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Autore: S h i n d a    27/06/2012    3 recensioni
UsUk
Questa è la mia prima fanfiction su Hetalia quindi abbiate pietà ^^"
Spero possa piacervi, è un'idea che ho avuto qualche mese fa in classe e che ora sto mettendo in atto.
Personaggi principali: Arthur e Alfred.
Personaggi secondari/Comparse: Francis, Yao e Ivan.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5...4...

Il tempo scorreva.

3...2...

Mancava un minuto.

1...0...

Lo scoccare della mezzanotte risuonò in tutta la città per opera del Big Ben.
Arthur Kirkland passeggiava nelle strade della sua amata Londra, ma al sentire il rintocco della mezzanotte si bloccò di colpo.

Era il 4 luglio

Lui odiava quel giorno, il giorno in cui gli Stati Uniti avevano ottenuto l'indipendenza, il giorno in cui gli avevano portato via il suo Alfred...
Ora Arthur camminava a testa bassa, immerso nel buio di quella metropoli.
Di colpo però, vide una luce accecante venirgli incontro, ma era ormai troppo tardi...

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A far svegliare l'americano fu lo scoppio di un fuoco d'artificio.
«Deve essere... il 4 luglio...» mormorò ancora assonnato il ragazzo per poi sedersi a gambe incrociate sul letto.
Anche Alfred odiava quel giorno, a differenza dei suoi concittadini.
Quel giorno gli faceva venire in mente tanti tristi ricordi e tutto ciò gli dava fastidio, dopotutto lui era sempre felice.
Alfred guardò il fucile appeso al muro.
Quell'oggetto gli faceva venire in mente: la pioggia scrosciante che si abbatteva sul terreno, il sangue perso dai soldati, la speranza di poter ottenere l'indipendenza... le lacrime amare di Arthur...

A rompere quel silenzio fu lo squillo assordante del telefono.
«Pronto? Sono Alfred Jones...» rispose l'americano.
«Alfred! E' successa una cosa terribile!» chi parlava al telefono aveva un inconfondibile accento francese.
«Francis?! Sei tu?» domandò Alfred.
«Oui! Non c'è tempo da perdere, vieni subito qui!» continuò il francese.
«Qui, dove?!» chiese confuso l'americano.
«In Inghilterra! Arthur ha avuto un incidente! Io, Wang e Ivan siamo già qui in ospedale...» disse Francis.
«Arrivo!» Alfred riattaccò il telefono, si vestì velocemente e prendendo il cappotto uscì di casa raggiungendo l'aeroporto.
Il biondo prese il primo volo per l'Inghilterra e quando arrivò, trovò il francese che lo aspettava.
«Alfred!» esclamò Francis.
«Francis?? Che ci fai tu qui?» chiese sorpreso l'americano.
«Ti porto all'ospedale, vieni».
I due ragazzi accorsero all'ospedale e raggiunsero la stanza dove si trovava l'inglese.
«Dov'è? Dov'è?!?» urlò Alfred entrando, trovandosi il russo e il cinese davanti.
I due gli indicarono il letto dove sembrava che Arthur stesse riposando tranquillamente.
«Arthur...» mormorò Alfred avvicinandosi a lui.
I suoi occhi azzurri si riempirono di lacrime.
«Ehi Arthur... Arthur... dai risvegliati, non mi fare preoccupare...» continuò l'americano.
«Ragazzi, usciamo» sussurrò il francese, lasciando soli Alfred e Arthur.
«Arthur...! Ti prego, risvegliati! Scusa per tutto quello che ti ho fatto...» Alfred fissava Arthur piangendo.

Nessuna risposta.

«Odio questo giorno! Sono stato uno sciocco a chiederti l'indipendenza» singhiozzò Alfred, girandosi per andarsene.
«B...Baka*...» una voce ruppe quei singhiozzi.
«Arthur?!» l'americano corse ai piedi del letto.
«Baka...» ripeté l'inglese cercando di riprendersi.
«Arthur! Mi hai fatto spaventare» esclamò Alfred abbracciandolo.

Arthur cercò di allontanarlo da sé.

«Non mi sono accorto dell'auto... me ne sono reso conto solo quando ho visto la luce» sibilò l'inglese abbassando lo sguardo.
«Ora come stai? Tutto ok???» domandò l'americano squadrandolo da cima a fondo.
«Si...» grugnì Arthur sempre fissando il pavimento.
Poi, un imbarazzante silenzio calò nella stanza.
«Ehi, perché non hai scansato l'auto?» chiese Alfred continuando a guardarlo attentamente.
«Ero distratto... pensavo a quando tu eri ancora con me...» Arthur si morse il labbro accorgendosene dopo di ciò che aveva detto, aveva risposto in automatico.
L'americano però gli si avvicinò e dolcemente gli alzò il volto.
«Sono stato uno scemo a lasciarti» mormorò Alfred.
Arthur nervoso gli afferrò la mano con la quale il bell'americano gli teneva il volto.
A sua volta, Alfred si chinò verso l'inglese, che era seduto sul letto, e poggiò delicatamente le sue labbra su quelle di Arthur.
In quell'istante Arthur capì che Alfred lo amava veramente e che non lo avrebbe mai più lasciato, poi ricambiò il bacio lasciandosi andare.














*[Baka: Scemo]
   
 
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