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Autore: Naitomeru    26/06/2012    2 recensioni
Break deve ancora ambientarsi completamente alla magione dei Rainsworth, e la piccola Sharon si preoccupa sempre per lui! Reim, salvaci tu.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Reim Lunettes, Sharon Ransworth, Xerxes Break
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Snow White.

Non era di certo la prima volta che Xerxes Break non si presentava a colazione, eppure la piccola Sharon non smetteva mai di preoccuparsi, continuando a porre domande a Reim e insistendo sul fatto che poteva essere scappato, non essendosi ancora ambientato alla magione dei Rainsworth. Il ragazzo rispondeva sempre in modo vago alla bambina, non che lui ne sapesse di più sul dove si trovasse Xerxes. Strofinava gli occhiali sul lembo della giacca, quasi più un vizio che un'abitudine, e quando lo faceva Sharon sapeva che poteva metterlo facilmente in crisi, in modo da riuscire a fargli fare quello che desiderava.

Quella mattina pioveva, era stata una settimana calda – si era agli inizi dell'estate, un'estate che si preannunciava assai piacevole – e quando le correnti fredde e calde si erano inevitabilmente scontrate era nato un temporale coi fiocchi, di grandine grossa come un uovo di quaglia. Fortunatamente la tempesta non era durata molto, ma aveva continuato a piovere per tutta la notte fino al mattino.

“Signorina Sharon, avanti, non può perdere tutto questo tempo dietro a quell'uomo, se la può benissimo cavare da solo!” Si lamentava Reim, rincorrendo la bambina diretta a passo svelto verso la camera dell'uomo in questione. Sharon si rifiutò di ascoltarlo, testarda come sempre. Era una Rainsworth, dopotutto, e Reim se ne ricordò con un brivido, pensando che avrebbe fatto meglio ad obbedire senza ribattere. Nonostante la piccola Sharon fosse minuta e molto più fragile di lui, non era da sottovalutare.

La bambina si fermò davanti alla porta di Xerxes e finalmente Reim la raggiunse.

“Xerx-nii, sto entrando!” dichiarò a gran voce la bambina, spalancando poi la porta ma fermandosi sulla soglia. Reim sbirciò dentro: non c'era nessuno, la finestra era aperta e il letto era fatto. Il delicato volto di Sharon si imbronciò e lei emise un lieve suono di disappunto, poi si girò verso Reim.

“Dove credi possa essere andato?” tornò a guardare la stanza ed entrò, cercando indizi tutt'attorno. Controllò sotto al letto e dentro all'armadio – Reim ridacchiò all'infantilità della bambina – per poi dirigersi verso la finestra, sporgendosi per vedere di fuori.
“Signorina Sharon, è pericoloso sporgersi così!” la rimproverò Reim, precipitandosi verso di lei e riportandola coi piedi a terra. Sharon mise di nuovo il broncio e lo guardò negli occhi.

“Allora prendimi in braccio, mi è sembrato di aver visto qualcosa.” il giovane Reim sospirò ed esaudì il desiderio della bambina, osservando il paesaggio all'esterno insieme a lei.

Stava ancora piovendo, ma non molto forte. Dapprima osservò il limitare del cielo con gli elementi terreni, labile grazie alla pioggia. Poi notò una macchia chiara, in mezzo ai cespugli, sotto un grosso albero al limitare del boschetto circondato da aiuole nel grande giardino ricco di rose. Per un attimo un angolino della sua mente si chiese se anche le altre magioni avessero un giardino così elegante e spazioso. Sharon gli prese un lembo della manica della camicia e gli sussurrò un “L'hai visto?”, quasi non volesse far scappare qualunque cosa fosse quello che avevano entrambi adocchiato.

“Si, pensate che sia lui?” chiese Reim senza distogliere lo sguardo. La bambina annuì e gli chiese di metterla giù, solo allora si rese conto di avere le braccia stanche: prima era troppo preso dal cercare di mettere a fuoco il paesaggio.

“Reim, prendi un ombrello.” disse disinvolta Sharon, dirigendosi verso la porta.

“Sì.. voglio dire, no! Avete intenzione di andare là fuori a controllare?” esclamò quasi indignato Reim, seguendola.
“Beh, mi sembra ovvio.” gli sorrise.

