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Autore: Hyaster    27/06/2012    3 recensioni
Ha sempre voluto proteggerlo, non può fare a meno di volerlo accanto a sé e finché sarà con lui, Dean non permetterà mai che nulla, niente di male capiti a Sam.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Titolo: Nothing bad is gonna happen to you
Serie: Supernatural
Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Pairing: Dean/Sam {non necessariamente in chiave wincest}
Rating: PG
Genere: Angst, Introspettivo
Note: il contesto è riconducibile alla fine dell'episodio 1x14, Nightmare; avevo iniziato a scrivere con l'intento di parlare di tutt'altro, ma lo sguardo di Dean che esce dalla stanza del motel mi è rimasto così impresso che le mie dita hanno preso a muoversi per proprio conto.
Sto guardando tutt'ora la prima stagione, sono mostruosamente indietro, quindi per ogni evenienza: niente spoiler nei commenti y^y
Inoltre sto ancora cercando di abituarmi al fandom (e all'idea che ommioddio, è un telefilm e sono persone vere!) e... boh, spero di prenderci la mano, sooner or later.


La praticità con cui Dean piegava i pochi abiti da mettere nel suo borsone era quella di chi è abituato a viaggiare: andare, tornare, partire per arrivare e ripartire dopo poco, troppo poco.
Non c'era più una vera e propria casa, dopo quella in cui Mary era morta –no, in cui era stata uccisa-. Non c'era più, o forse non c'era mai stata, una vita che fosse vissuta pienamente, per loro stessi e non per dare la caccia a demoni che avrebbero dovuto vivere solo nei libri, esistere solo nelle fiabe per bambini per essere sconfitti dai buoni e concedere a tutti sonni tranquilli, al riparo da qualsiasi mostro nascosto nell'armadio.
Non c'erano più sonni tranquilli per nessuno, da quando da sei, forse sette mesi, erano iniziate le visioni: non per Sam che ne era torturato tanto nel sonno quanto ormai nella veglia, non per Dean che spesso, forse troppo spesso, non poteva fare a meno di osservare preoccupato il fratello minore, notte e giorno, domandandosi cosa gli stesse capitando, cosa volesse dire, non sapendo più cosa aspettarsi ogni volta che Sam portava le mani alle tempie, le ginocchia gli cedevano, il suo respiro diventava affannato e un altro presagio di morte si materializzava davanti ai suoi occhi.
Il caso dei Miller non era stato il primo, ma lo sguardo del più giovane dei due fratelli era rabbuiato, distante. Non era riuscito a salvarlo: non era riuscito a salvare Max, quel ragazzino dall'aria disperata, segnato da ferite ben più profonde di quelle visibili che gli infliggeva il padre.
Nonostante si sentisse così vicino, così simile a lui per quello che era successo alle loro madri e che stava succedendo loro, non era riuscito a toccarlo con le proprie parole e aveva rischiato, oltretutto, di perdere anche Dean.
«Pensi che stesse cercando noi? Max e me?»
A Sam parve che Dean non lo stesse ascoltando davvero fino a quel momento quando, finalmente per più di qualche secondo, il maggiore sollevò gli occhi dal borsone che stava preparando, con un'espressione indurita dalla disapprovazione e che quanto le sue parole diceva che no, non stava cercando lui.
Non stava cercando loro, quel maledetto demone. Non era colpa di suo fratello se quell'essere era entrato nella loro casa e aveva distrutto le loro vite, non lo riguardava minimamente.
«C'è anche qualcos'altro.»
L'ennesima maglietta da piegare finì scagliata malamente dentro al borsone, quasi accartocciata, mentre un fratello maggiore sempre più seccato osservava Sam, un Sam che parlava di cose senza senso ostacolando la sua rapida e pratica preparazione in vista di un nuovo viaggio.
Non amava quel genere di discorso: presupponeva troppi pensieri, troppe preoccupazioni a cui badare. Non era lui quello che si fermava a interrogarsi su profondi perché o percome: era sempre stato quello che eseguiva, il prototipo di soldato ubbidiente, perfetto, mai frenato da nulla.
E c'erano troppe parole sgradite, nell'aria.
Recuperò un altro paio di vestiti, cercando di ignorare evidenti parallelismi, ingoiando dubbi e timori. Un armadio si sposta con le braccia, non per grazia divina.
Non voleva sentire il resto del discorso: aveva capito dove Sam volesse andare a parare.
«No man, l'ho spostato come...»
Non voleva sentirlo, davvero.
«... Max.»
Il silenzio appesantì l'aria per qualche secondo di troppo, prima che l'ovvia richiesta di Dean, di piegare un cucchiaino, riempisse di nuovo la stanza di parole. Era bravo da sempre, in questo: farcire d'ironia ogni discussione troppo problematica, troppo preoccupante, per spostarla su sentieri molto meno seri per respingere pensieri scomodi.
Sam non era come Max, non doveva nemmeno pensarlo.
Non era un ragazzino mutato dalle circostanze in un assassino.
Suo fratello non sarebbe mai diventato un pericolo, uno di quei mostri che loro dovevano combattere; dopotutto lui aveva qualcosa che Max non aveva.
«nostro padre? Perché lui non è qui, Dean.»
Dean finì di riempire il borsone, s'infilò la giacca di pelle e rialzò lo sguardo sul fratello minore, con le labbra piegate in un sorrisetto sicuro e un po' strafottente.
«no, me. Finché ti starò vicino non ti succederà niente di male.»
Non diede il tempo a Sam di ribattere, guardando piuttosto il fratello minore uscire dal motel giusto una manciata di secondi dopo, in seguito a una pessima battuta su premonizioni e Las Vegas. Non poté fare a meno almeno per una volta, per un'unica volta, nel guardare la sua schiena che si allontanava mentre saliva in macchina, di provare un'incertezza diversa da quella che lo accompagnava giorno per giorno, quella legata al non sapere che razza di creatura o spirito si sarebbe trovato davanti.
Era il timore di perdere di nuovo Sam, quel piccolo pezzo di famiglia che gli era rimasto, tutto ciò che aveva ora che loro padre non altro che la speranza di una voce all'altro capo di un cellulare.
Era la paura di non poterlo proteggere come si era sempre sentito in dovere di fare fin dalla morte di loro madre, dall'incendio, dalla notte che aveva cambiato per sempre le loro vite e in cui portandolo fuori dalla casa in fiamme, stringendolo tra le braccia, si era ripromesso che non avrebbe mai lasciato gli capitasse null'altro di male.
Era il terrore di non poterlo proteggere da se stesso: l'unica cosa che, Dean lo sapeva, non avrebbe mai potuto combattere.

  
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