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Autore: Glykeria    26/06/2012    2 recensioni
Una vita a guardarsi dalla finestra.
Una vita a parlarsi da due balconi.
Una vita a sorridere insieme.
Una vita passata meravigliosamente così.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una vita a guardarsi dalla finestra.
Una vita a parlarsi da due balconi.
Una vita a sorridere insieme.
Una vita passata meravigliosamente così.

 
 
 



Non posso dire che la mia vita sia stata poi così tanto fantastica. Niente di speciale,sia chiaro. Non mi è mai successo niente di così tanto strepitoso: una vita monotona e grigia,una vita banale,insomma.
Non sono una ‘popolare’,non sono una che passa sempre il suo tempo in giro. Preferisco passare il mio tempo a leggere,a scrivere.
Ma quando passo del tempo con lui,no.
… Non pensiate male,non sono fidanzata. E’ solo un mio amico.
 
 


« Splendida serata,non trovi? »

« Direi magica. Ci sono pure le stelle cadenti,l’hanno detto al telegiornale. »
 
Lui ride,come per dirmi ‘me ne ero dimenticato,grazie’.
 
« Vista qualche stella cadente,Nico? »

« Ancora no,Nico. »
 
Divertente,non vi pare? Io mi chiamo Nicole,e lui si chiama Nicola. Un segno del destino che le nostre mamme non avevano previsto. Loro,infatti,nemmeno si conoscevano: si scambiavano qualche cenno distratto della testa,con le mani indaffarate a tenerci fermi.
Non siamo mai capitati nella stessa scuola: io andavo all’asilo privato,lui a quello pubblico,successivamente andai alla scuola elementare /pubblica,però/,e anche lui,ma capitò nell’altra sezione. Ora lui frequenta il liceo,anche se lui ha un anno più di me. Anzi,un anno e tre mesi,come puntualizza ogni volta.
 
« Io sì. Spero che tu possa passare gli esami di terza media sana e salva.» ride.
 
« Ahah,simpatico. » sbottai. « Domani mattina ho l’orale,andrò da Dio,esponendo la mia tesina sulla Guerra Fredda. »

« Brrrrr,si sono presi i maglioni per combattere,spero! »

« Sei un idiota,Nico. »
 
‘Sei un idiota,’,fai meno il deficiente’,’il solito cretino,tu guarda chi mi tocca sopportare’. E’ ciò che gli dico sempre,ma ogni volta rido. Rido perché lui vuole farmi ridere: non è un idiota,nemmeno un idiota,vuole solo farmi ridere.
 
« Dai,scherzavo,Nico. Anche io ho portato la Guerra Fredda per l’esame di terza media… »
 
« … E…? »
 
« … E cosa? »
 
« Intendo dire,come è andata. »
 
« Ah,bene… Credo. Vabbè,non parliamo di esami,è pur sempre finita la scuola. »
 
« Per te,per me no. »
 
« Finirà domani,stai tranqui. »
 
« -lla. Tranquilla. Perché non parli bene? »
 
« Mi scusi prof. »
 
« -essoressa. »

« Sì,sì. »
 
 Picchietto le dita sul metallo del balcone,guardandolo,visibilmente agitata. Mi ripeto che andrò benissimo,ma ho come l’impressione di non ricordarmi assolutamente nulla di ciò che ho studiato negli ultimi mesi. Nicola mi sorride.
 
« Devi stare tranquilla,Nico,davvero. Andrai bene,ti ho sentito ripetere la tesina la scorsa domenica,e posso giurarti che mi ricordi tanto la mia ex professoressa di storia. Anche se lei era una gran bastarda. »
 
« … Lo devo prendere per un complimento? »
 
« Direi di sì. »
 
Ed espone l’ennesimo sorriso. Un sorriso solo per me,che mi fa tingere appena le gote di rosso. Per fortuna è semi-buio,e di me riesce solo a vedere qualche smorfia e la parte lucida della montatura dei miei occhiali. Io,di lui,riesco a vedere tutto. Non perché abbia le luci accese,ma solo perché di lui mi ricordo ogni singola cosa: i suoi capelli castani,quei suoi occhi color nocciola,dalla forma e dall’apparenza di un dolce e fragile stambecco smarrito,quel suo fisico asciutto... Persino quel suo brufolo che si ostina a non spremere.
 
« Nico,ho paura che quel vulcano ora erutta. »
 
« Eh? » mi guarda,non capendo. Poi,scoppia a ridere,per la milionesima volta,in quella mezz’ora. « Che ci posso fare… Se me lo spremo poi mi rimane la cicatrice. Mica voglio sembrare Harry Potter. Però gli ho dato un nome. Etna. »
 
« Come il vulcano,complimenti. Che grande fantasia,visto che mi hai rubato l’idea. »
 
« Scusami,Nicole. »
 
Di rado mi chiama per nome,e ciò non fa che aggravare il mio imbarazzo.
 
« Vado a prendermi un… un bicchiere d’acqua,comincio ad aver caldo. »
 
« Va bene. »
 
Sistemandomi meglio le infradito ai piedi dalle unghie smaltate,con una mano apro la porta-finestra che mi separa dalla mia umile e semplice cameretta.
Poi,la sua voce maschile mi richiama.
 
« Nico. »
 
« Dimmi,Nicola. » dico,con quel poco di voce che basta per farmi udire fino al suo balcone,rimanendo di schiena,con le dita ancora appoggiate alla maniglia di plastica.
 
« Ti sei persa una stella cadente. »
  
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