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La mano di Reim sembrava fin troppo calda per essere vera, nel freddo misto di vento e pioggia del giardino. Era estate, certo, ma anche nel più caldo dei giorni una pioggia porta il fresco, figuriamoci poi una corrente del nord venuta dopo un temporale. Per fortuna l'ombrello era abbastanza grande da riparare entrambi dalla pioggia, arrivavano a destinazione solo le gocce più temerarie, che bagnavano senza alcun ritegno le gambe dei due. Il vento si era calmato quasi del tutto, come se non volesse far ammalare i bambini. La pioggia cadeva dritta e leggera, il lieve scroscio provocato dalle delicate gocce che impattavano con il terreno si accentuò sotto agli alberi, per via delle rigogliose foglie verdi.

La presa sulla sua mano si strinse quando i due raggiunsero la macchia chiara che avevano notato dalla finestra.

Dormiva, la schiena appoggiata al tronco tre volte più grosso di lui, bagnato fradicio dai capelli alla punta dei piedi. La garza sporca di rosso che teneva legata alla testa minacciava di cadere sotto il peso dei capelli bagnati – che prendevano in quel modo una strana sfumatura di viola quasi grigio – e dei rivoli d'acqua piovana che gli scendevano lungo tutto il volto.

Sharon si dimenticò della pioggia e gli corse incontro, senza ascoltare le grida di Reim, già attenuate dal persistente e monotono rumore dell'acqua. Si mise davanti a lui e gli toccò temeraria una guancia con la mano. Nonostante la carnagione di Sharon fosse candida, quella di Xerxes era ancora più bianca, quasi spettrale. La sua pelle era gelida, e la bambina per un attimo temette che si fosse spento come Biancaneve dopo che ebbe morso la mela avvelenata, sprofondata in un sonno eterno. Lo chiamò, e quando vide che l'addormentato non si mosse, ma rimase immobile come un dipinto, una strana quanto infondata paura la sommerse, facendole provare un freddo che andava al di là del vento e della pioggia. Nella fiaba c'era voluto un principe per risvegliare la fanciulla incatenata dai sogni, ma se era il cavaliere a dormire? Il bacio di una principessa poteva funzionare lo stesso?

Senza perdere altro tempo, Sharon serrò gli occhi e, appoggiate le manine sulle spalle dell'uomo, premette le labbra alle sue in un veloce e delicato tocco. Mille farfalle in subbuglio nel suo stomaco mentre l'albino apriva lentamente l'unico occhio vermiglio.

“S-Signorina Sharon, cosa state.. facendo!?” la raggiunse finalmente Reim, portando l'ombrello sopra la testa della bambina in modo da proteggerla dalla pioggia.

“Cosa.. cosa?” mormorò ancora assonnato Xerxes, strizzando gli occhi per cercare di mettere a fuoco la vista.

Si trovò davanti due ametiste brillanti, occhi pieni di gioia contornati dal volto paffuto, arrossato e raggiante di una bambina dai capelli color carota. Era bagnata, gocce d'acqua le cadevano per le guance, riflettendo la luce pallida del sole nascosto dalle nuvole, eppure sembrava ci fossero raggi di sole sopravvissuti alla pioggia solo per illuminarla.

Prima che potesse muovere un muscolo – non che ne avesse l'intenzione – Sharon gli saltò al collo, un'inspiegabile gioia mentre lo chiamava con l'affettuoso soprannome datogli, quel nomignolo che per quanto poco lo faceva sentire amato, e ancor di più lo faceva soffrire.

Rimase fermo per un attimo, ancora stordito. Fu grazie al vociare di Reim che si svegliò del tutto e cercò invano di staccarsi la bambina di dosso, evitando perlomeno di rimanere soffocato.

 

 

 

 

 

 

Naito's corner.

 

… lolicon! (?)

Devo ammettere che ho cambiato la storia dall'idea di partenza, come l'avevo pensata Break non era addormentato.. ma poi si è scritta da sola. (?)

Sinceramente mi piace come è venuta fuori, spero di non essere accecata dal narcisismo. °u° (?)
... troppi punti di domanda, ho le idee un po' confuse. Forse. (?)
Grazie per aver letto fino a qua, una recensione è sempre gradita!

Naito.

  
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