esserci lei, in quel momento. Avrebbe dovuto coprirlo come faceva sempre; con gli insegnanti, con i suoi genitori affidatari e con tutti gli altri.
Ryou lo diceva sempre, che senza di lei sarebbe stato perduto.
Ruki era quella che lo calmava, che copriva quei brevi momenti in cui era fuori controllo, che gli teneva compagnia quando era giù.
Ed era anche quella che ascoltava instancabile tutti i suoi discorsi apparentemente senza senso. Quando cominciava a sproloquiare su mondi paralleli e mete indefinite aldilà della realtà Ryou non riusciva mai a capire se lei gli credesse davvero o no. Ma Ruki non lo aveva mai preso in giro sul serio; né quando faceva normalissime battutine idiote, né quando descriveva minuziosamente un mondo abitato da strane creature e dominato da un pianeta immenso nel cielo.
Ryou ne aveva disegnato i dettagli molte volte; impugnando malamente ciò che si trovava davanti, penne o matite che fossero, e trasportando su carta le immagini che gli si riversavano nel cervello prima che questo gli esplodesse.
Ruki era l’unica che lo capiva.
Non era vera follia, era anzi il suo modo per non impazzire davvero. Ma questa volta i suoi genitori affidatari avevano assistito, non erano riusciti a riscuoterlo, a fargli lasciare il pennarello con cui stava imbrattando il foglio di strane iscrizioni e rispondere alle loro domande.
E si erano inevitabilmente spaventati.
«Che succederà ora?» chiese Ruki mentre sentiva il terreno sprofondare sotto i piedi.
Ryou scrollò le spalle «Hanno già chiamato un dottore, uno specialista»
«Ma allora basta che tu li convinca che è tutto ok»
«Non credo che sia così facile» ammise il ragazzo mogio «Mi terranno d’occhio, non posso impedire che vedano anche la prossima volta, mi dispiace»
«Ma possiamo cavarcela» insisté Ruki «Mi prenderò io cura di te, gli faremo credere che è tutto ok»
«Mi porteranno in ospedale, appena riusciranno a trovarmi» continuò Ryou.
«Non possono, devono darti un’altra possibilità» insisté Ruki ancora.
«Mi sopportano a malapena, non vedono l’ora di sbarazzarsi di me» ammise il ragazzo rammaricato. Guardò Ruki cupo, e lei fece una cosa che lui non si aspettava. Gli gettò le braccia attorno al collo e lo strinse forte.
«Non devi andare. Cosa farò senza di te?»
Ryou sentì il cuore stringersi nel petto. Ruki era la sua migliore amica praticamente da quando era arrivato in quell’universo, e non si era mai mostrata così. Aveva sempre cercato di tenere dentro ciò che sentiva, non si era mai mostrata fragile, non aveva mai dimostrato di tenere così tanto a lui.
Non rispose alla sua ultima domanda. La prese per le spalle e si allontanò, frugò nello zaino e le porse un quadernetto scarabocchiato.
«Sei l’unica di cui mi possa fidare per questo» le disse porgendoglielo «Io cercherò di evitarli, starò fuori dai guai per un po’, poi verrò a cercarti, ok?»
Ruki annuì, poco convinta. Chinò la testa, trattenendo a stento le lacrime.
Ryou le poggiò un lieve bacio sulla fronte «Grazie di tutto, Kitten. Non c’è modo che io possa dimenticarmi di te»
«Non dire così se hai davvero intenzione di venire a cercarmi»

Più tardi, per le strade di West Shinjuku, Ryou correva a rompicollo verso la stazione della metro più vicina. Nella speranza, probabilmente stupida, di poter raggiungere Odaiba.
Ma non poteva correre in eterno, prima o poi avrebbe dovuto smettere di fuggire. Forse, in quel mondo, non c’era spazio per un Ryou Akiyama, pensò ad un certo punto.
Ma era felice di esserci arrivato, anche solo per aver potuto conoscere Ruki. Dovette rompere la promessa che le aveva fatto.



******

Fanfiction ambientata (ovviamente) in un mondo parallelo. Ma in un modo un po’ particolare.
Sappiamo tutti (o quasi) che il Multiverso Digimon è composto da tanti mondi paralleli con DigiWorld allegato. E dovreste sapere che Ryou Akiyama proviene dall’universo di Digimon Adventures (con la storia di Ken ed il seme del male che in origine avrebbe dovuto colpire lui, e Millenniunmon e BlaBlaBla), in cui grazie al videogioco sappiamo che aveva un padre ed una madre.
Il Ryou Akiyama di Digimon Adventures passa poi (almeno a quanto ne so) nell’universo di Tamers, in cui si ritrova un padre.
Bisogna quindi dedurre che ci fosse già un Ryou Akiyama nell’universo Tamers, che però non è andato a prendere il posto di quello di Adventures (credo che altrimenti l’avremmo visto).
Il Ryou di Digimon Tamers allora dov’è finito? Forse, chissà…

   
 
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